La terra dei due opposti.
Titolo:
La Terra Dei Due Opposti.
Titolo del capitolo:
Prologo.
Generi: Avventura, Erotico,
Fantasy
Rating: Rosso
Avvertimenti:
Lemon
Ritorno e derisione.
La
porta del Palazzo è stranamente aperta, io sono stanca e imperlata dal sudore,
dato che casa mia è molto lontana dal confine ed io non ho voluto accettare la
carrozza di mia madre. Ho camminato quasi per mezza giornata, e adesso sto quasi
per ritornare a scuola, pronta a ricominciare.
-
Oh mio dio! Ma è lei! Ha addirittura la faccia di presentarsi a scuola? – Sento
una voce femminile, mi volto e vedo due arpie del terzo anno parlare di me ad
alta voce, sanno bene che dopo l’essere stata diseredata non posso mettermi
ancora in ridicolo attaccandole, quindi sto zitta, continuo a camminare e faccio
finta di niente. Le ragazze rimangono sedute nella panchina a sparlare di me,
ridacchiano e mi indicano quasi tutti nel corridoio. Come dargli torto, essere
diseredata è già una fonte di enorme vergogna per chiunque, ma essere diseredata
da un Antica per non aver voluto farsi Riconoscere, sospettata di tradimento, è
mille volte peggio. So che me la vedrò brutta ma devo provare a tornare alla mia
vecchia vita. Finalmente incontro Pan, una faccia
conosciuta.
Sta
passeggiando in corridoio insieme a due suoi amici, entrambi giocatori al
vola-palla. Gli vado incontro mentre tutti mi squadrano, riesco a percepire
qualche “Dovrebbe vergognarsi, povera Nike” o “Ma con quale faccia torna qui!”
oppure “Oh dio! E’ lei! Guardate che faccia”. Una lacrima sfugge al mio
autocontrollo ma la ripesco velocemente con l’indice, improvvisamente mi trovo
davanti a Pan, non pensavo di essermi avvicinata tanto.
-
Ehi, ciao Pan! Ti andrebbe di accompagnarmi dalla rettrice? - I suoi amici mi guardano come se fossi
un aliena e uno di loro, il più alto, ridacchia sotto i baffi dandogli gomitate
di nascosto.
-
Scusami, ma ho da fare. Ci si vede. – Mi supera, spingendomi leggermente con le
larghe spalle ed io rimango immobile, incredula.
Mi
ha scaricata! Avrei dovuto immaginarlo, lui diceva sempre che appartenevo ad un
ottima casata, che avevo un ottimo terreno e possedevo ottimi gioielli. Adesso
che tutto questo è scomparso non gli interesso più.
E’
davvero incredibile! L’enorme voglia di piangere, urlare e distruggere qualsiasi
cosa mi capita a tiro sale imponente dentro di me ma la ricaccio via con un paio
di lacrime, salendo al secondo piano e arrivando dritta davanti l’ufficio di
Desia. Non so cosa le abbia detto mia madre, ma sono pronta a ritrattare tutto.
Voglio tornare a scuola, trovare un lavoretto, ricominciare la mia
vita.
-
Permesso? – La porta bianca è quasi del tutto aperta, ma per educazione busso e
sento una voce darmi il permesso di entrare.
-
Oh. – Sono sorpresa di vedere Desia in un accesa conversazione con mia nonna,
Nike. – Non sapevo che ci fosse anche LEI qui. Passo dopo. – Dico, facendo per
tornare indietro. Mia nonna mi guarda quasi dispiaciuta e si dirige verso di me,
allungandomi una mano.
-
Sono qui per te, per farti riammettere. Abbiamo fatto le cose con fretta,
bambina mia, ti prego di perdonarmi, vieni qui. Abbracciami.
–
Non
mi da nemmeno il tempo di rispondere o allontanarla, le sue braccia sono
irrimediabilmente strette al mio collo, sento due lacrime bagnarmi le
spalle.
-
N-nonna. – La chiamo flebilmente, non l’ho mai vista piangere, soprattutto non
per me! Fino a un ora fa mi manda via di casa e adesso? Viene a scuola per farmi
riammettere? Non mi ha mai abbracciata.
Non
capisco cos’abbia in mente, so solo che non so se devo
fidarmi.
Si
stacca improvvisamente e lancio uno sguardo fugace a Desia, lei mi sorride ma ha
qualcosa di diabolico nello sguardo, che non riesco a descrivere. Qualcosa di
sinistro.
-
Tutto bene allora? Possiamo procedere con la riammissione?
–
La
voce di Desia è cantilenante, come al solito. Dolce ma al contempo severa,
seriosa. Mia nonna stacca lo sguardo dal mio e si volta verso la rettrice,
seduta elegantemente sulla sua poltrona bianco perla.
Le
sorride e pronuncia un flebile “si” quasi inudibile dalle mie
orecchie.
-
Tua madre verrà a consegnarti i vestiti e i libri che avevamo riportato a casa
nel tardo pomeriggio. Nel frattempo la rettrice ti ha liberato la tua vecchia
stanza, buona permanenza, tesoro. – Mi consegna il mio vecchio mazzo di chiavi
contenente la chiave del portone della scuola e la chiave della mia stanza. In
più vedo una sfera, attaccata al portachiavi con lo stemma di famiglia, è una
luna.
-
Questa è la luna che ti serve per attraversare il muro ed andare al terzo piano,
in biblioteca o nell’aula di chimica. –
-
Nonna ma gli studenti delle mie classi non ne hanno una.. – Controbatto confusa,
come mai sto ricevendo una luna adesso? Lei si avvicina fiera e si accosta al
mio orecchio.
-
Essere la nipote di un Antica ha i suoi privilegi, piccina mia. – Il mio sguardo
non muta, sono sempre sorpresa e guardinga, Desia continua a sorridermi con quello
sguardo che fa paura, la nonna continua a darmi nomignoli, abbracci e
vezzeggiativi che non ho mai ricevuto in vent’anni di vita né da lei, né da mia
madre. Hanno qualcosa in mente, ne sono certa.
Ma
preferisco accantonare i sospetti e godermi il mio ritorno a scuola e
all’interno della società, una volta saputosi che mia nonna mi ha ripresa in
casa il rispetto della gente tornerà, perfino quello di quell’ipocrita di Pan,
che tra parentesi, mi ha deluso da morire.
Dopo
aver scambiato cordiali chiacchiere con Desia e mia nonna, mi ritiro nelle mie
stanze, confusa e spaventata da ciò che è appena successo.
Prendo
il mio taccuino e ne strappo un foglietto, ho bisogno di
sfogarmi.
Ciao,
non ho idea del perché stia scrivendo questo pezzo di carta, in fondo questa
lettera o qualunque cosa sia non è intestata a nessuno. Magari dovrei solo
pensare e dedicarla a qualcuno.. Ma l’unica persona che mi viene in mente è
Ate.
Si,
Ate.. sei tu. Sei tu la persona a cui vorrei scrivere questa lettera, al diavolo
i convenevoli, al diavolo il “voi” e le buone maniere. Sono arrabbiata, sono
furiosa con te perché hai stravolto la mia vita. Sei entrato a far parte di me,
hai completamente capovolto le mie credenze ed il mio modo di pensare e poi? Sei
scomparso, mettendomi nei guai, senza nemmeno darmi una valida spiegazione. Ho
bisogno di te adesso, non capisci? Sono sola, sono impaurita e ho il sospetto
che mia nonna stia tramando qualcosa di oscuro. Lei fa dei piani malefici e
assurdi lo sai? E’ bravissima col lavaggio del cervello, è fin troppo brava. Ed
ho paura che coinvolga la rettrice, mia madre, e dio solo sa chi altri. L’unico
che potrebbe darmi spiegazioni reali, che potrebbe farmi stare meglio e far luce
su tutta questa storia sei tu, perché sei tu che l’hai causata! Quindi porta
immediatamente il tuo culo guerriero su questo letto e dimmi tutto ciò che c’è
da sapere perché sto davvero impazzendo senza sapere nulla. Chiaro?
Saluti
da Era.
So
benissimo che questa lettera non arriverà mai al destinatario, ma scriverla mi
ha infuso un tale sentimento di pace che non me ne pento affatto. La piego
accuratamente e la lascio sul comodino, poi riesco ad addormentarmi senza
pensare a nulla.
Mi
sveglio a causa di un rumore secco ed assordante, realizzo che è qualcuno che
bussa alla porta, probabilmente mia madre dato che è quasi il tramonto. Mi alzo
come una molla, sistemando i capelli e apro la porta.
Il
viso di mia madre è solare, sorridente. Mi saluta flebilmente e le faccio cenno
di entrare in camera, noto che ha tre borse con lei quindi la libero,
poggiandole sul sofà. Lei si siede sul mio letto e per un attimo ricordo quando
lì, proprio in quel punto, ci stava Ate, che mi
accarezzava.
-
Tesoro? – Mi dice, capisco che mi stava parlando ma non ero
attenta.
-
Stai bene? – Mi chiede ancora, guardandomi negli occhi.
-
Si, scusami, ero sovrappensiero. – Le rispondo cacciando via il pensiero
costante di Ate, sorrido e poi la guardo un po’
preoccupata.
-
Madre.. se stesse succedendo qualcosa con la nonna tu me lo diresti? – Le
chiedo, interrompendo l’aria serena e cominciando un discorso fin troppo
scomodo. Immediatamente lei s’irrigidì e distolse lo
sguardo.
-
Madre? – La chiamai, vedendola affannata e preoccupata. – Stai bene?
–
Lei
annuisce stringendo forte la tonaca rosa sul petto, è visibilmente sconvolta. Mi
siedo accanto a lei e mi avvicino, mettendole una mano sulla spalla,
immediatamente lei si scosta infastidita.
-
Scusami, devo proprio andare, mi aspettano per una celebrazione.
–
Si
alza come una molla, e va veloce verso la porta, la apre e si volta per un
attimo. Io sono immobile, non mi ha dato neanche il tempo di
parlare.
-
Madre ma.. – Provo a parlare, lei mi sorride dolcemente, quasi dispiaciuta e si
chiude la porta alle spalle, lasciandomi sola.
Una
lacrima scende dal mio occhio, ma la blocco col dito e sento nuovamente il
bisogno di scrivere, mi volto verso il comodino per riprendere il foglietto dove
avevo scritto prima ma non c’è più.
Metto
la stanza sotto sopra ma la lettera non si trova, se l’ha presa mia madre sono
davvero nei guai. Mi siedo sul letto e inizio a sbattere manate sul
muro.
-
Stupida! Stupida! Stupida! – Mi ripeto, continuando a prendere a schiaffi la
parete bianca. – Sei solo una stupida Era! Ma come ti è venuto in mente!?
Stupida, idiota che non sei altro! – Non smetto nemmeno un attimo di colpire la
parete adiacente al mio letto.
Ad
un tratto, tirando su col naso, mi accorgo che qualcuno sta
bussando.
Mi
alzo, sistemandomi e provando ad asciugare le lacrime,
apro.
Una
ragazzina mi spunta davanti. Ha i capelli rossastri, gli occhi celesti con delle
venature dorate, il corpo minuto ma ben composto, la tonaca è vecchia ma
elegante, magari cucita a mano, mi sorride amabilmente. Ha un viso d’angelo. Ma
in quel momento non sono in vena di smancerie, non riesco a sorridere, la guardo
seriosa, senza accennare a parlare.
-
Ehm.. ciao. – Mi dice, timidamente. – Io sono Asia, sto nella stanza accanto
alla tua, piacere di conoscerti. – Mi dice, ed io realizzo che probabilmente il
muro che ho colpito era anche il suo. Mi imbarazzo.
-
Ciao, io sono Era, perdonami se ti ho.. disturbata, non volevo. – Mi scuso e
abbasso lo sguardo che va automaticamente a finire sui suoi piedi, scalzi,
sporchi di terra, malridotti.
-
Oh ma ti sei fatta male? – Le chiedo, e lei guarda i suoi stessi piedi,
imbarazzandosi e facendosi indietro.
-
Oh no! Ho solo fatto una passeggiata nell’orto. – Mi
spiega.
-
Ma.. l’orto è in manutenzione, le fate ci stanno lavorando, non è negato
l’accesso? Io credevo che.. – Inizio a parlare come una macchinetta e mi accorgo
che il suo sguardo si fa più duro e spaventato ad ogni parola che
dico.
-
Posso entrare? – Interrompe il mio monologo insensato e prima ancora che riesca
a risponderle lei è già dentro la mia camera, nervosa, con la porta chiusa e
inchiavata. Si avvicina minacciosamente a me ed io la fronteggio, se vuole rogna
ce n’è anche per lei, quest’oggi.
-
Senti.. ti prego. Non dire a nessuno ciò che hai visto. Posso usare il tuo
bagno? – Mi dice ed io, un po’ riluttante, glielo indico. Lei corre subito e
dopo cinque minuti esce come nuova, i piccoli tagli sui suoi piedi si vedono e
sanguinano ancora ma la terra e la sporcizia sono scomparse, segno che si è
lavata.
-
Mi dispiace, non volevo venire qui solo per usare il tuo bagno.. – E’
visibilmente mortificata ed io, per la prima volta, non ho paura di
lei.
-
Sta tranquilla- La rassicuro, e le indico il sofà. Lei si siede accavallando le
gambe, noto che anche il bordo della sua tonaca è sporco di
fanghiglia.
La
stessa fanghiglia che ha Ate nei pantaloni quando viene a trovarmi, penso un po’
sospettosa, ma allontano il presentimento.
-
Ho sentito che urlavi, e poi tamburellavi sul mio muro. Ho pensato di venire a
controllare prima che qualcun altro se ne accorgesse.. insomma, stai bene? – Mi
chiede, imbarazzata e insicura, io le sorrido.
-
Si, sto bene. Ho solo avuto un momento di.. non lo so, comunque è passato. – Mi
spiego un po’ male ma spero che lei capisca.
-
Io.. non vorrei sembrare inopportuna, ma è normale avere un momento “no” dopo
tutto quello che ti è capitato. Insomma, non so se tutte le voci di corridoio
siano vere ma si dice in giro che tu sia stata diseredata. Quindi è ovvio avere
certi sfoghi, non preoccuparti. – Mi spiega ancora, stranamente non mi sento
infastidita. Anzi, sembra quasi che Asia mi capisca davvero, sembra
sincera..
-
Bene. – Si alza dalla sedia, senza aggiungere altro. – Adesso devo proprio
andare ma mi farebbe piacere uscire con te di tanto in tanto, se ti va sai dove
trovarmi. Ci vediamo domani in classe, ciao! – Esce dalla stanza come una saetta
e mi ritrovo a sorridere come un ebete. Finalmente un amica! Guardo nuovamente
il comodino, forse per abitudine, e noto che il foglietto bianco tanto agognato
è di nuovo lì. Ma stavolta è diverso, è stropicciato, ingiallito, un po’
bruciacchiato.
Lo
prendo tra le mani e lo apro, quella non è la mia
calligrafia.
Era,
sono io.
Dato
che mi hai dato del “tu”, ricambio la cortesia e ti
rispondo.
Posso
solo dirti quanto sono dispiaciuto per tutto il male che ti sto causando. E’
solo colpa mia se stai avendo tutti questi problemi, mi dispiace molto non poter
essere lì con te. Ma è meglio stare separati,
credimi.
Ogni
qualvolta avrai voglia di vedermi pensa ai danni che potrebbe provocare. Pensa a
tua madre, a tua nonna, al mio popolo, alla guerra. Pensa che non ne vale la
pena, io sto provando a convincermi che sia così. Ti prego, perdonami se puoi.
Se solo avessi saputo sin dall’inizio come sarebbe finita non avrei mai
oltrepassato il confine. Sarei disposto a tutto per te, credimi. Se hai bisogno
di qualcosa scrivi un altro pezzetto di carta ed io ti risponderò, mi dispiace,
ancora.
Ate.
Immediatamente,
senza pensarci due volte, prendo un foglio dal taccuino e comincio a scrivergli
una risposta, nonostante le lacrime ferme sugli occhi mi impediscano di vedere
appieno.
Vieni
da me. Stanotte vienimi a trovare, hai detto che sai disposto a tutto. Hai detto
che se ho bisogno di qualcosa devo dirtelo. Bene, io ho bisogno di vederti, ho
bisogno di saperne di più. Ti prego Ate, se c’è un briciolo di compassione nel
tuo cuore non respingere questa mia richiesta. A mezzanotte. Io ne ho bisogno,
davvero. Vieni.
Piego
nuovamente la lettera e la lascio sul comodino, con le mani tremanti e il viso
nuovamente ricoperto di lacrime. Ho troppe cose a cui pensare, troppi problemi,
troppi segreti che non posso condividere con nessuno.
Ho
paura di ciò che può succedere ma devo rivederlo.
Capitolo lungo per farmi perdonare il ritardo, ci sono riuscita?
Comunque vi ringrazio davvero per i commenti e le letture, siete unici :3
Un grazie speciale alle poche che seguono tutte le mie ff come Giorgia, Aria, Vale :D
Domandina: Vedreste meglio Asia come amica/alleata o come ennesima nemica? L'ho descritta in modo da poterla rigirare come voglio.. voi come la vorreste vedere? Decidete!
A presto, baci.
Stefy <3