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Autore: Kimmy_90    10/08/2011    0 recensioni
In Principio era il Caos: quello che seguirà lo decideranno le cinque partecipanti al concorso che mira a costruire questa storia - o meglio, questa Genesi.
Partecipanti: Rolly Too, _ki_, Prisca Turazzi, Micchan, Fabi_Fabi.
Per favore, niente intromissioni.
I capitolo: Rolly Too
*Liberi di recensire ma le recensioni non fanno testo sul giudizio finale ;)* ENJOY!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10 agosto 2011 Untitled


Ottavo Capitolo

di Prisca Turazzi



Dal precedente capitolo:

«Certo, Padre mio.» assentì la Sacerdotessa con un sorriso.

«Estirperò il morbo dal cuore del mio amato.»



«Loki, non hai più motivo di nascondere l’Ampolla.» mormorò affettuosamente il Creatore, dall’alto dei Cieli ai quali lui stesso aveva dato forma. La creatura amorfa, che sulla Terra aveva il potere di assumere qualunque forma, vibrò al suo cospetto, di sicuro poco soddisfatta di come fossero andate avanti le vicende, nonostante il suo intervento. A Loki piaceva molto la Terra, non l’aveva mai negato, poiché era un’ottima fonte d’intrattenimento. Il progetto dell’Essenza di ogni cosa si era dimostrato perfetto, finché l’uomo non aveva assunto la ragione. Il Caos era sempre stato invidioso di quel che gli era stato strappato, ma, da quando la razza umana aveva cominciato a pensare, si era aggiunta una certa gelosia. Non voleva che quell’agglomerato di irrazionale razionalità venisse distrutto o proibitogli e sapeva che quella nuova epoca avrebbe permesso agli umani di subire uno slancio dalla loro condizione primitiva.

Per questi motivi, aveva rubato l’Ampolla Creatrice, così da ricostituire il Caos, renderlo padrone, ed evitare che si compiesse il Destino di quel bel pianeta. Aveva ben paura di scoprire in che modo sarebbe cambiata la razza umana, al giungere della nuova Era. Non voleva che la propria materia venisse ulteriormente allontanata dal nucleo materno. Loki adocchiò la Terra, oltre una delle tante Galassie, sospirando. Il Creatore aveva ragione: non aveva più possibilità di poter ritardare la conversione. Anzi, il suo gesto non aveva fatto che accelerarlo ulteriormente. Si sentiva offeso e malinconico.

«Non crucciartene troppo. Rimani superiore a loro, poiché nel tuo rigoroso Caos, sai essere il più logico e splendido.»

Rincuorato, Loki sobbalzò nella sua forma amorfa e indescrivibile, come se ridacchiasse, e vorticò su se stesso, per rendere materica l’Ampolla che fino a quel momento aveva nascosto nel buco nero del suo corpo. Era infastidito dall’esistenza del Creatore e da ciò che aveva fatto, ma allo stesso tempo gli era riconoscente, perché l’aveva salvato dalla noiosa eternità. Lo rispettava e lo considerava l’antitesi perfetta. Esattamente come il genere umano, il quale prendeva molto da Colui che diede forma al nulla, che permetteva la convivenza dell’ingegnosa ragione e del turbolento sentimento.

«Gli umani sono belli, questo è vero.» ammise infine il Caos, tornando ad osservare oltre la Galassia dal colore purpureo. Le sue frequenze vibranti erano talmente rapide e lievi, in quel vuoto assoluto, che il Creatore faticava sempre a raccoglierne i significati. Questa volta, però, l’Essenza di ogni cosa sorrise, comprendendo cosa avrebbe seguito. «Ma sono limitati, finiti. Non sono capaci di ascendere. La loro esistenza sembra un ellissi obliqua. Fanno tanta fatica per evolversi, ma, una volta raggiunta la cima, ricadono alla condizione primitiva velocemente. Perché? Non sono essi figli nostri?»

«Lo penso anche io.» convenne il Creatore, accarezzando i bordi della forma amorfa, che sobbalzò presa di sorpresa e si avvicinò, portando con sé l’Ampolla Creatrice ancora sospesa nel bel mezzo del suo buco nero. Loki sospirava, diviso fra l’entusiasmo di quelle creature e l’amarezza della loro esistenza limitata. «Sono convinto, però, che prima o poi essi supereranno i loro limiti.»


Gli eserciti della Terra erano schierati lungo il confine tra le due metà. Azra dominava imponente la sua fazione, dal proprio trono, mentre l’Imperatore Alan le era a fianco, decorato dell’antica armatura. I suoi occhi erano vacui e stanchi, come se in realtà non avesse mai voluto essere schierato da quella parte. La sua era stata una scelta antica di millenni e mai si era sentito così fuori posto. Aveva paura, ma non era la paura che la divinità polimorfa considerava ai fondamenti della sua religione. La paura che stringeva il cuore del progenitore non aveva nulla a che fare con il rispetto verso Azra.

Non vedeva Tiala da millenni. Era di lei che aveva paura.

Lo stesso sentimento sconvolgeva l’animo della Sacerdotessa, mentre ella attraversava le file di soldati, fino a giungere al confine. Non era riuscita a ritrovare l’Ampolla Creatrice. Al suo fianco, trotterellava fiero il Regnante della loro metà di umanità. Tiala aveva cercato di trattenerlo dal seguirla, ma non c’era stato nulla di efficace a convincerlo. Alle loro spalle, Jules ed Auren seguivano i passi dei sommi comandanti, mano nella mano. Il ragazzo dai dolci lineamenti si era dato una ripulita e non riusciva a non sorridere alla compagna. Lei ricambiava ogni volta, arrossendo appena al ricordo di ciò che erano stati capaci di confessare addirittura di fronte al Creatore stesso. Erano felici e sembrava che quel giorno, che per tutti gli altri abitanti della Terra pareva infausto, sarebbe diventato il più luminoso della loro vita.

Notando che la Sacerdotessa era sbucata dalle file dei militari, Alan lanciò un’occhiata ad Azra. La divinità storse le labbra, come se non gradisse affatto quell’intromissione. Sembrava che Tiala volesse convocare l’antico amante, prima di dar battaglia. La creatura non era d’accordo: aveva bisogno di quel conflitto per nutrirsi. La morte dei fedeli in suo nome le garantiva la sopravvivenza. In tutti quegli anni, aveva imposto un rigido calendario religioso, così da poter ottenere periodicamente dei sacrifici. Tutta quella energia, però, le avrebbe finalmente permesso di opporsi al Creatore e dichiararsi unica divinità padrona della Terra. Sollevò gli occhi rossi sul suo Imperatore e acconsentì al colloquio. Era solo questione di minuti: per millenni aveva soggiogato Alan e non l’avrebbe tradita solo perché Tiala si era rifatta viva. L’uomo immortale annuì, ubbidiente e allo stesso tempo reticente, e si allontanò dal fianco della propria divinità. Oltrepassò a passi decisi le file dei propri soldati, fino a giungere al confine.

La Sacerdotessa alzò per la prima volta lo sguardo ed indugiò sul viso indurito ed inespressivo dell’Imperatore. Quindi, fece segno agli altri che la seguivano di non muoversi ed avanzò ulteriormente. Alan fece lo stesso, finché non si ritrovarono ad un passo di distanza, con il confine che sfiorava le punte dei loro piedi. L’uomo fu rapito dagli occhi della donna, quasi come era successo millenni prima. Prima delle guerre, prima della divisione dei territori. Come se non fosse passato che un secondo.

«Amore mio…» sussurrò infine Tiala, abbracciandolo e baciandolo di fronte a tutto il mondo. Azra scattò in piedi, furente e alzò un braccio in direzione del proprio fedele. Si rese conto troppo tardi di cosa stesse succedendo. La sacerdotessa allontanò piano il viso da quello dell’altro progenitore e tutti poterono scorgere il morbo marcio che per millenni aveva infettato lo spirito di Alan e che ora si trasferiva nel corpo di Tiala. L’Imperatore cadde in ginocchio, svuotato e debole. Per la prima volta, da quando era scoppiato il conflitto, il suo cuore riprese a battere, libero dal controllo della fittizia divinità. Al contrario, la sacerdotessa sentì il proprio animo appesantirsi ed imputridirsi di quella velenosa presenza che aveva strappato dall’amato. I suoi occhi si riempirono di lacrime nel tentativo di non cedere a quel controllo, mentre frugava tra le pieghe della veste ed estraeva il proprio pugnale.

Alzò lo sguardo su Azra, che la fissava sbigottita, e poggiò la punta dello stiletto sul petto, in direzione del cuore.

«In nome del Creatore, nostro Padre, io estirpo e purifico la tua fetida radice dal mio amore.» esclamò a voce alta Tiala, affondando infine la lama nella carne. Sentì solo il dolore e delle grida, ma presto il suo animo venne raccolto altrove. Alan, che fino a quel momento si era sentito stordito dagli avvenimenti, guardò il corpo dell’amata accasciarsi dinanzi a lui. Solo allora si rese conto di quanto fosse successo e si abbassò sulla donna, trattenendo a fatica le lacrime. L’amore che Azra aveva zittito in tutti quegli anni tuonò di furore nell’animo del progenitore.

«Mio amore, mia antica e bellissima promessa. Ti sei sacrificata per me.» mormorò a fatica Alan, mentre Auren si ritrovò a stringere la mano della Principessa nella sua. Il Creatore aveva previsto quanto sarebbe successo, ma quella scena era tanto struggente da commuovere gli animi di tutta la Terra. Attorno a loro, i soldati sussurravano, raccontando alle retroguardie cosa stesse succedendo e così via. Finché entrambe le popolazioni non si ritrovarono i cuori gonfi di pietà.

Solo un’oscura divinità riusciva a non piegarsi a tanto sentimento. Azra chiuse la mano a pugno e gridò alla propria fazione: «Avete assistito ad un inutile sacrificio, poiché solo Noi siamo la Divinità legittima di questo mondo. Essi per millenni hanno creduto ad un Creatore che mai si è fatto uomo e ha camminato in mezzo a voi. Al contrario, Noi ci siamo presi cura di voi e dei vostri bisogni. Chi volete credere? Ad una diceria passata per sacra o a Noi?»

I soldati si mostrarono turbati a tali parole. In effetti, la fede nel Creatore non era mai supportata da prove sostanziali, ma solo dalle parole della Sacerdotessa, che ora era morta. L’Imperatore, però, strinse le dita attorno all’elsa del pugnale e lo estrasse dal cuore dell’amata. Gli sguardi di migliaia di uomini tornarono su di lui e Auren strinse a sé Jules, in modo che non vedesse. Il Sovrano, il quale non aveva idea di cosa stesse succedendo, rimase sbalordito e paralizzato, come tutti gli altri.

«Una Divinità ci ha divisi, mia Tiala. Ed una ha saputo ricongiungerci.» parlò sempre più forte l’Imperatore, trattenendosi in ginocchio e accostando la punta della lama al collo, sul bordo del pettorale armato. Con gli occhi bagnati di lacrime, alzò lo sguardo al cielo plumbeo e sospirò, prima di esclamare: «So di non essere degno, ma di’ solo una parola, mio unico e vero Dio, ed io sarò salvo.»

Detto ciò, si conficcò il pugnale nella gola ed il suo gorgoglio fu accompagnato dalle varie esclamazioni che ripresero a percorrere le creature di quel mondo. Azra sobbalzò, stordita ed imbarazzata: l’uomo di cui per millenni si era fidata si era appena tolto la vita in nome del suo eterno avversario. Lo sguardo della Divinità spaziò sui volti attorno al suo alto trono, scoprendo espressioni di rimprovero e di rifiuto. Nonostante i semi che lei stessa aveva piantato negli animi di quegli ingegnosi animali, era bastato l’accenno dell’amore autentico e religioso per far sì che aprissero gli occhi sui veri scopi della Divinità.

Fu allora che i corpi dei due progenitori si trasformarono in luce e quindi in gocce di pura energia color dell’ambra. Azra fissò con sdegno quel succo vitale, stringendo i pugni tanto da far conficcare le unghie nella pelle incorporea. Si rese così conto che il suo stesso corpo stava perdendo concretezza: gli uomini avevano smesso di aver fede in lei. Le gocce d’ambra si innalzarono al cielo e scomparvero oltre la volta.

«Il Creatore, unico e vero Dio, ha posto su di noi la responsabilità della sua religione e delle sue creature.» si fece dunque avanti Auren, con la sua treccia bionda che sferzava l’aria a causa del forte vento che si era alzato all’improvviso. Jules, al suo fianco, sorrideva. «Egli dichiara di non voler separarsi più dai propri figli. Per questo, è necessario che la Serpe, creata dall’uomo millenni fa, venga distrutta.»

«Non verrò mai distrutta! Vivrò per sempre nei cuori empi ed infedeli! Traditori! Assassini! Violenti! Cercate nei loro animi ed io sarò là!» pronunciò profeticamente Azra, arretrando di un passo e rischiando di ricadere sul proprio trono. Dunque, afferrò il proprio mantello e, un attimo prima che gli uomini smettere di credere del tutto in lei, scomparve. Sia Auren che Jules sapevano che quelle parole non erano state dette a caso. Prima o poi, lei sarebbe tornata a mettere a dura prova la loro Fede. Così doveva essere e così sarebbe stato.

Finché l’essere umano non fosse riuscito ad ascendere.





Epilogo

di Prisca Turazzi



Dal precedente capitolo:

«Sono convinto, però, che prima o poi essi supereranno i loro limiti.»



Non si susseguirono più eterni spiriti tra gli umani, poiché il ciclo della vita venne ben presto stabilito. Il mondo si evolse e con lui i suoi ingegnosi abitanti. Come predetto da Loki, l’esistenza umana continuò il suo andamento ad ellisse inclinata, alternando a faticosi slanci verso l’ascesi tormentose ricadute. Per anni, secoli, millenni…

Le vicende dei Progenitori e della Guerra delle Divinità vennero presto cancellate, poiché la memoria degli uomini era labile e limitata. A Jules ed Auren si sostituirono altri messia o profeti, che giungevano agli uomini nei momenti di maggior bisogno, quando rischiavano di rimanere bloccati nella condizione primitiva, e che si sacrificavano per essi in nome dell’unico e vero Dio.

Ben presto, però, l’intelligenza umana divenne troppo elaborata e specifica per raccogliere le parole dei profeti.

La ragione li rese ottusi. La parola li rese sordi. La potenzialità li rese inutili.

Il Creatore, nonostante le buone intenzioni e le speranze, dovette convenire con il Caos, ammettendo il fallimento. I loro figli non sarebbero mai riusciti ad ascendere, poiché erano loro stessi a limitarsi.

Millenni dopo la Guerra delle Divinità, Colui che aveva dato tutto al niente chiamò a proprio cospetto Loki, che giunse in una nube vibrante, curioso di sentire le scuse della propria antitesi.

«Ti propongo un patto, mio bellissimo amico.» proclamò il Creatore, concedendosi di mostrarsi un po’ ruffiano. L’altro si scosse tronfio, poiché era convinto di averla avuta vinta ormai. Sarebbe stata solo questione di tempo. «Invierò sulla Terra un ultimo Messia. Se gli uomini lo rifiuteranno ancora, li abbandonerò a loro stessi e tu potrai godertene quanto vorrai, prima che essi ti siano restituiti.»

«Continui a stupirmi, mio intelligentissimo amico. Ma, per quanto mi riguarda, puoi pure continuare a giocarci.» lo beffeggiò Loki, svolazzando soddisfatto attorno all’Essenza e sfiorandogli l’Ampolla Creatrice. Le sue frequenze erano particolarmente rapide, a causa del buon’umore di chi le emetteva. «Dimmi, che cosa ne farai di tutta quell’energia, dopo che la Terra si sarà autodistrutta?»

«Non so. Mi verrà in mente qualcosa. Dopotutto, abbiamo l’eternità per inventarci qualcos’altro.» ridacchiò fra sé il Creatore, ma nella sua voce Caos riuscì a scorgere una punta di amarezza. Sapeva che il sentimento della sua antitesi era grande e vasto: dover rinunciare a quel progetto, che già in partenza si era dimostrato poco proficuo, gli costava molto. Nel seguito di quei millenni, l’Essenza di ogni cosa aveva conosciuto molte anime e di molte si era affezionato, tanto da insistere nel trattenere a sé quella stupida Ampolla Creatrice.

«Fai come vuoi.» sbottò a disagio Loki e si allontanò dal Creatore così da lasciarlo in pace. Da subito, l’Essenza si mise al lavoro su suo ultimo Messia, sperando di tutto cuore che questa volta gli umano lo avessero ascoltato. Lo rese donna e lo chiamò Paula. Nel caso avesse definitivamente fallito, avrebbe creato un altro mondo e lei sarebbe stata la prima donna di quel nuovo progetto.

Richiamò a sé la Sacra Ampolla e la aprì, sussurrando il nome di Tiala, e, quando la goccia d’ambra emerse dal resto, indicò colei che aveva chiamato Paula. Lei, ubbidiente e riconoscente, inseminò il fantoccio, che prendendo vita sorrise al Creatore. Egli la baciò, prima di spedirla di nuovo sulla Terra.


In quel giorno e a quell’ora, nacque una splendida bambina. L’ultimo Messia del progetto Universo 1.0.


Il resto fu storia dell’Universo 2.0, divenne in seguito apocrifa nell’Universo 3.0 e si confermò religione, seppur travisata negli anni, nell’Universo 4.0, dove Tiala tornò per la settima volta con il nome di Eva.











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Ad un amico speciale che ha saputo ispirarmi con i suoi consigli musicali.

In questo periodo completamente privo d’ispirazione è stato la mia salvezza. Grazie.



Autore: Fabi_

Capitolo finale: parte 1

Ysaye si svegliò di colpo: si sentiva la testa pesante. Era distesa per terra in una grotta. Come ci era finita?

Tentò di alzarsi per andare a esplorare la zona, ma quando iniziò a camminare, si rese conto di essere imprigionata in una specie di bolla: la parete era invisibile eppure la poteva sentire. La percorse, constatando che le lasciava abbastanza spazio per camminare tranquillamente avanti e indietro, cosa che iniziò a fare.

Sperava che non fosse opera di Azra, sperava di riuscire a recuperare l’ampolla in uno slancio di coraggio. Avrebbe tanto desiderato essere un eroe e non una specie di principessa da salvare, eppure a quanto sembrava era diventata forse più una vittima sacrificale. Avrebbero sicuramente incolpato a lei: la straniera che scompare dopo che la sacra ampolla è stata rubata. Sì, sarebbe stata colpa sua, senza dubbio.

In quel momento notò un’aquila, sbatteva le ali con fare quasi umano mentre camminava, sì: camminava, verso di lei. Stava mutando: cresceva e i suoi tratti cominciavano a diventare umani. Lo vide nel viso, i lineamenti erano armoniosi, sembrava essere arrivato da un mondo di luce.

Ben svegliata, Ysaye." Attraversò la barriera come se non esistesse e si fermò di fronte a lei in forma completamente umana.

Lei lo guardava nervosamente: "Dove sono?"

Loki sorrideva: "Non è la domanda più importante, ho capito da subito che tu sei una delle figlie di Alan. Cosa ci fa una discendente dell’imperatore in una terra che le dovrebbe essere ostile?"

"Non capiresti."

Io capisco molto meglio di te, sono nato molto prima di te e posso dire con certezza di essere l’unico essere su questa terra a non avere paura della guerra e della morte. Voglio aprire quella stupida ampolla e lo farò in ogni caso. L’unica cosa che voglio aspettare e la tua risposta: vuoi essere dalla mia parte?"


Parte 2

Tiala osservò il creatore svanire nella luce, così come era arrivato. Aveva compreso il significato della profezia, si domandava soltanto come sarebbero arrivati ad un confronto pacifico, vista la guerra imminente.

"Jules, vai a radunare le altre sacerdotesse. Devo scoprire dove si trova la Sacra Ampolla. Ho soltanto un modo per farlo."


Nel frattempo, l’imperatore Alan era in marcia verso il fronte, in compagnia dei dodici dei. Sapevano benissimo che la protezione di Tiala non sarebbe servita a lungo, di sicuro non avrebbe potuto respingere l’esercito e gli dei senza muovere guerra contro di loro.

I capelli bianchi e l’espressione poco vigile dell’imperatore avrebbero potuto far comprendere a chiunque che l’uomo non era al comando del paese da troppo tempo. Infatti era stato avvelenato da Azra e soggiogato al suo volere. Alan proseguiva il suo cammino in una nebbia troppo densa e vedeva soltanto quello che il suo maestro gli mostrava. Ora vedeva una possibilità di ritrovare quella grande energia che aveva potuto provare con l’Ampolla soltanto per poco tempo.

Ysaye non si sorprese troppo nel riconoscere Loki nell’essere inumano che aveva di fronte. Il dio del caos era quello che più di tutti avrebbe gioito del ritorno alla guerra, alla confusione e all’unione tra il mondo dei vivi e quello dei morti, contenuto dall’Ampolla. Persino lei ne poteva sentire il potere. Era un calore brillante e freddo, impuro e molto pericoloso. Di una cosa era certa: ingannare il Dio dell’inganno non sarebbe stato affatto semplice, ma lei doveva provarci. L’Ampolla doveva sparire in ogni caso.

Non ci sarebbe mai più stata la pace se il contatto tra i due mondi non fosse stato completamente separato. Non credeva certo che sarebbe stata lei a dare il via a questa separazione, ma questo era tutto ciò che poteva fare e lei l’avrebbe fatto. Per dare un senso alla sua esistenza maledetta.


Ysaye era figlia di Azra, non di Alan.

Una semidea nata dal desiderio di potere della dea della morte e dell’imperatore. Aveva delle qualità che in molti avrebbero sognato. Aveva capacità di sentire tutto ciò che le stava intorno, poteva fare sue le sensazioni di chi le stava intorno e usava questa sua dote per riporre la sua fiducia in chi la meritava.

Azra era malvagia. Questa era una delle poche certezze che la ragazza aveva. Anche lei sulla carta avrebbe dovuto desiderare il potere e la gloria che la sua posizione le avrebbero consentito di ottenere. Invece Ysaye era fuggita per comprendere chi fosse in realtà, aveva scelto di inseguire se stessa e di gettare sul fuoco tutto quello che avrebbe fatto di lei un’imperatrice di quel mondo del terrore e desolazione che tanto poco offriva agli abitanti dell’arida regione del sud.

Un giorno aveva espresso il suo desiderio di fronte ad Alan, che per un attimo aveva ritrovato in lei la purezza che cercava in ogni donna dopo che aveva lasciato Tiala e l’Ampolla. Non se l’era sentita di impedirle di andarsene.

Ysaye era fuggita di notte, aveva lasciato ogni cosa in suo possesso lungo la strada, aveva scambiato i suoi abiti regali con altri molto meno appariscenti ed era arrivata nella capitale con il fermo proposito di trovare Tiala. Non intendeva certo infiltrarsi nelle linee nemiche per fare la spia o per rubare l’ampolla. Tutto ciò che desiderava era comprendere come liberare la regione di Azra da quell’oppressione che non sembrava eliminabile.

Si era finta una serva in fuga, aveva inventato un passato triste ed era stata creduta.

Ancora si domandava ogni tanto come mai Azra non l’avesse cercata: forse per onore, forse per la convinzione che sarebbe tornata prima o poi. Forse perché sapeva benissimo dove fosse e intendeva lasciarle la possibilità di avere un ruolo di rilievo in quella guerra che presto sarebbe iniziata.

Aveva la strana sensazione che il dio sapesse benissimo come fare a controllarla. Lei si era impegnata a mantenere la sua coscienza vigile, ad innalzare barriere spirituali in modo da difendersi, ma ora era troppo debole per fare qualunque cosa e nessuna barriera l’avrebbe riparata da Loki, ancora si chiedeva come avesse fatto a portarla lì. "Loki, l’Ampolla deve sparire."

Oh, mia cara, a quanto pare abbiamo la stessa idea in mente! Questo mi rende immensamente felice." Sorrideva soddisfatto, pur non credendo che il loro intento fosse comune. "Ma ancora non intendo darti l’Ampolla o permetterti di uscire da questa barriera. A quest’ora ti staranno cercando tutti, sei una pedina molto importante in questa guerra. Non ti troveranno, tranquilla. Ho messo talmente tante barriere all’ingresso che nessuno oserà avvicinarsi."

Parte 3

Tiala era nel tempio, accese le candele e le pose di fronte lei. Ai suoi piedi ogni sacerdote pregava in silenzio. Versò l’acqua dove fino a poche ore prima c’era la Sacra Ampolla e questa si mantenne sospesa.

Ti prego, dimmi che cosa devo fare per salvarci."

L’acqua roteava, alcune gocce cadevano a terra per poi risollevarsi lentamente. L’energia residua dell’ampolla non avrebbe retto per molto tempo. L’acqua prese la forma di un’aquila, tra le zampe aveva l’ampolla. L’aquila cambiò forma, rivelando un uomo. Ora anche Tiala conosceva l’identità del misterioso ladro: Alan non c’entrava nulla.

Fece un sospiro di sollievo prima di comprendere cosa sarebbe potuto succedere con Loki in possesso di quel potente strumento. Il caos avrebbe potuto distruggere tutto quello che conoscevano. Del loro mondo sarebbero rimaste soltanto le briciole e tutto sarebbe diventato caos. I morti e i vivi avrebbero abitato lottato per sempre: non poteva permetterlo.

Prese una decisione: avrebbe affrontato Alan da sola. L’avrebbe fatto con tutta l’energia che fino a quel momento l’aveva mantenuta in vita.

Era come aveva detto il Creatore: avrebbe dovuto sacrificarsi per permettere al mondo un futuro sereno.

Corse verso l’esterno sotto gli occhi confusi dei sacerdoti, che comunque non smisero di pregare per lei.

Quanto tempo era vissuta? Secoli, forse addirittura di più, ormai aveva perso il conto e non aveva più senso tenerlo. Aveva amato la terra ma ora era l’unica in grado di mostrare la verità al suo amore perduto. Era l’unica in grado di risvegliarlo.

Tiala sapeva che il contatto tra i dodici dei e il mondo che stava sotto i suoi piedi era Alan. Gli dei avrebbero dovuto obbedirgli se lui avesse avuto richieste. Senza di lui loro sarebbero tornati nella dimensione di vuoto che abitavano. Risvegliare Alan anche solo per un attimo era tutto ciò che Tiala poteva fare per dare una possibilità ad Auren e a Jules.


Auren attendeva fuori dal tempio: "Sacerdotessa Tiala," chiamò quando la vide uscire di corsa dal tempio.

"Auren, ho un compito per te ed è molto importante che tu mi ascolti con attenzione."

Annuì grave, sapeva che erano momenti cruciali.

Cosa hai detto al re?"

Ho detto che Ysaye è scomparsa e che probabilmente c’entra qualcosa con la scomparsa dell’Ampolla. Ora l’esercito è in fase di raduno, presto partiranno."

Non è così. Chi ci troviamo a fronteggiare è qualcuno di molto più pericoloso. Purtroppo da questo momento in avanti la nostra battaglia proseguirà su due campi differenti: io e l’esercito raggiungeremo le truppe di Azra e cercheremo di mantenere la pace con loro. Tu devi aiutare Jules."

Certo."

Non è così semplice. Jules dovrà usare capacità che non ha ancora imparato a controllare, dovrete per forza essere da soli perché altrimenti Loki si accorgerebbe di voi. Tu sei un comune umano, ma hai doti molto più sviluppate se confrontate con quelle degli altri. Per questo tu dovrai difendere Jules mentre lei cercherà il nascondiglio dell’Ampolla. La vostra missione è importante più della nostra, il fallimento porterebbe a termine l’idea di Caos che governa il mondo di Loki e il mondo come lo conosciamo cesserebbe di esistere. Purtroppo un esercito non avrebbe più possibilità di voi due. Un’altra cosa: c’è anche Ysaye con Loki, ho sentito la sua presenza e so che vi aiuterà a celarvi a lui per quanto possibile."

farò il possibile."

Pregherò per voi."


Loki sorrideva senza parlare, si rigirava tra le mani un paio di piume che gli erano cadute nella grotta e osservava Ysaye. Lei guardava il pavimento della grotta e accarezzava la parete della sua cella invisibile, con la speranza che svanisse d’incanto. Concentrandosi sull’ambiente era riuscita a comprendere con certezza che l’Ampolla era vicina, ma fuori dalla sua cella. Riusciva a percepirne la forza, che arrivava ovattata e flebile, molto differentemente da come l’aveva sempre percepita quando era nel tempio.

"Cosa intendi fare della Sacra Ampolla?"

Loki sollevò la testa e rispose con tranquillità: "Aprirla e versarla, sarà molto divertente."

Tu sai cosa succederà se lo farai, vero? I morti…"

torneranno a fare compagnia ai vivi in questo mondo troppo grande, nel quale tornerà a governare il caos. Cioè io. Sì, era da un po’ che ci pensavo. Aspettavo solo una buona occasione per mettere in atto il mio piano."

Ma tu comprendi che non gioverà a nessuno."

Nessuno oltre a me e a chi mi sarà amico. Tu sei una semidea, troverai un modo per trarre i tuoi vantaggi."

Ysaye tratteneva a fatica le lacrime, fino a quel momento sentiva che combattere per mantenere la pace era la cosa giusta da fare, si chiedeva cosa avrebbe potuto fare per convincere Loki a cambiare il suo piano.

Comunque tu non capisci qual è la verità: voi avete sbagliato. Avete fatto un torto alle anime imprigionate in quell’Ampolla."

"Lo so. È giusto liberarle, ma ci vuole un posto per loro." Lo pensava da un po’, la sua capacità le consentiva di conoscere lo stato dell’energia nell’ampolla: in tutti quei secoli persino Tiala si era dimenticata quale fosse il ruolo di quell’ampolla, avrebbe dovuto proteggerla da Azra, il cui unico desiderio era bere l’energia che conteneva per riuscire infine a dominare il mondo come essere in carne ed ossa, libero finalmente di andare dove volesse, senza la presenza del suo vecchio burattino ormai quasi inutile.

Dall’altra parte alla Sacerdotessa piaceva avere intorno quell’energia e aveva iniziato ad adorarla, dimenticandosi che avrebbe invece semplicemente dovuto proteggerla. Avevano messo troppa importanza su quell’oggetto e ora rischiavano di morire per la loro stoltezza.

Tiala avrebbe avuto il potere di creare un mondo per quelle anime e invece aveva passato gli anni a usare l’energia per se stessa, per vivere in eterno, per avere una figlia come Jules.

Hai ragione, Loki, dobbiamo versarla."


Parte 4

Jules non credeva alle parole di Tiala, non sarebbe mai riuscita a trovare l’ampolla e a liberare Ysaye. Non era una cosa semplice e lei non era mai stata in grado di fare nulla di importante nella sua vita. Aveva sempre dovuto avere una guida e l’aveva cercata di volta in volta in Tiala, in Auren e in Ysaye.

Ora era lei e lei sola a poter agire e si trovava a dover resistere le sue paure.

Non ce la farò mai," disse ad Auren mentre camminavano in silenzio, lui armato e lei con l’acqua sacra in una brocca.

Non dire così, devi credere nelle tue capacità. Se ci crede Tiala significa che puoi farcela, ha detto che l’ha visto ed io le credo. Ho fiducia in te."

Ti ringrazio." Continuarono a camminare fianco a fianco per qualche centinaio di metri. Tiala aveva detto a Jules che lei avrebbe saputo quando fermarsi e solo allora avrebbe dovuto versare l’acqua. In quel momento erano di fronte ad una collinetta coperta di edera e di pietre. "È qui." Lo sentiva, sentiva la presenza di qualcosa di non umano dietro di loro.

Versò l’acqua sulle foglie che svanirono sotto le poche gocce.

Sapevano di avere poco tempo.



Tiala cavalcava dietro la prima fila di cavalieri, al suo fianco il re sembrava più preoccupato che mai e la guardava con aria assorta: "Tiala, credi che sia davvero la scelta giusta?"

Non è una scelta purtroppo, è l’unica cosa che possiamo fare. Non abbiamo scelta, siamo nelle sue mani."


L’esercito nemico era ormai in vista. La sacerdotessa avrebbe presto lasciato per sempre il suo corpo, ora la sua unica speranza era che Alan la seguisse in quella scelta difficile da prendere, anche se molto più naturale di quello che avevano vissuto sino a quel momento.

Pronunciò la litania ad alta voce, si sentì colpita e assorbita dalla luce che iniziava a raggiungerla dal cielo. Diventò aria per raggiungere Alan.


Nel frattempo Ysaye si concentrava sulla barriera, poteva sentire che Loki stava abbassando le difese. Forse l’avrebbe liberata.

Il suo piano non era semplice da attuare. Nelle lezioni che aveva avuto la possibilità di fare con Azra aveva imparato a lanciare piccoli lampi e a riconoscere le fonti di energia.

Sentiva in sé Azra.

Probabilmente si sarebbe presto manifestata, Azra aveva creato Ysaye per avere un contatto con la terra, le serviva. Ysaye finalmente l’aveva capito: "Loki, Azra è… in me."

Loki spalancò gli occhi e rise soddisfatto: "Benvenuta o dea."


Auren entrò nella grotta con la spada tra le mani, Jules teneva ancora la brocca con una parte dell’acqua. La posò a terra e iniziò a pronunciare delle parole a lui sconosciute. Vide l’acqua muoversi e sollevarsi, poi un rivolo iniziò a correre lungo la grotta e Jules prese a seguirlo: "Andiamo Auren, è vicina!"

La scena che stavano osservando era molto strana: un bell’uomo dall’aspetto molto tranquillo giocherellava con alcune piume, dietro di lui Ysaye sembrava imprigionata in una bolla e i due parlavano tranquilli.

Ysaye si accasciò improvvisamente a terra, quello che aveva detto Tiala era vero: Azra si sarebbe manifestato lì. Dovevano solo sperare che la sacerdotessa riuscisse a fermarlo, anche solo per poco.


Tiala volò verso Alan, si fermò di fronte a lui che la guardò sorpreso: la usa Tiala lo guardava con quegli occhi che lui tanto aveva amato, lo guardava con amore, con pace e pena.

Alan, puoi fermarlo, possiamo fermarlo."

Come posso?" L’imperatore era stanco della guerra, stanco di vivere in un palazzo circondato dalla paura, sotto il continuo controllo di Azra.

Dobbiamo solo lasciare la terra."

Alan tese le mani verso quell’aria pura che lo faceva sentire di nuovo umano e chiuse gli occhi, liberando per una volta la sua anima dalla nebbia che la imprigionava. Azra non era al suo fianco in quel momento. Era molto distante, in una grotta. Voleva l’Ampolla.

Alan cercò la sua umanità nel bacio che scambiò con Tiala, lei lo accolse, lo sollevò e il cielo accolse la loro preghiera, permettendo finalmente alle loro anime di abbandonare quei corpi stanchi. I due sapevano che sarebbero andati a finire nella Sacra Ampolla insieme alle altre anime. Doveva finire così. Tiala sperava soltanto che Jules fosse riuscita a fermare Loki.


Parte 5

Loki non intendeva togliere la Barriera, l’Ampolla era al sicuro sotto i suoi piedi. Era chiaro che Azra l’avrebbe sentita immediatamente, per questo pose un ulteriore protezione all’Ampolla e tornò a rivolgersi alla Dea: "Azra, tu sei debole, ti sei contaminata con gli umani e non hai trovato la tua dimensione, io sono appena arrivato e sono fresco come una rosa. Come pensi di potermi battere?"

"Sei uno stupido Loki, io non sono solo Azra, io sono anche tutti gli altri dodici dei. Io posso fare ciò che voglio." Frantumò la barriera e si diresse verso Loki, che per nulla impressionato continuava a giocherellare con la piuma d’Aquila.

Non rovinerò tua figlia per batterti. Sei talmente stupida da non aver capito che hai già perso: tra poco non avrai più il tuo contatto e tornerai aria. Sbrigati a trovare l’ampolla, o potente dea… o insieme di potentissimi dei che sia."

Azra iniziò a ridere sguaiatamente, poi il suo volto cambiò, trasformandosi in Araguth, dio del fuoco. Loki venne colpito da una fiammata, che schivò prontamente. Subito dopo rispose al colpo lanciando la sua piuma avvolta dal vento. La piuma si conficcò nella mano del dio che la ritrasse.

Vi mancano giusto i riflessi, cari i miei potenti dei."

Azra si mostrò di nuovo e urlò di rabbia: "No!" sollevò l’ampolla da terra e la prese tra le mani.

La stappò. Loki sorrideva: "A mai più rivederci, dea."

Infatti aveva iniziato a dissolversi. Loki prese con calma l’ampolla dalle mani della dea che si stava sgretolando sotto il suo sguardo per nulla preoccupato: "Ci vediamo quando sarà la mia ora! Ahah! Non molto presto quindi."

Auren guardava Jules, lei sussurrava qualcosa, in quel momento incrociò gli occhi con quelli di Ysaye che finalmente sembrava tornata in sé.

Era ora, Tiala era stata chiara: Quando Azra sarà svanita, raggiungi Loki e colpiscilo. Prendi l’ampolla e dalla a Jules, lei saprà come creare un mondo per le anime che sono chiuse lì dentro. Loki non sarà fuori combattimento per molto tempo, quindi devi stargli vicino. Non guardarlo mai negli occhi.


Auren fece esattamente come gli aveva detto la sacerdotessa. Loki fu preso alla sprovvista e questo permise ad Auren di recuperare la tanto agognata Sacra Ampolla. Ysaye nel frattempo stava andando a raggiungere Jules, che teneva tra le mani la brocca contenente ancora una piccola quantità di Acqua sacra.

Pronunciando la litania, Jules iniziò a versare l’acqua. La terra del pavimento della caverna iniziò a sgretolarsi lentamente. L’immagine della Sacerdotessa Tiala Sorrideva dall’interno dell’Ampolla: "Buona fortuna," disse alla sua unica vera figlia.

Jules iniziò a svuotare l’Ampolla. L’immensa energia che conteneva trovò immediatamente la sua strada verso quel mondo che era stato creato per le anime.

Non ci sarebbe stato il caos. Ysaye salutò Jules: "Io non posso stare in questa terra, non sono una figlia degli uomini. Credo che una di noi possa bastare in questo mondo. Governerò il mondo qui sotto. Prima o poi ci vedremo di nuovo, mia unica amica."

Jules piangeva. L’aveva sempre saputo che prima o poi si sarebbero divise. Auren Aveva tra le braccia il corpo di un Loki ancora svenuto a causa del colpo.

Lo terrò d’occhio io, da laggiù non vi potrà più nuocere. Addio Auren."

Ysaye, è stato un piacere conoscerti. Ci vediamo più tardi possibile."

L’atmosfera era comunque molto rilassata. La guerra era stata evitata e non era stato sparso più sangue del dovuto.

Ysaye si tuffò nel mondo sotterraneo insieme a Loki, salutò nuovamente Jules con la certezza che non si stava sbagliando. Era quella la sua via.


Jules ed Auren uscirono dalla caverna dopo aver chiuso il passaggio.

Ora li aspettava un mondo nuovo.

Sicuramente sarebbe stato un mondo meno magico, privo di sacerdoti millenari e di dei desiderosi di potere.

Le guerre ci sarebbero sempre state, la sete di potere dell’uomo si sarebbe sempre mostrata in tutta la sua malvagità, ma di sicuro quella che li aspettava era l’alba di un giorno di festa e di pace.

L’alba di un giorno di amore.


   
 
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