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Autore: MissXD    06/08/2011    0 recensioni
"I maghi creduti morti non dovrebbero incontrare le streghe del Ministero in locande lontane"... allora perché Peter non si era semplicemente trasformato in topo e dato alla fuga, considerando che nessuno avrebbe creduto ad una come Bertha? E se avessero avuto una storiella adolescenziale ai tempi di Hogwarts? Come sarebbe stata la loro storia e come il loro ultimo incontro molti anni dopo, finito tragicamente come tutti noi sappiamo?
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Peter Minus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Avviso: I personaggi e i luoghi di questa storia non appartengono a me, ma a JK Rowling e chi ne detiene i diritti. Questa storia è stata scritta per puro divertimento e non a scopo di lucro. Nessuna violazione di Copyright è pertanto intesa. 

Note dell'autrice: Questo capitolo non mi piace, neanche un po'. Vado meglio con le introspettive, decisamente. Dopo tre giorni di torcicollo micidiale, tremilaottocento imprevisti e un inchiodamento del pc con conseguente cancellazione di tutti i dati non salvati (compreso questo capitolo, che ho dovuto rifare quasi da capo) stavo cominciando a pensare che questa storia portasse sfiga, quindi prima la pubblico meglio è O_O. Ulteriori sfighe permettendo andrò in ferie col fidanzato dall'11 al 14 e, avendo altre tre storie da rivedere e pubblicare, dubito fortemente che aggiornerò prima del 15/16.
Grazie a Wren07 per la recensione.
Buona lettura!

Capitolo 2: First Kiss

“Sei il solito idiota, Peter!”

Il ragazzino con la faccia da topo seduto a un tavolino dei Tre Manici di Scopa trasalì sentendo, nel caos dovuto alla presenza degli studenti in gita ad Hogsmeade, la voce di James. Quest'ultimo e Remus si stavano sedendo al tavolo dietro il suo.

“Ragazzi, ma che cavolo ci fate qui? Se Bertha torna dal bagno come glielo spiego che mi seguite ovunque?”

“Non tornerà per i prossimi cinque minuti, se ho capito bene che tipo è”, rispose Remus, “come minimo sarà ad impiastricciarsi la faccia con qualche finta pozione miracolosa in omaggio col Settimanale delle Streghe, o a raccontare a mezza scuola come sta andando il suo appuntamento.... Sicuro di voler ancora uscire con un'oca giuliva del genere?”

“Stiamo parlando di Peter, Remus! Non è che abbia molta scelta....”

“Grazie mille per la fiducia”, rispose Peter, continuando a guardare in direzione del bagno delle ragazze, “Ora, per l'amor di Godric, mi spiegate perché siete qui e non da Zonko o da Madama Piediburro a fare gli scherzi alle coppiette?”

“Da Zonko ci siamo già andati e da Madama Piediburro c'erano la Evans e Mocciosus e sinceramente volevo perdermi lo spettacolo”, rispose James assumendo un'espressione di disappunto.

“Ma se sono seduti laggiù da prima che arrivassi!” affermò Peter, indicando con un cenno del capo un tavolino dall'altra parte del locale in cui erano seduti una ragazzina dai capelli rossi e un ragazzino pallido dal naso adunco e unti capelli neri, nella speranza che i due preferissero guastare la festa al rivale di James piuttosto che a lui.

“Ammettetelo, siete qui per rovinarmi l'appuntamento!”

“Siamo qua a salvarti la vita, caro Peter! Tra mezz'ora bisogna rientrare a scuola, cos'accidenti aspetti a baciarla?! Devo ripassare il Wingardium Leviosa facendo volare Bertha tra le tue braccia?!”

Il viso da topo di Peter venne colorato da leggere sfumature rosse

“È che... non so come si fa...”

“Come sarebbe a dire che non sai come si fa?! Ti avvicini e metti le tue labbra sulle sue, non è che ci vuole una E in tutte le materie, per Godric!”

Stavolta a parlare non era stato James, bensì Remus.

Questo punse nel vivo Peter: persino lui, la cui unica compagnia femminile conosciuta era la sua gatta domestica, lo stava trattando come un perfetto idiota.

Si sa, l'aria malaticcia che aveva perennemente unita alla trasandatezza non aiuta con il gentil sesso, come James e Sirius gli ricordavano spesso almeno quanto rammentavano a Peter il triste destino che l'attendeva se non si fosse “dato una mossa”: morire solo con qualche centinaio di gatti come le vecchie zitelle babbane.

Peter capì che doveva svegliarsi.

Doveva dimostrare ai suoi amici che le sue uniche abilità con l'altro sesso non erano limitate all'ascoltare discorsi di due ore sulla severità della professoressa McGranitt o sull'ultimo flirt di qualche personaggio famoso o studente di Hogwarts senza batter ciglio, anzi, senza quasi battere le palpebre: quel viso tondo incorniciato da riccioli castani e quei profondi occhi scuri sono uno spettacolo che avrebbe potuto ammirare per ore senza mai stancarsi.

Quel pensiero amplificò ulteriormente la convinzione di Peter sul fatto che doveva provarci.

Doveva provarci non soltanto per farsi rispettare dai suoi amici:

Doveva provarci perché da qualche settimana non aspettava altro.

“E.... se mi lancia una fattura?”

“Ne dubito, Peter”, rispose James, “penso non sia in grado nemmeno di fare gli incantesimi che le insegnano a scuola... preoccupati piuttosto di quella che potrei farti io se butti via un'occasione del genere!”.

James non voleva essere così duro con Peter, dopotutto era un suo amico. Proprio perché lo conosceva bene, però, sapeva perfettamente che quello era l'unico modo di spronarlo. Proprio perché era suo amico non avrebbe permesso che buttasse via un'occasione del genere a causa della sua timidezza con l'altro sesso.

“Meglio andare via prima che la donzella esca dal bagno, ci vediamo in sala comune, Peter!”

I due diedero una pacca sulla spalla al loro amico e si recarono verso un tavolo non lontano da quello della Evans e Mocciosus, visto che James aveva intenzione di sorseggiare l'ultima Burrobirra tentando di farsi notare dalla prima e d'importunare il secondo.

Circa un minuto dopo l'allontanamento dei due dal tavolo di Peter, Bertha uscì dal bagno e si sedette accanto a lui.

“Scusa se ti ho fatto aspettare...” disse al suo cavaliere, un po'imbarazzata.

“Figurati!”, rispose lui, mentre la osservava sorridendo.

La teoria di Remus sulla pozione finta del Settimanale delle Streghe non era così lontana dall'essere esatta: sul viso di lei vi erano alcuni residui di una sostanza verde dall'aspetto molliccio e appiccicoso.

“Aspetta, sei un po'sporca...”

Bertha arrossì: Che brutta figura! Farsi vedere in quello stato davanti al ragazzo che le piace? Non era stata una buona idea usare quella boccetta.... e se poi avesse scoperto che cos'era?

Peter prese un fazzoletto dal tavolo e iniziò a passarlo delicatamente sul viso di lei, come se più che pulirla l'accarezzasse.

Gli occhi acquosi di lui si perdevano in quelli scuri di lei, mentre la punta di alcune dita uscite dal fazzoletto sfioravano la morbida pelle del suo viso.

Peter capì che era il momento.

Si avvicinò, socchiuse gli occhi e appoggiò le sue labbra su quelle dell'amata che aveva di fronte.

Fu un bacio goffo e impacciato, di quelli che ci si aspetta da due bambini delle elementari.

Fu un bacio rapido, dopodiché i due iniziarono a guardarsi in silenzio, come se in quel momento fosse fondamentale agire secondo una qualche regola che nessuno si ricordava.

Peter non sapeva cosa fare, Bertha non sapeva cosa dire.

Fu lei a rompere il muro invisibile che l'imbarazzo aveva creato tra i due.

Allungò la sua mano verso quella di Peter e cominciò ad accarezzarla e stringerla dolcemente.

Lui,deciso a rompere quel silenzio che stava diventando imbarazzante, tentò di fare conversazione:

“Cos'è che dicevi prima sugli incantesimi rallegranti?”

 

   
 
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