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Autore: pierluu    08/08/2011    0 recensioni
Mhh, si, una storia inventata. Non so davvero come introdurla... Beh, l'io a cui non ho ancora trovato un nome è un "io" generico. So che può suonare astratto e adolescenziale, ma questa è la storia della sua fuga. Della sua ricerca di aria pulita di nuovo dopo la soffocante aria che si respira nella sua famiglia. Spero che sia quantomeno interessante D:
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto ciò di cui avevo bisogno era una scintilla. Per far esplodere la parte di me di cui tutti, ostinatamente, continuavano a negare l'esistenza.
Le mie cattive intenzioni, che con il senno di poi si sarebbero potute tradurre come un volere essere riconosciuti fuori da uno stereotipo, erano vicine al travolgermi.
Al tempo mi ritenevo un gran cattivo ragazzo.
Fu per quello che mi feci il piercing al naso (un Septum per la precisione) e lo tenni nascosto ai miei genitori per oltre 5 mesi, ma ai miei non importava, sono convinto che anche se lo avessero scoperto non avrebbero fatto che usarlo come scusa per accusarsi a vicenda di essere cattivi genitori. Era palese che volessero divorziare, solo, anche loro avevano bisogno di una scintilla.
In casa ero ormai solo, i miei genitori erano riusciti a dividere me e mia sorella... Non che andassimo molto d'accordo anche prima, ma il ritrovarsi soli in una casa in guerra era stancante.
Così un giorno di marzo mi arrivò la notizia che mia madre aveva deciso di trasferirsi. 
Secondo i piani dei miei io sarei andato con lei, certo, meglio che stare con mio padre e mia sorella.
Ma in quel momento la vidi: la scintilla.
I miei genitori ce l'avevano fatta. Avevano distrutto l'idillio familiare al quale ero abituato.
Bene, io avrei distrutto il loro di idillio.
Quel giorno presi le cose a cui tenevo di più e il necessario e fuggii.
"Vaffanculo tutti" pensai in preda alla rabbia, "secondo loro le loro azioni sono tutte senza conseguenze!"
Corsi fuori di casa e una volta uscito dal cancello principale con una valigia in mano mi chiesi dove sarei potuto andare.
I genitori della mia ragazza mia avrebbero spedito fuori a calci.
Forse se avessi spiegato la situazione ai genitori di un qualche mio amico a cuore aperto mi avrebbero fatto stare per un po'... Massì! Proviamo!
Avevo 20€ con me, comprai un biglietto della metropolitana per dirigermi verso casa di uno dei miei amici più intimi. Con mia assoluta soddisfazione la cassiera che mi vendette il biglietto era assolutamente ipnotizzata dal Septum "sono queste le piccole soddisfazioni" pensai ridacchiando.
Arrivato davanti casa di questo mio amico avevo già un discorso chilometrico pronto. Citofonai.
In ascensore mi ricordai di nascondere il piercing, che mi avrebbe reso poco credibile agli occhi di qualsiasi genitore sano di mente.
Ad attendermi sull'uscio della porta del 5° piano c'era Sandro. Un po' titubante gli spiegai la situazione. Lui mi squadrò per bene, come se non credesse ad una parola di quello che avevo detto, poi vide la valigia.
Mi disse di aspettare, avrebbe chiamato i suoi genitori e spiegato la situazione: erano fuori per lavoro.
Mi lasciò fuori una mezzora buona mentre parlava ai suoi genitori fuori portata d'orecchio.
Lasciai correre tutto questo. In fondo mi stava offrendo riparo... Chiusa la chiamata si affacciò alla porta, guardandomi in modo serio.
- Entra.
Entrai. La casa era spaziosa proprio come me la ricordavo, ci avviammo verso la stanza di Sandro. Camminando lo guardai in un modo che negli ultimi anni aveva significato solo una cosa. Lui ricambiò lo sguardo e capì al volo. - Va bene, ma vicino la finestra, mi raccomando, io devo fare una cosa.
- Vicino la finestra, roger!
Sapevo perfettamente dov'era la scorta di erba, in fondo in quegli anni ce l'eravamo fumata insieme e scambiata come una patata bollente nell'occasione di controlli incrociati di genitori sospettosi.
Fumai tranquillamente la mia canna, vicino l finestra, e quando ormai l'effetto era svanito da un po' arrivarono il Sig. Lorenzi e la Sig.ra Lorenzi, dopo una faticosa giornata di lavoro.
Fecero accomodare me e Sandro al tavolo da cucina. Discutemmo per oltre un'ora. L'accordo raggiunto, nonostante le mie resistenze, era che avrei dovuto chiamare i miei almeno una volta ogni tre giorni. E io avevo strappato loro la promessa di non dire ai miei dove fossi.
Ah, avessi avuto io dei genitori come quelli di Sandro!
Quella notte dormii nel letto accanto a quello del mio amico. Il freddo della città era stato evitato per oggi. La notte scese.
Quando il sole risalì io e Sandro facemmo colazione e ci avviammo verso scuola, la sua era a mezzora di autobus dalla sua casa, la mia era (per una fortunata coincidenza) a soli 10 minuti a piedi.
Quel giorno appena cominciato però avrebbe cambiato tutto.
  
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