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Autore: LetShizueGo    07/08/2011    0 recensioni
"Regnava il caos nella sala da pranzo, ed io non sapevo cosa fare, dove andare, vedevo solo lui lì, che aveva bisogno del mio aiuto, tutti avevano bisogno del mio aiuto.
Ma io non li avrei aiutati."

FF su The Vampire Diaries. L'ambientazione è mia, si parla di tre anni dopo la seconda stagione all'incirca, perchè questo permette di slacciarsi abbastanza dalla serie così da non creare spoiler e tantomeno vincolare la mia storia alla terza stagione, ormai imminente.
Punto di vista: Caroline Forbes.
Genere: Dark, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prologo.

 

"Dimentica gli errori del passato. Dimentica i fallimenti. Dimentica tutto eccetto ciò che devi fare ora e fallo"

 


Le scalinate di Yale University erano affollate, piene di studenti che non volevano fare tardi alla prima lezione del loro primo semestre.  Fra i tanti studenti c'era anche una ragazza bionda, i capelli mossi legati in una coda alta, sul suo viso era dipinto un magnifico sorriso. Lei era vestita con jeans e tacchi alti e non vedeva l'ora di riprendere il corso di letteratura inglese del professor Richard Wright. Sì era una strana coincidenza che il suo professore preferito facesse Wright di cognome. Perchè? Perchè lei sarebbe diventata scrittrice. Era con quell'intento che si era iscritta a Yale, ma non una scrittrice di quelle che scrivono per vendere e che fanno “brillare” i vampiri, no, lei avrebbe scritto delle verità, a cui nessuno avrebbe creduto, ma delle verità. Perchè lei, una volta, era dentro la Verità. Ma era fuggita via, lasciandosi indietro tutto, gli amici, la famiglia e la sua vecchia vita, ed ora era lì, al suo secondo anno di università.
La ragazza bionda fece un profondo respiro ed entrò, eccitata come una ragazzina, come se il rimpianto per aver lasciato la sua vecchia vita con mille conti in sospeso, compresa la sua felicità di donna, non l'avesse sfiorata solo pochi instanti prima.
-Caroline!- un'altra ragazza, capelli rossi, decisamente tinti, salutò la bionda sventolando il braccio in aria e quasi correndole incontro. Una volta che la rossa la raggiunse si abbracciarono affettuosamente, un abbraccio caloroso di due vecchie amiche, anche se loro vecchie amiche non erano.
-Ehi Melanie- la salutò dolcemente Caroline quando sciolsero l'abbraccio. Cosa avrebbe fatto senza Mel lì lei? L'aveva aiutata così tanto... ma questa era un'altra storia, lei ora era una normalissima studentessa, e lo sarebbe stata tutte le volte che entrava in quell' università, per tutto il tempo che sarebbe servito.
-Care, questo è il mio quinto primo giorno del secondo anno di università! Sono eccitatissima!- esclamò Melanie saltellando come un'elfetta allegra e felice, euforia che quasi riusciva in contrasto con il sorriso ampio e dolce di Caroline.
-Invece il mio è il primo... e sono in ritardo!!- Si riassettò non appena vide l'orario sull'orologio sottile che le cingeva il piccolo polso e iniziò a correre verso l'aula, velocemente e con grande facilità, nonostante avesse dodici centimetri di tacco a spillo.
Caroline Forbes, vent'anni, vampira. Lei ha l'aspetto della diciassettenne bionda di provincia, la cheerleader stronzetta del liceo, snob e frivola insomma. Ed una volta era così... ora non più.
Lei, Caroline, prima di andare a Yale abitava a Mystic Falls e ne aveva viste di tutti i colori. E' stata trasformata da una vampira che è la copia esatta di Elena, la sua migliore amica, e Bonnie, l'altra sua migliore amica, è una strega. Ha rischiato di morire per un rituale che ha liberato la parte “lupesca” del vampiro più antico sulla terra ed è stata anche mollata dal suo ragazzo Matt, che era l'unico normale in tutto questo.
Poi se n'è andata, o meglio, è più giusto dire che è scappata.
Scosse la testa energicamente ritrovandosi di colpo nell'aula, ad ascoltare una lezione che per lei non c'era, persa com'era nei ricordi di una vita a cui lei voleva rinunciare ma che, come l'incubo peggiore, la tormentava ogni istante della sua vita. Si rese conto di averlo fatto ancora una volta, perdersi nei pensieri e non ascoltare una sillaba di quello che Wood diceva intendo. Ah Wood è il suo professore di filosofia moderna. Be' lei non era la tipa da “non pensiamoci” ma comunque era un ricordo che faceva male, insomma il modo con cui se n'era andata, come aveva lasciato tutti e la madre, il suo ragazzo, o meglio ex ragazzo viso che l'aveva mollata, il suo mogliore amico.Ma chi ha detto che un taglio netto è meno doloroso di un allonanamento graduale?
In realtà lei non si era mai allontanata dalla sua vecchia vita, lo dimostra quello che prese fra le mani mentre cercava di ascoltare il professore. Infatti aprì con delicatezza una specie di quaderno chiuso con dei nastrini viola scuro, e lì dentro vi erano raccolte foto, dediche, pezzi di diario scolastico e diario personale, tutto che riguardava i suoi ultimi anni nella piccola cittadina tranquilla, ma che di tranquillo aveva solo l'aggettivo. Si soffermò su una foto in particolare, scattata una sera al Grill nell'estate che precedeva il suo ultimo anno di liceo. Le mancava quella vita, ma non sarebbe tornata per due motivi: il rpimo era che tutti I suoi amici erano sparsi per gli USA all'università, o almeno così doveva essere, il secondo invece era la paura e la vergogna. Con quale faccia si sarebbe ripresentata davanti a loro? Dopo quello che era successo?
Uscì dalla classe a metà lezione dopo aver mandato un messaggio a Melanie di incontrarla in cortile.
Melanie era una vampira, proprio come lei, solo che aveva qualcosa tipo due secoli in più rispetto a Care, era più esperta di lei e l'aveva aiutata ad ambientarsi in città, le aveva mostrato gli ospedali in cui era consigliabile “prendere in prestito” il sangue, oppure i locali in cui i vampiri erano soliti ritrovarsi. Ovviamente lei era una dei pochi ad avere un cimelio stregato che la facesse camminare sotto il sole senza danneggiarla, solo chi aveva le streghe amiche poteva averlo, a meno che non lo si rubasse a qualche altro vampiro.
Era l'unica amica che Caroline si ritrovava lì, o almeno l'unica Amica, le altre non erano chissà chè. Melanie era diversa, era allegra e saltelante tutto il tempo, come una bambina, e aveva anche il fisico minuto di una ragazzina, anche se il suo corpo aveva ventiquattro anni, che non mostrava affatto. Sincera, un po' stravagante, riusciva a farti sorridere anche nei momenti in cui il mondo sembra caderti addosso.
Lei era così, una ragazzina che si emozionava per qualsiasi cosa, sempre ottimista e che stava lontana dai guai. E in quel periodo di guai ce n’erano anche troppi nel mondo nascosto della notte. Aiutò Caroline anche in questo, a tenere lontano i guai.
Ma i guai non puoi allontanarli quando vengono a cercarti.
-Non sai la notizia dell’ultima ora!- disse Melanie all’orecchio di Caroline, seduta per i fatti suoi sulla panchina. Caroline sobbalzò, allontanandosi di scatto. Non aveva sentito Melanie arrivare. Quest’ultima allo scatto della bionda esplose in una risata divertita.
-Sono più vecchia, sono più veloce e mi piace quando fai quella faccia spaventata- rise Melanie sedendosi vicino a Caroline.
-Allora qual è la novità?- chiese Caroline una volta che entrambe erano sedute. Era curiosa, Melanie faceva questo all’università ormai, raccoglieva notizie e pettegolezzi per poi informare gli altri e commentarli, ma a lei piaceva pure, ogni tanto si sentivano cose interessanti, e poi le ricordava il tempo del liceo. L’aveva detto che Mel era una ragazzina.
-Una matricola nuova di zecca- disse la rossa avvicinandosi a Caroline teatralmente, con un filo di voce eccitato all’idea di “carne fresca da spolpare”, non letteralmente, di solito beveva dalle scorte dell’emoteca dell’ospedale, ma ogni tanto assaggiare le persone non le dispiaceva affatto.
-Cioè non proprio una matricola nel senso di primettino impacciato, lui è al secondo in realtà, comunque le mie fonti dicono che si è trasferito dalla Columbia e non si sa il perché, ma è un gran bel bocconcino, credimi, anzi credi alle fonti, io non l’ho visto. Però figo e misterioso.. promette bene Care-
Caroline sorrise nel vedere Mel così euforica e tutta presa nel raccontare di queste cose, di solito a Mystic Falls era lei quella che sapeva tutto di tutti, soprattutto dei primi arrivati… anche se doveva ammetterlo, lei superava di gran lunga Melanie. No, non è vantarsi, odia semplicemente la falsa modestia. Però alla parola “bocconcino” alzò un sopracciglio e guardò Melanie di sbiego, conosceva l’hobby di Mel e non le scendeva molto. Infatti sembrò che la rossa ricevette il messaggio, perché le rispose subito.
-Non mangio gli universitari!- esclamò portando le mani in alto con grande vistosità per poi continuare: - Però potrebbe piacerti …- insinuò guardando Care negli occhi con un pizzico di malizia. Caroline distolse lo sguardo, un sorrisetto imbarazzato sul viso che nascondeva il disagio dell’argomento, il disagio nel ricordare Matt, nel ricordare la sua vecchia vita in generale, e soprattutto quello.
-Non mi sono ancora ripresa dal capitolo ragazzi… e lo sai- la informò sorridendo più come un piccolo rimprovero, perché di sorridere non ne vedeva proprio il motivo, non la guardò, il suo sguardo zaffiro vagava da tutt’altra parte, perso nel paesaggio che le circondava.
-Quante storie per un broccolo ed un lupo, che poi era solo un amico… ed era un licantropo, sai che grande perdita!-
-Mel, Matt è stato importante per me!- esclamò Caroline, anche se pensare a come l’aveva scaricata non era proprio un pensiero felice. E pensare che c’era stata anche male. Guardò l’orologio per la seconda volta nella prima mattinata, fra poco iniziava la lezione di Wright e non se la sarebbe persa per nulla al mondo, così salutò Melanie e si alzò, dirigendosi con passo fermo verso l’aula di letteratura inglese.
Però forse aveva ragione, sì, vero, Matt era stato il suo primo vero amore, eppure quanto aveva allora, diciassette anni? Cosa sapeva dell’amore allora? Non ne sapeva nulla neanche adesso... Doveva iniziare a sciogliersi un po’, non a pensare come una donna che aveva visto tutto del mondo e che ne era stata soffocata, aveva soltanto vent’anni! Poi si immerse nei dolci ricordi di quando era felice e sorrideva, e automaticamente i ricordi delle lacrime versate per il suo ex ragazzo sostituirono dopo poco quei sorrisi vividi nella sua mente. Eppure non riusciva a ricordare colui che aveva asciugato le sue lacrime. Era un rifiuto, il rifiuto di comprendere Tyler nei suoi ricordi, come se quel capitolo non si fosse mai aperto. Non capiva, era stato il suo migliore amico, c’era stato sempre per lei, eppure lei continuava a far finta non fosse mai entrato così affondo nella sua vita. Era un rifiuto irrazionale e inconscio, eppure quella reazione per lei era inspiegabile.
Si dirigeva verso la classe di Wright, i corridoi nuovamente ingombri di studenti rumorosi, e lei per non pensare cercava di dividere quella massa di odori e, una volta identificatone uno, di associarlo al proprietario. Lo trovava un passatempo divertente quando non si era affamati, perchè sennò poteva portare un po’ di complicazioni, tipo il voler azzannare lo studente, ma lei era diventata discretamente brava nel controllarsi.
Si fermò di scatto. Si voltò indietro, verso l’origine di quel profumo. Non vide nulla.
Scosse la testa energicamente. Era impossibile che quel profumo appartenesse a lui. Eppure le riportava alla mente qualcuno, quel qualcuno...
Basta, stava pensando troppo e quando lei pensa troppo finisce solo per combinare casini inutili!
Si affrettò verso l’aula e prese posto in una delle file centrali. Si era praticamente precipitata per quella sensazione che le aveva fatto venire la pelle d’oca per un attimo ed ora era lì e, ripensandoci, si diede della stupida. Suvvia, era impossibile che fosse lì, per di più per lei, anche perchè lei aveva nascosto bene le sue tracce, sapeva come non farsi trovare, era stato solo uno scherzo dei ricordo. Non poteva non essere così.
Posò la borsa bianca sulle ginocchia e quando abbassò lo sguardo per aprire la cerniera si rese conto di averla lasciata aperta. Cavolo, pensò e infilò le mani dentro frugando frenetica per assicurarsi di non aver perso nulla.
-Ti è caduto questo in corridoio Caroline-
Rimase lì, ferma, le mani che prima erano frenetiche ora erano immobili, gli occhi blu spalancati ma fissi all’interno della borsa, proprio dove qualche istante prima cercavano se c’era tutto. Quel profumo era reale e quella voce era fin troppo familiare per non riconoscerla.
Alzò gli occhi lentamente fissando il quaderno con i lacci viola, senza guardarlo realmente. Non alzò lo sguardo oltre e non lo spostò quando la figura davanti a lei si spostò, sedendosi al suo fianco, senza smettere di fissarla.
-Ehm.. Ciao... Ty..ler- balbettò a fatica, senza guardarlo, gli occhi ancora sbarrati per la sorpresa e fissi davanti a lei, la penna fra le mani che si muoveva freneticamente guidata dalle dita affusolate della ragazza.
Tyler Lockwood la fissava senza preoccuparsi di essere scortese o di darefastidio.
Sul volto un sorriso soddisfatto.

 

NdA: Ecco qui, la mia prima FanFic su The Vampire Diaries. Premetto che questo è un prologo, non è molto esplicativo sugli sviluppi della trama perchè neanche io so la piega precisa che prenderà, nella mia testa c'è un grande progetto, pieno di vicoli e stradine secondarie, che potrei imboccare come no, quindi ho preferito riassumervi la situazione iniziale piuttosto che fare spoiler che poi non ci saranno. Per il resto, ho voluto dare un'ambientazione che sia del tutto fuori dal telefilm, proprio per non essere troppo vincolata alla seire della CW, anche se ci sarà qualche flashback, soprattutto su quella che dovrebbe essere la terza stagione, che ho già in mente a modo mio, quindi la storia potrebbe non rispecchiare -anzi non lo farà- quella della CW.

Non ho letto i libri, quindi seguo solo il telefilm, so che per alcuni questo mio atteggiamento è del tutto condannabile ed hanno ragione, ma ora non ho proprio tempo per leggere nove libri o qualcosa di più anche.

Non dico i miei team, soprattutto quello che riguarda Care (*-*) [Ok, inutile visto che le mie NdA esplicano tutto sulla pagina dell'account -.-"] anyway, alla domanda "E' una Forwood, Delena, Maroline etc?" io rispondo "NO". Questa non è solo una FF per far accoppiare due o più personaggi, ma vuole essere una vera e propria STORIA, non solo una romanzata ;D

Per il resto... speriamo che non faccia schifo o.o"

 

-Shizue

Le scalinate di Yale University erano affollate, piene di studenti che non volevano fare tardi alla prima lezione del loro primo semestre. Fra i tanti studenti c'era anche una ragazza bionda, i capelli mossi legati in una coda alta, sul suo viso era dipinto un magnifico sorriso. Lei era vestita con jeans e tacchi alti e non vedeva l'ora di riprendere il corso di letteratura inglese del professor Richard Wright. Sì era una strana coincidenza che il suo professore preferito facesse Wright di cognome. Perchè? Perchè lei sarebbe diventata scrittrice, era con quell'intento che si era iscritta a Yale, ma non una di quelle che scrivono per vendere e che fanno “brillare” i vampiri, no, lei avrebbe scritto delle verità a cui nessuno avrebbe creduto, ma delle verità. Perchè lei, una volta, era dentro la Verità. Ma era fuggita via, lasciandosi indietro tutto, gli amici, la famiglia e la sua vecchia vita, ed ora era lì, al suo secondo anno di università.

La ragazza bionda fece un profondo respiro ed entrò, eccitata come una ragazzina, come se il rimpianto per aver lasciato la sua vecchia vita con mille conti in sospeso, compresa la sua felicità di donna, non l'avesse sfiorata solo pochi instanti prima.

-Caroline!- un'altra ragazza, capelli rossi, decisamente tinti, salutò la bionda sventolando il braccio in aria e quasi correndole incontro. Una volta che la rossa la raggiunse si abbracciarono affettuosamente, un abbraccio caloroso di vecchie amiche, anche se loro vecchie amiche non erano.

-Ehi Melanie- la salutò dolcemente Caroline quando sciolsero l'abbraccio. Cosa avrebbe fatto senza Mel lì lei? L'aveva aiutata così tanto... ma questa era un'altra storia, lei ora era una normalissima studentessa.

-Care, questo è il mio quinto primo giorno del secondo anno di università! Sono eccitatissima!- esclamò Melanie saltellando come un'elfetta allegra e felice, euforia che quasi riusciva in contrasto con il sorriso ampio e dolce di Caroline.

-Invece il mio è il primo... e sono in ritardo!- si riassettò non appena vide l'orario sull'orologio sottile che le cingeva il piccolo polso e iniziò a correre verso l'aula, velocemnte e con grande facilità, nonostante avesse dodici centimetri di tacco a spillo.

Caroline Forbes, vent'anni, vampira. Lei ha l'aspetto della diciassettenne bionda di provincia, la cheerleader stronzetta del liceo, snob e frivola insomma. Ed una volta era così... ora non più.

Lei, Caroline, prima di andare a Yale abitava a Mystic Falls e ne aveva viste di tutti i colori. E' stata trasformata da una vampira che è la copia esatta di elena, la sua migliore amica, e Bonnie, l'altra sua migliore amica, è una strega. Ha rischiato di morire per un rituale che ha liberato la parte “lupesca” del vampiro più antico sulla terra ed è stata anche mollata dal suo ragazzo Matt, che era l'unico normale in tutto questo.

Poi se n'è andata, o meglio, è più giusto dire che è scappata.

Scosse la testa energicamente ritrovandosi di colpo nell'aula, ad ascoltare una lezione che per lei non c'era, persa com'era nei ricordi di una vita a cui lei voleva rinunciare ma che, come l'incubo peggiore, la tormentava ogni istante della sua vita. Si rese conto di averlo fatto ancora una volta, perdersi nei pensieri e non ascoltare una sillaba di quello che Wood diceva intendo. Ah Wood è il suo professore di filosofia moderna. Be' lei non era la tipa da “non pensiamoci” ma comunque era un ricordo che faceva male, insomma il modo con cui se n'era andata, come aveva lasciato tutti e la madre, il suo ragazzo, o meglio ex ragazzo viso che l'aveva mollata, il suo mogliore amico. Ma chi ha detto che un taglio netto è meno doloroso di un allonanamento graduale?

In realtà lei non si era mai allontanata dalla sua vecchia vita, lo dimostra quello che prese fra le mani mentre cercava di ascoltare il professore. Infatti aprì con delicatezza una specie di quaderno chiuso con dei nastrini viola scuro, e lì dentro vi erano raccolte foto, dediche, pezzi di diario scolastico e diario personale, tutto che riguardava i suoi ultimi anni nella piccola cittadina tranquilla, ma che di tranquillo aveva solo l'aggettivo. Si soffermò su una foto in particolare, scattata una sera al Grill nell'estate che precedeva il suo ultimo anno di liceo. Le mancava quella vita, ma non sarebbe tornata per due motivi: il rpimo era che tutti I suoi amici erano sparsi per gli USA all'università, o almeno così doveva essere, il secondo invece era la paura e la vergogna. Con quale faccia si sarebbe ripresentata davanti a loro? Dopo quello che era successo?

Uscì dalla classe a metà lezione dopo aver mandato un messaggio a Melanie di incontrarla in cortile.

Melanie era una vampira, proprio come lei, solo che aveva qualcosa tipo due secoli in più rispetto a Care, era più esperta di lei e l'aveva aiutata ad ambientarsi in città, le aveva mostrato gli ospedali in cui era consigliabile “prendere in prestito” il sangue, oppure i locali in cui i vampiri erano soliti ritrovarsi. Ovviamente lei era una dei pochi ad avere un cimelio stregato che la facesse camminare sotto il sole senza danneggiarla, solo chi aveva le streghe amiche poteva averlo, a meno che non lo si rubasse a qualche altro vampiro. Era l'unica amica che Caroline si ritrovava lì, o almeno l'unica Amica, le altre non erano chissà chè. Melanie era diversa, era allegra e saltelante tutto il tempo, come una bambina, e aveva anche il fisico minuto di una ragazzina, anche se il suo corpo aveva ventiquattro anni, che non mostrava affatto. Sincera, un po' stravagante, riusciva a farti sorridere anche nei momenti in cui il mondo sembra caderti addosso.

Lei era così, una ragazzina che si emozionava per qualsiasi cosa, sempre ottimista e che stava lontana dai guai. E in quel periodo di guai ce n’erano anche troppi nel mondo nascosto della notte. Aiutò Caroline anche in questo, a tenere lontano i guai.

Ma i guai non puoi allontanarli quando vengono a cercarti.

-Non sai la notizia dell’ultima ora!- disse Melanie all’orecchio di Caroline, seduta per i fatti suoi sulla panchina. Caroline sobbalzò, allontanandosi di scatto. Non aveva sentito Melanie arrivare. Quest’ultima allo scatto della bionda esplose in una risata divertita.

-Sono più vecchia, sono più veloce e mi piace quando fai quella faccia spaventata- rise Melanie sedendosi vicino a Caroline.

-Allora qual è la novità?- chiese Caroline una volta che entrambe erano sedute. Era curiosa, Melanie faceva questo all’università ormai, raccoglieva notizie e pettegolezzi per poi informare gli altri e commentarli, ma a lei piaceva pure, ogni tanto si sentivano cose interessanti, e poi le ricordava il tempo del liceo. L’aveva detto che Mel era una ragazzina.

-Una matricola nuova di zecca- disse la rossa avvicinandosi a Caroline teatralmente, con un filo di voce eccitato all’idea di “carne fresca da spolpare”, non letteralmente, di solito beveva dalle scorte dell’emoteca dell’ospedale, ma ogni tanto assaggiare le persone non le dispiaceva affatto.

-Cioè non proprio una matricola nel senso di primettino impacciato, lui è al secondo in realtà, comunque le mie fonti dicono che si è trasferito dalla Columbia e non si sa il perché, ma è un gran bel bocconcino, credimi, anzi credi alle fonti, io non l’ho visto. Però figo e misterioso.. promette bene Care-

Caroline sorrise nel vedere Mel così euforica e tutta presa nel raccontare di queste cose, di solito a Mystic Falls era lei quella che sapeva tutto di tutti, soprattutto dei primi arrivati… anche se doveva ammetterlo, lei superava di gran lunga Melanie. No, non è vantarsi, odia semplicemente la falsa modestia. Però alla parola “bocconcino” alzò un sopracciglio e guardò Melanie di sbiego, conosceva l’hobby di Mel e non le scendeva molto. Infatti sembrò che la rossa ricevette il messaggio, perché le rispose subito.

-Non mangio gli universitari!- esclamò portando le mani in alto con grande vistosità per poi continuare: - Però potrebbe piacerti …- insinuò guardando Care negli occhi con un pizzico di malizia. Caroline distolse lo sguardo, un sorrisetto imbarazzato sul viso che nascondeva il disagio dell’argomento, il disagio nel ricordare Matt, nel ricordare la sua vecchia vita in generale, e soprattutto quello.

-Non mi sono ancora ripresa dal capitolo ragazzi… e lo sai- la informò sorridendo più come un piccolo rimprovero, perché di sorridere non ne vedeva proprio il motivo, non la guardò, il suo sguardo zaffiro vagava da tutt’altra parte, perso nel paesaggio che le circondava.

-Quante storie per un broccolo ed un lupo, che poi era solo un amico… ed era un licantropo, sai che grande perdita!-

-Mel, Matt è stato importante per me!- esclamò Caroline, anche se pensare a come l’aveva scaricata non era proprio un pensiero felice. E pensare che c’era stata anche male. Guardò l’orologio per la seconda volta nella prima mattinata, fra poco iniziava la lezione di Wright e non se la sarebbe persa per nulla al mondo, così salutò Melanie e si alzò, dirigendosi con passo fermo verso l’aula di letteratura inglese.

Però forse aveva ragione, sì, vero, Matt era stato il suo primo vero amore, eppure quanto aveva allora, diciassette anni? Cosa sapeva dell’amore allora? Non ne sapeva nulla neanche adesso... Doveva iniziare a sciogliersi un po’, non a pensare come una donna che aveva visto tutto del mondo e che ne era stata soffocata, aveva soltanto vent’anni! Poi si immerse nei dolci ricordi di quando era felice e sorrideva, e automaticamente i ricordi delle lacrime versate per il suo ex ragazzo sostituirono dopo poco quei sorrisi vividi nella sua mente. Eppure non riusciva a ricordare colui che aveva asciugato le sue lacrime. Era un rifiuto, il rifiuto di comprendere Tyler nei suoi ricordi, come se quel capitolo non si fosse mai aperto. Non capiva, era stato il suo migliore amico, c’era stato sempre per lei, eppure lei continuava a far finta non fosse mai entrato così affondo nella sua vita. Era un rifiuto irrazionale e inconscio, eppure quella reazione per lei era inspiegabile.

Si dirigeva verso la classe di Wright, i corridoi nuovamente ingombri di studenti rumorosi, e lei per non pensare cercava di dividere quella massa di odori e, una volta identificatone uno, di associarlo al proprietario. Lo trovava un passatempo divertente quando non si era affamati, perchè sennò poteva portare un po’ di complicazioni, tipo il voler azzannare lo studente, ma lei era diventata discretamente brava nel controllarsi.

Si fermò di scatto. Si voltò indietro, verso l’origine di quel profumo. Non vide nulla.

Scosse la testa energicamente. Era impossibile che quel profumo appartenesse a lui. Eppure le riportava alla mente qualcuno, quel qualcuno...

Basta, stava pensando troppo e quando lei pensa troppo finisce solo per combinare casini inutili!

Si affrettò verso l’aula e prese posto in una delle file centrali. Si era praticamente precipitata per quella sensazione che le aveva fatto venire la pelle d’oca per un attimo ed ora era lì e, ripensandoci, si diede della stupida. Suvvia, era impossibile che fosse lì, per di più per lei, anche perchè lei aveva nascosto bene le sue tracce, sapeva come non farsi trovare, era stato solo uno scherzo dei ricordo. Non poteva non essere così.

Posò la borsa bianca sulle ginocchia e quando abbassò lo sguardo per aprire la cerniera si rese conto di averla lasciata aperta. Cavolo, pensò e infilò le mani dentro frugando frenetica per assicurarsi di non aver perso nulla.

-Ti è caduto questo in corridoio Caroline-

Rimase lì, ferma, le mani che prima erano frenetiche ora erano immobili, gli occhi blu spalancati ma fissi all’interno della borsa, proprio dove qualche istante prima cercavano se c’era tutto. Quel profumo era reale e quella voce era fin troppo familiare per non riconoscerla.

Alzò gli occhi lentamente fissando il quaderno con i lacci viola, senza guardarlo realmente. Non alzò lo sguardo oltre e non lo spostò quando la figura davanti a lei si spostò, sedendosi al suo fianco, senza smettere di fissarla.

-Ehm.. Ciao... Ty..ler- balbettò a fatica, senza guardarlo, gli occhi ancora sbarrati per la sorpresa e fissi davanti a lei, la penna fra le mani che si muoveva freneticamente guidata dalle dita affusolate della ragazza.

Tyler Lockwood la fissava senza preoccuparsi di essere scortese o di darefastidio.

Sul volto un sorriso soddisfatto.

 

   
 
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