Ciao a tutti e come al solito non mi stuferò mai di ringraziare chi mi segue con tanta pazienza.
E mentre i Cullen si sono cibati e aspettano notizie da Ealazar che è andato in avanscoperta........voliamo a Volterra a vedere come sta il nostro Edward che abbiamo lasciato chiuso in gabbia per punizione.
E nell'augurarvi buona lettura vi volevo informare che la storia riprenderà a Settembre ........piccola pausa estiva.....ma non scappate perchè il bello deve ancora venire e tante sorprese vi attendono........
Un bacione immenso e buone ferie a tutte.
Capitolo 22 - La fine di un incubo
Edward
Quando Felix mi fece uscire dopo quattro giorni, mi sembrò che fosse passata un eternità. Mi muovevo bene malgrado la forzata immobilità. Una caratteristica della mia razza era proprio quella di non aver bisogno di muoverci e di poterci pietrificare a nostro piacimento. Ma anche la mente si era pietrificata assieme al corpo. Un autodifesa necessaria a sopportare la sofferta prigionia.
Fu per questo che ci misi un po' a capire cosa stava succedendo intorno a me.
Chiuso li dentro senza poter fare niente sia a livello fisico che mentale, senza aver avuto contatti, di nessun tipo con nessuno avevo rischiato la pazzia.
Per
passare il tempo avevo ritirato fuori i miei fantasmi privati
cercando di venirne a capo. Quelle visioni che mi colpivano
all'improvviso lasciandomi dolorante e sconcertato dovevano pur avere
un senso. Ero giunto alla conclusione che non erano pensieri
sottratti agli altri, ma in qualche modo erano legati a me. I
più
frequenti erano quelli legati al giovane uomo biondo che mi
incoraggiava, mi spiegava e mi veniva in aiuto nei momenti bui della
mia vita. Poi c'era la ragazza , un bel mistero. Spesso mi guardava
con quegli occhi marroni pieni di segreti.
Mi
sarei potuto perdere nelle loro profondità, nella loro
dolcezza. Ma
a volte la stessa ragazza mi guardava con gli occhi rossi e la
bellezza tipica della mia razza e il suo sguardo era carico solo
d'amore.
La convinzione che entrambi i fantasmi, in qualche modo, si prendessero cura di me, mi aiutò a superare il castigo. Provai a evocare altre immagini, ma non ottenni nulla. Non potevo comandarle. Provai a capire cosa poteva risvegliarle nella mia mente, ma anche qui non trovai una soluzione.
Misteri e Fantasmi....
Fantasmi misteriosi che vagavano nella mia mente....
No!!! Mi corressi..... non fantasmi!!
Erano esseri irreali, ma non temibili!
Non erano fantasmi sorti a torturarmi...... ma Angeli che mi proteggevano....
Angeli di cui non conoscevo nulla..... neanche il nome.
Con
dolore decisi di nascondere i miei Angeli nella mente. Aro non doveva
toccarli, non doveva insozzare la loro dolcezza con la sua mente
perversa. Non sapevo quanto tempo ancora sarei rimasto chiuso
lì,
dovevo proteggere i miei pensieri, e l'unico modo era di chiudere la
mente. Li nascosi e mi lasciai cadere nel torpore.
Senza pensieri,
senza dolore, senza speranza aspettai la fine della mia
punizione......
Felix, mi scrutò con timore. Forse la mia reazione lenta l'aveva preoccupato.
“Ce la fai a stare in piedi? Come ti senti?”
Annui, la gola secca per il troppo silenzio, “Sto bene “ gracchiai di fronte a un altro suo sguardo dubbioso.
Mi sorrise e m'invitò con un cenno della mano a seguirlo dopo avermi rimesso l'odiosa mantella, simbolo dell'appartenenza alla Guardia Reale, sulle spalle.
Lo segui, in silenzio e non provai nemmeno a leggergli nella mente. Ero troppo stanco e confuso.
Ero così frastornato che non notai nemmeno che non si era diretto verso la mia stanza o la sala di ricevimento di Aro così quando si fermò davanti alla porta finestra del cortile lo guardai sbigottito.
Sorrise divertito dalla mia espressione. “Aro pensava che ti avrebbe fatto piacere sgranchirti le gambe e la mente, visto che ti aspetta una lunga notte al suo servizio”.
Era giorno e il sole illuminava il cortile, proiettando strane luci dalla pelle dei vampiri che si beavano di quella giornata luminosa.
Lo guardai con aria interrogativa. “Vai, hai circa tre ore poi dobbiamo rientrare” mi informò ridacchiando della mia espressione.
Non me lo feci ripetere due volte, entrai nel cortile e il sole caldo illuminò il mio viso mentre guardavo affascinato il cielo blu sopra di me.
Mi accorsi che la maggior parte dei vampiri presenti, per lo più Guardie che avevano la giornata di riposo ma il divieto di uscire dalla Rocca, mi guardava con curiosità. Dovevano aver sentito sicuramente parlare di me. Era raro che un vampiro rifiutasse di nutrirsi di sangue umano, e il colore gialliccio dei miei occhi confermava la mia scelta. Vidi che anche Felix era entrato nel cortile e si era avvicinato a un paio di Guardie mettendosi a parlare tranquillo ma senza mai levarmi gli occhi di dosso.
Avevo i muscoli intorpiditi così decisi all'inizio di passeggiare lungo il perimetro. Poi mi spostai verso il centro e mi distesi sull'erba asciutta scrutando il cielo alla ricerca di qualche nuvola. In un secondo un immagine balenò nella mia mente, accompagnata dall'immancabile fitta che stavolta accolsi con soddisfazione.
Ero steso sull'erba in mezzo ai fiori, con il sole che brillava sulla mia pelle con a fianco il mio Angelo con gli occhi marroni carichi di ammirazione. Stesi un braccio e le strinsi forte una mano, …..ma fra le mie dita.... rimase solo un ciuffo d'erba.
Scossi la testa, era bello rivedere il mio Angelo, dovevo nascondere anche quell'immagine di serenità nella mia mente. Veloce come un lampo, facendo spaventare per un attimo Felix, mi alzai e mi arrampicai sul mio albero.
Si, il mio!
Nessun
vampiro vi era mai salito, e la cosa sembrò divertire le
Guardie
presenti, che mi additavano e scuotevano la testa.
Lassù
mi crogiolai con il vento fresco mentre i miei occhi acuti
studiavano il panorama limpido che si estendeva fuori dalle mura.
“Scendi. Edward” la voce impaziente di Felix mi richiamò alla realtà. “Sta arrivando Jane, e non voglio grane”
Non presi nemmeno il disturbo di rispondere, mi calai con agilità più in basso e saltai giù atterrando con grazia a fianco a lui.
“Stavolta Tarzan è sceso da solo” commentò Jane affiancandoci.
La mia risposta fu un profondo ringhio. “Zitto!!” mi apostrofò Felix.
Jane mi guardò, stava cercando di provocarmi, lo sapevo. Lei era un mio superiore esattamente come il fratello, Felix e Demetri e non aspettava altro che mi ribellassi per potermi colpire con il suo tremendo potere. Mi sorrise sardonica “Portalo dentro Felix. Aro lo vuole pronto per stasera. Credo che il lavoro non ti mancherà. Tarzan”
Senza dire nulla e senza guardarla seguii Felix intento a guidarmi nella mia camera. Non sarei caduto nella sua trappola. Anche senza leggerle la mente il suo piano mi era chiaro come il sole.