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Autore: Unsub    12/08/2011    1 recensioni
Due persone completamente agli antipodi, come vivono le medesime emozioni? Cosa ci porta ad innamorarci di una persona? A volte la normalità della vita quotidiana porta un po' di luce in fondo al tunnel.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Morgan, Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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13 Capitolo 13.

Quantico, Virginia
Derek si era arrampicato su una scaletta e cercava di sistemare lo sportello di un pensile della cucina, sotto lo sguardo attento di Fanny che si era appoggiata dalla parte opposta della stanza per scrutarlo mentre lavorava. La sbronza che avevano preso la settimana precedente sembrava aver risolto i loro problemi, tutto era tornato alla normalità nel loro rapporto… o quasi. La rossa rimirava il fondoschiena del suo vicino, ripetendosi che se Derek non ricordava cosa era successo fra loro era meglio così.
Per quanto fosse ubriaca in quel momento, lei ricordava benissimo il bacio che si erano scambiati sul letto di lui prima di cadere addormentati. Non era certamente stato casto ed innocente, era uno di quei baci infuocati che di solito preludo a qualcosa di altrettanto “animalesco”. Ma l’alcool in circolo aveva avuto la meglio su entrambi e il ragazzo moro sembrava aver completamente rimosso quel ricordo.
Corrugò la fronte, chiedendosi se fosse stata una cosa isolata oppure se stavano entrambi negando quello che provavano. Sentiva ancora serpeggiare la tensione sessuale ogni volta che si incontravano, qualcosa di sotterraneo che non si decidevano a portare in superficie per timore di cosa sarebbe seguito. Si trovava bene con lui, ridevano e scherzavano come due vecchi amici ed era sempre disponibile a darle una mano in casa. Lei, d’altronde, era sempre pronta ad accoglierlo con un sorriso e a rifocillarlo con qualcosa di fatto in casa che non somigliava per niente a quei pasti take-away che lui aveva confessato di aver consumato quasi ogni sera prima del loro incontro.
Era uno scambio alla pari: cibo e consolazione in cambio di qualche piccolo lavoretto domestico che lei non sapeva fare e che sarebbe costato parecchio se si fosse rivolta ad un professionista. Derek sembrava cavarsela egregiamente fra cacciaviti e martello, quasi quanto lei con i bisturi e le seghe da autopsia. Rabbrividì al paragone che le era venuto in mente, decisamente passava troppo tempo al lavoro se le venivano fuori quel genere di cose.
-    Ehi rossa! – la richiamò lui – Perché invece di stare lì a fare la bella addormentata non mi dai una mano.
-    Biscottino, sai benissimo che sono una frana in questo genere di cose… comunque dimmi cosa posso fare – si avvicinò alla scala – Però poi non ti arrabbiare con me se non riesco ad accontentarti.
Il ragazzo saltò giù con un gesto agile e si deterse la fronte madida di sudore. Sorrise ammiccante e si tolse la maglia ormai bagnata per asciugarsi l’ampio petto scolpito. Sembrava non curarsi minimamente di apparire semi-nudo di fronte a lei, come se desse per scontato che Fanny non trovasse la cosa sgradevole.
-    Mi serve che ti arrampichi e tieni aperto il pensile, mentre io stringo la vite qui in basso. Non è molto difficile per le persone normali… per te non saprei – le disse facendole l’occhiolino.
-    Ti faccio vedere io! – gli strappò la maglietta dalla mani e la usò come una frusta sul fondoschiena di Derek – Arrogante e prepotente! Solo perché io sono una donzella indifesa ed in difficoltà.
-    Senti donzella dei miei stivali – la ammonì lui fra il serio e il faceto – Puoi anche essere in difficoltà con un pensile, ma tutto sei meno che indifesa. Avrei paura di lasciarti sola con un S.I.… ma avrei paura per lui.
La ragazza incrociò le braccia e mise il broncio. Morgan scoppiò a ridere e le diede un colpettino sul naso con un dito.
-    Non fare quella faccia, su – si chinò verso di lei – Se fai la brava dopo usciamo a comprare il gelato.
-    Promesso? – chiese lei con lo sguardo da bambina implorante.
-    Promesso. Ora arrampicati e tieni fermo questo sportello.
Fanny eseguì diligentemente l’ordine che le era stato impartito. Le spalle di Derek le sfioravano i fianchi e suo malgrado la ragazza chinò il capo per ammirare il corpo scolpito di lui, che non si era rimesso la maglietta. Il solo vederlo così le faceva salire di parecchio la temperatura e si rimproverò di quei pensieri. Aveva deciso che sarebbero stati solo amici ed ora doveva imporre a se stessa di rispettare quella decisione!
-    Cerca di non sporgerti troppo – la ammonì il moro – Altrimenti rischi di…
Non fece in tempo a finire il suo avvertimento. Fanny, nel tentativo di tenere ferma l’anta del pensile, si sporse troppo e mise un piede in fallo. Derek fece appena in tempo a lasciare andare il cacciavite e girarsi per attutire la caduta. Si ritrovarono entrambi in terra, Fanny sdraiata su di lui e con i visi pericolosamente vicini.
-    Sono una vera frana, eh? – le uscì un risolino nervoso mentre lo guardava negli occhi.
-    La peggiore – Derek non riusciva a ricambiare il sorriso della rossa.
Sentiva il peso leggero del corpo della ragazza contro il suo, quell’odore di mandorle che proveniva dalla pelle di Fanny gli dava alla testa e contro lo sua volontà i suoi occhi si fermarono sulle labbra rosse e piene di lei.
-    Sarebbe uno sbaglio – mormorò più a se stesso che a lei.
-    Il peggiore – convenne la ragazza in un sussurro.
Eppure, nonostante i reciproci ammonimenti, i loro visi si facevano sempre più vicini fino a quando chiusero entrambi gli occhi. Era come il bacio che Fanny ricordava, infuocato e smanioso, come se entrambi volessero di più. Derek la costrinse a rotolare sulla schiena e le parti si invertirono. Le mani del ragazzo scivolarono verso il basso, fino a trovare la cintura dei pantaloni. Le scostò la maglietta e cominciò ad esplorare quella pelle serica e compatta. Staccarono appena le labbra, giusto per riprendere fiato, Morgan si scostò leggermente e cominciò a risalire la mascella della ragazza con la bocca.
-    Rovineremo tutto, lo sai? – ormai era arrivato all’orecchio di lei.
-    Oppure… - non riusciva a finire il pensiero che le era balenato.
Si chiese se non fosse proprio Derek quello che aveva cercato disperatamente in tutti i ragazzi che aveva frequentato. Lui era divertente, simpatico, attento, protettivo e sempre pronto a darle una mano. La faceva sentire bene e le metteva allegria. Forse non sarebbe finita come al solito, forse non avrebbe rovinato tutto.
-    Non so se riesco a fermarmi – il ragazzo la stava abbracciando stretta ed aveva nascosto il viso fra i capelli ramati di lei.
-    E allora non farlo.
L’esortazione di lei fu, per Derek, l’inizio della fine. Trovandola così arrendevole non riusciva a staccarsi da quel corpo e da quella ragazza che gli trasmetteva tutte quelle belle sensazioni. Non voleva che fra loro finisse come al solito, non voleva correre troppo, ma… lei l’aveva incoraggiato a non fermarsi, no?
Tornarono a baciarsi con una foga che dimostrava tutta la loro reciproca attrazione. Morgan cercò di tirarsi su e lei lo seguì come se non riuscisse a staccarsi da quelle labbra.
Cominciò a sua volta ad esplorare la pelle di lui e quel torso muscoloso che le faceva sentire tutto quel caldo addosso. Fanny si rese conto che ormai nessuno dei due avrebbe trovato la forza di fermarsi e che quella follia sarebbe continuata fino all’inevitabile epilogo in camera da letto. Sentì la maglietta che veniva tirata su ed era già pronta ad alzare le braccia per permettergli di toglierla, quando…
Il rumore del campanello fece trasalire entrambi. Si scostarono e rimasero un momento a fissarsi mentre cercavano di recuperare il controllo della situazione. C’era qualcuno alla porta dell’appartamento e loro due era seduti sul pavimento della cucina quasi sul punto di fare sesso. Forse se fossero rimasti zitti, la persona che li aveva interrotti se ne sarebbe andata.
-    Fanny! – al suono del campanello si unì la voce di Hope – Dai, lo so che sei in casa! Aprimi!
I due ragazzi si guardarono spaesati. La ragazza si tirò su in un lampo e cercò di riaggiustarsi la maglietta, mentre Derek si guardava intorno alla ricerca della propria.
-    Io vado ad aprirle e cerco di trattenerla – disse la rossa – Tu cerca di ricomporti.
Derek la guardò sparire oltre la porta e si chinò a raccogliere la maglietta ormai totalmente sgualcita e bagnata. Sospirò cercando di recuperare la padronanza di sé, anche se era difficile con i pantaloni così stretti all’altezza del cavallo. Si chiese come mai la bella ragazza mora fosse andata dalla cugina il sabato mattina, invece di passare la giornata con Reid. Poi si rispose che probabilmente il genietto ne aveva combinata un’altra delle sue e la piccola Hope era venuta a chiedere il sostegno morale della cugina.
Si rimise la maglietta, si infilò il cacciavite nella tasca posteriore dei jeans e prese la scala. Era meglio togliere il disturbo, anche se una parte di lui era fortemente irritata dal fatto di essere stati interrotti in quel modo. Si avviò verso il salotto e trovò Hope ancora sulla porta con un vassoio in mano che parlottava con la cugina.
-    Buongiorno Hope – saluto lui.
-    Agente Morgan! Buongiorno… ho disturbato? – chiese la ragazza nervosa.
-    Chiamami Derek e… ero venuto ad aggiustare un pensile – si girò verso Fanny – Credo che adesso sia tutto apposto, se dovesse servirti fai un fischio.
-    Sì, certo – disse la rossa cercando di apparire naturale – Hope, perché non vai in cucina a posare le paste? Io accompagno Derek alla porta e arrivo.
La ragazza mora scrutò i due con aria perplessa, ma poi si avviò senza aggiungere altro verso la cucina e chiuse la porta alle sue spalle. Fanny accompagnò Derek fino alla porta e poi rimase un attimo a fissarlo mentre lui poggiava la scala sul balconcino.
-    Senti… io… - provò a cominciare, ma si ritrovò le labbra di lui ad impedirle ogni ulteriore protesta.
-    Appena se ne va… - le sussurrò lui sulle labbra.
-    Vengo da te – finì lei con un sorriso.

Continua…
   
 
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