Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
Segui la storia  |       
Autore: Tomma    11/08/2011    3 recensioni
-Non andartene- Gli disse con quella sua voce così dolce.
-Resta qui con me, almeno stanotte-
Axl si sdraiò accanto a lei e la guardò negli occhi, quegli occhi che lo rapivano sempre e che facevano fermare il tempo.
Mona gli prese le mani e se le porto vicino al viso. Le piacevano quelle mani, grosse e sempre calde. Le davano sicurezza, quelle mani erano il ramo su cui ci si aggrappa per non cadere nel burrone..
L' abbigliamento in pelle e l'aspetto da rocker si contraddicevano alla profondità di Axl. Mona l'aveva già capito, dai suoi occhi.
-Tu non credi che destino e casualità siano la stessa cosa? In ogni caso non sei tu a decidere.-
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axl Rose, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

------

SOUND OF SILENCE

------

Cap. 4
Lost in the Supermarket


I'm all lost in the supermarket

I can no longer shop happily
I came in here for thet special offer
A guaranteed personality
Lost in the supermarket-The Clash


-Cazzo Slash, me lo vuoi dire che diavolo hai intenzione di fare?-
-Shhh.. Parla piano! E non ti preoccupare!-
Izzy sbuffò. Un idea di cosa stessero facendo lì ce l'aveva e non gli piaceva, chissà per quale motivo poi rimase lì. E il comportamento di Slash era sospetto. Se lo sentiva che era una cosa che non doveva, ma soprattutto non voleva fare. Così insistette e, dando una gomitata all'amico, seduto di fianco a lui, gli chiese, per la millesima volta, che cosa volesse fare.
-AHIA Izzy! Smettila! Mi hai fatto male!- Rispose Slash, spingendo Izzy con la spalla infastidito. Ormai stava aspettando da mezz'ora e si era già bevuto tre bicchieri di Jack Daniel's.

Ora che era arrivato il momento, ci pensò su e non aveva per niente voglia.
Axl fece il possibile per non arrivare alla meta, allungò la strada di parecchio e si fermò a osservare ogni cosa gli capitasse. Gli piaceva guardare. Gli piaceva andare in un parco giochi, sedersi su una panchina e guardare una donna che faceva dondolare suo figlio sull'altalena, oppure una coppietta di adolescenti intenti a mangiare un gelato e darsi qualche bacio. Era come guardare la televisione, che lui non aveva. Anzi, probabilmente era anche meglio... vedeva così reali. Vedeva le cose così com'erano, non quelle lunghe storie romantiche in cui succedeva sempre qualcosa che ostacolava l'amore o le persone che si facevano tante seghe mentali per poi agire in modo così falso che le loro gesta sarebbero rimase per sempre ricordate. La vita non era così e a lui piaceva la realtà e ancor di più la normalità. Un po' era geloso di tutti quei gesti quotidiani che lui non compieva. Non aveva una vita e se ne rendeva conto. Sì, si rendeva conto di essersi perso e di vagabondare in girò nel nulla. Ancora si chiedeva se avesse scelto la strada giusta, quando giunse al bivio. Aveva diciassette anni e lasciò casa e scuola per intraprendere la vita del rocker ventiquattro ore su ventiquattro. Ai tempi era abbastanza sicuro. Era sempre stato un po' ribelle. Da quando si rifiutava di mangiare la pappina che gli offriva la madre e indossava ancora il pannolino fino a quando, ancora quindicenne, si cacciava nei guai con la polizia di Lafayette, per qualche sostanza illegale o per essersi aggirato per le strada del paese non esattamente sobrio. E poi gli piaceva la vita dura e selvaggia, o almeno è questo che pensava quando scelse di andare a Los Angeles.
Invece, arrivato a ventiquattro anni, capì che c'era qualcosa che non andava.
Era lo stesso ribelle di sempre, ma si voleva ribellare a se stesso: non era giusto quello che stava facendo, lo sapeva. Era caduto nella trappola, quella in cui tutti i musicisti rock cadono, era caduto negli eccessi e i vizi che quella scelta gli aveva offerto e si stava perfino dimenticando di cosa fosse il Rock'n'roll. Perchè in fondo sapeva che non era solo sesso, droga e rock'n'roll come forse era in origine. Ormai era qualcosa di più, era un credo e la gente ci credeva davvero. Anche lui ci credeva prima di iniziare a svenire per troppo alcool. Quello, be', quello era fallire. Lui stava fallendo e non sapeva più come rimettere le cose al loro posto.

Mona passò tutto il pomeriggio seduta, con la lettera in mano.
Le cose stavano peggiorando. I pensieri stavano iniziando a farsi prepotenti nel suo cervello, ma lei non voleva pensare. Pensare la faceva soffrire.
Lei voleva solo star bene. E' tutto apposto: a questo voleva pensare. Ma quel pensiero le sembrava così lontano. Lontano come la memoria del sorriso di suo fratello.
Quando si ricordò che doveva incontrare quel tipo era già parecchio in ritardo.
Pensò che forse era meglio così... Che forse aveva aspettato, si era stufato ed era andato via. Si sentì improvvisamente stanca, sentiva le gambe pesanti e non aveva più voglia di camminare, di vedere qualcuno o di parlare.
Ma si incamminò verso il cathouse: non aveva senso telefonare per vedersi con qualcuno e poi dargli buca.

Mentre Axl si accostava davanti all'ingresso del bar alle cinque e tre quarti e s'accorse dell'avvicinarsi della persona che doveva incontrare quarantacinque minuti fa, si stupì. Camminava lentamente, come se non ci fosse stato un orario in cui incontrarsi, come se non avesse voglia e fosse esausta. Il capelli biondi si scompigliavano al vento e i suoi occhi, luminosi al sole e contornati da vistose occhiaia lo fissavano, senza entusiasmo.
-Sei in ritardo.- Le disse.
-A quanto pare non sono l'unica-
Axl entrò nel bar e si sedette davanti al bancone e la ragazza lo seguì.
Le sembrava che non era affatto sicuro stare in compagnia di quel tipo, specie quando il ragazzo ordinò un bicchiere di Assenzio.
-Non è un po' troppo presto per bere?-
-Non lo è per me...
Era la seconda volta, la prima era stata al telefono, che Mona sentì quella voce così com'era. Era bassa, estremamente calma. Nella frase che pronunciò poi lei sentì anche un po' di malinconia. La ragazza si concentrò sui suoi occhi, che però non ricambiavano il suo sguardo. C'era qualcosa in quell'azzurro che fissava il vuoto. Qualcosa che le diceva che era innocente, che si poteva fidare e molto di più. Passò qualche minuto di silenzio in cui nessuno osava dire niente: lui mandava giù generosi sorsi del suo assenzio e non la guardava, pareva perfino che si fosse dimenticato della ragazza. Mona decise che toccava a lei rompere quel silenzio.
-Comunque io mi chiamo Mona...-
A lui si accesero gli occhi e finalmente la guardò.
-C'è anche una canzone, sai? Dei Rolling Stones!-
-Sì...Mia madre era una fanatica dei Rolling Stones e non sempre era un bene.-
-Io sono Axl! Vuoi qualcosa da bere? Magari una birra...-
A Mona non andava, ma decise che forse era meglio.
-Sì... Una birra piccola, grazie.-
-Io adoro i Rolling Stones. Perchè non sempre era un bene?-
-Be'... perchè a mio padre piacevano i Beatles e mia madre non lo sopportava- sorrise al pensiero delle piccole discussioni a causa di due gruppi musicali – Forse è per questo che hanno divorziato- concluse.
Axl guardò il sorriso di Mona. Lui che era una grande osservatore, capì quanto fosse bello il sorriso di una persona che ama i suoi ricordi, quanto ancora tenero potesse essere il sorriso di una persona che aveva perso qualcuno da poco. C'era qualcosa in quella ragazza che lo incantava. Avrebbe voluto stare tutto il giorno a guardarla, guardare i suoi occhi verdi e così lontani, a guardare come con una mano si tirava indietro i capelli, di come prendeva il boccale di birra e se lo metteva alle labbra per bere. Avrebbe voluto rivedere un altro suo sorriso.
-E tu? Che mi dici dei tuoi genitori? Sono stati loro a farti piacere i Rolling Stones?-
Mona vide che Axl abbassò la testa. I suoi occhi si fissarono sul pavimento e diventarono gelidi per un momento, poi quando il suo sguardo ritorno su di lei i suoi occhi ridiventarono come prima, qualcosa di sicuro.
-Decisamente no!- le disse con il tono amaro -Mio padre, quello vero, se ne andato di casa quando avevo due anni. Mia madre dopo che sono nato, ha sempre cercato di tirare avanti e pensava solo a come guadagnarsi da vivere, la musica di certo sarà stato uno dei suoi ultimi pensieri. Quanto al mio patrigno, be' lui era uno un po' fissato con la religione, e non andavamo molto d'accordo... Ma non penso che fosse mai stato interessato ai Rolling Stones–

-Izzy, dobbiamo andare più vicino, io non sento!-
-Non rompere! Eddai, non spingere cazzo! Ma vuoi farti scoprire?-
-Dobbiamo a-andare lì!ok?-
-Ok, ok, ma smettila di dare spintoni! Oh! Ma ce la fai a camminare?-


Parlarono ancora un po'... Del nome di Axl, della sua band, che anche lui non era di Los Angeles. Poi toccò a Mona parlare. Anche se non aveva nessuna voglia di parlare della sua vita, lo fece, non sapeva il perchè, ma gli occhi del ragazzo, quasi sempre intenti a guardare lei erano un incoraggiamento. Gli raccontò del suo viaggio nel furgoncino, della sua amica Heather, poi parlò di suo fratello, della telefonata di sua madre che ricevette, di come la richiamò per la seconda volta in lacrime per raccontarle cosa era successo...
-E cosa è successo?-
Mona appoggiò i gomiti sul bancone e si mise le mani sul volto. Axl, invece, nel vedere quel gesto di stanchezza e disperazione pensò che forse aveva azzardato troppo, che avrebbe dovuto lasciarla parlare e basta. Non si aspettava di ricevere una risposta.
-Stava facendo spesa in uno di quei piccoli negozietti di alimentari.. c'è stata una rapina. Non so bene cosa sia successo, sta di fatto che gli ha sparato.-
Teneva ancora le mani sul viso, e la voce le tremava un po'. -Sai forse era destino che succedesse...-
-No... viviamo in un mondo dove è la casualità a dominare. Se non ci fosse stato tuo fratello, qualcun altro sarebbe morto. Lui si trovava solo nel posto sbagliato al momento sbagliato. - L' abbigliamento in pelle e l'aspetto da rocker si contraddicevano alla profondità di Axl. Mona l'aveva già capito, dai suoi occhi.
-Tu non credi che destino e casualità siano la stessa cosa? In ogni caso non sei tu a decidere.-
-Non credo al destino. Credo alle scelte che facciamo. Credo che sono le nostre scelte a determinare come sarà la nostra vita. Noi scegliamo che vita fare. E credo nella casualità, che è come un imprevisto che cerca di sconvolgere le tue decisioni.-
Le interessava quel ragazzo. Voleva conoscerlo. Voleva parlare con lui all'infinito.
-E tu che vita hai scelto di fare?-


-Oh cazzo, mi ha guardato... forse ci ha visti, Iz..-
-Eh ci credo anche io! Non sei mica invisibile Slash!-


Axl ci pensò su un'attimo, poi quasi in un sussurro disse:
-Penso una vita in cui non sono più sicuro di niente. Sai? Credo di essermi perso.-
Axl si era avvicinato un po' più a lei durante quel discorso. E continuava a guardarla, non ci poteva nemmeno pensare di toglierle gli occhi di dosso. Si sentiva attratto da lei. Gli piaceva avere il suo sguardo su di sé, mentre lui esplorava con gli occhi il suo viso, le sopracciglia, le ciglia lunghe, il naso e la bocca. La rosea bocca. In quel momento pensò che avrebbe voluto assaggiare le sue labbra più di ogni whiskey al mondo.
-Axl- sussurrò Mona, avvicinandosi un po'- non vorrei dirtelo, ma ci sono due tipi, che si coprono la faccia con una giornale, dietro di te... Sono girati da questa parte e ogni tanto vedo la testa di un tipo poco raccomandabile guardarmi...-
Axl si girò. Vergognandosi un po' per la constatazione della ragazza e sperando con tutto il cuore di sbagliarsi, ma anche se non riusciva a vederli in faccia, li avrebbe riconosciuti ovunque.
-Sei un coglione, Slash!- disse.


-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

iLa: Mmm secondo me è molto probabile che ci siamo viste... anche in coda, a meno che tu non eri nell'altra, perchè ce n'erano due... 
Ah! Ho iniziato a leggere una tua storia, Death and Love.. E' tanto tenero Axl :3 Complimenti anche a te per come scrivi :)




















  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses / Vai alla pagina dell'autore: Tomma