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Autore: HachiXHikaru    06/08/2011    2 recensioni
"La rosa abbozzò un sorriso. In effetti non era male. Entrarono e Sakura chiese le chiavi alla portinaia. Le fece vedere un paio di fogli e, dopo che la donna le ebbe gettato uno sguardo gelido, ricevette la chiave.
-Ottavo piano...-
Disse atona la donna e infine aggiunse, quasi parlasse con se stessa:
-Ce ne mancava un altro come loro...-" - Preso dal primo capitolo-
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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*

Il nome del ragazzo che Sakura aveva portato con sé nel palazzo era Jin e aveva più o meno diciotto anni. Non aveva nessuno, era solo al mondo. Per quel che ne sapeva lui era sempre stato solo, era cresciuto in un orfanotrofio e lì aveva passato i peggiori anni della sua vita. A causa del suo carattere nessuna famiglia lo aveva adottato e gli altri bambini gli stavano alla larga; nessuno giocava con il piccolo Jin e lui si era sempre ritrovato a dover stare chiuso nella sua stanza. Dopo qualche tempo però, rassegnato dal fatto di dover tenere conto solo di sé, aveva cominciato a uscire nel giardino dell'orfanotrofio; passava le giornate seduto all'ombra di uno degli alberi che si trovavano lì, ignorato da tutti gli altri. Alle volte capitava che qualcuno lo prendesse di mira, offendendolo a parole e ricordandogli che era solo, e Jin, senza rispondere, cominciava a picchiarlo e così finiva in punizione, chiuso da solo in una stanza, ma a lui non importava; in fondo non era tanto diverso dalla sua stanza. Un giorno, quando il ragazzino aveva più o meno quindici anni, cominciò una rissa con un ragazzo un po' più grande che lo spinse per terra tanto violentemente da procurargli una ferita alla gamba. Jin venne portato in infermeria e forse da quel momento cominciò la parte meno amara della sua vita. Da un po' la vecchia infermiera si era ritirata, lasciando posto ad una giovane ragazza praticante; lei si chiamava Maka, aveva gli occhi verdi e i capelli castani raccolti sempre in due code alte. Quando il ragazzino, seduto sul lettino, si voltò verso la nuova infermiera che, tenendo le bende in mano, gli sorrideva, non potè fare a meno di arrossire leggermente e perdersi in quei bellissimi occhi smeraldini. Cominciò a medicarlo e parlare con lui, cosa che non aveva mai fatto nessuno, almeno non in quel modo dolce, gentile e premuroso; cominciò a sentirsi strano, ma poi realizzò che il sorriso della ragazza nei suoi confronti sarebbe durato poco, quando avrebbe scoperto il suo carattere lo avrebbe odiato anche lei. Questo, però, non successe e ciò che lasciò più stupito il ragazzo fu che Maka continuò a parlare con lui anche dopo averlo conosciuto meglio. Gli chiedeva aiuto quando doveva mettere a posto e pranzava e cenava sempre assieme a lui; dentro Jin cominciarono a crescere forti sentimenti per lei. Un giorno, però, pensò che forse la castana aveva fatto amicizia con lui perchè glielo avevano ordinato così si chiuse nella sua stanza e non uscì per tutto il giorno; la sera Maka andò a trovarlo, scusandosi per essere arrivata così tardi e chiedendogli se ci fosse qualcosa che non andava. Lui sbuffò.

-Guarda che puoi anche smettere di fingere, ho capito che lo fai perchè te lo hanno imposto-

Lei lo guardò, rimanendo in silenzio per un po', poi gli diede una patta sulla testa.

-Idiota! Io non farei mai una cosa del genere!-

Si mise una mano sulla parte dolorante e la guardò male.

-Ah no? E allora perchè stai in mia compagnia? Io ho un carattere orribile!-

Alzò le spalle.

-Questo lo so anche io, però non sei affatto una persona orribile anzi tu...-

Gli sorrise facendolo arrossire.

-Tu mi piaci molto come persona, Jin-

Arrossì ancora di più e Maka si mise a ridere, cominciando a prenderlo in giro perchè era imbarazzato. Così, dopo che tutti i dubbi del ragazzino vennero chiariti, i due continuarono a coltivare quel profondo rapporto di amicizia che Jin avrebbe voluto trasformare in qualcos'altro; la castana gli piaceva e ogni giorno l'amore per lei cresceva sempre di più. Passarono diversi anni e ancora il ragazzo non veniva adottato, anche se ciò non gli dispiaceva affatto dato che rimanendo all'orfanotrofio poteva rimanere assieme a Maka. Un giorno, Jin aveva tra i sedici e i diciassette anni, tornò con la castana dopo aver fatto la spesa e per qualche motivo all'orfanotrofio non c'era nessuno; il ragazzo sentì che quello sarebbe stato il momento giusto per dire a Maka che lui l'amava. Posarono le buste sul tavolo della cucina e cominciarono a levarne il contenuto; Jin lanciava veloci occhiate alla ragazza e ogni volta apriva leggermente la bocca come per cominciare a parlare, ma si bloccava. Aveva paura e poi era troppo imbarazzato. Improvvisamente suonò il campanello e la castana andò ad aprire lasciando così modo a Jin di provare a costruire un discorso da farle, ma proprio quando ne trovò uno adatto sentì uno strano rumore e raggiunse la castana. Chiese cosa c'era che non andava e sentì la voce di lei che gli ordinava di scappare; lui però non lo fece e sgranò gli occhi ritrovandosi davanti all'ingresso un uomo incappucciato che puntava la pistola contro Maka. La ragazza lanciò un'occhiata a Jin, rimproverandolo per non averle dato retta mentre intanto lui passava impaurito lo guardo da lei all'uomo che impugnava stretta l'arma.

-Te lo chiedo ancora una volta, dammi tutti i soldi!-

La castana lo guardò in malo modo.

-Siamo un povero orfanotrofio, mica una banca! Hai scelto male dove fare il tuo stupido colpo!-

Si morse il labbro.

-Smettila di farmi incazzare e obbedisci!-

Lo guardò per un po', poi si rivolse a Jin.

-Vai a prendere i soldi che si trovano nella stanza della direttrice-

Lui annuì e corse a fare ciò che gli aveva detto; era spaventato, tremendamente spaventato, e sperava che non succedesse nulla. Lo sperava davvero, con tutto il cuore, ma probabilmente non era abbastanza. Quando tornò con i soldi si avvicinò al rapinatore per darglieli, ma Maka gli urlò contro si scappare e lasciarla lì. A quel punto l'uomo, spiazzato da quello che stava succedendo, sparò un colpo, sperando forse di intimorire così i due ragazzi, e per poco non colpì Jin, così la castana corse verso l'orfano urlandogli ancora di scappare dal retro. Obbedì, ma in quel momento l'uomo sparò un altro colpo che, sfortunatamente, andò a segno; colpì in pieno la castana e questo fece voltare Jin e andarle incontro. Il rapinatore rimase immobile, non sapeva se scappare o meno e, quando sentì le sirene della polizia, optò per andarsene. Jin rimase da solo con l'infermiera che era stesa a terra in mezzo al sangue; lui piangeva, piangeva e non riusciva a fermare le lacrime.

-Maka! Maka ti prego rispondi! Maka!-

Alzò debolmente la testa e lo guardò con quei bellissimi occhi verdi; gli sorrideva. Allungò una mano vero di lui.

-Jin... Sono... Sono contenta che stai bene...-

-Non sforzarti, ora chiamo qualcuno! Andrà tutto bene, andrà tutto bene!-

Sorrise ancora una volta, poi fece ricadere la testa chiudendo lentamente le palpebre, mentre il ragazzo continuava a piangere e chiamarla per nome. I soccorsi arrivarono troppo tardi, la polizia arrivò troppo tardi e questo Jin non lo perdonò mai a nessuno, neanche a se stesso. Rimase in quell'orfanotrofio fino ai suoi diciotto anni sempre solo e chiuso in sé; non parlava con nessuno e non voleva che nessuno gli parlasse. Per tutto il tempo riviveva i bei momenti passati con Maka, rivedeva i suoi sorrisi, sentiva le sue risate e si immergeva in quei bellissimi occhi verdi, occhi che non avrebbe mai pensato di rivedere in nessun altro, almeno finchè quella strana ragazza dai capelli rosa non lo salvò da quei due al parco. Già, forse era solo per quegli occhi che l'aveva seguita senza fare storie e si era fatto curare in silenzio, proprio come tempo prima aveva fatto Maka. Con questi pensieri si era addormentato e aveva sognato il volto felice della castana, cosa che, ormai, non gli riusciva più da tempo. La mattina aprì lentamente le palpebre e sussultò nel notare che due bambine, una dai capelli rossi e l'altra dai capelli azzurri, lo stavano fissando; eppure lui ieri non aveva visto che la rosa. Vedendolo sveglio le gemelle sorrisero e chiamarono la madre, poi ricominciarono a fissarlo.

-Gli somiglia proprio, eh Fine?-

La rossa annuì e Jin le guardò interrogativo non capendo a chi si riferissero le due.

-Ah sei sveglio...-

Lui annuì e provò ad alzarsi sul divano, ma si dovette fermare; gli facevano ancora male le ferite della sera precedente.

-Non sforzarti, non ti sei ancora ripreso... Tieni, mangia ora...-

E gli portò un vassoio con sopra una tazza di latte e dei biscotti; lui sussurrò un “Grazie” e lei gli sorrise, poi tornò a pulire in cucina. Le gemelle intanto continuavano a fissarlo e confabulavano tra loro.

-Come potremmo chiamarlo, Rein? Se gli somiglia tanto...-

-Sì, dovremmo trovare un nome adatto tenendo conto di questo...-

Sbuffò tra sé; come se lui fosse un animale da compagnia. Le due si guardarono sorridenti, poi esclamarono:

-Chibi Sas'ke!-

L'Haruno s'irrigidì nel sentire quel nome, poi guardò le bambine.

-Fine, Rein... Lasciatelo stare e andate a lavarvi-

Obbedirono e la rosa si avvicinò al ragazzo che guardava le bambine confuso.

-Come ti senti? Hai dormito bene?-

Annuì.

-Senti, potrei sapere il tuo nome?-

-Jin...-

-Come mai quei due ieri ti stavano picchiando?-

Alzò le spalle.

-Volevano derubarmi anche se io gli avevo ripetuto di non avere niente...-

Lo guardò rimanendo in silenzio, poi gli sorrise.

-Bè, ora non devi preoccuparti... Sei libero di rimanere qui a riposare quanto vuoi-

Rimase stupito ancora una volta da quella gentilezza.

-Io veramente non...-

Cominciò a dire, ma poi suonò il campanello e Sakura andò ad aprire; Jin intanto fissava i suoi movimenti. Il sorriso della rosa scomparve appena aprì la porta.

-Che... Che vuoi?-

Chiese cercando di rimanere più distaccata possibile; il moro le si avvicinò varcando la soglia e facendola indietreggiare.

-Sakura noi due dobbiamo parlare-

-Io non ho nulla da dirti-

Strinse i pugni.

-Smettila di fare la bimbetta!-

-Non permetterti di urlare con me, Sasuke Uchiha!-

Stette in silenzio per un po', poi notò il ragazzo sul divano e lo indicò leggermente arrabbiato.

-E lui chi sarebbe?-

-Lui è Jin-

Rispose come se fosse stata la cosa più normale del mondo e tenendo le braccia conserte.

-Ah, certo! Come ha fatto a sfuggirmi! Jin!-

Esclamò sarcastico e il ragazzino strinse i pugni; ma che gli prendeva a quello? Sembrava quasi... Geloso...

-Sakura, non lo conosci nemmeno, come puoi portarlo a casa tua come se nulla fosse? Non sai che potrebbe fare a te e alle gemelle-

Le disse in tono più basso prendendola per un braccio e tirandola in disparte, sempre guardando con la coda dell'occhio il ragazzo che stava sul divano.

-Non sono affari tuoi-

Strinse la presa.

-Certo che sono affari miei se per caso...-

Abbassò gli occhi e lei lo guardò interrogativa.

-Se per caso ti succedesse qualcosa non me lo permetterei mai-

Silenzio; il moro fece incrociare i suoi occhi con quelli di lei.

-Sakura io ti...-

Oh no, stava per ripetere quella frase e lei doveva assolutamente fermarlo, oppure...

-Sasuke vattene-

-Ma Sak...-

-Lascia il mio braccio e vattene da qui-

Sentiva che tra poco sarebbe scoppiata a piangere e non voleva che lui la vedesse; Sasuke aprì la bocca per ribattere ancora una volta, ma qualcuno lo fermò.

-Non hai sentito? Devi andartene-

Guardò in malo modo il ragazzino.

-Non sei nessuno per ordinarmi che fare, tu piccolo...-

-Sasuke!-

Si voltò verso la rosa che lo guardava cercando di rimanere impassibile e l'Uchiha sbuffò, andandosene e sbattendo la porta alle spalle. A quel punto la ragazza si mise una mano sul volto, mentre Jin la fissava cercando di capire la situazione; forse era il suo ragazzo? Forse era il padre di quelle due bambine? Tante erano le domande che voleva porre alla rosa, ma sentiva che quello non era il momento più adatto. Improvvisamente le due bambine corsero nella stanza urlando il nome del vicino dai capelli mori, sicure di aver sentito la sua voce; non vedendolo chiesero alla madre dove fosse e lei rispose, senza neanche guardarle negli occhi, che era tornato a casa sua. Le due brontolarono chiedendo spiegazioni, ma lei smise di risponderle; non voleva più parlare di Sasuke.

 

L'Uchiha minore rientrò nell'appartamento sbattendo violentemente la porta e dirigendosi velocemente in camera senza incrociare lo sguardo confuso del fratello che stava leggendo il giornale; non rispose neanche quando gli chiese se ci fosse qualcosa che non andava. Così Itachi si alzò dal divano, sicuro quale fosse il problema, e si diresse dal moro che era seduto sul letto e stringeva il cuscino al petto guardando fuori dalla finestra.

-Sasuke...-

-Sta ospitando un maledetto ragazzino raccattato chissà dove!-

Inclinò la testa da un lato senza capire.

-Passi quel fottutissimo amico d'infanzia con i capelli rossi, ma anche un ragazzino? A me non ha neanche permesso di baciarla e ospita uno stramaledetto ragazzino?-

Itachi sospirò.

-Ora non fare il geloso, Sas...-

-Non sono geloso, cazzo!-

Silenzio, i loro occhi neri erano uno contro l'altro.

-Sasuke ora vedi di calmarti, capito?-

Sbuffò stringendo il cuscino tra le mani.

-E come faccio? Come diavolo faccio a calmarmi? Io...-

Abbassò lo sguardo.

-Io vorrei solo riuscire a capire cosa passa per la testa di Sakura... Voglio capire cosa prova per me e questa attesa mi sta uccidendo!-

Lanciò il cuscino.

-Maledizione, ma perchè dovevo innamorarmi di una persona del genere?-

L'Uchiha maggiore raccolse il cuscino abbozzando un sorriso.

-Bè, si sapeva che lei è molto legata al suo adorato Naruto...-

-Sì, ma così è troppo... Deve capire che può lasciarsi andare ora...-

Alzò la testa e fissò il soffitto.

-In fondo penso che anche Naruto voglia questo-

-Se ne sei così convinto perchè non glielo dici?-

Strinse i pugni.

-Non ci riesco... Non sono bravo con le parole, soprattutto con Sakura...-

Rimasero un po' in silenzio, poi Itachi lanciò il cuscino in faccia al fratello che gli imprecò contro.

-E va bene! Se proprio ci tieni vado a parlarci io-

Lo guardò sgranando gli occhi.

-Itachi...-

E uscì dalla camera del fratellino che in seguito sentì anche aprire e chiudere la porta dell'appartamento; sorrise sdraiandosi sul letto. Itachi era davvero una persona fantastica, non sapeva proprio come avrebbe fatto senza il suo aiuto in tutti quegli anni. Allungò la mano sul comodino e prese il CD che gli aveva regalato Sakura; socchiuse gli occhi, sperando che il fratello potesse aiutare anche la ragazza dai capelli rosa.

 

Sentendo bussare le due piccoline andarono ad aprire la porta e sorrisero nel vedere l'Uchiha e Akamaru; lo abbracciarono esclamando contente il suo nome e lui ricambiò il sorriso salutandole. Sakura li raggiunse alla porta e il moro notò benissimo che aveva gli occhi lucidi; la salutò e lei ricambiò con una specie di sorriso. Jin intanto si chiedeva chi fosse quel ragazzo così simile a quello che aveva parlato precedentemente con la rosa. Il moro salutò sorridente anche lui, chiedendo poi all'Haruno chi fosse e lei gli raccontò della sera precedente, poi l'Uchiha si presentò al ragazzo dai capelli azzurri dicendogli parole cordiali.

-Senti Sakura, perchè oggi non venite con noi al parco? Le gemelle si divertiranno molto...-

S'irrigidì, mentre le bambine esultavano contente della proposta.

-Non... Non credo proprio di poter accettare... Devo occuparmi di Jin e poi sistemare la casa... Davvero Itachi grazie, ma...-

Fine e Rein brontolarono qualcosa deluse dalla risposta della madre, che continuava a scusarsi; Itachi sorrise ancora.

-Non preoccuparti, Sakura...-

-Scusa ancora...-

-Se vuoi, però, posso portare con me Fine e Rein-

La madre guardò le figlie, per sapere una loro risposta e queste sorrisero annuendo.

-Se non ti crea troppo disturbo...-

-Ma no, per me è un piacere-

E così le due gemelline uscirono con Itachi, mentre la rosa e il suo ospite li salutavano; la ragazza rimase per un po' ferma e in silenzio a fissare i tre che si allontanavano e intanto Jin fissava lei, cercando di capire cosa stesse pensando. Quando lei se ne accorse gli sorrise imbarazzata, scusandosi e dicendo che doveva sistemare un po' la casa; il ragazzino, invece, doveva solo riposare. Tenendo occupata la mente l'Haruno sperava di sentirsi un po' meglio, ma era tutto inutile, il volto del moro era sempre vivo nella sua mente e le sue labbra sentivano quelle dell'Uchiha; lo sentivano e lo desideravano.

-Qualcosa non va?-

Sussultò alla domanda e guardò confusa il ragazzino ancora sdraiato sul divano; chissà che espressione doveva aver fatto la rosa mentre pensava tutte quelle cose.

-Ecco io...-

-Non ti obbligo a parlarne-

Gli sorrise, avvicinandosi a lui.

-Non preoccuparti forse... Forse è meglio che ne parli con qualcuno... E... E poi...-

Iniziò a grattarsi la guancia destra.

-Tu hai risposto alle mie domande quindi ora tocca a me-

-Allora potrei sapere il tuo nome, come prima cosa?-

La rosa rimase in silenzio per un po', poi iniziò a darsi della stupida; come aveva fatto a scordarsi una cosa tanto stupida?

-C... Certo! Io mi chiamo Sakura Haruno... Ah, e le bambine che hai visto prima si chiamano Fine e Rein e sono le mie adorabili figlie-

-E il loro padre è quel ragazzo di prima?-

Rimase zitta, spiazzata non poco da quella domanda; come... Come poteva pensarlo? Lei non ci aveva mai fatto caso, ma forse era così che le persone vedevano loro quattro, come una famiglia; peccato per loro che si sbagliassero. Sasuke non sarebbe mai potuto essere il padre delle gemelle, non avrebbe mai potuto sostituire Naruto; almeno così la pensava Sakura, o si autoconvinceva di pensarla così. Jin rimase a fissarla, sicuro di aver centrato in pieno il problema; forse avrebbe dovuto dire qualcosa per rompere il silenzio, ma non voleva farlo. Ormai era troppo vicino a sapere come stavano le cose... La vide abbassare la testa e cominciare a ridere piano, poi i loro occhi si incrociarono e lui sussultò; Maka...

-Ma no, no! Eheh... Lui è solo... Ecco... Come dire...-

Giusto... Come poteva definire l'Uchiha? Infondo lo sentiva più che un conoscente o un semplice vicino... Strinse i pugni. Lo sentiva anche di più di un... Amico?

-Sai Jin... Forse farei meglio a raccontarti tutto dall'inizio, sperando che così tu capisca...-

E gli raccontò della sua vita fino ad ora, dall'incontro con il biondo al bacio del moro...

 

Sasuke fissava il soffitto, con le cuffie nelle orecchie, ascoltando il CD che la ragazza gli aveva regalato e si chiedeva come mai Itachi non gli avesse ancora fatto sapere nulla; ma ci aveva parlato con la rosa? Si mise su un fianco cominciando a guardare la copertina del CD; chissà cosa regalava all'Uzumaki, il giorno del suo compleanno... Strinse i pugni e sbuffò. Possibile dovesse avere un rivale dall'aldilà? In più adesso era spuntato quel moccioso... Si mise di scatto a sedere sul letto aggrottando le sopracciglia; ma lui non avrebbe perso, li avrebbe sconfitti tutti. Rimase per un po' a fissare in basso; o almeno avrebbe cercato di capire cosa voleva Sakura in realtà. Forse avrebbe dovuto provare a parlarle ancora una volta; voltò la testa verso la porta. Però era Itachi quello che doveva parlarci... Sbuffò alzandosi in piedi; ma quell'idiota ancora non si faceva vedere! Uscì dalla stanza e in seguito dall'appartamento, piazzandosi davanti alla porta dell'Haruno, deciso più che che mai; bussò e rimase ad attendere. Dopo qualche minuto la porta si aprì ed esclamò il nome della rosa; peccato per lui che anche la persona all'interno avesse esclamato lo stesso nome. Chi aveva aperto, infatti, era Jin, rimasto solo in casa perchè l'Haruno era uscita velocemente a comprare qualcosa da mangiare accortasi che ciò che aveva non bastava per tutti quanti; nell'uscire, però, aveva scordato le chiavi e quando il ragazzino aveva sentito bussare aveva pensato di ritrovarla lì, imbarazzata per la dimenticanza, per chiedergli delle chiavi. Chi gli apparve davanti fu però il viso imbronciato del moro; aggrottò le sopracciglia.

-Devo parlare con Sakura, moccioso-

Disse sgarbatamente l'Uchiha e Jin sbuffò, facendogli sapere che lei era uscita.

-E si è fidata a... Lasciarti qui da solo?-

Chiese stupito.

-Non sono mica un ladro... E diversamente da te non ho intenzione di molestarla-

Arrossì leggermente, continuando a guardarlo in malo modo.

-Ma... Ma che cazzo...-

-Sakura mi ha raccontato tutto-

Silenzio, entrambi si guardavano in segno di sfida.

-E per questa ragione ho deciso di rimanere qui-

-Tsk, vuoi approfittarti della sua gentilezza?-

-Al contrario...-

Alzò un sopracciglio.

-Farò in modo che al momento opportuno lei se ne vada via da qui assieme a me e le gemelle-

Strinse i pugni; e così anche lui era venuto a rompere come aveva fatto Hikaru?

-E con quale autorità tu...-

-Con quale autorità TU cerchi di sedurla!-

Rimase immobile a fissarlo, assottigliando lo sguardo.

-Io cerco solo di farle capire che...-

-Cosa? Cosa vorresti farle capire? Che la vuoi per te? Che vuoi portartela a letto?-

Lo prese per il colletto della maglietta.

-Senti, stronzetto, non so da dove sbuchi, ma ti stai dando troppe arie... Tu...-

Fece una pausa.

-Tu che ne sai di me? Che ne sai di quello che ho passato? Di quello che sto passando? Tu non sai un bel niente!-

-E tu credi di sapere perfettamente quello che sta passando Sakura?-

Lo lasciò andare, facendolo cadere in terra e guardandolo con occhi pieni di odio e rabbia.

-Non credo che lei abbia parlato con te di queste cose! Ne ha parlato solo con me, me, capisci? Un perfetto sconosciuto!-

Sasuke ora non ci capiva più niente, chiedendosi dove volesse andare a parare.

-Se davvero avesse ricambiato il tuo sentimento non credi che avrebbe parlato con te?-

Si rialzò in piedi a fatica e si poggiò alla porta.

-Se non ha parlato con te vuol dire che ti teme... Lei ha paura di te!-

Scosse la testa.

-No... Quello che dici non ha senso!-

-Pensala come vuoi, ma io...-

I loro occhi s'incrociarono.

-Io sono intenzionato a portarla via da qui... Via da tutti voi... Via da te!-

Rimasero a guardarsi in malo modo per un po', finchè Sasuke, non riuscendo più a reggere la situazione, a causa dei mille pensieri che lo stavano travolgendo, se ne ritornò nel suo appartamento, sbattendo la porta dietro di sé e chiudendosi in camera. Quella sera non cenò e si rifiutò di parlare con il fratello; rimase seduto sul letto a fissare il CD ripensando alle parole di quel ragazzino. Possibile che... Avessero un fondo di verità? Possibile che Sakura avesse paura di lui? Sbattè la testa al muro. In effetti non aveva mai pensato a come si potesse sentire lei in quel momento... L'unica cosa che voleva era farle dimenticare Naruto.

-Idiota...-

Sbattè di nuovo la testa al muro. Lui voleva davvero fare qualcosa di così orribile alla persona che diceva di amare.

-Idiota...-

Sbattè di nuovo la testa; stringendo i pugni talmente forte da farsi uscire il sangue.

-IDIOTA! Sono un perfetto idiota! Se solo... Se solo tu, Naruto, non fossi morto tutto questo non sarebbe mai successo!-

Itachi abbassò gli occhi; si era messo poggiato alla porta della camera del fratellino non sapendo bene che fare e ora lo stava sentendo delirare. Sospirò, mettendosi una mano sul volto; arrivati a questo punto la situazione non poteva che peggiorare ulteriormente.

  
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