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Autore: Leopimpa    11/08/2011    3 recensioni
Ho voluto dedicare a Misa il mio primo racconto, si tratta di alcune riflessioni sulla sua vita e sulle sue scelte, mi sono ispirata soprattutto a me stessa scrivendo questo racconto, a ciò che ho provato e a quanto mi senta simile a questo personagggio. Spero che vi piaccia!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Misa Amane
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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La finestra si spalancò con un violento tonfo,un soffio di vento gelido mi strinse fra le sue fauci, mentre avvolgeva le mie narici e mi scompigliava i capelli, si impossessava di ogni singola cellula del mio corpo. Iniziai a tremare convulsamente. Solo in quell’istante realizzai che ero nuda, e subito dopo conclusi sorridendo che non me ne importava nulla. Feci scorrere le dita sulle braccia, che al tatto erano praticamente identiche alla scorza di un agrume e inspirai profondamente il profumo della pioggia. Mentre chiudevo le imposte mille spilli gelati precipitarono sul marciapiede. Vedendolo sopportare quella lenta e continua tortura, lo invidiai con tutte le mie forze. Tutti lo calpestavano, ci gettavano cartacce i più maleducati addirittura ci sputavano sopra, ma lui rispondeva con gelida indifferenza, perchè era impermeabile incorruttibile e soprattutto non provava sentimenti. Quanto avrei voluto rubare la sua anima indifferente e dargli la mia!Poi però immaginai il marciapiede lagnarsi ogni volta che qualcuno lo calpestava e scoppiai a ridere, era una risata amara, ma mi sforzai di renderla più lunga possibile, per dare al mio volto la possibilità di non essere solcato solo dalle lacrime. Decisi di farmi una doccia bollente, non mi importava molto del mio corpo, della mia pelle, tanto non avrei mai avuto l’onore (o meglio l’orrore) di vedere rughe sul mio volto, dato che avevo venticinque anni e la morte mi era talmente vicina da non farmi provare alcun senso di colpa. Ad un tratto però sentii dei rumori troppo violenti per provenire dall’esterno. La luce diventò tremula. Poi, il nulla. Buio. Respirai a fatica, dovevo accendere la luce e vedere il volto di chi si mi stava giocando questo brutto scherzo, dissi a me stessa che chiunque fosse stato l’avrei ucciso. Mi feci coraggio, dopotutto io ero in possesso dell’arma più potente e terribile del mondo e se fossero stati ladri avrei provato una perversa soddisfazione, una goduria impagabile, se era un ladro approvava l’operato di colui che mi aveva portato via i miei genitori, fra tutti i criminali che quotidianamente giustiziavo passare giornate intere a giustiziare migliaia di luridi sciacalli cerebrolesi mi faceva sentire viva, soddisfatta. Quella gioia momentanea mi sarebbe costata il nulla dopo la morte, la distruzione della mia anima, ma non mi importava. Inspirai profondamente e scostai la tenda violentemente. Mi ritrovai di fronte un personaggio assolutamente bizzarro: Indossava pantaloni neri ornati di catene, borchie pressoché dovunque, capelli biondi, e una tavoletta di cioccolato in mano. Quale ladro troverebbe il tempo di mangiare cioccolato durante una rapina? Una vampata di rabbia mista ad umiliazione mi infiammò il volto. “Che ci fai in casa mia?” sibilai sforzandomi di mantenere la calma “Mi sottovaluti a tal punto da pensare di poter fare razzia in tutta calma per di più sgranocchiando cioccolato?” Lui non si scompose, continuava ad affondare i denti sudici nella tavoletta di cioccolato, sporcandosi anche gli angoli della bocca, come un bambinetto ingordo. “Amane vestiti non vorrai che Yagami veda che sei stata uccisa senza vestiti, potrebbe pensare che mi sono aprofittato di te” Mi guardò disgustato “A parte che non sei il mio tipo, le ragazze facili mi danno la nausea,senza contare che tu sei anche il secondo Kira quindi anche se so bene che ti piacerebbe non se ne fa niente” Lo guardai incredula, con gli occhi vitrei, incapace di spiccicare parola. “Quello che fai mi fa proprio schifo e poi avrei dei grossi problemi con Near ; anche se vincessi, il fatto che gli altri mi pensino caduto in una tale bassezza farebbe di me un perdente.” La mia mente era paralizzata, non riuscivo a elaborare un discorso di senso compiuto, speravo che Light arrivasse in quell’istante e ponesse fine a quell’incubo, ma quando mai qualcosa nella mia vita va come dovrebbe? “MMello….” Sussurrai digrignando i denti. Lui mi guardò divertito “Misa-misa, avevo saputo che eri più bella che intelligente, ma la situazione è più disastrosa di quanto pensassi… soprattutto perché a causa del tuo cervello di gallina ho perso ben dieci minuti sulla mia tabella di marcia, ho dieci minuti in meno per godermi la mia vittoria, in compenso questi minuti si sono aggiunti alla tua vita, ma adesso basta fare regali, ti ucciderò e poi incastrerò Yagami prima di Near” Mi sventolò sotto il naso il mio quaderno, estrasse una biro, e svitò il tappo che emise un sinistro cigolio. Puntò la penna sul quaderno, mentre io lo fissavo con gli occhi sgranati. Anche lui alzò gli occhi. “Hai vinto” gemetti piano. Permettimi almeno di morire dignitosamente. Uscii dalla doccia e mi infilai l’accappatoio, presi il reggiseno appeso all’attaccapanni e estrassi un frammento del quaderno e due bacchette. “Evidentemente sei stato informato male sul mio conto” Dissi con voce suadente. “ahahaha ma fai apposta? Ammesso che tu riesca a scrivere su quel francobollo, la domanda è…. Con cosa scriverai??? Ahahah” Scuotendo la testa iniziò a scrivere. Non potevo arrischiarmi ad affrontarlo, mi avrebbe immobilizzata e dopo aver terminato di scrivere il nome si sarebbe vendicato aggiungendo cause della morte molto dolorose così con tutta la forza che avevo lanciai una bacchetta che fece un triplo salto carpiato con avvitamento prima di colpire la biro e farla cadere a terra. Subito la afferrai, ma lui estrasse un coltellino e uno stuzzicadenti e dopo essersi tagliato tentò di scrivere il mio nome col sangue. Lessi con piacere il suo nome, ma improvvisamente dalla biro non uscì più inchiostro. Tentai di inseguirlo, per riprendermi il quaderno, ma scivolai sul pavimento bagnato perdendo terreno. In quell’istante il mio cellulare squillò, ma ancora intontita dalla botta premetti il tasto sbagliato e rifiutai la chiamata. Era Light. Posseduta completamente dall’ira scesi le scale e vidi Light due rampe più giù, mentre Mello era ormai arrivato all’ingresso, che trovò chiuso. In pochi secondi lo raggiungemmo, ma un attimo prima era riuscito a forzare la serratura, appena uscito, sparò ad un camion fermo al semaforo, e ucciso il conducente salì a bordo della vettura. Light mi trascinò per un braccio “Light quando quel semaforo sarà verde Kira avrà perso, sarà tutto inutile” “No, non accadrà, dannazione!!” Gridò e trascinandomi iniziò a correre verso il retro del camion, con due calci lo aprì e senza che Mello se ne accorgesse entrammo. Nel retro del camion c’era un ottimo climatizzatore, impostato sulla modica temperatura di meno venti gradi sottozero per conservare quei quintali di carne appena macellata che quello sventurato uomo stava portando a destinazione…….

  
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