Holmes.
Dopo anni e anni di convivenza, Watson ancora non aveva idea
di come sarebbe
stato possibile descrivere il suo collega in uno dei suoi diari in modo
coerente alla sua persona.
Ricordare ogni parola detta ed ogni passaggio dei loro casi era di gran
lunga
più semplice.
Il problema era che ogni volta che sembrava trovare le parole che lo
descrivessero coerentemente, Holmes faceva qualcosa che le smentiva ed
il
dottore si trovava di nuovo con un dizionario
bianco a disposizione.
Quello non era un diario destinato alla pubblicazione, ma uno sfizio
personale.
Gli era venuta l’idea quando, rileggendo il diario Uno studio in rosso, aveva ritrovato
quella lista che al tempo
segnava i limiti di Holmes. Aveva deciso, allora, di riprovare, ma in
modo più
ampio ed articolato.
Era ancora alla prima pagina.
Quando si erano conosciuti, Holmes gli era sembrato solamente una
persona molto
eccentrica e cinica, niente di più, ma conoscendolo con il
passare del tempo,
si era velocemente trasformato nella persona più intrigante
che avesse mai
conosciuto e senza dubbio quella con il carattere più ampio,
complesso ed
articolato di sempre.
“Cosa scrive, dottore?” chiese Holmes, arrivando
silenziosamente alle spalle
dell’amico, seduto alla scrivania.
“Praticamente nulla”
Si appoggiò alle spalle del collega per sbirciare sulla
pagina, leggendo
velocemente.
“Sono onorato”
“Dovrà esserlo se mai riuscirò a
finire”