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Autore: Layra Disgrace    12/08/2011    5 recensioni
Molto spesso si tende ad iniziare un racconto con la descrizione di situazioni surreali,angoscianti e particolari. Magari un vicolo oscuro, nel quale un ragazzo sta seduto osservando il cielo distrattamente,pensando al dolore che gli appesantisce il cuore.
Il tutto reso più cupo da un violento temporale.
Non vorrei che la storia che sto per raccontare cominciasse in questo modo, ma è proprio grazie a questa condizione atmosferica che tutto ebbe inizio, e forse anche una fine.
Torno dopo anni con una fanfiction, quest volta su Naruto, con lo scopo di eliminare alcuni stereotipi presenti nel genere yaoi.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 10 

 

Nel vicolo oscuro pioveva a dirotto e l’atmosfera era piuttosto inquietante. Si avviarono verso casa e Naruto fu costretto a prendere l’altro ragazzo per il polso, evitando così che iniziasse a errare per la città incontrollato. Sasuke vide improvvisamente un’ombra nera, una persona, che si stava avvicinando lentamente e immediatamente si bloccò, impuntando i piedi.  

“Uzumaki! Quello è Itachi, adesso mi uccide!” disse avvicinandosi istintivamente al corpo di Naruto, che si guardava intorno convulsamente, alla ricerca di un uomo con in mano una pistola. 

“Ma chi è Itachi?” Gli chiese poi, vedendo che l’uomo camminava tranquillamente, ignorandoli.

“È mio fratello. Stai attento e non guardarlo, Sasuke abbassò lo sguardo e si coprì il volto con le mani, lasciando Naruto esterrefatto. 

“Ah, hai un fratello?” Si accorse che Sasuke non l’aveva mai nominato, ma aveva sempre e solo parlato degli zii. Che fosse morto anche lui coi genitori?  Naruto avrebbe voluto indagare ma non poté rifletterci a lungo perché ora Sasuke rideva spensierato indicando una vecchietta, insolitamente seduta su di una panchina. 

 

Il pavimento di casa era segnato da alcune scie bagnate, che vennero però ignorate: Sasuke si stava dimenando con movimenti lenti e goffi, cercando di togliersi la maglietta bagnata troppo scomoda, che venne in seguito abbandonata sul pavimento.  Stanco e assonnato, ogni tanto biascicava qualche parola quasi incomprensibile e cercava di appoggiare la testa mora su di una qualsiasi superficie solida. Naruto immediatamente prese un suo pigiama piuttosto largo e glielo lanciò addosso, poi ne prese uno per sé e andò a cambiarsi in bagno. 

Quando uscì, Sasuke era sdraiato nel suo letto, in posizione fetale, con i pantaloni del pigiama messi fino al ginocchio. 

“Sei sveglio?” gli chiese avvicinandosi. 

“Nhm…” rispose girandosi in sua direzione. Naruto, stanco anch’egli dalla serata piuttosto esasperante, gli si sedette di fianco con un sospiro. La tapparella della grande vetrata era aperta e lasciava intravedere le nuvole grigie che andavano via via dissipandosi. Guardò poi l’altro ragazzo, che teneva gli occhi serrati e le mani unite tra le due gambe piegate, come se avesse freddo. Osservò il suo viso: l’ombretto era sbavato, sparso sulle guance pallide e i capelli bagnati gli cadevano a ciocche scomposte sulla fronte. 

“Mi piacerebbe restare qui domani mattina, ma sarebbe troppo sospetto,” affermò più rivolto a se stesso che all’altro, che in quel momento si stava sfregando gli occhi energicamente, sporcandosi le mani di trucco. 

“Resti qui?” chiese innocentemente Sasuke. Doveva essere proprio fuori di sé per chiedere una cosa del genere, così apertamente. Naruto sorrise. 

“Te l’ho detto, Uchiha, che non posso,” rispose rammaricato. 

“Mmm chiamami Sasuke,” la sua voce risultò piuttosto grave, roca, modificata dalla stanchezza e dal sonno pesante. 

“Sasuke, allora.” Sorrise nuovamente in sua direzione, conscio che l’altro non l’avrebbe visto. 

“A dormire,” continuò Sasuke con uno sbuffo, portandosi il palmo della mano sulla fronte fredda. 

“A dormire cosa?” domandò a sua volta l’altro, guardandolo interrogativo.  

“Resti qui a dormire,affermò, girandosi lentamente a pancia in su. Si accorse finalmente che i pantaloni non erano messi a dovere e con le mani tentò di afferrare l’orlo, senza però sollevare il busto, cosa che ovviamente non gli riuscì. Naruto fece appello a tutta la sua buona volontà per non guardare esattamente in quel punto.

“Non credo proprio sia il caso,rispose, scuotendo lievemente la testa in dissenso. Il desiderio, però, di passare la notte con la sua pseudo cotta, gli fece battere il cuore, ma decise di resistere: Sasuke era fuori di sé e si sarebbe sentito in colpa per anni se ne avesse approfittato. 

“Daiii,” la voce sempre bassa, quasi sensuale, si scontrava con il contenuto infantile delle frasi che Sasuke proferiva da ubriaco. Subito dopo prese la mano di Naruto e se la poral petto.

“Uff” «Cosa faccio?» Lo guardò un po’e con l’ennesimo sbuffo gli si sdraiò di fianco supino, alzando però le coperte e infilandosi sotto. Sasuke seguì i suoi movimenti e lo imitò; poi si girò sul fianco, rivolto verso l’altro ragazzo. Improvvisamente gli prese il braccio e se lo strinse al petto, come se fosse un pupazzo morbido da tenere accanto durante la notte. 

Naruto spense la luce dall’interruttore vicino al letto ma non chiuse subito gli occhi, rivolti verso il soffitto, cercando di cogliere qualche immagine nell’oscurità della stanza. 

Quando li chiuse gli altri sensi si acuirono, il suono del vento gli arrivò alle orecchie dolcemente, seguito dal rombo di un tuono in lontananza; poi sentì il calore proveniente dalle braccia di Sasuke e dalle dita, che ogni tanto si muovevano lente sul suo avambraccio, in una lieve carezza capace di infondergli un senso di tranquillità e rilassatezza. 

“Anche mia mamma mi faceva dormire nel suo letto,” sbiascicò contro il braccio di Naruto coperto per metà dalla manica della maglietta. Naruto sorrise, «Ti capisco.»

Sasuke si addormentò cullato dalle mani dell’altro che accarezzavano e districavano i morbidi capelli color pece e Naruto lo seguì poco dopo. 

 

 

Percepì i sensi ritornare e lentamente aprì gli occhi. Tentò di mettersi seduto, ma una fitta alla testa gli impose di sdraiarsi nuovamente, così si portò una mano alla fronte, cercando di massaggiarsi la pelle sudata. 

«Che cosa è successo?» pensò riaprendo gli occhi, notando una striscia di polvere messa in evidenza da un raggio di luce che si era infiltrato clandestinamente attraverso la tapparella. 

Con fatica si spostò, accese la luce e si alzò, sfidando il suo fisico dolente, e subito si diresse in bagno. Quando si specchiò, rimase scioccato dalla vista di un ragazzo dai capelli unti sparsi in maniera disordinata, con il volto sporco di polverina grigia e un’espressione devastata, che tentò di migliorare con dell’acqua fredda. Deluso dal risultato si diresse in cucina, alla ricerca di un qualche medicinale che l’avrebbe fatto sentire meglio e che sicuramente l’avrebbe aiutato a pensare lucidamente a ciò che poteva essergli successo. 

Trovò sul tavolo una tazza di caffè, una scatola di cartone e una brioche, che giaceva su di un foglio scritto in maniera disordinata: ‘Bevi e mangia e se non ti passa prendi una pastiglia. Non agitarti. Naruto’ e leggendo ciò si ricordo delle birre che al “River” aveva voluto bere.  

“Uff…” sbuffò rumorosamente al pensiero di essersi ubriacato. 

Accompagnato dall’emicrania, fece colazione con ciò che Naruto gli aveva lasciato e mentalmente si malediceva per aver fatto una cosa del genere: il senso d’oblio lo spaventava ed era sicuro, una volta eliminati i freni inibitori, di aver fatto cose che da sobrio non avrebbe mai osato fare.

Optò per una doccia sperando che gli desse un po' di sollievo. Si liberò dei pantaloni del pigiama dubitando per un secondo della loro provenienza, poi, leggermente infreddolito, avanzò un piede nel cubicolo, il cui pavimento era umido e scivoloso. Lo ritrasse istantaneamente ma poi si fece coraggio, combattendo il freddo che provava al contatto con la superficie. 

Fece aderire il palmo della mano al pomello dell’acqua calda e iniziò a ruotarlo lentamente, per evitare che il getto improvviso lo infastidisse, facendo aumentare il dolore alle tempie pulsanti; ma ciò non bastò a evitare che la sua condizione peggiorasse. Lo scroscio incessante dell’acqua vicino alle orecchie e il getto continuo sulla testa lo stordivano, impedendogli di rilassarsi e dimenticare i dolori post-sbornia. Piegò il collo in avanti, fissando i suoi piedi che si stavano purificando dalle chiazze nere lasciate dal cotone dei calzini, poi con le mani si sfregò rapidamente le palpebre, cercando di eliminare quello che rimaneva del trucco sbavato; fissò le mani, notando che l’ombretto si era trasferito su di esse, ma al contatto con l’acqua svanì immediatamente.

«Cazzo, stasera devo tornare a casa.» Le implacabili fitte alla testa ebbero il potere di fargli pensare cose altrettanto negative, in quel caso l’imminente incontro con i tutori, che sicuramente non avrebbe avuto alcun esito positivo. Alzò il capo, lasciando che il getto colpisse i suoi occhi serrati e gli spostasse le ciocche di capelli corvini all’indietro, liberando la fronte pallida.

«Mi ammazzeranno.» Scosse il capo e un brivido di freddo lo investì, facendogli incrociare le braccia di riflesso. Si distrasse col profumo dello shampoo di Naruto, che lo travolse come una ventata di brezza marina al mattino.

Una volta uscito dalla doccia si buttò sul letto sfatto, la tapparella ancora chiusa, deciso a chiudere la sua testa a qualsiasi pensiero, e la stanchezza lasciò presto spazio al sonno.

 

La porta venne spalancata con veemenza, chiusa con la stessa forza. Il rumore dello zaino scaraventato sul pavimento fece sobbalzare Sasuke, svegliato di colpo da un riposo agitato.
“Cos’è tutto ‘sto caos?” domandò con voce roca, guardando di sbieco davanti a sé. Si strofinò con forza gli occhi e con uno sbadiglio si stiracchiò leggermente, cercando di scomporsi il meno possibile.
“I tuoi zii del cazzo!!!” Sentì l’urlo provenire dal salotto e dei passi frenetici di piedi con indosso ancora le scarpe; poi, una volta alzatosi dal caldo letto, vide un lampo giallo attraversare il piccolo corridoio per due volte, diretto chissà dove.
Avanzò lentamente, grattandosi la guancia, poi, udendo il chiasso di ante sbattute, si affrettò e si affacciò sull’entrata del salotto.  Naruto stava trangugiando una merendina, appoggiato contro i mobili della cucina.
“Cosa è successo?” Naruto si girò di colpo in direzione della voce, con aria da serial killer. Scrutò il ragazzo a torso nudo, addossato allo stipite della porta, palesemente assonnato.
“Guardami, porca troia!” Si indicò le labbra con un dito e gli si avvicinò rapidamente, pestando con i piedi. Sasuke sospirò, portandosi una mano alla fronte che ricominciava a dolere, poi notò che l’anellino argenteo dell’altro era sparito, lasciando visibile un buchino scuro sotto al labbro roseo.
“Perché?” Scostò la testa e la spalla dal legno, mettendosi in posizione eretta, pronto ad ascoltare con maggiore attenzione.
“Hanno fatto qualcosa con il consiglio dei genitori e ora non posso più portare il piercing a scuola. Giuro che li ammazzo.” Si girò e prese a calci la cartella che giaceva innocente in mezzo al salottino.
“Loro ciò che vogliono ottengono,” commentò semplicemente, serio.
Voi Uchiha e voi giapponesi, con la vostra chiusura mentale!” Naruto continuava a fare avanti e indietro in linea retta, sbuffava e stringeva i pugni, che venivano sciolti nei momenti in cui parlava, per poter gesticolare con rabbia.
“Uzumaki, dai calmati. Mi fai aumentare il mal di testa.” Disse Sasuke portandosi per l’ennesima volta una mano alla fronte. L’altro si fermò e fece un respiro profondo, scrollando le spalle. Il tono sofferente di Sasuke e l’aria che sentì attraversargli l’organismo riuscirono a tranquillizzarlo, si sedette quindi al tavolo, appoggiando la testa bionda sulla superficie lignea. Sasuke gli si sedette di fianco, guardandolo.
“Tu tutto okay?” Domandò Naruto, con tono di voce rassegnato.
“Nh… Mi piacerebbe tanto sapere cosa ho fatto ieri sera,” affermò appoggiandosi allo schienale di plastica nera. L’altro si raddrizzò, guardandolo sorpreso. Un sorriso gli si stampò sulle labbra, subito vennero accantonati rabbia e sconsolatezza. Ridacchiò sommessamente e si godette l’espressione sostenuta dell’altro, che tentava di mantenere il suo orgoglio intatto.
“Beh, ignorandomi beatamente, ti sei ubriacato!” Esclamò alzandosi di botto. Sasuke rimase un attimo sorpreso, poi lo vide frugare nel povero zaino ribaltato a terra per poi sparire in bagno. Quando tornò dopo pochi minuti, il piercing era di nuovo al suo posto, scintillante, e in mano Naruto stringeva un pacchetto di sigarette.
“Fin qua c’ero arrivato,rispose Sasuke secco, riprendendo l’argomento. “Cosa ho fatto di sconveniente?”
“Sconveniente?” Ripeté Naruto, che, ridacchiando, si portò la mano libera alla bocca, coprendola.
L’altro lo fulminò con lo sguardo, «Se non me lo dici subito, ti ammazzo».
“Dai, non è più divertente se non te lo dico, eh Sas’ke?”
Sas’ke? Scusami?” Il ragazzo si agitò.
Con l’eccezione dei suoi genitori e del fratello nessuno mai l’aveva chiamato per nome, era un privilegio che solo le persone a lui veramente care potevano avere. Anche i professori e i compagni di scuola lo avevano sempre chiamato per nome, ma mai senza un suffisso onorifico adeguato.
Sentire le sillabe del suo nome pronunciate da una persona esterna alla famiglia, con accento leggermente imperfetto, gli fece uno strano effetto: malinconia da una parte, rabbia dall’altra.
Naruto scoppiò a ridere improvvisamente, il malumore ormai dimenticato. Sasuke si irrigidì ulteriormente.
“Me l’hai detto tu ieri notte!” La smise di ridere vedendo l’altro portarsi una mano alla fronte, trattenendo un sospiro.
“Revochiamo questa cosa, subito.” Affermò Sasuke facendo un gesto secco con l’altra mano.
“Tu se vuoi puoi chiamarmi Naruto però, intanto in America ‘sta cosa non esiste.” Ma l’altro scosse la testa leggermente, in dissenso.
“Cosa è successo poi?” Gli chiese Sasuke, guardandolo dritto negli occhi cerulei. Lo sguardo di Naruto, alla domanda, iniziò a vagare d’oggetto in oggetto, incapace di sostenere l’espressione crucciata dell’interlocutore.
“Passiamo alle cose, se vuoi, sconvenienti.” Naruto, vedendo la sua reazione, capì che per l’altro la questione era piuttosto seria. Era ben conscio del fatto che Sasuke ci teneva particolarmente a sembrare freddo, distante e senza sentimenti, un po’ per schivare il possibile dolore che le persone potrebbero provocargli e un po’ per orgoglio: non voleva che gli altri vedessero le sue debolezze.
«L’orgoglio, che cosa stupida.» Gli venne da pensare, «Una sega mentale in più e nient’altro».
“Dimmi…” Il tono era basso, il gomito appoggiato al tavolo e la testa sostenuta dalla mano.
“Beh… Hai parlato di tuo fratello Itachi.”  Sasuke chiuse gli occhi, strinse forte il pugno e le nocche divennero immediatamente bianche.
“Chi…” “Non ne voglio parlare.”  L’atmosfera si fece pesante, attimi di silenzio passarono e, per smorzare il clima di tensione, Naruto si alzò, aprì il frigo ed estrasse degli onigiri al salmone, comprati il giorno prima. Ne mise uno davanti al viso pallido del ragazzo, che parve per un attimo sorprendersi. Sasuke pensò che se fosse stata una persona capace di sorridere, sicuramente avrebbe sorriso in sua direzione, tuttavia si limitò a sospirare e fissare nuovamente gli occhi azzurri di Naruto, senza rabbia, in muta gratitudine.
“Poi… hai nominato tua madre una volta e… Ah! Ti sei spogliato!” Naruto si sciolse in un risolino.
«Forse non ho fatto niente di così grave.» Pensò Sasuke, notando che l’altro non aveva giudicato e commentato nemmeno una delle sue azioni o frasi.
Naruto, però, si fece pensieroso. Doveva dirgli quella cosa, non era nel suo carattere mentire, tanto meno tener nascosta una cosa che era sicuro all’altro avrebbe dato fastidio.
«Mi uccide, ne sono certo.»  “Cos’hai?” Indagò subito l’altro.
“Beh… Dovrei dirti un’ultima cosa. Giura di non fuggire, di non bruciare la mia casa o picchiarmi mortalmente.” Sasuke grugnò e sbuffò, sconsolato.
“Giura!” Naruto obbligò l’altro a prendergli il mignolo, per poi scuoterlo tre volte, cosa che Sasuke reputò infantile e inutile.
“Ecco… abbiamo dormito insieme.” Per poco all’altro, che stava masticando compostamente l’onigiri, non cadde il cibo dalla bocca per lo stupore. Guardò Naruto, scosse la testa e poi riguardò Naruto con espressione basita.
“Tu hai permesso ciò?” Dicendolo, si avvicinò pericolosamente all’altro, strisciando la sedia sul pavimento. Naruto vide il naso pallido dell’altro quasi a contatto con il suo, fissò gli occhi scuri e inalò il profumo dolciastro del suo shampoo stesso.  Per un secondo fu inebriato dall’essenza dell’altro, che credeva di percepire grazie alla vicinanza, ma non ebbe modo di soffermarsi sulle mille sensazioni contrastanti che provava nel vedere Sasuke a pochi centimetri dalle proprie labbra, ricordandosi che l’altro era irato e poteva colpirlo con un destro in qualsiasi momento.
“Mi hai supplicato! Eri in un momento di tristezza e hai insistito molto, davvero!” Arretrò leggermente, portando le mani in avanti a mo’ di scudo.
Sasuke decretò il suo sguardo sincero e con uno sbuffo si appoggiò allo schienale della sedia.
“Mai più ubriaco.” Affermò poi, chiudendo gli occhi. Naruto si concesse una leggera risata.
“Ti da così fastidio aver dormito con un amico?” Chiese all’altro, guardando il volto teso, contratto in una smorfia.
“Primo, nessuno ha detto che siamo amici. Secondo, non mi piace il contatto fisico.” Espressione indecifrabile, postura rigida, tono di voce freddo. Naruto, in tutta risposta, scoppiò a ridere, una risata fragorosa, allegra.
“Beh ieri non sembrava proprio!” Vide l’altro rabbuiarsi nuovamente. Si calmò e proseguì.
“E poi ormai siamo amici, l’ho deciso io”, e l’aveva deciso in quel preciso istante. Aveva pensato un milione di volte a quanto desiderasse mantenere una certa distanza dalle persone e ne era convinto, prima che il Naruto spensierato e solare di un tempo, che credeva essere ormai morto e sepolto, si ripresentasse parlando di amicizia, sotto forma di zombie tornato dall’aldilà. 
Quel barlume di sincera spontaneità, però, se ne andò via com'era arrivato. Era sicuro che l'altro stava iniziando a fidarsi, nonostante la diffidenza nei confronti del prossimo fosse una loro caratteristica comune, ma lui non era ancora pronto per esporsi, per parlare di sé. Sentiva lo stesso disagio nelle parole dell'altro, spesso cariche di freddezza, ma Naruto capì di essere la prima persona da cui Sasuke aveva ricevuto un aiuto gratuitamente, e lentamente si stava lasciando andare. Prese la seconda sigaretta della giornata e iniziò ad aspirarne il contenuto vigorosamente.
"Amici eh..." Gli disse allora il moro, appoggiandosi alle sue braccia incrociate sul tavolo.
"Dimmi qualcosa di te, allora." I pensieri di Naruto si concretizzarono così in quella domanda legittima. Il fumo iniziò a vorticare nell'aria, partendo dalla sua bocca ed esaurendosi poco dopo.
"Cosa dovrei dirti?" Gli occhi chiari parvero per un attimo scurirsi, perdendo la loro lucente purezza. Smise di guardare Sasuke, smise di guardarsi in giro, ma iniziò a fissare dritto davanti a sé, con un'espressione indecifrabile sul volto.  
"Beh, per esempio della fotografia." Naruto si girò sconvolto verso il ragazzo. 
"Che fotografia."
"Quella di te e tuo papà, quale se no?" Sentendo le parole di Sasuke, finì la sigaretta in fretta e ne prese subito un'altra, accendendosela con foga. Sasuke si limitò a spostare il capo, appoggiando la guancia sulle braccia e osservando la reazione dell’altro. Naruto prese a muovere il piede nervosamente, guardò il ragazzo di fianco a lui e poi ritornò a osservare la città attraverso la finestra di fronte a lui.
“Dove l’hai presa?” Sasuke era serafico e nonostante il tono accusatorio dell’altro non si scaldò.
“L’ho trovata in camera ieri, per caso.” Naruto picchiò la fronte contro la superficie lignea e diede qualche colpetto a ripetizione, la sigaretta gli scivolò di bocca e si spense sul pavimento freddo.
“Io sinceramente non vedo il problema. Io ti ho detto cose di me nonostante ti conosca appena, tu potresti fare la stessa cosa, io ti aiuterei.” Ma Naruto sbatté entrambi i pugni sul tavolo, rizzandosi sulla sedia.
“Non mi fido. Di nessuno.” Lo guardò negli occhi con una serietà che non gli si addiceva affatto. Sasuke rimase fermo, fissandolo.
“Hai detto tu che siamo amici.” Ribatté calmo.
“È diverso.”  Sasuke si mise ritto sulla sedia a sua volta e iniziò a tamburellare con le dita sul tavolo.
“In cosa? Anche io sono diffidente.”
“Tu cosa ne vuoi sapere? Non hai mai avuto amici, non ti sei fidato come uno stupido per poi essere tradito, ripetutamente!” Si alzò, il tono di voce si fece più alto, lo sguardo irato.
“No, non lo sono stato, ma mi sono fidato di te. Erroneamente, a quanto pare.” Si alzò a sua volta, fronteggiando Naruto, con una calma quasi surreale. I suoi sentimenti erano particolarmente controllati, più si irritava più la mente lucida elaborava mille motivi per cui Naruto era in torto. Non valeva la pena strillare.
“Erroneamente? Io sono una persona affidabile, le altre persone no! Perché tu dovresti essere uneccezione?!” Urlò, agitando le mani. Naruto aveva perso il controllo, non pensava più a niente se non alla rabbia che velocemente cresceva e ai mille insulti che poteva rivolgere all’altro. L’ira, accumulata in diversi anni e taciuta per troppo tempo, si stava scatenando su Sasuke che stava davanti a lui guardandolo con indifferenza, definendo una certa distanza tra i due.
“Allora non ha senso che io stia qui.” Sasuke scandì bene le parole, poi si girò e si diresse in camera con passo sicuro.
“Non intendevo quello, cazzo lo sai!” Naruto rimase fermo in quella posizione, interdetto, poi si riscosse e lo seguì. Lo vide racimolare poche delle sue cose e buttarle nello zaino distrattamente; si mise la maglietta e poi, senza degnarlo di uno sguardo, si diresse verso la porta.
“Vuoi ascoltarmi?!” Gli gridò mentre Sasuke apriva la porta d’ingresso. Quello si fermò un attimo sulla soglia, gli diede un’ultima gelida occhiata e poi uscì.
Naruto andò in panico. Prese a camminare a destra e sinistra, sia arrabbiato che con un senso di colpa che prepotentemente gli si stava insinuando nella mente. Prese un’altra sigaretta, nervoso.
«Lo lascio andare, la faccia di merda.» In un primo momento era convinto di essere dalla parte della ragione: l’altro era stato insolente, non sapeva niente di lui, non si meritava la sua attenzione. Poi si accorse che tutte le parole che aveva detto erano un riflesso della rabbia impulsiva. Era arrabbiato, sì, ma con se stesso e non aveva il diritto di sfogare quel sentimento su Sasuke, che aveva altri problemi, ben più urgenti.
Si decise, gli sarebbe corso dietro e magari l’altro era semplicemente sul pianerottolo, ad aspettarlo, capendo la situazione. Sigaretta in bocca uscì di casa, sbattendo la porta. Si guardò intorno, il pianerottolo non era molto grande ma di Sasuke non c’era traccia.
Era troppo tardi.

- - - - 

Note dell'autrice:

Ciao a tutti! Eccomi con il nuovo capitolo.
Come avrete visto, alla fine è ancora passato un mese e più, però in realtà in questo mese sono stata piuttosto impegnata col capitolo.
Diciamo che una specie di amico mi sta dando delle dritte sia dal punto di vista stilistico che narrativo, quindi mi sono ritrovata a modificare sia il capitolo stesso che la trama. Quindi, ecco, in teoria grazie al suo aiuto la fic dovrebbe migliorare un po'. Comunque, per quanto riguarda questo capitolo, l'avevo già steso a mano. Però, rileggendolo, mi sono accorta che era tipo una noia assurda, di una pesantezza tale che avrebbe spinto al suicidio molti di voi lettori ed era anche un po' banale. Così abbiamo trovato una soluzione abbastanza emozionante, anche se la cosa ha penalizzato leggermente la lunghezza del capitolo.
Comunque, siamo quasi giunti alla conclusione della prima parte narrativa. Ci saranno ancora al massimo un paio di capitoli e poi sarà finita. Nella seconda parte (su quattro) le cose inizieranno a farsi più movimentate, uhuh! XD Non vedo l'ora di iniziare a scrivere quei capitoli, fremo! xD
Non ho molto altro da dire su questo capitolo, la storia parla da sè e non ci sono punti da chiarire xD
Però vi lascio con un paio di domande... Cosa ne pensate dei personaggi femminili nelle fanfiction yaoi?  Quando e come li avete visti in azione? E in Naruto?
 
E ditemi,magari, come pensate che vada a finire tra Naruto e Sasuke nel prossimo capitolo, sono curiosa! xD
Bene, ringrazio moltissimo i lettori, coloro che recensiscono, coloro che mettono la fic nei preferiti, James e la mia beta LaGrenouille!
A presto :D


 

   
 
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