Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Sprichwort    11/08/2011    2 recensioni
Cit: “Ovvio” rispondo ridendo, con una strana risata che mi da fastidio. Ma ho sempre riso così? Sembro quasi… cinica. Scuoto la testa per non pensarci, fingendo un sorriso che fa fatica ad uscire. “Comunque… è stato il miglior sesso della mia vita” mi dice facendomi l’occhiolino.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo del capitolo: Capitolo 5

Torno in ufficio devastata. Non ho preso neppure un giorno di ferie, per paura di restare sola con i miei pensieri.
Dormo in albergo perché mi manca il coraggio per tornare a casa.
Sento trambusto e un vociare frettoloso mentre esco dall’ascensore. Attraverso il piccolo atrio rivestito di specchi e apro la porta. L’intero ufficio è in silenzio, ognuno è seduto alla sua scrivania. Chi batte sui tasti, chi sfoglia book, chi prende telefonate.
Mi scappa da ridere.
So come funziona, anch’io facevo così. Probabilmente ho interrotto una sessione di gossip quotidiano. Javier, dalla portineria, deve averli chiamati per avvisarli del mio arrivo non appena ho messo piede in ascensore.
Lo faceva anche quando il caporedattore non ero io.
La mia segretaria è in piedi di fianco alla porta, il menabò in una mano e uno Starbucks nell’altra. Me li porge entrambi.
La ringrazio a bassa voce, ed inizia a farmi il resoconto degli ultimi problemi ed impegni della giornata.
Ma non riesco ad ascoltarla.
Mentre mi dirigo verso la porta del mio ufficio vedo la nuova stagista bionda lanciarsi su un mucchio di fogli sulla sua scrivania, come per nascondere qualcosa.
Mi impongo di proseguire, ma non riesco.
È più forte di me.
Mi avvicino con calma.
“Cos’è?” le chiedo. Nella stanza scende il silenzio.
“No,  non è… non è niente” mormora la stagista bionda con aria terrorizzata, allungando le mani cercando di coprire i fogli davanti a lei. Ma sono più veloce. Sono copie del numero del mese scorso, con un post-it giallo sopra.
Fai sparire questa roba dall’ufficio della Stronza prima che torni. Fidati  è meglio per te, quella ti mangia” recita. Riconosco la calligrafia della mia segretaria.
La Stronza devo essere io. Eh già.
Non me ne stupisco.
Me lo sarei dovuto aspettare. Con lentezza stacco il post-it, mente sento sguardi timorosi puntati su di me. Alzo lo sguardo, e immediatamente tutti lo abbassano. Sospiro.
“Sono una stronza” dico.
Silenzio.
Beh, in effetti questo non se lo aspettavano. Sospiro di nuovo. Non voglio vedere nessuno.
“Mmm per favore, andate tutti a casa. Giornata libera. Domani mattina tornate e facciamo finta che non sia successo niente.”
Stupore, sguardi increduli e mormorii.
“Non sto scherzando. Avete ragione a chiamarmi così. Ma” dico “ci stiamo lavorando”. Sorrido. Un sorriso doloroso, ma efficace. Uno di quelli veri, quelli che ho sempre fatto.
Prima di diventare la Stronza.
Mi chiudo nel mio ufficio, la testa fra le mani. E piango.
Qualcuno bussa delicatamente alla porta.
“Avanti” dico mentre mi ricompongo. So benissimo di avere gli occhi gonfi.
“Volevo chiedere scusa per l’incidente del post-it” dice timidamente la mia segretaria stando sulla soglia.
“Entra e chiudi la porta” le dico con un sospiro stanco. La vedo tremare mentre ubbidisce.
“È solo colpa mia, Heather… la stagista nuova… lei non c’entra. Se vuole licenziarmi la capisco” dice mestamente. Non si avvicina alla mia scrivania e non mi guarda negli occhi.
“Sei sposata?” le chiedo, mentre i miei occhi notano una sottile fede in oro bianco all’anulare sinistro. Annuisce.
“Da quanto?” le chiedo.
“Io… due anni” risponde, avvicinandosi un po’.
“Ti ho fatto il regalo?”
“S-sì, certo. Una… una bottiglia di champagne” mi risponde. Alzo lo sguardo e sospiro di nuovo. Ci metto un attimo a ricordarmi il suo nome.
“Annie…”
“Mi dica”
“Quando sono diventata così stronza?” le chiedo. La mia domanda la spiazza. E posso ben capirla. La vedo incepparsi, indecisa se rispondermi o meno.
“Avanti” la incoraggio. Mi alzo e vado a sedermi sul divanetto bianco di fronte alla porta e le faccio cenno di raggiungermi. Si siede, ancora un po’ titubante.
“Credo di aver perso contatto con la mia vita” le dico, mentre sento gli occhi riempirsi di lacrime.
“No, lei non… beh, non è sempre stata così. Era una capa fantastica, mi invidiavano tutti perché ero la sua segretaria. E a un certo punto…” non conclude. Ma capisco. Annuisco e le sorrido, grata per la sua sincerità.
“Puoi andare” le dico con dolcezza “grazie mille. Di tutto”. Di slancio, mi abbraccia. Si stacca, spaventata.
“Oddio, mi scusi, non volevo…” balbetta. Rido con tenerezza.
“Tranquilla, ne avevo bisogno. E… puoi darmi del tu, sai?”.
Mi sorride ed esce.
“Bene” mi dico ad alta voce “e questa è andata”.

Bene, ecco anche il capitolo 5 :-) siamo agli sgoccioli, ne manca solo uno e dovrei riuscire a postarlo tra stasera e domani :-)
Mmm che dire, spero vi piaccia! Al prossimo aggiornamento :-)
Fede

Felle: wow *.* mi fai arrossire :-D sono davvero davvero felice che ti sia piaciuto, speriamo che anche questo sia all'altezza! Un bacio :-*

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Sprichwort