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Autore: FallingInLove    05/08/2011    7 recensioni
Roba da pazzi! Poggiai una mano su un fianco cominciando a gesticolare animatamente con l'altra.
-Punto primo: mi stai rinfacciando tutte le volte che sono venuta a piangere da te? -domandai sentendo il veleno fra i denti -Perché io pensavo di trovare supporto fra le braccia di un amico e non di uno stronzo pronto a portarmi il conto!
-Non sto facendo niente di tutto questo -tentò di difendersi, ma io ormai ero partita come un treno e non mi sarei fermata tanto presto
-Punto secondo: io non sono una guerra che vi giocate tu e Riccardo, non sono una battaglia da vincere!
-Per me invece lo sei -mi interruppe, guardandomi dritta negli occhi; rimasi in silenzio, colta alla sprovvista e lui ne approfittò per continuare -Sei una di quelle poche cose per cui vale la pena lottare.. ed è per questo che non rinuncerò facilmente, soprattutto se ti so con quell'idiota
Avevo detto che non mi sarei fermata? Be' non avevo tenuto conto di questo. Proprio no.
-E punto terzo -aggiunse lui alla mia lista -non hai risposto alla mia domanda
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10. Mi metto a nudo


-Oh mio Dio.. -sussurrai

Avrei dovuto sbattere le palpebre, prima che gli occhi cominciassero a lacrimarmi, ma non ce la facevo: continuavo a guardare quell'uomo, il padre di Mirko, ad occhi sbarrati.

Mirko non aveva risposto al suo saluto, si limitava a sostenere il suo sguardo, in un modo che mi stava facendo paura, pur non essendo indirizzato a me.

-Che cosa ci fai qui? -ripeté, stavolta scandendo bene le parole; Margaret si strofinò il naso, come chi è sul punto di crollare, ma tenta di resistere ancora.

-Ti sembra questo il modo di accogliere tuo padre? -domandò lui, affabile.

Questa volta venne anche a me da spaccargli la faccia.

Mirko lo guardò con un tale disprezzo negli occhi che sembrava stesse per vomitare -Con quale faccia ti presenti qui, dopo tutti questi anni e pretendi di farti chiamare ancora padre?

-Perché lo sono, che ti piaccia o no -rispose, sempre calmissimo

-Ma non dire stronzate! -sbottò lui

-Credo che dovremmo continuare questa conversazione in casa -propose l'uomo

-Credo che dovresti andartene, Victor -intervenne Margaret, la voce ferma nonostante tutto -Tra poco tornerà Nick con Stefano, e non voglio che ti veda qui

Stefano era il patrigno di Nick e Mirko e, a quanto pareva, era da qualche parte con Nick.

-Andiamo -insistette Victor -Non posso nemmeno più entrare in casa?

-No -rispose Mirko -perché non è la tua

L'uomo sorrise ancora, e mi diede tanto l'idea di un viscido verme strisciante -Stavo proprio spiegando a tua madre che voglio riallacciare i rapporti con voi, ma se non mi fate nemmeno entrare in casa come faccio?

-Riallacciare i rapporti? -ripeté Mirko -Potevi pensarci prima di fare quello che hai fatto! Qui non c'è più niente per te, vattene una volta per tutte!

-Prima ho il diritto di parlare anche con tuo fratello

Da arrabbiata che era, l'espressione di Mirko diventò letteralmente furiosa; si avvicinò a Victor, la mascella serrata e uno sguardo in grado di trafiggere -Tu devi stare lontano da Nick, hai capito bene? -domandò minaccioso, senza staccare un attimo gli occhi da quelli dell'uomo

-Purtroppo per te, non spetta a te decidere

Trattenni il respiro quando Mirko lo afferrò per il colletto della giacca -Va' via prima che lui arrivi o ricambierò una a una tutte le botte che mi hai dato

-Botte? -domandai quasi senza accorgermene. Di cosa stavano parlando?

Guardai Margaret, e dopo qualche istante anche lei ricambiò il mio sguardo, afflitta.

La risata di Victor, riportò il mio sguardo su di lui, mentre Mirko lo lasciava andare: perché si stava arrendendo? Lo capii quando un'altra auto si parcheggiò nel viale; Nick e Stefano scesero, il primo con sguardo interrogativo, il secondo che fissava Margaret.

Io fissavo Mirko. E solo allora mi accorsi che non riuscivo a muovere un muscolo, congelata da ciò che avevo appena visto e sentito.

-Che succede? -domandò Nick avvicinandosi; evidentemente non aveva riconosciuto l'uomo, era ancora troppo piccolo quando lui se n'era andato.

Mirko sospirò ricambiando il mio sguardo per un attimo e avvicinandosi a me di qualche passo.

-Ok -fece la donna, forse arrendevole, ma anche rincuorata dall'arrivo di Stefano -Continuiamo questa conversazione in casa

-Mamma! -esclamarono i due fratelli insieme, Nick preoccupato e senza capire, Mirko sconcertato e di nuovo arrabbiato.

-L'avete sentita: ha detto -ripeté Stefano mentre le si avvicinava -tutti in casa -guardò Victor -Con calma

Ma certo: aveva capito che non c'era più modo di fermare quell'uomo, e stava solo tentando di rendere più digeribile la pillola a Nick.

Margaret annuì e guardò i presenti prima di entrare, compresa me: non voleva che me ne andassi, era chiaro.

Io però sentii il bisogno di un'ulteriore conferma e guardai Mirko -Vuoi che..? -gli sussurrai sentendo la bocca secca, come se qualcuno avesse prosciugato fino all'ultimo goccio della mia saliva.

-No -rispose lui cogliendo il senso della mia frase lasciata in sospeso; mentre guardava me, non c'era la minima traccia di tutto quell'odio che avevo visto pochi secondi prima nei suoi occhi. Era solo afflitto e, di colpo, immensamente stanco -Resta -sussurrò prendendomi la mano e stringendola.

Quel gesto quasi mi commosse: aveva bisogno di forza, e la stava cercando in me. Ma cosa potevo fare io per aiutarlo, oltre che ricambiare la stretta? Forse il solo e semplice fatto di essere lì con lui sarebbe servito.. forse era per questo che Margaret aveva voluto che ci fossi anch'io.

Entrati in soggiorno, Mirko mi lasciò la mano e io, invece di relegarmi in un angolo come avrei preferito, rimasi lì, accanto a lui; eravamo tutti in piedi, tutti a fissarci. Una situazione più innaturale di quella non poteva esistere.

-Qualcuno mi dice che succede? -chiese Nick rompendo il silenzio -E chi è quest'uomo? -indicò Victor

-Nick -cominciò l'uomo, ma Stefano lo bloccò

-E' qualcuno che deve spiegarci tante cose -rispose con pacatezza, ma lo sguardo era sull'attenti

-Come fa a sapere il mio nome? -chiese ancora il giovane

-So anche che non sei maggiorenne -continuò; io non capii dove volesse andare a parare, ma Mirko fremette, Margaret gemette e Stefano sibilò un “no!”, tutto contemporaneamente.

-Non provarci -fu Mirko a parlare, scandendo bene le parole, e la sua voce era più bassa e molto, molto più minacciosa del solito.

-Che vuole fare? -sussurrai; Mirko mi rispose solo con uno sguardo grave

Mi resi conto dall'espressione spaesata di Nick, che dovevamo avere più o meno la stessa conoscenza dei fatti.

-Chiederò l'affidamento -annunciò Victor -è un mio diritto

-Bastardo -sibilò Mirko

Mi si strinse lo stomaco mentre realizzavo.

-Non puoi farlo! -esclamò Margaret, sul punto di scoppiare a piangere

-Combatteremo fino all'ultimo, sappilo -intervenne Stefano, risoluto

-Affidamento? -ripeté Nick, poi si grattò la testa -Ok, stop! Non ci sto capendo un cazzo

-Sono tuo padre -gli rivelò allora Victor, e io mi sentii un groppo in gola per Nick, che ammutolì spalancando la bocca; Mirko strinse entrambi le mani a pugno e si mosse pericolosamente verso quell'uomo finché Stefano non lo fermò

-Calmati, Mirko! Avevo detto con calma! -ricordò poi a Victor, una mano sul petto di Mirko per evitare che finisse a cazzotti; Victor gli rispose con un'espressione di sufficienza

Stefano spinse di nuovo Mirko verso di me e io lo tirai per un braccio, in modo che tornasse ad esserci una debita distanza di sicurezza fra lui e suo padre.

Fremeva di rabbia, lo vedevo e soprattutto lo sentivo attraverso i suoi muscoli ancora pericolosamente contratti sotto le mie mani.

-Nina..

-Stai calmo -gli sussurrai -Non servirebbe a niente fare a botte

Lui annuì piano, chiudendo gli occhi per riprendere la calma

-Non riuscirà a separarvi -aggiunsi poi, in un tono che sperai essere rassicurante

Mirko mi guardò, un lampo di speranza in mezzo a tutta quella frustazione che gli si leggeva negli occhi; tentai di sorridergli, e solo quando lui annuì gli lasciai il braccio.

Nel frattempo, la discussione era andata avanti.

-Mamma, di che diavolo sta parlando? -domandò Nick, nel panico; quando Margaret annuì bisbigliando un “mi dispiace”, il ragazzo guardò Mirko, che ricambiò senza dire una parola.

-Oh merda.. -sussurrò tornando a fissare Victor -Tu.. te n'eri andato

Victor sorrise beffardo, i baffi che quasi coprivano del tutto le labbra sottili -E' questa la storia che ti hanno raccontato?

-Di sicuro è meglio della verità -replicò Mirko con durezza

Non capivo niente: non era stato Victor ad abbandonare la famiglia? Ma allora cos'era successo?

-Victor -sibilò Margaret fra i denti, ma non servì a niente

-Tua madre mi ha cacciato

-Cosa? -Nick passò dall'incomprensione alla consapevolezza e poi allo sconcerto.

-Raccontagli la parte migliore -esortò Mirko con veemenza; l'uomo per la prima volta tradì un'emozione che mi sembrò simile alla disapprovazione.

Intanto Stefano era andato ad abbracciare la donna, che aveva già lasciato cadere la prima lacrima; il mio sguardo e quello di Nick si incrociarono un istante, e sembrò rincuorato di vedere che non era l'unico ad essere pallido e smarrito.

-Di cosa state parlando tutti? -domandò -Accidenti.. -si sedette -Voglio che mi spiegate tutto. Adesso, dall'inizio. Tutto quello che so, o che almeno credevo di sapere è che mio padre.. cioè.. tu.. te ne sei andato quand'ero piccolo, e nessuno ha più saputo rintracciarti.

-In realtà le cose sono andate un po' diversamente -replicò quello, di nuovo tranquillo

-Cioè?

-Sono cambiato, Nick..

-Stronzate! -intervenne Mirko e io mi chiesi se fosse il caso di riprendere a trattenerlo per il braccio

-Lasciami finire -gli rispose Victor

-No, se davvero vuoi iniziare questo discorso, prima devi dirgli cos'è successo -rispose, categorico

Mentre i due si guardavano come cane e gatto, incontrai di nuovo lo sguardo di Nick e mi avvicinai per fargli una lieve carezza sulla spalla; tremava, ma mi lanciò uno sguardo di gratitudine.

-Forse è tempo che lo sappia -colsi il sussurro che Stefano rivolse a Margaret, che annuì; anche Mirko si era girato verso di loro, e aveva visto quel gesto.

-Nick -si sedette accanto al fratello

-Che succede, fratellone? -domandò lui cercando di non tradire paura, ma la sua voce sembrava talmente smarrita che mi venne voglia di abbracciarlo.

Riuscii a trattenermi e osservai Victor incrociare le braccia al petto, in attesa.

-Adesso ti spiego tutto -sospirò, e anche Margaret e Stefano si avvicinarono. Mi chiesi per l'ennesima volta se dovessi farmi da parte, ma il breve sguardo implorante che mi rivolse Mirko mi convinse a desistere.

-Mamma si è sposata presto, lo sai, era già incinta di me -esordì Mirko, con calma

-Sì -confermò Nick, contento che ci fosse un punto di partenza che anche lui conosceva in tutto quel marasma.

-Ma Victor non è del tutto a posto -lanciò uno sguardo di disprezzo all'uomo, che rimase impassibile -è cominciato tutto quando avevo all'incirca sei anni.. -fece una pausa digrignando i denti, come sul punto di rimandare quella misteriosa conversazione -vorrei che non lo dovessi scoprire così

-Cos'è successo? -incalzò però Nick

Margaret si soffiò il naso e Mirko si decise a proseguire -Cominciò a picchiarmi, così di punto in bianco

-Cosa? -domandammo io e Nick nello stesso istante; mi resi conto che avrei voluto deglutire, ma non mi riuscì. Mirko fece guizzare per un attimo gli occhi nei miei.

Non avevo di certo immaginato una storia simile.. e mi ricordai d'un tratto che durante quella giornata a Milano, Mirko era sembrato riluttante di fronte a casa propria, ma felicissimo di stare in quel parchetto. Quel parchetto dove probabilmente da bambino poteva rifugiarsi, lontano dal padre per tutto il tempo che voleva.

Oh, Mirko..

Era solo un bambino.. Sentii gli occhi bruciare, ma c'era anche un altro sentimento dentro di me..

-Ho detto che non sono più quella persona -intervenne Victor.

Ecco cos'era: rabbia. Tanta, tanta rabbia. Voglia di spaccare la faccia a chiunque si fosse permesso di fargli male, far del male a Mirko.

Nick era incredulo, Mirko aveva la parola ribrezzo scritta in fronte -Non fu un episodio isolato, divenne un'abitudine -proseguì, mentre il nodo che sentivo dentro allo stomaco si stringeva.

-Ma la mamma..? -domandò Nick

-Non gli credevo -intervenne la donna, e sembrava risentita nei confronti di sé stessa -Pensavo fossero lividi che si faceva giocando, passava le giornate al parchetto.. -scosse la testa

Un altro flash, mi ricordai di come si era subito rabbuiato quando gli avevo chiesto quanti colpi avesse preso giocando lì. Colpi: proprio la parola adatta.

Mi sentivo stordita, mi girava la testa, con tutti questi ricordi che vorticavano dentro di me e questi tasselli di puzzle che si ricomponevano man mano che Mirko parlava, svelando ciò che non avrei mai immaginato.

-Non è stata colpa tua -la rassicurò subito Mirko, combattuto fra l'andare vicino alla donna e il non abbandonare il fratello; alla fine rimase dove si trovava, mentre Stefano avvolgeva protettivo le spalle della compagna.

Lo sguardo freddo di Victor seguiva impassibile tutta la scena.

-L'anno dopo sei nato tu -continuò Mirko, e dalla sua espressione capii che quello di prima era stato solo l'antipasto -Avevi pochi mesi.. se la voleva prendere anche con te

Nick guardò Victor sconcertato -Ma io credevo che se ne fosse andato... o insomma, che l'aveste cacciato quando io avevo già due anni

-Infatti -rispose Mirko -perché per un po' di tempo sono riuscito a difenderti

-Oh mio Dio.. -mi uscì in un bisbiglio, il fiato corto e il cuore che galoppava dolorosamente; mi sentii gelare e mi appoggiai con le braccia allo schienale del divano, colta da una vertigine.

Nick diede voce ai miei pensieri -Intendi dire.. che ti prendevi anche le mie?

Mirko annuì piano; si vedeva che era difficile per lui rivivere tutto questo, ma sembrava più preoccupato per il fratello che per sé -Poi però un giorno Victor era più agitato del solito: quando io caddi a terra, lui ancora non ne aveva abbastanza -sospirò -Io.. non avevo più forze, Nick

Incredibile: sembrava che se la stesse prendendo con se stesso per non essere riuscito a difendere oltre l'amato fratello. Di nuovo, mi si strinse il cuore, e avrei voluto che tutto quello schifo non fosse stato vero, che Mirko avesse potuto godere di un'infanzia felice, quella che spetta a tutti i bambini.

Guardai Nick, che aveva gli occhi lucidi.

-Quando mamma tornò e vide in che stato eravamo ridotti -continuò -ci portò all'ospedale.. e capì che tutto quello che le avevo detto sino ad allora su Victor era vero

-E fu allora che lo cacciò -concluse Nick con un filo di voce

-Sì -confermò Mirko, esausto

Mentre Nick rimuginava su tutto, mi avvicinai da dietro lo schienale a Mirko, e ci scambiammo un lunghissimo sguardo colmo di significati.

-Nick, è anche colpa mia -fece Margaret -Non mi sono mai accorta..

-E gli hai mentito per tutti questi anni -intervenne Victor, guadagnandosi due occhiate di fuoco da parte di Mirko e Stefano; ovviamente non se ne curò e tornò a rivolgersi a Nick -Adesso che sai come andarono le cose allora, puoi decidere che fare adesso

-Dovresti vergognarti, invece sei qui ad avanzare pretese -lo accusò Margaret

-Ma chi credi di essere? -le si rivolse in un tono che mi fece provare ancora più odio nei suoi confronti -Non sei certo migliore di me, lo hai detto tu: non ti sei accorta di niente

-Modera i toni -lo avvisò Stefano

-La colpa è tua, non sua -ringhiò Mirko decisamente meno diplomatico del patrigno, alzandosi di colpo -E non provare nemmeno per un attimo a paragonarti a lei, non sei neanche la metà! Mamma ha creduto fino in fondo nella nostra famiglia, ci ha messo anima e corpo, ci ha sempre dato tutto; sei tu che tradivi questa fiducia. Non ti meriti niente, mi fai schifo!

Vidi Margaret guardare il figlio con orgoglio e amore, mentre gli occhi le si riempivano di nuovo di lacrime; Nick era immerso in un silenzio pesante, e seguiva ogni passo del discorso.

-Con te ormai ho perso le speranze -tagliò corto Victor -ma con Nick, posso ancora sperare di avere una seconda possibilità, vero figliuolo?

Tutti i nostri sguardi si puntarono immediatamente su Nick; quando se ne accorse, sembrò a disagio. Sputagli in faccia avrei voluto suggerirgli.

-Io.. voglio pensarci -annuì gesticolando -mi serve tempo per.. capire tutto questo.

-Cosa c'è da pensare? -esclamò Mirko, elettrico neanche gli avessero dato la scossa -Ti rendi conto di chi hai di fronte? -continuò imperterrito

-E tu ti rendi conto che mi avete tenuto nascosto tutto questo per anni? -replicò Nick con un certo risentimento

-Era per proteggerti -intervenne Margaret

Nick non rispose, ma non sembrava convinto.

-Ti lascio tempo per pensare -concluse Victor -Non credo che qui nessuno abbia intenzione di offrirmi un caffè, perciò vado; ah.. Margater, ti consiglio un buon avvocato. Salve a tutti

Nessuno lo accompagnò alla porta, nel salotto piombò un silenzio di tomba rotto solo dai passi di quell'uomo che si allontanava.

Quando finalmente sentirono il portone chiudersi, Margaret sospirò forte e Stefano si avvicinò al telefono -Ho un amico avvocato, lo chiamo subito

La donna gli fece cenno di sì con la testa, mentre io mi andavo a sedere vicino a Mirko; senza dire una parola, gli presi la mano fra le mie.

Lui appoggiò la testa all'indietro contro lo schienale del divano, gli occhi chiusi; Margaret si avvicinò e gli accarezzò una guancia. Lui tentò di farle un sorriso rassicurante, ma ne uscì uno stanco.

Nick ancora taceva, e teneva lo sguardo basso.

-Nick.. -fece la donna, e a quel punto il ragazzo sembrò destarsi

-Voglio stare da solo -disse di punto in bianco, guadagnandosi l'attenzione di Mirko -Sul serio, per favore. Domani ne parleremo fino allo sfinimento, ma oggi non ce la faccio

-Ok -fece la donna, comprensiva, mentre lui si alzava -Cerca di dormire

Nick annuì con poca convinzione.

-Ti accompagno -si offrì Mirko, che forse gli voleva dire qualcosa; allentai la presa sulla mano ma lui, invece di lasciarmi, mi tirò leggermente, per farmi capire che voleva che venissi anch'io.

-Vieni -mi disse infatti, con dolcezza

Seguii i due fratelli nella stanza di Nick, e dedussi che la mia intuizione era esatta.

-Davvero stai prendendo in considerazione l'idea? -gli chiese infatti lasciando la mia mano ma rimanendomi accanto.

Nick sospirò -Ho detto che non ne voglio parlare oggi

-Rispondi solo a questo -insistette

Lo vidi tormentato, sin troppo, e fui tentata di prendere Mirko e trascinarlo via

-Mirko, forse.. -tentai

-Solo questa domanda -insistette però lui, e a quel punto mi arresi

Nick sospirò -Io.. non lo so. Dico solo che è un casino, e che voglio rifletterci. E' nostro padre

-Come puoi chiamarlo padre adesso che sai quello che ha fatto? -si infervorò di nuovo, e devo dire che non gli davo tutti i torti

-Ha detto di essere cambiato

-Sai quante volte lo ha detto a me per poi ricominciare peggio di prima?

La stanza fu congelata da un silenzio tombale; mi sentii mancare la terra sotto i piedi, così mi appoggiai allo stipite della porta torturandomi un labbro con le dita, mentre ancora una volta ripensavo a tutto quell'orrore che aveva dovuto subire Mirko.

-Sto cercando di metterti in guardia, Nick, e tu dovresti ascoltarmi -continuò Mirko, più calmo

-Lo so, lo so.. vuoi proteggermi, come facevi allora -lo guardò più intensamente -Davvero... lui..?

-Sì -ammise con voce cupa -e non voglio che si ripeta con te. Non so perché sia tornato, forse vuole solo fare soffrire mamma. Non le ha mai perdonato di averlo cacciato

Quante cose di cui non mi aveva mai parlato.. ed ecco che adesso era chiaro come l'alba perché ogni tanto s'incupiva, o sembrava lontano, distante.. non succedeva spesso, ma io avevo presente ognuna di quelle volte.

-Ma -fece Nick titubante -anche con mamma..?

-No, lei non l'ha mai toccata -rispose Mirko e vidi il fratello annuire, rincuorato.

-Mi dispiace -disse poi -per quello che hai passato. ..ma potevi parlarmene, razza di idiota.

Mirko sorrise e si avvicinò per abbracciarlo -Hai ragione, fratellino, avrei dovuto farlo

-Non voglio andare con lui -affermò d'un tratto, serio e deciso

Il sorriso di Mirko si allargò -Speravo di sentirtelo dire. Vedrai che vinceremo la causa dell'affidamento.

Nick si sciolse dall'abbraccio del fratello e tese le braccia verso di me; io sorrisi ma, mentre andavo ad abbracciarlo, sentivo ancora le gambe tremare.

-Riposati stanotte, Nick -gli dissi dolcemente -e sii forte come sempre, mi raccomando

-Certo, Lu -rispose lui stringendomi di più -è stato confortante oggi non essere l'unico a non capirci niente

Risi, mio malgrado, poi ci staccammo e i due fratelli si augurarono la buonanotte.

Quando Mirko chiuse la porta ci ritrovammo da soli nel corridoio; probabilmente Stefano e Margaret erano nella loro stanza.

Adesso potevo finalmente farlo: avanzai di un passo verso Mirko e lo strinsi forte a me, cercando di trasmettergli calore. Lui ricambiò e sentii il suo viso scivolare fra i miei capelli mentre respirava piano, stanco di quella lunghissima serata.

Sentire il battito del suo cuore contro il mio mi tranquillizzava: lui era lì, adesso, in quel momento, nonostante tutto quello che aveva passato. Ce l'aveva fatta ed era lì con me.

-Vieni -mi disse sottovoce dopo un po', prendendomi per mano e guidandomi in camera sua; io chiusi la porta alle nostre spalle, così da poter parlare con un tono di voce normale.

-Scusami per averti fatta assistere -mi disse, mentre ci sedevamo sul letto, e il suo sincero rammarico mi fece sgranare gli occhi

-Cosa stai dicendo? -gli chiesi, forse un po' troppo bruscamente -Mirko, guarda che io non voglio starti vicina solo quando.. -riportai alla mente alcuni ricordi recenti -andiamo al mare, facciamo una gita a Milano o in bicicletta! No: voglio stare con te soprattutto nei momenti come questo, quando ne hai più bisogno

Lui rimase qualche istante a guardarmi, senza parlare, e per un attimo credetti che avrebbe fatto il duro, contraddicendomi e dichiarando di non avere affatto bisogno della mia presenza; invece, un mezzo sorriso si dipinse per un istante sul suo volto ancora provato.

-E' solo che non avrei voluto buttartela addosso così -disse, tornando del tutto serio -non è un bell'argomento di conversazione

Soffriva ancora, si vedeva; sentii una fitta al cuore, mentre si piegava per appoggiare la testa sulla mia spalla -Non devi preoccuparti per me, anzi sono felice che tu non abbia voluto che me ne andassi -risposi accarezzandogli i capelli- Mi dispiace solo di non essere stata molto utile

-Scherzi? -rispose lui raddrizzandosi di colpo per guardarmi in faccia, stanco ma con gli occhi d'un tratto accesi, e belli come sempre -Se non ci fossi stata tu, io... -scosse la testa e distolse lo sguardo, ma riuscii a vedere il suo sguardo lucido.

-Hey.. -sussurrai. Lui si voltò di nuovo verso di me e a quel punto lo strinsi di nuovo a me; dopo poco sentii una lacrima calda e silenziosa scivolare sul mio collo.. la sua.

Non lo avevo mai visto piangere, e mi fece star male.

Lo accarezzai sul viso per asciugarlo, tentando di consolarlo in quell'abbraccio che non mi sembrava abbastanza; dopo qualche minuto, però, la suoneria del mio telefonino interruppe quella stretta perché fui costretta a staccarmi e vedere chi fosse; lessi sul display “Riccardo”.

Pian piano mi rinvenni: ma certo, Riccardo, il mio ragazzo.. il mio bellissimo ragazzo. Con cui avevo un appuntamento praticamente in quel momento.

Chiusi la chiamata e spensi il telefono.

Mirko, ancora accanto a me, con gli occhi leggermente arrossati ma adesso asciutti, notò quel gesto e mi guardò; non con soddisfazione, scherno o ghigni, solo con.. intensità. Ricambiai, incapace di distogliere per prima lo sguardo; lui dopo un po' mi cinse le spalle con un braccio, accarezzandomi la guancia con la punta del naso.

Ripensai al pomeriggio, in acqua, quando avevo creduto che volesse baciarmi, e realizzai in quel momento che con lui ero al sicuro, che non mi avrebbe mai fatto qualcosa che non volessi.

Forse il problema era mio, non suo.

Cercai il suo sguardo, e non mi sorpresi di trovarlo con gli occhi chiusi.

-Hai sonno -mormorai, e lui li riaprì

-Un po' -ammise sottovoce

-Vado -mi alzai

-No, aspetta -mi bloccò protendendo una mano -Resta ancora un po'

Lo guardai: lui non mi avrebbe mai fatto qualcosa che non volessi, mi ripetei ma in realtà non ce n'era bisogno.

Il punto è che eravamo da soli, di notte, nella sua camera da letto: ragazzo più ragazza, cavoli e cicogne.. oh, al diavolo! Era il mio migliore amico e aveva bisogno di me: sorrisi e annuii, e lui ricambiò per poi lasciarsi ricadere di schiena sul materasso.

Mi sedetti sul bordo del letto, accanto alla sua testa e mi venne spontaneo accarezzargli una guancia leggermente ispida; Mirko chiuse gli occhi di nuovo e passò lentamente due dita sul mio avambraccio, a mo' di carezza.

C'era un silenzio totale, ed ero contenta di vederlo rilassarsi a poco a poco man mano che lo accarezzavo, facendomi sentire vicina e presente; non potevo evitare di guardarlo, e immaginare i suoi occhi da bambino indifesi e colmi di paura, mentre quell'uomo gli si avvicinava.

Rabbrividii da capo a piedi e lui se ne accorse perché mi tirò leggermente per il braccio e mi fece sdraiare accanto a lui, fra le sue braccia; mi veniva da piangere, ma strinsi i denti e ricacciai dentro le lacrime. Ero io che dovevo tener compagnia a lui e consolarlo, non il contrario.

Come ci si può sentire quando un genitore, la prima persona in assoluto che dovrebbe difenderti, si accanisce contro di te? Quando arrivi a un punto in cui devi necessariamente imparare a difendere non solo te stesso, ma anche i tuoi cari da lui.. quando tua madre non ti crede..

A un tratto divenne tutto buio, solo un bambino nella notte che correva, correva a perdifiato; ma sarebbe caduto presto, era troppo debole. “No, no!” pensai “Ti prego non ti arrendere!”.

Il bambino si voltò per controllare quanto fosse distante il suo inseguitore: i suoi occhi verdi erano spalancati e terrorizzati.

-Nina?

Anch'io spalancai gli occhi: ero ancora sul letto di Mirko, un Mirko non più bambino ma di venti e passa anni. Incredibile, mi ero addormentata.

-Oh, grazie al cielo -sospirai con la voce impastata di sonno, appoggiando la guancia sul petto di lui; eravamo ancora abbracciati.

-Stavi facendo un incubo, vero? -mi chiese, e sentii la sua mano farmi una carezza sulla schiena -Stavo giusto pensando di svegliarti

-Ero così rumorosa?

-No, ma ti agitavi parecchio e mugugnavi il mio nome -fece una pausa -ripensandoci, poteva essere un sogno a luci rosse

-Mirko! -gli tirai una gomitata; era sempre il solito!

Per una volta però mi rincuorò sentire una delle sue battutine oscene.

-Mi piace quando fai l'indignata -ammiccò

-Io non faccio l'indignata -replicai -lo sono!

-Ormai dovresti esserci abituata -io alzai gli occhi al cielo e, quando lo guardi di nuovo, era serio -Davvero, cosa stavi sognando?

-Niente, lascia perdere -cercai di svicolare scrollando le spalle, ma ovviamente non lo ingannai.

Dopo pochi istanti, lo sentii stringermi di più -Guarda che adesso va tutto bene -mi sussurrò -devi stare tranquilla, è passato: Victor non può più farmi niente.

-NO! -tuonai staccandomi e mettendomi a sedere -Non deve succedere!

Che volete farci? Ormai avevo schiacciato l'interruttore della follia.

Mirko si sollevò a sua volta e mi guardò palesemente stupito -Nina, non urlare, sono le quattro di notte..

-Non è giusto -continuai sibilando -che tu consoli me quando dovrebbe essere l'esatto contrario; questo è.. egoista, pessimo!

Quando capì, soffocò una risata e mi guardò con tenerezza

-Quello che ti è successo è orribile, e qui la povera vittima sembro io -conclusi incrociando le braccia sotto al petto

-Nina.. -fece Mirko, guardandomi divertito

-Che c'è? -domandai, scorbutica

Lui scosse la testa -Sei pazza

Non provai neanche a ribattere, era ovvio che avesse ragione: non solo avrei dovuto consolarlo invece di farmi consolare, adesso gli stavo anche urlando contro!

Sospirai con fiacchezza, e lasciai cadere di nuovo le braccia lungo i fianchi -Davvero sono le quattro?

-Dai, ti riaccompagno a casa -si offrì

-Non preoccuparti, vado da sola

-A piedi?

Ops..

Arrivammo all'ingresso in punta di piedi; chissà se Nick dormiva.

Una volta in auto mi accorsi di essere ancora in coma perché riuscii ad allacciarmi la cintura solo al terzo tentativo; non c'era nessuno per strada, arrivammo in poco tempo.

Accostò sul ciglio della strada e si voltò a guardarmi.

-Starai bene? -gli chiesi apprensiva, ignorando la testa che girava e che chiedeva disperatamente di posarsi su un cuscino.

Lui mi sorrise, rassicurante -Nina, ascolta -mormorò dolcemente, guardandomi dritta negli occhi; ricambiai il suo sguardo, non sapendo cosa aspettarmi. L'atmosfera attorno a noi era buia, illuminata solo dai fari dell'auto e da un lampione sul marciapiede; dormivano tutti, e il silenzio rotto solo dalle sue parole, si adattava perfettamente alla situazione -Quando ero piccolo e Victor picchiava me, o mio fratello.. -sospirò guardando un istante fuori dal parabrezza -io mi sentivo solo, tremendamente solo, senza nessuno affianco -scosse la testa arricciando le labbra e il suo sguardo si posò per un istante in un punto indefinito alle mie spalle -quando poi mia madre si accorse che dicevo il vero, cambiammo città venendo qui: i gruppetti di amici a scuola erano già formati, e Nick era ancora troppo piccolo per avere il rapporto che abbiamo adesso -tornò a guardarmi e sentii che non l'aveva mai fatto così, con una tale intimità e una tale confidenza che trattenni il respiro -Poi ho conosciuto te, e tutto quell'assurdo senso di solitudine è sparito.

Il mio cuore perse un battito, accompagnato da quella tipica vertigine allo stomaco; batteva sempre più faticosamente e capii perché solo quando ricominciai a respirare.

Non era da lui. Cioè, intendiamoci, io sapevo meglio di chiunque altro quanto Mirko fosse dolce sotto la sua facciata da rappettaro “tosto”, ma capitava raramente, per non dire una volta ogni decennio che decidesse di aprirsi così.

Sorrisi, fiera, perché mi resi conto d'un tratto che aveva deciso di farlo proprio con me, di mettersi a nudo.. di svelarmi tutto della sua infanzia, del suo dolore. E di quello che, senza nemmeno saperlo, io avevo fatto per lui. Aveva deciso di mostrarmi tutto questo, di condividere tutto, anche il dolore.. e io gli volevo sempre più bene.

-Mirko.. -sussurrai allungando una mano per accarezzargli i capelli; inclinò il viso poggiando la guancia sul palmo della mia mano

-Ecco perché non ti devi preoccupare -disse dopo un po' mentre si raddrizzava, con il suo tono allegro di sempre -Starò bene

Io annuii, stavolta convinta -Allora.. buonanotte -gli augurai allungandomi un'ultima volta per scoccargli un bacio sulla guancia.

-Notte -rispose lui con un sorriso

Realizzai che nessuno mi aveva mai detto qualcosa di più bello o di più importante.

Solo quando fui dentro casa lo sentii ripartire.

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Scusate se non ho risposto alle recensioni, ma sono ufficialmente in coma!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e giuro che nel prossimo sarò più loquace =)

Un bacione!

  
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