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Autore: Geisha    12/08/2011    2 recensioni
Dal capitolo 12:
Un cenno... Un solo, misero cenno e lei si sarebbe allontanata, avrebbe sciolto quell'abbraccio tenue che gli stava facendo perdere ogni inibizione, sarebbe ritornata distante e inavvicinabile. L'avrebbe persa ancora... Il panico aumentò e tremando si ritrovò a stringere i suoi fianchi.
-Chyo-chan- il suo naso sfiorò quello di lei e a quella distanza minima, poteva avvertire il suo respiro regolare e che sapeva di sake -Non sei patetica, non lo sei mai stata.-
Non seppe per quanto rimasero immobili a fissarsi e perfino il pensiero di dover avvisare Shinpachi e Kagura del ritardo sfumò nel dimenticatoio. La voleva, del resto non gliene fregava granché...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gintoki Sakata, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Dico solo una cosa: si incontrano. E la loro è stata la chiacchierata più difficile di tutta la mia vita. Che, poi, non è che si dicano chissà quali sconcertanti verità! Ma loro sono così, ingestibili :)

Ci vediamo alle note in fondo :)

 

How little we know

 

Gintoki iniziava ad odiare Night club, discoteche e affini e ci avrebbe volentieri rinunciato. E incominciava a non sopportare anche la birra e il sake, ma a quelli non avrebbe mai detto “No” neppure sotto tortura. La sera prima era andato a bere al solito baretto così, per spendere un po' di quegli yen che, stranamente, entravano nelle tasche in un battito di ciglia e con la stessa velocità scomparivano.

E si era preso una sbronza epocale, non c'era che dire! Quella mattina funesta era riuscito a mettersi in piedi solo perché Shinpachi lo aveva praticamente sollevato di peso -cioè, Kagura lo aveva sollevato di peso; il quattrocchi si era limitato a sbraitare dalla cucina quanto immaturo fosse da parte sua ubriacarsi e poi girovagare in motorino per le vie di Edo- e si erano diretti a casa di un tizio di cui non ricordava il nome che, da quel poco che ricordava, gli aveva offerto un incarico: ritrovare la figliola scomparsa.

Gettò un'occhiata alla foto della ragazza in questione, che giaceva sul tavolo vicino alla ciotolina delle noccioline e si ritrovò a storcere il naso al pensiero che, quell'autobus umano dalla faccia da maialino, potesse aver trovato un uomo tanto idiota da rapirla per qualche fuga romantica! Era assurdo, impensabile! Nemmeno uno disperato come lui -e lo era davvero!- avrebbe mai corso il rischio di invischiarsi in una relazione con un porcellino dalle sembianze di donna!

Esternò i suoi pensieri con un macabro -Chi se la prenderebbe mai, questa?- sbattendo le palpebre un paio di volte per mettere bene a fuoco.

Shinpachi sospirò -Gin-san, nessuno ti ha mai detto che un libro non va giudicato dalla copertina?-

-Se è un libro di matematica sì, lo puoi giudicare dalla copertina.- si massaggiò le tempie pulsanti, poggiando la testa sullo schienale.

-E cosa c'entra ora questo con la ragazza scomparsa?!- aprì un occhio e notò indistintamente la vena pulsante sulla tempia destra del povero Shinpachi; se non si fosse calmato, il gallo dietro il bancone del bar avrebbe dovuto chiamare un'ambulanza -Piuttosto, perché non la vai a cercare?-

Alzò le mani al cielo e le mosse in maniera nervosa, borbottando un secco -Non è scomparsa! Sarà fuggita con qualcuno, te l'ho detto! Perché perdere tempo prezioso che potremmo usare, che so, per leggere Jump? O magari per preparare una torta!-

-O per bere della birra!- trillò il ragazzino con sguardo sadico, il ghigno che si allargò a dismisura quando lo vide portare una mano a coprirsi la bocca, trattenendo i conati di vomito. In quel momento, milioni di imprecazioni nei confronti dell'occhialuto vorticarono nella sua mente, ma nessuna davvero cattiva sembrava fare al caso suo. Così rimase in silenzio, concentrandosi affinché il suo stomaco la smettesse di fare le capriole -Gin-san, sono serio. Per una volta che abbiamo un lavoro, vediamo di portarlo a termine senza problemi! E poi, si può sapere perché se ne sta occupando Kagura di fare le ricerche?- la indicò visibilmente scocciato. Gin si massaggiò il collo, poi alzò le spalle.

-Lo sai che quella mocciosa quando si fissa su qualcosa, ci si butta a capofitto. Adesso si sarà appassionata ai polizieschi- aprì un occhio, incrociando l'espressione rassegnata dell'amico -Magari la tizia se ne è tornata a casa. Magari suo padre la sta già cucinando arrosto.-

-La vuoi smettere di essere così perfido?!- brontolò il ragazzino sbattendo i pugni sulle gambe; Gintoki puntellò l'indice sulla fotografia.

-Ma l'hai vista? Potremmo portare un cosciotto di maiale che il vecchio non si accorgerebbe della differenza!- Shinpachi, dall'altra parte del tavolo, grugnì sonoramente -Resto della mia idea. Un cosciotto e siamo a cavallo!-

-La vuoi smettere di scherzare?! Sii serio per una volta!- strepitò scocciato, venendo guardato con curiosità dai vicini di tavolo.

-E chi scherza...- biascicò Sakata alzandosi in piedi; sventolò una mano, salutandolo pigramente mentre con l'altra si grattava il sedere.

-Ma! E adesso dove vai?!- spazientito, Shinpachi neppure si accorse di aver coperto il rumore della musica assordante con il proprio vocione -Dobbiamo cercare la ragazza!- si alzò, rincorrendo per metà strada quel pacione di Gin che ciondolava infermo sulle le gambe, reggendosi in piedi per chissà quale miracolo.

-Vado al cesso. Pensaci tu, Shin-chan.- rabbrividì nel pronunciare quel nome, memore di un altro ben noto Shin-chan che, decisamente, non avrebbe voluto rincontrare. Perché pensava questo? Perché nell'ultimo mese aveva avuto ben due incontri ravvicinatissimi con i suoi amici di infanzia e più quei portatori di sfortuna e brutti ricordi gli stavano lontano, meglio poteva trascorrere le sue monotone giornate. Ci mancava solo che svoltasse l'angolo che portava ai gabinetti della discoteca e si ritrovasse ad affrontare quel mezzo ciecato di Takasugi.

Troppo preoccupato ad rimuginare sulle proprie, ingiuste disgrazie, Gintoki nemmeno si rese conto di aver sbandato di parecchi centimetri, finendo addosso ad una figurina che, sciagurata, passava di lì per caso. Ah, maledetta sbronza!, pensò intontito mentre volgeva il viso per porgere una scusa biascicata alla povera vittima della sua ebrezza.

-Potrebbe guardare dove cammina?- e in quel preciso istante, i fumi dell'alcol si dissolsero come la nebbia mattutina, lasciando che la lucidità tornasse a svegliare i suoi neuroni dormienti. La sua voce inconfondibilmente pacata, nonostante la fronte corrugata palesasse la sua irritazione, lo riportò bruscamente alla realtà, paralizzandolo all'istante.

All'angolo che portava ai bagni, nel corridoio dalle pareti grigie incrostate e con sottofondo il rombo della musica attutito dalle spesse mura, stretta nel suo kimono rosa tenue Chyo ripiombò inaspettatamente nella sua vita,.

-Che cosa ci fai qui?!- le parole gli uscirono più brusche di quanto avrebbe mai immaginato ma lei sembrò non badarci perché la fronte corrugata di prima si rilassò, donandole un'espressione confusa e incredula. Probabilmente, anche lei sperava di non rivederlo più.

-Potrei farti la stessa domanda- arricciò le labbra color ciliegia, lasciando trapelare quei tratti della Chyo infantile che era stato solito conoscere -Ma prima, sarebbe carino che tu chiedessi scusa.- si lisciò il kimono, guardando i fiori giallo opaco ricamati su di esso. Alzò poi il viso, regalandogli un sorriso di attesa, come se si aspettasse sul serio le sue sincere scuse!

E lui rimase in silenzio, contemplandola con forse più attenzione di quanta avrebbe dovuto prestarle, esattamente come quella lontana notte all'Atomic Wango. E non perché Chyo fosse bella -non lo era più di molte ragazze con cui aveva avuto a che fare- semplicemente, era sempre una sorpresa ritrovarsela fra i piedi, tutto qua. Una spiacevole sorpresa, ovvio.

 

Chyoko Fujiwara era ormai distante dalla Chyo-chan dei suoi giorni infantili e adolescenziali; la ragazzina ingenuotta con cui era cresciuto si era eclissata all'ombra di una donna dalla vita tutt'altro che casta e la sua immagine acerba era sparita dietro una maschera di pelle candida e trucco vistoso; i tratti del viso ovale si erano fatti più appuntiti ma non per questo meno delicati, incorniciati da quella marea di capelli corvini raccolti in una lunga coda laterale.

In tutti quei cambiamenti, solo i suoi occhi grigi avevano mantenuto la stessa, identica velatura di quella malinconia che, in cinque anni, sembrava non essere mutata. Chyo sarebbe potuta essere un'altra Chyoko, ma quegli occhi color del fiume li avrebbe riconosciuti fra mille. La sfortuna di essersi soffermato a guardarli troppo, ai tempi che furono...

-Nh, scusa...- biascicò grattandosi la nuca, lasciandosi invadere da un vago senso di nostalgia nel non avvertire dolcezza nel suo tono di voce ora calmo e saccente -Non ti avevo vista.-

Un “Certamente...” poco convinto uscì dalle sue labbra caricando di ulteriore tensione l'aria già di per sé pregna di nervosismo, aggravata soprattutto dal fatto che la ballerina fosse in vena di chiacchiere quel pomeriggio -Non pensavo ti piacessero le discoteche.- Chyo portò dietro l'orecchio destro una ciocca di capelli sfuggita al fermaglio. Impercettibilmente, Gintoki sorrise compiaciuto di sé stesso; nonostante gli anni passati fossero molti, ancora ricordava i gesti che la ragazza compiva quando era nervosa.

-Sono molto più eleganti dei Night club.- alzò le spalle, guardandosi attorno con noia. Sapeva che l'unico modo per poterla affrontare senza uscirne perdenti e sfiancati era restare sulla difensiva, e quale modo migliore se non sparare frecciatine condite da una buona dose di ironia? Ironia che, però, sembrava non intaccare la rilassatezza apparente della giovane, perché con un sorriso appena accennato replicò:

-Eppure, li frequenti i Night.- incassò il colpo serrando le sottili labbra, trattenendo nella propria gola le imprecazioni che avrebbe volute dedicarle con quanto più affetto aveva.

-C'era una cena gratis, e poi sono stato trascinato da un mio amico. Figurati se metterei piede in uno di quei postacci di mia spontanea volontà!- storse il naso nell'udirsi pronunciare quelle scuse che, in realtà, erano solo la pura verità. A parte l'ultima sparata; se avesse avuto gli yen, ci si sarebbe infilato una sera sì e l'altra pure, in quei postacci -E poi si può sapere che razza di lavoro fai? Zura mi sembrava piuttosto preoccupato.-

-Faccio la ballerina!- il suo tono di voce stridulo, così come la risposta pronta e troppo celere lo misero in allarme. O meglio, misero in allarme il suo radar “punti deboli”, sapendo ora dove andare ad attaccare per chiudere quella discussione in maniera vincente; ma a distanza di tempo, non gli sembrava più così facile premere quei tasti delicati e vederla cadere a terra. Sfortunatamente per lui, Chyo doveva essere satura di acido da riversare contro qualcuno, perché con voce decisa mormorò un flebile -Almeno, io ce l'ho un lavoro.-

Il silenzio li avvolse, costringendoli a studiarsi per quei minuti che gli parvero infiniti. No, nulla della dolce Chyo era rimasto e probabilmente niente l'avrebbe riportata indietro. Neppure se le avesse chiesto scusa, sarebbero potuti uscire da quel vortice di conti in sospeso che li metteva sul piede di guerra. In quel preciso istante, un nodo di colpevolezza gli chiuse la bocca dello stomaco, costringendolo a massaggiarsi le tempie pur di non svenire lì, sul pavimento.

-Ehi, anche io lavoro! Gestisco un'agenzia di tuttofare!- non seppe nemmeno lui perché rispose con tono bellicoso, l'unica cosa che sapeva era che si era sentito punto sul vivo con la sua risposta allusiva. Come se lui poltrisse tutto il giorno... Che poi, era quello che faceva, ma lei mica doveva saperlo!

-Sì, Katsura me ne ha parlato- il sorriso derisorio che le aveva increspato le labbra in una smorfia, indurendo i suoi tratti delicati era sparito, sommerso da un'espressione a metà fra il sofferente e il rassegnato -Sai, pensavo fossi diventato un illusionista...- le lanciò un'occhiata confusa, pronto a difendersi dal colpo che gli avrebbe rivolto di lì a poco -A sparire senza lasciare traccia, sei piuttosto bravo.- ma a quella recriminazione non era preparato.

Nuovamente immerso da quel surreale silenzio, Gintoki si ritrovò a sudare freddo al pensiero che avrebbe dovuto affrontare una discussione più grande di lui e senza mezzi per potersene andare con la vittoria in tasca. Perché il passato che aveva seppellito nel proprio animo non poteva tornare a galla con così tanta facilità, perché non si era mai preparato un discorso da propinarle... La verità era che quella Chyo per lui era un'estranea e non sapeva cosa dirle o farle per poterla allontanare dalla sua vita una volta per tutte. E la paura che in realtà lui non avesse mai voluto mandarla via albergava nel suo animo da più di quanto si sarebbe mai aspettato...

-Ma è stato tanto tempo fa- la sua voce tranquilla spezzò il flusso dei suoi pensieri, facendolo rilassare per un breve istante; che volesse andarsene? -Non è più così importante.- c'era rassegnazione nei suoi occhi e un vago senso di pace che non fece che accrescere il suo senso di colpa fin troppo grande.

Per un breve istante, gli mancò la Chyo a cui aveva voluto bene...
 

Volse il viso all'indietro, studiando le impronte che aveva lasciato sulla neve durante il suo peregrinare. Il tempio era parecchio distante ma le voci dei bimbi che giocavano erano ancora ben udibili.

Tornò a guardare davanti a sé, ammirando la distesa di alberi coperti di bianco in quello scenario ammantato di neve. E pensare che, quando si era ritrovato a vivere da solo, la neve aveva cominciato ad odiarla. Era fredda, gli entrava nella pelle e ogni volta ci finiva dentro sporcandosi, bagnandosi. Da quando però il Sensei lo aveva accolto in casa sua, il gelo faticava a colpirlo con tutto quel calore che lo riscaldava...

-Gin-chan! Che fai lì da solo?- vide una sagoma dimenarsi a pochi metri di distanza -Vieni qui!- e quella bimba dal viso sempre sporco di inchiostro stava ora agitando una manina, attirando la sua attenzione.

Solo pochi istanti prima si era ritrovato a crogiolarsi nella propria, per nulla fastidiosa solitudine fissando gli altri bambini che giocavano a piccoli gruppetti e ora era lì, davanti a quell'enorme albero coperto di neve su cui sedevano i due compagni di classe.

-Chi gli ha detto di venire qui?- sentì indistintamente la voce irritata di Shinsuke, ma nonostante la sua sgarbatezza non fece dietro front. Ripensandoci a posteriori, si disse che l'unico motivo che gli aveva dato la forza di non andarsene fu il sorriso gentile di Chyo, come se fuggendo avrebbe intaccato quel briciolo di bontà che lei sembrava donare con naturalezza e dolcezza. Ma a quei tempi, con la visione e la mentalità di piccolo undicenne, restò a fissarli solo per dar fastidio a Takasugi.

-Takasugi!- lo rimproverò Katsura distogliendo lo sguardo dal libro che stava leggendo -Non hai sentito cosa ha detto il Sensei? Dobbiamo essere gentili con il prossimo, soprattutto tu.- gli lanciò un'occhiata bieca, ricevendo un sonoro sbuffo in cambio.

-C'è posto per tutti, Shin-chan!- Chyo gli sorrise ancora, facendo poi la linguaccia al ragazzo dagli occhi verdi che, seccato, si limitò ad alzare le spalle tornando a guardare il cielo plumbeo di metà dicembre. Gintoki, invece, strinse a sé la propria spada per mascherare il proprio nervosismo; non era abituato a trascorrere del tempo con gli altri e l'ostilità di Shinsuke non lo aiutava ad adattarsi.

Per fortuna la voce allegra di Chyo spezzò il silenzio intorno a loro; aveva costruito un pupazzo di neve piuttosto piccolo e continuava a sorridere come una beota. A lavoro terminato li aveva chiamati a raduno, ma solo Katsura e Takasugi si erano avvicinati a lei.

-Ti assomiglia!- esclamò il ragazzo coi capelli a coda di cavallo indicando Shin che, gonfiando le guance, lo fissò infastidito.

-Questo sgorbio non mi assomiglia!-

-Non è uno sgorbio!- Chyo portò le mani strette a pugno davanti al petto -E ha ragione Katsura, ha la tua stessa faccia triste!- indicò le sopracciglia ricurve del pupazzetto create con dei legnetti. Ora che ci faceva caso, anche la bocca aveva gli angoli piegati verso il basso.

-Io non ho la faccia triste!-

-Hanno ragione. Sei sempre triste.- solo quando il silenzio fu calato, Gintoki si rese conto di essersi intromesso nella loro discussione senza né capo né coda; e ora lo osservavano come se fosse stato un alieno. Poi la risata cristallina di Chyo riempì l'aria invernale, seguita a ruota da quella più contenuta di Katsura. Solo Takasugi lo fissava con astio, ma Gin ne se preoccupò. Quel bambino lo aveva guardato con diffidenza da quando aveva messo piede nella classe, quindi...

-Ma cosa vuoi saperne, tu.- Takasugi diede loro le spalle e nonostante le continue richieste di Chyo affinché restasse, lui non si voltò.

-Dovremmo chiedergli scusa- mormorò la bimba guardando il pupazzo che aveva scatenato la guerra -La prossima volta ne farò uno sorridente, così sarà contento!- il sorriso si era allargato, mettendo in risalto le sue guance rosse e paffute.

-Sbrigatevi, o resterete indietro!- ma Shinsuke non se ne era andato, era rimasto lì, distante ad aspettarli. Zura scosse la nuca sottolineando quanto infantile fosse a prendersela per così poco e Chyo continuava a ridere divertita.

-Grazie per avermi dato ragione- la sentì dire con velato imbarazzo e lui si era ritrovato senza parole, chissà perché scombussolato da quella gentilezza inaspettata -Farò anche a te un pupazzo di neve! Però sarà con la faccia annoiata.-

-Io non ho la faccia annoiata!- cercò di ignorare la vocina che gli diceva di risponderle con garbo e si incamminò verso il dojo superandola, sentendo però il rumore della neve che scricchiolava sotto le loro ciabatte dietro di sé. Chyo gli zampettò al fianco, l'espressione divertita a dipingerle il viso -E poi, perché mai dovresti farmi un pupazzo?!-

Chyoko rallentò, fermando i propri piedini sotto la neve che lenta aveva ripreso la propria discesa. La confusione aleggiava sul suo viso, come se quello che per lei era ovvio, per lui rappresentasse un punto oscuro e poco chiaro. Ma lei era lì, pronta a dargli una spiegazione ed era la più imprevedibile che avrebbe mai potuto prendere in considerazione.

-Perché siamo amici- si ritrovò a sgranare gli occhi cremisi, vedendola sorridere dolce; il cuore si fermò nel suo petto, per poi riprendere a battere più velocemente -Non è così anche per te, Gin-chan?-

 

-Sarà meglio che vada- alzò le spalle, scacciando quel senso di disagio che lo aveva avvolto, superandola con passo scoordinato e pigro mentre si grattava la nuca -Spero di non incontrarti più.- mormorò bieco, volgendo il viso per studiare la sua reazione. Ma la Fujiwara si era già messa in cammino senza degnarlo di una risposta piccata.

La vide allontanarsi con la stessa camminata meccanica della notte dell'esibizione e la sensazione che ormai il loro rapporto era diventato qualcosa di irrecuperabile, divenne una certezza. E intanto l'ansia scemava piano...

*******

Entrò nella sala da ballo venendo sommersa dal frastuono della musica e dal chiacchiericcio degli Amanto intorno a lei, rendendola ancora più seccata. Aveva appena lasciato dietro sé l'idiota per eccellenza, che eccola ripiombava in una stanza gremita di deficienti ubriachi e urlanti. Ma forse era solo lei a vedere tutto negativo. Era sempre così quando la rabbia prendeva il sopravvento sulla sua ragione. Possibile che si incontrassero sempre nei bar?! Chyo si imbronciò, studiando la propria immagine nella parete riflettente al proprio fianco; beh, almeno quel giorno non era vestita con corpetto e tacchi alti.

Alzò il viso, cercando il tavolo che aveva abbandonato per recarsi in bagno e nel mentre un ragazzino si avvicinò a lei, sorridendo gentile. Si chiese cosa ci facesse tanta ingenuità in un posto come quello.

-Mi scusi, signorina- gli rivolse un'occhiata fugace colorata di sorpresa; una persona che usava tanta educazione era davvero una rarità coi tempi che correvano, soprattutto con una come lei -Posso farle una domanda?-

-Non intendo unirmi al vostro circolo religioso. E non intendo neppure comprare enciclopedie.- mormorò sventolando una mano, tornando alla ricerca del tavolino scomparso. Il fumo di sigaretta aveva creato una nube densa in quella piccola stanzetta, rendendo poco nitida la sua visuale.

Il ragazzo si aggiustò gli occhiali, ridacchiando nervoso prima di scuotere la nuca -Credo mi abbia confuso con qualche altra persona.-

-Non sei un venditore ambulante? Solo loro sono così garbati- accortasi della discussione futile che stava nascendo -e rendendosi conto che non aveva tempo prezioso da elargire ai poveri ragazzini sventurati- Chyoko gli mise fretta -Volevi sapere qualcosa?-

-Ha visto questa ragazza?- Shinpachi, con sguardo speranzoso, sollevò la foto e la mise davanti al nasino della ragazza, ricevendo una smorfia di confusione. Ritraeva una ragazzina dai tratti porcellosi, la pelle scura e i capelli biondi. La trovò simpatica, soffermandosi sul suo sorriso gioviale.

Scosse la nuca, intravedendo il tanto agognato tavolo -No, mi dispiace. Spero tu riesca a trovare la tua ragazza!- lo superò scompigliandogli i capelli, trascinandosi nella propria rabbia che di scemare non voleva saperne e udendo in lontananza un gracchiante “Non è la mia ragazza! Ho una dignità anche io!” che le strappò un sorriso. Ah, l'amore giovanile!
 

-Ce ne hai messo di tempo!- Chyoko si sedette al proprio posto, sbuffando in direzione dell'uomo seduto davanti a sé.

-Wang, si può sapere cosa siamo venuti a fare qui?- gli rivolse un'occhiata tediata, girovagando con lo sguardo per accertarsi che il babbeo non ci fosse -Ci vorrà molto?- si ritrovò a dire con tono seccato, tornando a concentrarsi sull'uomo.

-Il tempo necessario, Chyo-chan.- replicò con malizia, regalandole un'occhiata languida. C'era qualcosa in quel “Chyo-chan” che le mise i brividi, ma forse era solo lei ad avere i nervi a fior di pelle.

Wang era il suo capo, un Amanto di bell'aspetto -per quanto uno di quegli alieni potesse essere definito affascinante- dalla carnagione ancora più pallida di quella di Chyo, gli occhi sottili sottili di un opaco colore verdognolo e dei capelli corti con la riga di lato che gli conferiva un'aria stupida, a suo dire. Per Chyo, tutto in quell'uomo era stupido; a partire dalla giacca a scacchi bianchi e neri fino ai mocassini marrone scuro. Ma forse l'unica ad essere scema era lei, visto che lo aveva seguito nonostante la proprio ritrosia.

-Siamo qui da più di un'ora e ancora non c'è traccia del tuo cliente. E poi, chi verrebbe mai a parlare di affari un posto come questo?!- fece girare un dito intorno alla stanza, lasciando cadere poi le mani affusolate sulle gambe in un gesto di esasperazione. Era stanca, aveva sonno e come se non bastasse, a pochi metri da lei, Sakata Gintoki respirava la sua stessa aria.

-Mi sembri piuttosto nervosa. Qualcosa non va?- glissò dall'argomento “cliente” per dedicarsi a lei che, di parlare, non aveva voglia. E non aveva voglia nemmeno di sorseggiare birra e sake in una discoteca affollata e piena di balordi, in compagnia di due vecchiardi che avrebbero parlato di affari a lei oscuri per almeno due ore!

-Sono solo stanca. Vorrei riposarmi un po'.- mugugnò a bassa voce, impegnandosi a nascondere le proprie, scomode emozioni che rischiavano di renderla più vulnerabile di quanto non fosse. Perché se c'era una cosa che in quei cinque anni non era affatto cambiata, era il sentirsi terribilmente messa a nudo quando si ritrovava ad affrontare Gintoki. Come se controllarsi fosse impossibile e lasciarsi sopraffare dalle proprie turbe un punto a suo sfavore. Aveva voluto dimostrargli che, in quegli anni, anche senza di lui se l'era cavata benissimo, ma si era ritrovata a navigare in un mucchio di parole acide e maligne, cominciando a dubitare delle proprie certezze.

-A proposito, l'altro giorno, al Wango, mi hanno riferito del tuo momento di défaillance- la voce curiosa del suo capo la costrinse a prestargli attenzione -Dicono che hai avuto a che fare con un cliente... Scomodo, oserei definirlo- Chyo deglutì, sentendo le mani prudere e le gote imporporarsi; ringraziò che le luci fossero troppo soffuse per renderla ben visibile agli occhi scaltri dell'alieno -Qualcuno a te molto vicino, dal modo in cui lo guardavi. E non è un cliente abituale. Chyoko, manco un mese e tu mi combini questi scherzi?- lo vide alzare un angolo della bocca in quella sorta di sorriso subdolo e che lasciava presagire una ramanzina coi contro fiocchi. Perché Wang era un uomo indulgente, ma quando si trattava delle sue regole non transigeva. Ed era quella sua aura di sempre nascosta malvagità che la faceva rigare dritto.

-Era solo un cliente come gli altri.- si ritrovò a mormorare dopo aver preso coraggio, guardandolo con quanta più sincerità possedesse. Era appena uscita da una chiacchierata poco piacevole con Sakata. Non voleva ritrovarsi invischiata in parole che non poteva gestire. E poi, perché se ne saltava fuori con quei discorsi così, di punto in bianco?

L'uomo posò il bicchierino di sake sul tavolo, poi assottigliò gli occhi -Se scopro che hai una storia al di fuori del lavoro, Chyo--

-No! Lui non...- serrò le labbra color ciliegia, abbassando il viso per nascondere l'espressione addolorata che le si era dipinta sul viso -Non è nessuno di importante.- ed era così, lo era davvero! Allora perché pronunciare una frase del genere le sembrava un errore madornale, un ferire indirettamente i sentimenti di quel cretino? Un ingannarsi futile e immaturo...

Wang sbatté le palpebre un paio di volte, sistemandosi meglio sulla poltrona blu scuro -Meglio così, meglio così. Sai bene che è vietato avere a che fare con i clienti, oltre l'orario lavorativo.- il viso si rilassò, un sorriso pacato le venne rivolto e lei sentì il disagio crescere nel suo minuscolo spazio vitale.

-Senti, io vado a fare un giro, d'accordo? Qui non si respira.- si alzò senza attendere il permesso o una richiesta affinché restasse lì. Due discussioni futili nell'arco di quindici minuti... Il suo fisico non poteva reggere tutti quei problemi! Con passo veloce si diresse verso i bagni, sentendosi meglio ad ogni centimetro che la portava lontana dal frastuono e dallo sguardo inquisitorio di Wang.

-Bastardi! Si può sapere che diavolo sta succedendo?- fermò il proprio andare, Chyoko, ritrovandosi davanti al viso una scena da campanellino d'allarme quando avvertì quello strepitio irritato: un gruppo di Amanto poco raccomandabili che sembravano in procinto di suonarle di santa ragione a... A Sakata Gintoki. Ma perché quell'idiota si cacciava nei guai con così tanta sconsideratezza?

Chyo si nascose dietro al muro per non essere vista; non avrebbe potuto fare granché visto che la lotta e lei si erano presi una pausa di riflessione; e se anche avesse voluto fare da esca, lanciando loro addosso i sandali, avrebbe rischiato di colpire qualche povero innocente, visto che la sua mira era migrata verso altri lidi.

-Bel colpo, capo!- si appiattì contro il muro freddo, trattenendo il respiro pur di non essere avvertita dal gruppetto che passava di là. Quello che doveva essere il boss, con aria irritata scostò i lunghi capelli lisci oltre le spalle e cominciò a strofinare il braccio con sempre più forza borbottando di tanto in tanto qualche stridulo “Sporcizia! Quanta sporcizia!”.

-Siamo sicuri che sia morto?- mormorò un pancione gettando un'occhiata verso i bagni.

-Sì, ho controllato io! È finito nella discarica qua sotto. Dopo un volo del genere, solo un mutante si rialzerebbe!-.

Chyoko sospirò, uscì dal proprio nascondiglio e si guardò attorno accertandosi di avere via libera -Quell'idiota.- mormorò zampettando verso l'entrata, dimentica del capo che l'attendeva seduto al tavolo. In quel momento, le interessava solo scoprire se Gintoki si fosse fatto male. E sperava se ne fosse fatto tanto.

 

Ed eccolo lì, infatti, che giaceva in mezzo all'immondizia schiacciato da quel rotolino che era la fidanzata dell'occhialuto. Perché era avvinghiata a Gintoki? Adesso andava anche a rubare le fidanzate altrui? Certo che doveva essere proprio disperato...

-Come due veri innamorati- un sorriso malvagio le solcò il viso, imbruttendo i suoi tratti solitamente dolci -Che cosa patetica.- perse il sorriso, perse ogni istinto di vendetta e perse anche la pazienza nel vederli così stretti. Si rimboccò le maniche del kimono e sospirò mentre guardava il cielo prima di tirarli entrambi per un braccio, sperando di non cadere fra i rifiuti. Cosa che ovviamente avvenne, maldestra com'era.

-No! Il mio kimono buono!- si lagnò mettendosi a braccia conserte, trattenendosi dall'ammazzarlo approfittando del suo essere tramortito. Resoconto della giornata: incontro casuale e orrendo con il maledico Gintoki, rimprovero da parte del capo per una sua presunta -e assolutamente falsa!- storia d'amore sempre con il suddetto malefico Gintoki, e infine un kimono costoso sporco e sgualcito. E puzzolente...

-Fujiwara-san, cosa ci fa qui?-

-Butto la spazzatura!- cinguettò con ironia, scostando i lunghi capelli che le erano solo d'intralcio in quella delicata operazione. Volse il capo per incontrare il suo interlocutore: un membro del gruppo Joui di cui però non ricordava il nome. Yoshi? Goku? Ma che cos'era, quella? La giornata degli incontri accidentali e che avvenivano nel giro di pochi paragrafi?!

-Ma cos'è successo?- l'uomo la affiancò, squadrando i due cadaveri che respiravano e lei, completamente sporca di immondizia. La ragazza si pulì il viso.

-Una rissa tra idioti.- mormorò acida, alzandosi in piedi senza perdere la smorfia di disgusto che le si era dipinta sul volto. Odorava di avanzi e... Bah! Non voleva nemmeno saperlo!

-Capisco... Ma perché è sporca?- la indicò arcuando le sopracciglia. Chyo aprì la bocca pronta a rispondergli, ma prima che potesse dire alcunché, ecco che l'uomo indicò entusiasta i due privi di sensi -Aspetti! Quello è Sakata Gintoki?!- cominciò a trascinarlo fuori dalla discarica, sorridendo compiaciuto, senza nemmeno curarsi di ricevere una conferma. Quella giornata stava diventando senza senso ogni secondo che passava...

-Beh? Cos'è questa allegria immotivata?- irritata lo fissò, non capacitandosi di come la gente potesse trovare fantastico imbattersi in quel cretino.

-Oh, nulla, solo lo stavamo cercando! Adesso lo portiamo via!- Chyoko arcuò un sopracciglio e senza dire nulla aiutò l'uomo, sollevando la ragazza.

-E dove li portiamo?- soprattutto, perché ha usato il plurale?!

-Dal capo!-

-Certo, lo portiamo dal capo...- si bloccò in mezzo al marciapiede, le labbra serrate quando realizzò la triste verità; la testa le cadde pesantemente avanti -Fantastico, una bella rimpatriata tra dementi!-


 

Note noiose dell'autrice!

E via! Avanti con il carosello dei capitoli pieni di nulla! Inizialmente questo doveva essere il quarto, ma poi ho pensato: e nel tre? Che combinano questi mentecatti nel terzo?! Sono giunta alla conclusione che allungare il brodo sia deleterio e che Gin e Chyo potevano avere la loro dolce rimpatriata -seppure breve- anticipando tutto.

Ponderavo su questa storia. Credo che abbia delle pecche, parecchie direi... Due credo siano soprattutto la sua lentezza e la lunghezza -sì, in una notte insonne la mia mente ha cominciato a vagare...-. Purtroppo quando hanno munito noi essere umani del dono della sintesi, io probabilmente ero a letto a dormire e questi sono i risultati. Milioni di parole che si mescolano fra loro per dar luce a pensieri contorti e che, a volte, credo si dilunghino fin troppo.

E lenta, beh, far avere ai personaggi un confronto all'alba del capitolo 3 direi che è classificabile fra le cose lente xD Il fatto è che adoro analizzare -se mai a qualcuno interessi saperlo. O se mai qualcuno leggerà queste note- scavare nei più minimi pensieri dei personaggi, e alla fine mi ritrovo ad aver concluso un capitolo fatto solo di sensazioni e ricordi ma dove i rapporti non maturano, restano statici.

Un'altra pecca davvero ben visibile è la mancanza di quella demenza che caratterizza il manga, che ne è pregno. Purtroppo questo è un mio limite; sono più brava nel cercare con il lanternino i pensieri dei personaggi, piuttosto che dotarli di senso dell'umorismo.

Inoltre, per cercare di far ambientare Chyo, ho dovuto sfruttare i primi capitoli del manga/anime, come avrete potuto notare, e questo potrebbe denotare una mancanza di fantasia stratosferica! Ed è effettivamente così xD Ma andando avanti la storia si poserà su basi partorite dalla mia mente malata e che si discosteranno dagli eventi già raccontati :D

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi, che magari avete leggiucchiato qualcosina. Non mi stancherò mai di ripeterlo, ogni tipo di critica se motivata è sempre la ben accetta! Altrimenti comincio a credere che questa storia faccia proprio schifo! XD Credo si chiamino insicurezze dello scrittore... Sarà così?! XD Comunque, dico sul serio, sapere cosa pensate mi renderebbe davvero felice!

Concludo ringraziando Elizabeth_smile per aver commentato il secondo capitolo :) Sei sempre gentilissima cara e non vedo l'ora di leggere cosa pensi di questo capitolo -a mio dire esattamente poco brillante come i precedenti e troppo frettoloso-.

Alla prossima!

Geisha.


 



 

  
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