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Autore: FallingInLove    07/08/2011    9 recensioni
Roba da pazzi! Poggiai una mano su un fianco cominciando a gesticolare animatamente con l'altra.
-Punto primo: mi stai rinfacciando tutte le volte che sono venuta a piangere da te? -domandai sentendo il veleno fra i denti -Perché io pensavo di trovare supporto fra le braccia di un amico e non di uno stronzo pronto a portarmi il conto!
-Non sto facendo niente di tutto questo -tentò di difendersi, ma io ormai ero partita come un treno e non mi sarei fermata tanto presto
-Punto secondo: io non sono una guerra che vi giocate tu e Riccardo, non sono una battaglia da vincere!
-Per me invece lo sei -mi interruppe, guardandomi dritta negli occhi; rimasi in silenzio, colta alla sprovvista e lui ne approfittò per continuare -Sei una di quelle poche cose per cui vale la pena lottare.. ed è per questo che non rinuncerò facilmente, soprattutto se ti so con quell'idiota
Avevo detto che non mi sarei fermata? Be' non avevo tenuto conto di questo. Proprio no.
-E punto terzo -aggiunse lui alla mia lista -non hai risposto alla mia domanda
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11. In pericolo


Avevo un mal di testa ATROCE; mi ero addormentata immediatamente non appena toccato il letto ma, evidentemente, l'interruzione causa cambio-camera-da-letto non era stata gradita dal mio “equilibrio biologico”.

In bagno cercai disperatamente di coprire le occhiaie, segno del mal dormire, ma l'impresa più ardua fu ricordare di mettere tutti i libri del giorno nella cartella; per strada, realizzai di essermene scordati circa la metà.

Consapevole della mia faccia orribile,mi affrettai all'entrata per raggiungere l'aula di scienze il prima possibile ma, ovviamente, mi ero scordata anche qualcos'altro oltre ai libri.

-Ludy?

C'era una sola persona in tutto il mondo che mi chiamava con quel diminutivo orrendo: mi voltai, e Riccardo mi aveva già raggiunta.

-Buongiorno -azzardai, la testa che pulsava

-No, non lo è -ci misi un po' prima di capire che si riferiva al mio “buongiorno” -Sono stato un'ora ad aspettarti sotto casa ieri

-Sei stato..? -poi ricordai del nostro appuntamento: la storia di Mirko me lo aveva fatto completamente dimenticare.

Sì, ma quella era diecimila volte più importante.

-Ho avuto da fare -risposi, massaggiandomi una tempia, con gli occhi pesanti -Davvero, mi dispiace di non averti avvertito, ma c'è una spiegazione

-Ah, sì? E quale sarebbe?

La sua arroganza e il suo alzare sempre la voce mi mandavano in bestia, più di quanto fosse già lui

-Sono cose personali -ribattei, senza nascondere l'irritazione

-Voglio sapere

Fottiti

-Scordatelo -tenni a freno la lingua -Non ti riguarda e non ho intenzione di parlarne con te -be', la tenni a freno più o meno

-Avanti, dillo, perché negarlo a questo punto? -chiese poi, allargando le braccia -Con chi sei stata a letto ieri notte?

Spalancai la bocca, e mi vennero in mente all'istante cinque modi diversi per ucciderlo cruentemente e fra atroci sofferenze -Vaffanculo, Riccardo!

Stavolta tenni a freno l'istinto omicida, ma non la lingua; se mi avesse provocata ancora, non so come sarebbe andata a finire.

Mi voltai per andarmene e constatai che, come al solito, avevamo dato spettacolo; fra la folla c'era anche Mirko, che mi guardava con.. soddisfazione? Ammirazione?

Stavo per andare dritta da lui, ma il braccio di Riccardo intorno al mio polso mi fermò -Ok, scusa -si affrettò a dire -Mi dispiace, non volevo, sono un idiota

Sospirai, invitandolo con lo sguardo a fare di meglio.

-Rimedio stasera, promesso -giurò -ti porto in un locale che hanno appena aperto, è carino e..

-Ok -bloccai il suo fiume in piena, decidendo di dargli una possibilità e impaziente di levarmi dal centro dell'attenzione; fui vinta dalla stanchezza più che dalle sue scuse.

-Bene, ti passo a prendere alle nove

Annuii e, anche se non mi spostai quando lui si chinò a baciarmi, ero ancora piuttosto scavolata perché..

SBAM!

Staccai le labbra da quelle di Riccardo, voltandomi verso ciò che aveva causato quel rumore; strizzai gli occhi, per capire se tutta quella calma apparente fosse dovuta al mio rincoglionimento post nottata pesante o se non ci fosse davvero alcunché di cui preoccuparsi.

-Il tuo amico è da ricovero -osservò Riccardo con sufficienza

-Cosa? -solo allora vidi Mirko di spalle che camminava per i corridoio con passo svelto tipico di chi è irritato, e solo allora notai che il suo armadietto aveva assunto una forma piuttosto incurvata, come se qualcuno ci avesse tirato un pungo..

-Io devo andare -annunciò Riccardo -A stasera, Ludy

Mi venne quasi da rispondergli “a stasera Ricky” ma evitai; mi affrettai invece a raggiungere l'aula, dove la lezione era già cominciata. Tutti avevano già preso posto, Mirko sedeva fra Jason e un ragazzo che conoscevo solo di vista e non mi rivolse nemmeno uno sguardo; Nadia invece, qualche fila più in là, mi fece cenno di andare accanto a lei, nel posto che mi aveva conservato.

-Cos'è successo? -mi chiese, decidendo di saltare il tradizionale “ciao come stai”

-Non lo so -risposi, ma la verità era che tremavo anche solo al pensiero di poter avere una minima idea del perché fosse successo quello che era successo; da lì si entrava in un campo molto, molto pericoloso.

-Come no -rispose Nadia scettica, scrollando le spalle

-Con Jason? -domandai per distrarla; funzionò, e le lezioni mattutine passarono abbastanza velocemente.

A mensa, andai a prendere Mirko per un braccio -Mangi con noi -suonò più come un ordine che come una domanda

Il suo sguardo per qualche istante fu impenetrabile, ma poi si sciolse -Dipende da che si mangia -rispose fissandomi le tette

Gli diedi una botta, poi raggiungemmo Nadia e Jaosn che erano già in coda; l'occhiataccia che mi riservò lei quando mi vide con Mirko mi spiazzò.


°°°


-Sei strano -commentò Nick

Mirko lo guardò con disappunto -Qui se c'è uno strano sei tu, e lo sai

-Sul serio -insistette il fratello -Che ti è successo?

Avevano cenato con degli amici e ora stavano tornando a casa; i pub ancora straboccavano di gente ma Nick il giorno dopo aveva il liceo, e Mirko l'università così avevano deciso di non attardarsi più di tanto.

-Allora? -insistette il più piccolo

Mirko scrollò le spalle -Solite cose, fratellino

Nick parve capire -Oh. Secondo me non è da te rimanere in silenzio

-No, infatti -confermò lui pensieroso

-E quindi?

Ma Mirko non rispose, perché la sua attenzione fu catturata da qualcos'altro: un uomo, seduto all'aperto sulla sedia di un bar, completamente ubriaco, che rideva e schiamazzava con i conoscenti.

Nick seguì il suo sguardo e impallidì -Ma quello non è..?

-Victor -confermò Mirko con un ghigno -Abbiamo fatto centro!

-E' ubriaco -notò Nick

-Appunto -fece Mirko tirando fuori il telefonino e cominciando a filmare la scena

-Che fai?

-Questo in tribunale non giocherà a suo favore: chi affiderebbe mai un adolescente in piena tempesta ormonale come te a un ubriacone? -strizzò l'occhio in direzione del fratello

-Vuoi dire che è tutto risolto? -domandò il ragazzo con occhi luccicanti

Mirko annuì -Tutto -e si godette l'esultare del fratello, mentre continuava a riprendere la scena senza farsi vedere

-Dillo che ti sarei mancato -fece Nick, ancora su di giri appoggiando il braccio sulle sue spalle

-Neanche un po', rompiscatole -rispose, dicendo con gli occhi l'esatto contrario

-Dobbiamo dirlo alla mamma

-Prima diciamolo a lui -propose invece Mirko, perfido

I due gli si avvicinarono proprio mentre l'uomo scoppiava in un'immotivata quanto fragorosa risata

-Victor -lo chiamò Mirko con una certa durezza

L'uomo si girò verso di loro, e fu palese lo sforzo che fece per riconoscerli; quando però ci riuscì, sbiancò e cercò di darsi un contegno -Ragazzi.. cosa.. come.. ?

-Non ci provare nemmeno: abbiamo un bel filmato che finirà dritto in tribunale

-Un filmato? -le sue facoltà mentali erano evidentemente rallentate mentre strizzava gli occhi

-Di te ubriaco -gli spiegò Nick, con voce più ferma e autoritaria di quanto il fratello gli avesse mai sentito -Non otterrai il mio affidamento

Quella sera Nick, avrebbe festeggiato a lungo con Stefano e Margaret, tra abbracci e brindisi.

Mirko invece avrebbe avuto un.. contrattempo.


Quando i due arrivarono a casa, pronti per dare la buona notizia, il telefono del maggiore squillò

-E' Ludovica -annunciò con disappunto

-E che vuole a quest'ora? -chiese Nick

-Ora lo scopro.. Pronto? -fece Mirko rispondendo alla chiamata

-Mirko.. -rispose una voce piuttosto tremante dall'altra parte

-Nina, che hai? -le chiese, subito allarmato

-Puoi.. puoi farmi un favore? -stava piangendo -Puoi venirmi a prendere?

Perché stava piangendo?

-Sì, certo -non gli piaceva affatto quella situazione -Ma stai bene?

-Io.. vieni solo a prendermi, per favore.. poi ti spiegherò tutto

Ok, adesso l'importante era andare da lei: la sentiva troppo spaventata

-Dove sei?

Anche Nick si era fermato accanto a lui, allarmato da ciò che era riuscito a sentire, e lo guardava interrogativo

-Non lo so -rispose Ludovica con un singhiozzo

-Che vuol dire che non lo sai? -chiese Mirko, troppo brusco a causa dell'agitazione

-Non lo so! -ribatté lei con più forza

-Ok -Mirko si massaggiò una tempia e prese qualche istante per cercare di calmarsi; a mente più lucida, riprese la conversazione -Guardati intorno: cosa vedi?

Ci fu qualche istante di pausa, rotto solo dal respiro affannato e irregolare della ragazza -Vedo.. un negozio di videogiochi.. un ristorante cinese.. è tutto chiuso

Mirko si concentrò, ma gli venivano in mente almeno dieci strade diverse con un ristorante cinese e un negozio di videogiochi -Nina, sforzati per favore.. sai almeno a che altezza della città ti trovi?

La sentii gemere e questo aumentò la sua ansia e la sua impazienza di capire dove si trovasse -A sud.. c'è.. un ponte, credo. Sì, è un ponte

A sud, con il ponte.. ma certo!

-Via del Fortino! -realizzò allora Mirko -C'è anche un parco?

Qualche istante di silenzio -Sì, più indietro

-Ho capito. Stai tranquilla -tentò di essere rassicurante -Arrivo subito

-Fai presto -disse con un filo di voce, prima di attaccare

Mirko rimase un istante a guardare il telefono, interdetto: avrebbe voluto chiederle casa accidenti ci facesse in quel postaccio, per giunta di notte e da sola.

Da sola: questo lo risvegliò, e scattò immediatamente verso la macchina, estraendo le chiavi dalla tasca

-Hey!

Si era completamente scordato di suo fratello Nick; si girò verso di lui -Fratellino, devo sbrigarmi

-Ma dove vai? Come sta Ludovica?

-Non lo so -rispose frettoloso; stava già salendo sull'auto -è per questo che mi devo muovere. Tu va' a casa, appena la trovo ti chiamo

Nick gli rispose qualcosa, ma lui era già partito a tutta velocità, sentendo crescere l'angoscia dentro di sé ad ogni secondo che passava senza che avesse raggiunto la ragazza.


°°FLASHBACK°°


Volevo trovare il DJ di questo locale e ucciderlo: davvero, questa musica faceva schifo! E per giunta era a tutto volume.

Sprofondai un po' di più nel divanetto rosso fuoco su cui ero seduta, conscia che il mio mal di testa mattutino non era altro che il Paradiso in confronto a quello che stava subendo in quel momento la mia povera zucca.

Riccardo era sparito fra la gente che ballava sulla pista; fra i tanti, riconobbi Yan, uno dei suoi amici che ballava con una bionda. Pochi istanti dopo, i due si stavano avviando verso una delle tante “salette” di quel locale.. difficile immaginarsi cosa fossero, eh?

Eppure mi era sembrato che quella ragazza fosse stata accompagnata da un altro tizio.. forse mi stavo sbagliando, o forse erano una di quelle che si definisce una “coppia aperta”.

Sbuffai e, in quel momento, un tizio sconosciuto mi si sedette accanto

-Hey, piccola -mi chiamò circondandomi le spalle con un braccio

Lo squadrai un secondo -La piccola ti spacca il naso se non te ne vai seduta stante -risposi, con tutta l'acidità di cui ero capace

Lui mi guardò come se fossi pazza, e si dileguò: bene!

-Ludy! -era la serata dei nomignoli orridi.

Mi girai verso Riccardo -Ma dov'eri? -gli chiesi

-A ballare: dai, vieni anche tu

Non volevo fare la palla al piede, ma davvero non ne potevo più di quella serata -Non mi va proprio, sul serio

Lui annuì -Musica pessima, vero?

-Già -forse voleva andarsene anche lui

-Ok, vieni, ti porto da un'altra parte

Qualunque posto sarebbe stato meglio di quello: afferrai di buon grado la mano che mi porgeva e lo seguii verso quella che all'inizio mi era sembrata un'uscita.

Le luci si fecero più basse, e la musica suonava ovattata da lì.

-Ma dove stiamo andando? -chiesi allora

Lui si girò e sorrise, senza dire niente; solo allora notai la somiglianza con le salette ai bordi della pista da ballo

-Riccardo, ho mal di testa -la tipica scusa, avrebbe detto Mirko; e invece stavolta era vero

Lui non mi ascoltò e aprì una porta di fronte a noi, che dava su una camera da letto; ma non c'era nemmeno una chiave?

-Andiamo, Ludy.. -cercò di convincermi cominciando a baciarmi il collo

-Riccardo.. -volevo aggiungere un non mi va, ma lui non mi diede il tempo, perché cominciò a baciarmi la bocca

-E' per chiudere bene la serata -sussurrò al mio orecchio e il suo fiato mi fece solletico -poi andiamo a casa

Certo, e io ero una puttana che scroccava passaggi in cambio di sesso, come no. Però in fondo non mi dispiaceva come mi stava baciando, e come stringeva i miei fianchi; magari quella sera, finalmente..

Cominciai a ricambiare i suoi baci, e in poco tempo finimmo sul letto; i vestiti finirono sparpagliati per terra in breve tempo, anche se stavolta non mi levò il reggiseno, forse per la fretta di andare al dunque. Troppa fretta.

Non ero ancora abbastanza eccitata, e sentii un dolore acuto quando entrò (o meglio irruppe come una squadra di perquisizione al completo) dentro di me

-Piano -protestai, la fitta che ancora non passava

-Sei troppo bella per resisterti -furono le sue scuse; stava continuando a farmi male

-Riccardo, basta -decretai

-Ma che dici, Ludy?

-Dico che mi fai male -risposi spingendo per scacciarlo via.

Con uno sbuffo per niente celato, si staccò, e io mi allontanai subito da lui

-Scusa -mi disse, ma era palese che si stesse sforzando

-Voglio andare via -dissi, rimettendomi in fretta le mutandine

Lui annuì e prese i suoi jeans -Quando sei pronta vieni a chiamarmi -cercava sempre di essere gentile, ma non gli stava riuscendo molto bene; quando si fu vestito, uscì e io tirai un sospiro di sollievo.

Mi rimisi i jeans, restando un attimo seduta sul letto a godermi la momentanea quiete: tra poco sarei dovuta entrare di nuovo in quella scatenata mandria di “ballerini” e quella musica schifosa.

Sentivo ancora un gran bruciore..

Stavo per alzarmi a raccogliere la maglia, quando la porta si aprì di nuovo: un po' impaziente il ragazzo.

-Sono pronta, un att.. -ma non era Riccardo.

Il tipo che aveva provato ad abbordarmi prima, adesso accompagnato da un amico, mi guardava in un modo che non mi piaceva affatto.

-Guarda che si rivede -disse, sinceramente sorpreso ma anche.. su di giri.

Tirai svelta il lenzuolo, per avvolgermelo intorno al reggiseno e a tutto il busto -Non vi hanno insegnato a bussare? -domandai irritata -Uscite, mi sto vestendo

-Vestendo? -fece quello, confuso -La tua serata è già finita?

Notai che l'amico si stava reggendo allo stipite della porta; sembrava drogato perso a giudicare dalle pupille.

Sospirai -Sentite, non ho tempo da perdere: uscite di qua e lasciatemi in pace

Quello scosse la testa, lentamente -Puoi fare la difficile quanto ti pare, tanto non attacca: se sei qui un motivo c'è.

E, prima che me ne rendessi conto, mi si era avvicinato e si era chinato per baciarmi; spostai bruscamente la testa di lato e avrei spostato anche il corpo, se non fossi stata trattenuta dalla sua presa. La cosa non sembrò infastidirlo, e si avventò sul mio collo.

La mia mente si sdoppiò: una parte andò nel panico, conscia ormai delle intenzioni dei due e del fatto che anche se avessi urlato, con il volume della musica che veniva dalla pista, non mi avrebbe sentito nessuno. Cominciai a tremare e sudare freddo, mentre l'altra parte di me realizzava finalmente dove mi trovassi: era un.. un casino. La ragazza bionda, era stata sì accompagnata da qualcuno qui.. ma chissà poi quanti altri ne aveva “incontrati”. Era un luogo fatto apposta, dicesi bordello.

Fatto questo terribile collegamento però, anche questa parte di me si abbandonò al panico; cominciai a dimenarmi, cercando di allontanare il tizio da me, ma lui mi spinse sul letto, dove caddi a peso morto.

-Sei impazzito? -gli urlai -Cosa credi di fare? Vattene!

Lui mi strappò via il lenzuolo dalle mani, scoprendo il mio torace -Mi piacciono le urlatrici -sussurrò, facendomi venire i brividi.. di paura, non piacere.

Anche il suo amico ci raggiunse e si sdraiò accanto a me. Non potevo credere che stesse succedendo a me

-NO! -gridai -Levatevi! -uno dei due sghignazzò.

Ero troppo spaventata persino per piangere. Quando quello sobrio dei due mi tirò una gamba da un lato e l'altra da quello opposto, capii che dovevo escogitare qualcosa, e in fretta: già, ma cosa?

Smisi di urlare: era inutile, e mi confondeva solo le idee.

Decisi di sbarazzarmi prima dell'ubriaco, e fu facile: mettendomi a sedere di scatto mentre quell'altro armeggiava con la chiusura lampo dei miei jeans, gli tirai un potente spintone alle spalle.

Oddio, forse non fu così potente ma, grazie alle sue condizioni, bastò a farlo cadere a terra, dove rimase probabilmente addormentato.

A quel punto presi per i capelli quell'altro e godetti della sua smorfia di dolore; un destro in faccia di quelli che avrebbero reso fiero Luca, gli fece portare rapidamente le mani al viso.

Era il momento: ritirai le gambe verso di me, e poi girai il bacino verso il bordo del letto per posarle a terra.

-Non così in fretta -ribatté quello, acchiappandomi per un braccio; tentai di strattonarlo, ma non riuscii a liberarmi, e lui afferrò anche l'altro. Merda!

-Dove credi di andare? -sussurrò contro il mio orecchio, e poi accadde una cosa a dir poco orribile, disgustosa: sentii la sua lingua percorrere tutto l'arco del mio collo, mentre continuava a tenermi stretti i polsi.

Gemetti, mentre sentivo che la fredda praticità di poco prima mi stava abbandonando, cedendo di nuovo al panico più totale.

No! pensai Non ora!

Mi alzai in piedi, dimenandomi, ma lui mi seguì e la sua presa non diminuì. Provai ancora a riflettere, ma non c'era tempo: dovevo agire e subito!

Come il sole d'inverno che spunta all'improvviso, mi tornò alla mente quel giorno che Mirko era stato a lezione di kick con me: mi aveva spiegato cosa fare quando un aggressore arriva alle tue spalle e ti immobilizza.

Le sue parole risuonarono forti e chiare nella mia testa, amplificate dal senso di sopravvivenza: capocciata sul naso, poi ti giri e lo stendi.

Affondai la testa all'indietro, con tutte le mie forze e pregai.

Un nanosecondo di panico e poi..

-AARGH! -strillò quello per mia grande soddisfazione e sollievo. Sentii immediatamente la stretta allentarsi; senza pensare, ma facendo tutto guidata dall'istinto e dalle parole di Mirko, mi girai alla svelta, e gli tirai un gancio che lo fece rovinare a terra con un altro urlo.

Rimasi un istante immobile ad osservarlo: ce l'avevo fatta davvero.. sì, ma non ero ancora slava. Mi rinvenni e, lasciando stare la maglia, finita chissà dove, mi chinai in fretta a raccogliere la giacca e uscii di corsa da lì. Non mi diedi nemmeno il disturbo di provare a cercare Riccardo nella pista: era lui che mi aveva portata in quel posto schifoso.

Trovai l'uscita del locale, e cominciai a correre come una forsennata per quelle strade che non conoscevo minimamente: svoltai a destra, a sinistra, poi dritto.. tutto quello che m'importava era allontanarmi da lì.

Macinavo asfalto sotto le scarpe ma, dopo un po', dovetti fermarmi, il fiato reso troppo corto dalla paura e dalla corsa; forse non mi ero nemmeno allontanata tanto, forse avevo girato in tondo..

Faceva un freddo mostruoso ma, quando provai a chiudere la lampo della giacca, appresi che era rotta: fantastico. Me la strinsi al petto e provai a muovere qualche altro passo, per cadere a terra poco dopo, da tanto che le gambe tremavano.

Fu allora che cominciai a piangere; ero scossa da violenti brividi che mi attraversavano tutto il corpo, e avevo tanta, tantissima voglia di andarmene a casa.

..Tornare a casa: ecco un altro problema! Non sapevo minimamente dove mi trovassi, né quale fosse la strada giusta. Stavo lì, sdraiata sul marciapiede di una strada mai vista prima.

Nello stesso istante in cui me ne rendevo conto, un'altra orribile paura mi si affacciò alla mente: e se quei tizi avessero deciso di venirmi a cercare? Gemetti per poi portarmi una mano alla bocca: ogni rumore poteva farmi scoprire.

Avevo troppa, troppa paura e le lacrime sgorgavano come pioggia: cosa potevo fare?

Io niente.. e c'era una sola persona in quel momento che poteva aiutarmi.

Grazie a Dio, avevo ancora il cellulare in tasca: mi misi a sedere, composi il numero alla svelta, e aspettai.

-Pronto?

Già sentire una voce conosciuta, la sua voce, mi diede un sollievo immenso di cui mi cibai.

-Mirko..







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Ho cercato di postare in fretta per farmi perdonare la luuuunga assenza!

Comunque so per certo che dopo questo capitolo odierete ancora di più Riccardo e ne sarò più che felice! Ormai non ha più scuse.

E qui interviene il paladino Mirko, pronto a correre in soccorso della sua Nina.. ma vedremo nel prossimo capitolo questo salvataggio ;)

Ok, tutto questo era per sdrammatizzare un po': sono stati due capitolo un po' pesanti, lo so. La storia era iniziata con un tono decisamente più allegro, ma c'era comunque l'ombra del passato di Mirko che incombeva.

Comunque sia, adesso con Victor è tutto risolto, di lui non dovete più preoccuparvi: un giudice non affiderebbe mai un minore alla tutela di un alcolizzato-picchiatore di bambini U.U


Vi ringrazio di aver continuato a seguire questa storia =)

un bacione grande a tutte voi che avete aspettato con pazienza (spero ne sia valsa la pena!)

al prossimo capitolo ;)

  
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