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SOUND OF SILENCE
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Cap.
4
Lost
in the Supermarket
I'm all lost in the supermarket
A guaranteed personality
-Cazzo Slash, me lo vuoi
dire che diavolo hai intenzione di fare?-
-Shhh.. Parla piano! E non
ti preoccupare!-
Izzy sbuffò. Un idea di
cosa stessero facendo lì ce l'aveva e non gli piaceva,
chissà per
quale motivo poi rimase lì. E il comportamento di Slash era
sospetto. Se lo sentiva che era una cosa che non doveva, ma
soprattutto non voleva fare. Così insistette e, dando una
gomitata
all'amico, seduto di fianco a lui, gli chiese, per la millesima
volta, che cosa volesse fare.
-AHIA Izzy! Smettila! Mi
hai fatto male!- Rispose Slash, spingendo Izzy con la spalla
infastidito. Ormai stava aspettando da mezz'ora e si era già
bevuto
tre bicchieri di Jack Daniel's.
Ora
che era arrivato il
momento, ci pensò su e non aveva per niente voglia.
Axl fece il possibile per
non arrivare alla meta, allungò la strada di parecchio e si
fermò a
osservare ogni cosa gli capitasse. Gli piaceva guardare. Gli piaceva
andare in un parco giochi, sedersi su una panchina e guardare una
donna che faceva dondolare suo figlio sull'altalena, oppure una
coppietta di adolescenti intenti a mangiare un gelato e darsi qualche
bacio. Era come guardare la televisione, che lui non aveva. Anzi,
probabilmente era anche meglio... vedeva così reali. Vedeva
le cose
così com'erano, non quelle lunghe storie romantiche in cui
succedeva
sempre qualcosa che ostacolava l'amore o le persone che si facevano
tante seghe mentali per poi agire in modo così falso che le
loro
gesta sarebbero rimase per sempre ricordate. La vita non era
così e
a lui piaceva la realtà e ancor di più la
normalità. Un po' era
geloso di tutti quei gesti quotidiani che lui non compieva. Non aveva
una vita e se ne rendeva conto. Sì, si rendeva conto di
essersi
perso e di vagabondare in girò nel nulla. Ancora si chiedeva
se
avesse scelto la strada giusta, quando giunse al bivio. Aveva
diciassette anni e lasciò casa e scuola per intraprendere la
vita
del rocker ventiquattro ore su ventiquattro. Ai tempi era abbastanza
sicuro. Era sempre stato un po' ribelle. Da quando si rifiutava di
mangiare la pappina che gli offriva la madre e indossava ancora il
pannolino fino a quando, ancora quindicenne, si cacciava nei guai con
la polizia di Lafayette, per qualche sostanza illegale o per essersi
aggirato per le strada del paese non esattamente sobrio. E poi gli
piaceva la vita dura e selvaggia, o almeno è questo che
pensava
quando scelse di andare a Los Angeles.
Invece, arrivato a
ventiquattro anni, capì che c'era qualcosa che non andava.
Era lo stesso ribelle di
sempre, ma si voleva ribellare a se stesso: non era giusto quello che
stava facendo, lo sapeva. Era caduto nella trappola, quella in cui
tutti i musicisti rock cadono, era caduto negli eccessi e i vizi che
quella scelta gli aveva offerto e si stava perfino dimenticando di
cosa fosse il Rock'n'roll. Perchè in fondo sapeva che non
era solo
sesso, droga e rock'n'roll come forse era in origine. Ormai era
qualcosa di più, era un credo e la gente ci credeva davvero.
Anche
lui ci credeva prima di iniziare a svenire per troppo alcool. Quello,
be', quello era fallire. Lui stava fallendo e non sapeva più
come
rimettere le cose al loro posto.
Mona
passò tutto il
pomeriggio seduta, con la lettera in mano.
Le cose stavano
peggiorando. I pensieri stavano iniziando a farsi prepotenti nel suo
cervello, ma lei non voleva pensare. Pensare la faceva soffrire.
Lei voleva solo star bene.
E' tutto apposto: a questo voleva pensare. Ma quel pensiero le
sembrava così lontano. Lontano come la memoria del sorriso
di suo
fratello.
Quando si ricordò che
doveva incontrare quel tipo era già parecchio in ritardo.
Pensò che forse era
meglio così... Che forse aveva aspettato, si era stufato ed
era
andato via. Si sentì improvvisamente stanca, sentiva le
gambe
pesanti e non aveva più voglia di camminare, di vedere
qualcuno o di
parlare.
Ma si incamminò verso il
cathouse: non aveva senso telefonare per vedersi con qualcuno e poi
dargli buca.
Mentre
Axl si accostava
davanti all'ingresso del bar alle cinque e tre quarti e s'accorse
dell'avvicinarsi della persona che doveva incontrare quarantacinque
minuti fa, si stupì. Camminava lentamente, come se non ci
fosse
stato un orario in cui incontrarsi, come se non avesse voglia e fosse
esausta. Il capelli biondi si scompigliavano al vento e i suoi occhi,
luminosi al sole e contornati da vistose occhiaia lo fissavano, senza
entusiasmo.
-Sei in ritardo.- Le
disse.
-A quanto pare non sono
l'unica-
Axl entrò nel bar e si
sedette davanti al bancone e la ragazza lo seguì.
Le sembrava che non era
affatto sicuro stare in compagnia di quel tipo, specie quando il
ragazzo ordinò un bicchiere di Assenzio.
-Non è un po' troppo
presto per bere?-
-Non lo è per me...
Era la seconda volta, la
prima era stata al telefono, che Mona sentì quella voce
così
com'era. Era bassa, estremamente calma. Nella frase che
pronunciò
poi lei sentì anche un po' di malinconia. La ragazza si
concentrò
sui suoi occhi, che però non ricambiavano il suo sguardo.
C'era
qualcosa in quell'azzurro che fissava il vuoto. Qualcosa che le
diceva che era innocente, che si poteva fidare e molto di
più. Passò
qualche minuto di silenzio in cui nessuno osava dire niente: lui
mandava giù generosi sorsi del suo assenzio e non la
guardava,
pareva perfino che si fosse dimenticato della ragazza. Mona decise
che toccava a lei rompere quel silenzio.
-Comunque io mi chiamo
Mona...-
A lui si accesero gli
occhi e finalmente la guardò.
-C'è anche una canzone,
sai? Dei Rolling Stones!-
-Sì...Mia madre era una
fanatica dei Rolling Stones e non sempre era un bene.-
-Io sono Axl! Vuoi
qualcosa da bere? Magari una birra...-
A Mona non andava, ma
decise che forse era meglio.
-Sì... Una birra piccola,
grazie.-
-Io adoro i Rolling
Stones. Perchè non sempre era un bene?-
-Be'... perchè a mio
padre piacevano i Beatles e mia madre non lo sopportava- sorrise al
pensiero delle piccole discussioni a causa di due gruppi musicali
–
Forse è per questo che hanno divorziato- concluse.
Axl guardò il sorriso di
Mona. Lui che era una grande osservatore, capì quanto fosse
bello il
sorriso di una persona che ama i suoi ricordi, quanto ancora tenero
potesse essere il sorriso di una persona che aveva perso qualcuno da
poco. C'era qualcosa in quella ragazza che lo incantava. Avrebbe
voluto stare tutto il giorno a guardarla, guardare i suoi occhi verdi
e così lontani, a guardare come con una mano si tirava
indietro i
capelli, di come prendeva il boccale di birra e se lo metteva alle
labbra per bere. Avrebbe voluto rivedere un altro suo sorriso.
-E tu? Che mi dici dei
tuoi genitori? Sono stati loro a farti piacere i Rolling Stones?-
Mona vide che Axl abbassò
la testa. I suoi occhi si fissarono sul pavimento e diventarono
gelidi per un momento, poi quando il suo sguardo ritorno su di lei i
suoi occhi ridiventarono come prima, qualcosa di sicuro.
-Decisamente no!- le disse
con il tono amaro -Mio padre, quello vero, se ne andato di casa
quando avevo due anni. Mia madre dopo che sono nato, ha sempre
cercato di tirare avanti e pensava solo a come guadagnarsi da vivere,
la musica di certo sarà stato uno dei suoi ultimi pensieri.
Quanto
al mio patrigno, be' lui era uno un po' fissato con la religione, e
non andavamo molto d'accordo... Ma non penso che fosse mai stato
interessato ai Rolling Stones–
-Izzy, dobbiamo andare più
vicino, io non sento!-
-Non rompere! Eddai, non
spingere cazzo! Ma vuoi farti scoprire?-
-Dobbiamo a-andare lì!ok?-
-Ok, ok, ma smettila di
dare spintoni! Oh! Ma ce la fai a camminare?-
Parlarono ancora un po'...
Del nome di Axl, della sua band, che anche lui non era di Los
Angeles. Poi toccò a Mona parlare. Anche se non aveva
nessuna voglia
di parlare della sua vita, lo fece, non sapeva il perchè, ma
gli
occhi del ragazzo, quasi sempre intenti a guardare lei erano un
incoraggiamento. Gli raccontò del suo viaggio nel
furgoncino, della
sua amica Heather, poi parlò di suo fratello, della
telefonata di
sua madre che ricevette, di come la richiamò per la seconda
volta in
lacrime per raccontarle cosa era successo...
-E cosa è successo?-
Mona appoggiò i gomiti
sul bancone e si mise le mani sul volto. Axl, invece, nel vedere quel
gesto di stanchezza e disperazione pensò che forse aveva
azzardato
troppo, che avrebbe dovuto lasciarla parlare e basta. Non si
aspettava di ricevere una risposta.
-Stava facendo spesa in
uno di quei piccoli negozietti di alimentari.. c'è stata una
rapina.
Non so bene cosa sia successo, sta di fatto che gli ha sparato.-
Teneva ancora le mani sul
viso, e la voce le tremava un po'. -Sai forse era destino che
succedesse...-
-No... viviamo in un mondo
dove è la casualità a dominare. Se non ci fosse
stato tuo fratello,
qualcun altro sarebbe morto. Lui si trovava solo nel posto sbagliato
al momento sbagliato. - L' abbigliamento in pelle e l'aspetto da
rocker si contraddicevano alla profondità di Axl. Mona
l'aveva già
capito, dai suoi occhi.
-Tu non credi che destino
e casualità siano la stessa cosa? In ogni caso non sei tu a
decidere.-
-Non credo al destino.
Credo alle scelte che facciamo. Credo che sono le nostre scelte a
determinare come sarà la nostra vita. Noi scegliamo che vita
fare. E
credo nella casualità, che è come un imprevisto
che cerca di
sconvolgere le tue decisioni.-
Le interessava quel ragazzo. Voleva conoscerlo. Voleva parlare con lui
all'infinito.
-E tu che vita hai scelto
di fare?-
-Oh cazzo, mi
ha guardato... forse ci ha visti, Iz..-
-Eh ci credo anche io! Non
sei mica invisibile Slash!-
Axl ci pensò su
un'attimo, poi quasi in un sussurro disse:
-Penso una vita in cui non
sono più sicuro di niente. Sai? Credo di essermi perso.-
Axl si era avvicinato un
po' più a lei durante quel discorso. E continuava a
guardarla, non
ci poteva nemmeno pensare di toglierle gli occhi di dosso. Si sentiva
attratto da lei. Gli piaceva avere il suo sguardo su di sé,
mentre
lui esplorava con gli occhi il suo viso, le sopracciglia, le ciglia
lunghe, il naso e la bocca. La rosea bocca. In quel momento
pensò
che avrebbe voluto assaggiare le sue labbra più di ogni
whiskey al
mondo.
-Axl- sussurrò Mona,
avvicinandosi un po'- non vorrei dirtelo, ma ci sono due tipi, che si
coprono la faccia con una giornale, dietro di te... Sono girati da
questa parte e ogni tanto vedo la testa di un tipo poco
raccomandabile guardarmi...-
Axl si girò.
Vergognandosi un po' per la constatazione della ragazza e sperando
con tutto il cuore di sbagliarsi, ma anche se non riusciva a vederli
in faccia, li avrebbe riconosciuti ovunque.
-Sei un coglione, Slash!-
disse.
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iLa: Mmm secondo me
è molto probabile che ci siamo viste... anche in coda, a
meno che tu non eri nell'altra, perchè ce n'erano
due...
Ah! Ho iniziato a leggere una tua storia, Death and Love.. E' tanto
tenero Axl :3 Complimenti anche a te per come scrivi :)