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Autore: kate95    12/08/2011    9 recensioni
Quel liquido che entrò dalle labbra aveva un buonissimo gusto, quello dolce di ciliegia ma poi lasciava in bocca solo quello pungente e forte dell'alcool.
E come quello scendeva nella sua gola bruciando così il ricordo di Kate scottava nel suo cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alcool & sentimenti

Capitolo 3-Flashback parte terza

Beckett tornò al distretto dopo aver pianto per tutto il tragitto in auto.

Non poteva credere che fosse successo davvero.

Non avrebbe mai dovuto cedere. Sapeva che non avrebbe mai dimenticato quella notte così bella e mentire era stato così difficile.

Quando arrivò al distretto sperò per la prima volta che qualche assassino avesse colpito durante la notte.

Era brutto da dire ma lei aveva bisogno di un caso, un di quelli complicati che non le avrebbero dato il tempo di pensare a lui.

Invece nulla. Solo un mucchio di scartoffie da firmare che di certo avrebbero lasciato moltissimo spazio alle sue riflessioni.

Kate si sedette alla scrivania ma le era impossibile concentrarsi su qualcosa di diverso da Rick.

Passò circa un’ora in quello stato fin quando Ryan ed Esposito si avvicinarono alla sua scrivania riferendole che Castle aveva mandato loro un messaggio: "Oggi non mi sento molto bene e non riesco a venire. Buon lavoro"

Questo non fece che incupire l’umore di Beckett che già rasentava terra.

Sentire quelle parole fu come una coltellata.

Pensare che lui non sarebbe venuto quel giorno né magari quelli successivi l’avrebbe dovuta rallegrare. Poteva pensare, riflettere senza avere lui in mezzo che di certo le era d’intralcio nella decisione che doveva prendere, ma in realtà l’unica cosa che provava era paura, paura che abbandonasse il suo posto al distretto per sempre.

Di lì a mezz’ora la detective andò a prendersi un caffè doppio cercando un po’ di conforto in quel liquido caldo, speranzosa che questo potesse donarle un po’ di lucidità in più.

Le sembrava di impazzire.

Ogni cosa del distretto le ricorda lui: la sedia accanto alla scrivania, la lavagna davanti alla quale formulavano le loro strane ipotesi, la macchinetta del caffè che lui le aveva regalato.

Poi mentre camminava verso la sala relax i suoi occhi si posarono su quella stanza, in quel momento vuota, ma lei in quei pochi secondi rivide se stessà e Castle qualche tempo prima dove lui leggendo le lettere dei due innamorati

le aveva detto: "Non ti libererai mai di me. Ti amo"

Pensare che la mattina stessa lui avesse ripetuto le stesse sillabe la mandava in crisi.

Si preparò una fumante tazza di caffè come quella che Rick le portava ogni giorno e si mise a sorseggiarla, pensando: "La verità è che mi manchi, da morire. Non ti vedo da solo poche ore e già non so come farei senza di te. È sempre colpa tua. Anche quando non ci sei è sempre colpa di Richard Castle! Perché sei l’unica persona che riesce a farmi stare tanto bene e quella che mi fa soffrire più di tutte?"

Improvvisamente Ryan ed Esposito irruppero nella stanza ma lei non se ne accorse. In piedi davanti ad un tavolino fissava un punto indefinito della stanza.

A far preoccupare ancora di più i due detective fu il gesto meccanico che ripeteva in continuazione: portava lentamente la tazza alle labbra, prendeva un sorso di caffè e deglutiva riportando la tazza sul tavolo senza mai lasciare la presa dal manico.

Rimaneva immobile qualche istante e poi riprendeva.

Gli occhi dei due uomini si sostavano dalla tazza al volto di lei osservando i suoi movimenti ripetuti all’infinito senza che si accorgesse che il caffè era finito da un pezzo.

Poi d’un tratto la donna sull’onda dei suoi pensieri sgranò gli occhi dando l’idea di aver appena visto qualcosa di spaventoso.

Kevin e Javier spostarono lo sguardo da quello di lei al punto dove stava fissando: il distributore delle bibite fredde.

Nulla di apparentemente spaventoso o fuori dalla norma.

Loro però non potevano sapere cosa passasse nella sua mente in quell’istante: un ricordo.

Qualche mese prima Beckett era entrata nella sala relax trovando Castle frustato e arrabbiato con il distributore.

"Ehi, Castle. Che c’è che non va?" gli aveva chiesto.

"la macchinetta mi ha mangiato i soldi!" piagnucolò "e ora che ne ho messi degli altri continua a risputarmeli fuori. È di gusti difficili questo coso, che cosa hanno le mie monetine da non piacergli?"

"beh, questo coso, è il mio distributore di fiducia e non ti permetterò di insultarlo. Non mi ha mai tradito" disse Kate prendendo le monete dalla mano dell’uomo.

Poi le infilò nell’apposita fessura e subito si sentì il tintinnio dei soldi all’interno della macchinetta.

Sul display apparve la scritta: CREDITO INSERITO – SELEZIONARE BEVANDA.

"Ehi!!! Non è giusto!!! Hai funzionato subito!" cominciò Rick intraprendendo una discussione con il distributore come se questo potesse rispondergli "d’accordo che Beckett è molto più bella di me ma non è il caso di fare queste discriminazioni"

Beckett arrossì:le aveva indirettamente detto che era bella.

Pigiò il tasto della bibita al posto di Castle e attese.

Nessun rumore. La lattina di coca-cola non usciva.

"Ah ah… detective!" esordì lui "anche la tua macchinetta di fiducia sbaglia!"

contemporaneamente come se si fossero messi d’accordo, si abbassarono fino ad arrivare entrambi con il volto uno vicino all’altro davanti all’apertura da dove uscivano i prodotti.

D’improvviso la macchina sputò fuori la lattina con un tonfo che fu recuperata al volo da Kate.

Soddisfatta e con un sorriso stampato sul volto disse: "Visto Castle, il mio distributore mi sarà fedele per sempre"

Ma appena sollevò un po’ il capo si trovò pericolosamente vicino a Rick e i loro sguardi si incatenarono per qualche istante.

Kate poteva percepire lui che si avvicinava sempre più, poi la detective sentì Montgomery che la chiamava dal suo ufficio lì vicino facendole riprendere il contatto con la realtà.

Si allontanò dallo scrittore e si rialzò, poi gli diede la lattina.

"Tieni" disse in un sussurro.

"Grazie"

Quel ricordo la estraniò dal mondo reale per qualche minuto.

Ryan ed Esposito la fissavano preoccupati: quel comportamento non era da lei.

Kevin sventolò la mano davanti agli occhi della donna senza successo.

"Beckett… tutto bene?" chiese Javier.

La detective parve risvegliarsi da un sono profondo: "Avete detto qualcosa ragazzi?"

"Okay… perché non ci racconti cosa è successo?"

"Che cosa vi fa pensare che stia succedendo qualcosa?"

"Il tuo atteggiamento. Non è da te. È successo qualcosa con Castle? Insomma, già non è normale che non venga al distretto, che poi avvisi noi della sua assenza e non la sua musa è alquanto strano"

Beckett dopo aver sentito quel nome si irritò: "Perché dovete tutti pensare che non possa passare un giorno senza di lui tra i piedi?! Anzi, sto meglio se non c’è, posso godere di qualche ora di silenzio!"

"Ci dispiace… non volevamo…"

Ma Kate li interruppe: "No, scusatemi voi. È che sono un po’ nervosa in questo periodo e mi arrabbio facilmente".

Poi detto ciò tornò alla scrivania e passò tutto il giorno a compilare moduli.

Alla sera, quando non ce la faceva più e voleva tornare a casa, arrivò qualcuno di totalmente inaspettato: Josh.

Fine flashback

In un piccolo pub di New York, Richard Castle fissava con aria spenta e afflitta il bicchiere pieno di liquore appoggiato al bancone di fronte a sé.

In un istante trangugiò tutto il liquido in un solo sorso.

Sullo sgabello a fianco stava seduto un uomo sulla sessantina con i capelli bianchi e dei lunghi baffi.

Gli occhi azzurri e un naso un po’ a patata al centro del viso solcato da qualche ruga gli conferivano un’aria simpatica e socievole.

Da quando lo scrittore aveva messo piede dentro il locale aveva cominciato a dire a quell’uomo parte della sua storia e più alcool ingeriva più raccontava dettagli che mai avrebbe rivelato in condizioni normali.

"Non mi ero mai sentito così male per una donna" confessò ad un certo punto, quando dentro di sé già scorrevano fiumi di alcool.

L’uomo al suo fianco, di nome Peter, lo ascoltava attentamente sembrando realmente dispiaciuto per lui.

Per quanto potesse essere simpatico aveva il naso completamente rosso, segno evidente che era un alcolizzato da tempo.

"Ehi, amico. Mi dispiace. Da come ne parli sembra davvero che tu sia innamorato cotto di lei" disse dandogli una pacca amichevole sulla spalla.

"Già" sopirò Rick.

Poi entrambi buttarono giù l’ennesimo bicchiere di vodka.

"E’ davvero la donna più straordinaria che abbia mai conosciuto… se solo non fosse…" cominciò Castle.

"….fidanzata?" concluse Peter.

Lo scrittore annuì tristemente ricordando di come molte volte lui e Kate completavano a vicenda l’una le frasi dell’altro.

Molti bicchieri dopo Richard si sentiva distrutto.

Non si teneva in piedi e se ancora non si era messo a cantare era un miracolo.

Peter ordinò un altro giro di un liquore speciale, a sua detta buonissimo, che Castle avrebbe dovuto assolutamente provare.

Se lui avesse saputo a che gusto fosse non l’avrebbe mai bevuto.

Rick portò alle labbra il bicchiere colmo di alcool, quelle labbra che per un’intera notte avevano avuto la possibilità di assaporare quelle di Kate, così morbide e delicate.

Fece entrare il liquido all’interno senza sapere cosa stesse per bere, non sapeva più nulla ormai se non che amava Kate e che lei se ne era andata.

L’aveva avuta sua per una notte soltanto e quel tempo non gli bastava.

Il liquidò che entrò dalle sue labbra aveva un buonissimo gusto, quello dolce di ciliegia ma poi lasciava in bocca solo quello pungente e forte dell’alcool.

E come quello scendeva nella sua gola bruciando così il ricordo di Kate scottava nel suo cuore.

Gli tornò alla mente ciò che era successo pochi mesi prima all’Old Haunt, quando erano sotto copertura.

Si ricordò di come il cameriere guardasse Kate dall’altra parte del bancone e di come lei flirtasse con lui per estorcergli informazioni.

Lei aveva portato alla bocca una ciliegia con fare estremamente sensuale per poi avvolgere il frutto tra le labbra.

In quel momento lui avrebbe voluto prendere il viso di Kate tra le mani e baciarla.

Sentire il gusto delle sue labbra mischiarsi con quello della ciliegia che aveva appena mangiato.

Invece era rimasto immobile soffocando quel desiderio per paura di mandare all’aria la copertura e che Beckett gli mollasse un grande ceffone.

Passarono molti minuti in cui Peter e Castle si persero in chiacchiere, ricordi e bicchieri di liquore fino a quando, ad un certo punto, il più anziano parve risvegliarsi dal suo mondo.

Castle che lo guardava senza capire tentava di seguire il suo discorso: "Ho trovato una ragazza fantastica, magari potrebbe farti dimenticare quella Kate!"

"Ne dubito" rispose sconsolato ma decise comunque di dare un’occhiata alla donna che l’uomo stava indicando.

Quando si voltò la vide.

Era davvero bellissima.

Indossava un paio di jeans neri, scarpe decolté tacco dodici e una maglia fantasia che le ricadeva morbida sui fianchi.

Sembrava avesse freddo perché si stringeva nella giacchetta nera che indossava.

I suoi capelli era castani, mossi e Rick ben sapeva quanto fossero morbidi al tocco da apparire seta, quella morbidezza che non avrebbe più dimenticato dopo la notte trascorsa con lei.

Quella donna era Kate.

E come se tutto ciò non bastasse c’era Josh al suo fianco e quella vista gli faceva venir voglia di vomitare nel bicchiere vuoto.

Si voltò nuovamente sperando di non essere visto.

"Che ne pensi?" chiese Peter.

"Quella è Kate"

L’uomo lo guardò confuso spalancando gli occhi: "Quella Kate? Amico, non hai un minimo di fortuna!"


Note: è in questa notte buia e tenebrosa tra porte che sbattono e fantasmi del passato che ritornano che io pubblico!!! XD Questa frase è dedicata a Cri & Federica, loro sanno a cosa mi riferisco!!!
Per gli altri lettori: spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo!
Un ringraziamento alla mia consulente Amy che legge con attenzione ogni capitolo in anteprima e a Foxi con i suoi utili consigli =)
un bacio a tutte le ragazze del Castle Made of EFP Writers!!!
A presto!

   
 
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