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Autore: Irine    05/08/2011    1 recensioni
La mia vita scorreva tranquilla, era semplice, normale, a volte anche un po’ noiosa, ma mi piaceva, mi lasciavo condurre da essa.
Finché non è arrivato lui. Quel ragazzo. Il ragazzo con gli occhi del mare, colui che mi ha fatto tornare indietro, in un mondo sconosciuto, nel quale avevo vissuto in passato.
Non ricordavo niente del mio passato, della mia vita prima di compiere sei anni.
Più cercavo di far luce su quel periodo, più la mia mente si confondeva.
Non avrei mai immaginato che fosse tanto cruento, tanto orribile.
Ma d’altronde, non avrei neanche mai immaginato che dopo dieci anni, il mio passato sarebbe tornato a cercarmi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo sentivo. Lo percepivo dentro di me. Le era successo qualcosa. Lacrime involontarie caddero dal mio volto, non riuscivo più a controllare i miei gesti. Per quasi un minuto smisi di respirare. Calma. Stai calma. Può succedere a tutti di non rispondere per una volta nella loro vita. Anche se avessi voluto correre ad aiutarla a quest’ora i miei genitori non mi avrebbero mai fatto uscire. Cercai di riprendere a dormire, ma il volto di Christine continuava a comparire tra i miei pensieri, torturandomi. Dopo varie ore di sonno travagliato, costrinsi i miei occhi a chiudersi.
Fu il più grande errore della mia vita.
 
Ero da sola in uno scantinato, o almeno così mi sembrava. Era completamente buio e faceva molto freddo, mentre respiravo, aria condensata usciva dalla mia bocca. Non riuscivo a vedere nulla, non c’era abbastanza luce. Mi affacciai ad una piccola finestra lì vicino e finalmente vidi qualcosa grazie alla luce della luna. Il vento bussava violentemente contro le finestre di vetro, gli alberi ondeggiavano e milioni di foglie venivano portate lontano.
Pioveva molto forte, forse grandinava. In alcuni punti l’acqua veniva giù come una cascata. Sembrava che fuori si stesse scatenando una tempesta.
Non sapevo dove fossi, ne cosa ci facessi lì, sentivo che era sbagliato, era molto pericoloso per me restare in quel luogo. Non dovevo essere lì, dovevo andarmene al più presto possibile, perché in quel posto c’era qualcosa che non tornava. Il mio sesto senso, per quanto fosse sottosviluppato, mi urlava di fuggire, subito, altrimenti sarebbe successo qualcosa di orribile. Intanto milioni di domande mi occupavano la mente.
Dov’ero? E perché ero lì? Come c’ero finita? Che mi era successo? Cercai di alzarmi, ma le gambe mi dolevano e non mi sentivo più le braccia, anzi non sentivo più i muscoli di alcuna parte del corpo. Mi guardai le mani. Un liquido rosso le ricopriva interamente. Per un attimo pensai che potesse essere vernice, poi mi resi conto di ciò che avevo davanti. Sangue! Le mie mani erano completamente coperte di sangue che colava sul pavimento. Il cuore prese a battermi all’impazzata, e cominciai a sudare freddo, il fiato mi morì in gola e per un attimo smisi di respirare. Stavo sanguinando! In quel mentre mi abituai al buio e finalmente misi a fuoco il luogo in cui mi trovavo, per quel poco che il buio permetteva. Ero in una piccola stanza, le pareti erano di legno, e non sembravano per niente solide, c’erano delle travi appoggiate alla parete, un armadio mezzo sfasciato e per il resto regnava un disordine totale. Probabilmente era una vecchia capanna abbandonata, non sembrava esserci nessuno lì con me, e questo mi portò a chiedermi di nuovo, come ci fossi finita in un quel luogo così tetro. Ero sicura di non esserci arrivata da sola.
 Poi vidi qualcosa che mi lasciò senza fiato. Grosse macchie rosso scuro erano per tutta la stanza, e si interrompevano solo sotto di me. Non potevo credere che tutto quel sangue fosse mio! Cosa mi era successo? Mi provai ad alzare una seconda volta. Niente. La gamba destra era completamente andata, e non riuscivo neanche a sollevarmi con le braccia anch’esse fuori uso. La gamba mi faceva male così tanto che mi stava quasi uccidendo, il dolore era talmente forte da desiderare di non avercela neanche mai avuta una gamba, mi sembrava che bruciasse, sì, bruciava, tanto da farmi urlare e gemere di dolore. Il fuoco infuriava, mi sembrava di scoppiare dalla mia stessa pelle.
Strinsi i pugni, così forte che mi diventarono le nocche bianche. Cercai di controllare il dolore, ma senza riuscirci, urlai di nuovo. Il mio fiato si fece corto e i respiri si ridussero ad uno spiraglio di aria. Poi udii una risata, una risata aspra e crudele. Una risata che godeva del mio dolore, che si nutriva di esso. La paura e il dolore si impossessarono di me.
Mi guardai le gambe. Probabilmente i miei pantaloni inizialmente erano blu, ma adesso erano impregnati di rosso. Sangue. Di nuovo. Tutto quel sangue era mio, com’era possibile? Sentivo che ogni secondo che passava le forze mi abbandonavano ed io diventavo sempre più debole. Tossii violentemente, e uscì del sangue dalla bocca. Faticavo a respirare e a tenere gli occhi aperti. I miei polmoni cercavano disperatamente di prendere aria, ma inutilmente, qualcosa mi bloccava la gola. Sputai altro sangue. Stavo morendo, stavo perdendo troppo sangue, non riuscivo più a muovere un solo muscolo. Era incredibile quanto fossi lucida nel momento in cui ero più vicina alla morte, ma riuscivo ancora a percepire i sensi, nonostante i contorni iniziassero a sfumare. Probabilmente era il dolore a tenermi sveglia e lucida. Chiusi gli occhi, e cercai di comprendere la situazione in cui ero finita. Forse era un sogno, no, impossibile, un sogno non faceva così male, anche se fosse stato un incubo. Forse qualcuno mi aveva rapita e mi aveva portato qui di notte. No. Anche quell’ipotesi era impossibile, mi sarei accorta che mi stavano portando da qualche altra parte. E soprattutto mi sarei accorta quando mi avevano ferito in quel modo, chiunque fosse stato. Qualunque cosa fosse, mi stava uccidendo e io dovevo capire ancora troppe cose, per lasciarmi andare.
- Scappa – disse una voce nella mia testa.
Come se fosse facile!
- Scappa – ripeté. – Subito, o sarà troppo tardi – aggiunse.
Come avrei voluto poter scappare, come avrei voluto fare ciò che il mio istinto urlava, ma non ci riuscivo, ero troppo debole.
- Non lasciarti sopraffare, vuota la mente, concentrati, non sempre ciò che si vede corrisponde alla realtà – mi disse la voce. Stavolta suonava come un ordine, ma non sembrava il mio istinto che mi suggeriva di scappare, sembrava quasi che quella voce venisse dall’esterno, che qualcuno mi stesse osservando e cercasse di aiutarmi. Questo bastò per spaventarmi a morte.
Di nuovo mi avvolse la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato in quel luogo, che non mi fossi resa conto di qualcosa di molto importante a cui non avevo fatto caso fino ad ora, ma ero troppo spaventata per accorgermene. Il mio cuore prese a battere ancora più velocemente se possibile, sembrava volesse trafiggermi il petto da tanto che correva veloce. I suoi battiti rimbombavano nel silenzio frustante di quella stanza, sovrastando qualsiasi altro rumore, sempre che ce ne fossero.
Poi mi accorsi di una cosa. Davanti a me c’era uno specchio gigantesco, molto più grande di me e soprattutto molto impolverato, probabilmente era vecchio anni luce. Cercai di strusciare sul pavimento, in modo da riuscire a vedermi allo specchio, con la luce della luna che penetrava dalla finestra. Dopo vari tentativi riuscii ad avvicinarmi a malapena, ma sempre meglio di niente. Almeno avrei scoperto in che condizioni ero.
- Non guardare – urlò la voce nella mia mente. Stavolta ero sicura che fosse un ordine e che probabilmente avrei fatto meglio a seguirlo. Ovviamente, qualcuno più intelligente di me, avrebbe dato ascolto a quella voce, ma ero stanca di segreti, volevo la verità, non volevo più nascondermi da tutto ciò che avevo intorno.
- Non farlo, ti prego non farlo. – disse la voce quasi come una supplica.
- è pericoloso, non farlo- aggiunse.
“ E non è ancora più pericoloso che io rimanga all’oscuro della verità, ignorando i pericoli che mi circondano?” – pensai istintivamente.
Fu come se la voce avesse udito i miei pensieri, perché si zittì del tutto e non disse più nulla.
Quindi raccolsi tutte le poche forze che mi erano rimaste, mi avvicinai ancora di più e alzai gli occhi su quello specchio.
Non so spiegare ciò che vidi in quel momento, non so descriverlo, non sapevo neanche se se me lo stavo immaginando. Potrei solo dire che quell’immagine mi ha perseguitato per sempre, negli incubi più oscuri e nei pensieri più bui, che quel riflesso era senz’altro la cosa più orrenda che avessi mai visto, e infatti, non me la sono mai dimenticata.
 
Non riuscivo a crederci, non potevo crederci, era impossibile. Come poteva essere?
Nello specchio vedevo riflesso il volto di una bambina, avrà avuto al massimo sei anni, non di più. Sembrava reduce da una tortura, e faticava a tenere gli occhi aperti, ma nonostante il suo viso fosse stravolto e insanguinato, era angelico e induceva tranquillità. Il corpo era sanguinante e afflosciato a terra, il volto contratto e circospetto, lo sguardo rigido e sofferente.
Fu come vedere due persone completamente diverse, da una parte una bambina dolce e tenera, con le guance paffute e gli occhi grandi, i lineamenti sottili e ciocche di capelli dorati che le incorniciavano il viso, dall’altra vidi una bambina che aveva combattuto e aveva perso, una bambina che continuava a lottare tra la vita e la morte, e probabilmente la morte stava prendendo il soppravvento.
Ma non fu quello che mi colpì, non fu quello che finalmente avrebbe dato un senso a tutto.
La bambina alzò lo sguardo verso di me e mi guardò dritta negli occhi, trafiggendomi con il suo sguardo oppresso dai dolori lancinanti. Uno sguardo che non avrei più dimenticato, neanche se avessi voluto. E quegli occhi. Di un colore così unico e raro, che era impossibile sbagliarsi. I suoi occhi. I miei occhi. Occhi verdi screziati nell’azzurro.
Quella bambina ero io. 

 
 
Angolo Autrice
 
Ciao a tutti!!
Spero che il capitolo vi piaccia, e che lascerete una piccola recensione, anche negativa.
Voglio ringraziare davvero tanto tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate, e ringrazio anche chi continua a seguire le mie storia in silenzio.
Ma un GRAZIE speciale alle ragazze che recensiscono.

 
  
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