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Autore: Be Mine    13/08/2011    3 recensioni
[RoyEd post-ending]
" -Qualcosa non va?- Soffiò sulla sua fronte il moro, pronto a confortarlo.
-No- rispose soltanto. Benché fossero passati molti anni, era rimasto un po’ infantile come un tempo: ma per questo, non poteva che amarlo di più.
-Sei preoccupato di cosa potranno dire i ragazzi, vero?-
Nonostante non avesse risposto, Roy capì di aver colto nel segno.
-Non ce l’hanno con te, Edward, sono i tuoi figli. Ti vogliono bene e non potrebbe essere altrimenti- ".
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Family man

 

 

 

 

 

Aveva un grosso problema, anche se odiava ammetterlo.

 

-Ed, hai finito?- Urlò l’uomo sull’uscio.

 

 

Era innamorato di un eterno romantico.

 

 

 

 Mentre aspettava spazientito, il biondo intanto tentava disperatamente di stringere il nodo della cravatta: stanco di attendere che resuscitasse dal bagno, il moro decise di entrare. Quando lo trovò alle prese con una cravatta ormai malconcia dai ripetuti e mancati tentativi, strappò via l’indumento per sparire poi nella camera antistante.

 

-Ma che diavolo fai?! Come faccio se...-

 

Un secondo dopo, Roy era tornato con un foulard apparentemente molto pregiato, color oro: riavvicinatosi, lo legò a mo’ di cravatta attorno al suo collo e lo appuntò con una spilla. Ed notò che era indubbiamente femminile, un rubino al centro e un pugnale con un diamante sull’elsa, retto da quelle che sembravano piccole ali. Un cuore, pensò.

 

-Era di mia madre- aggiunse una volta sistemato il colletto - ti sta molto bene-.

 

Gli posò un bacio sulla fronte.

Stringendosi nel gilet, Ed tentò di non arrossire.

 

-E’ molto bella- disse soltanto, abbassando gli occhi e rimanendo per un attimo all’ombra del corpo del più grande. Era diventato più alto di un tempo, ma non era riuscito a raggiungerlo. Segretamente, ne era grato: in quel modo, gli bastava alzare lo sguardo al cielo per incontrare i suoi occhi. Non è sempre vero, che le cose più belle sono all’altezza dello sguardo.

 

-Qualcosa non va?-  Soffiò sulla sua fronte il moro, pronto a confortarlo.

-No- rispose soltanto. Benché fossero passati molti anni, era rimasto un po’ infantile come un tempo: ma per questo, non poteva che amarlo di più.

 

-Sei preoccupato di cosa potranno dire i ragazzi, vero?-

 

Nonostante non avesse risposto, Roy capì di aver colto nel segno.

 

-Non ce l’hanno con te, Edward, sono i tuoi figli. Ti vogliono bene e non potrebbe essere altrimenti-.

 

Benché si fosse ripetuto razionalmente almeno un milione di volte negli ultimi anni che non poteva avercela in eterno con se stesso, non riusciva proprio a non pensare di aver abbandonato i suoi figli proprio come suo padre aveva fatto con lui e Al.

Certo, alla fine aveva capito e stimato le sue ragioni, ma un’indelebile cicatrice lo aveva marchiato per anni.

 

 

 

Quando -concluse le sue ricerche ad Ovest- cinque anni prima era tornato a Central City per consultare la biblioteca, non sapeva in cosa stava per imbattersi: nonostante avesse accettato di fare da padrino al suo primogenito, Roy era letteralmente sparito dalla sua vita. Non aveva mai interpretato quel suo atteggiamento come una specie di rivalsa, in risposta a una presunta offesa: aveva dato il suo nome a uno dei suoi figli, ma questo non aveva probabilmente avuto lo stesso significato per entrambi. Alla nascita di Nina aveva invece inviato un semplice biglietto,che nemmeno il tenente Hawkaye aveva saputo come interpretare.

Non si vedevano da più di sette anni, quando finalmente lo scorse, immerso nella lettura, seduto sul pavimento della biblioteca.

 

-E tu dovresti essere il Comandante Supremo di questo Paese?!-

 

Ma dallo sguardo che quello gli rivolse in risposta, si rese conto di quanto gli avesse fatto male in tutti quegli anni, pur non volendo, con ogni suo respiro e battito di ciglia: si rese conto di quanto lo avesse fatto soffrire vederlo felice con qualcuno che non era lui, quanto lo avesse ferito tenersi lontano per preservare la sua felicità. Non aveva mai visto il Colonnello piangere, ma quelle che si sciolsero in quel momento sul suo viso erano indubbiamente lacrime.

Sapere -seduto al tavolino di un bar- che non si era sposato e che al momento non aveva nessuna relazione seria gli fece capricciosamente piacere: che in tutti quegli anni non se ne fosse mai accorto? In fondo, il Colonnello non aveva mai fatto nulla per nulla...

Questa volta, ne era sicuro, Winry l’avrebbe letteralmente ucciso.

 

*

 

-Sono dodici, vero?- Disse per rompere in ghiaccio, abbassando un po’ il finestrino dell’auto e permettendo al vento di scompigliargli i capelli.

 

-Eh? Oh, si. Al mi ha raccomandato di non fare tardi o Winry si infurierà-.

 

-Non preoccuparti, faremo in tempo-.

 

Anche se non l’avrebbe mai ammesso, Roy sapeva che il fatto che Al si fosse fatto finalmente avanti con Winry lo faceva sentire meno in colpa verso di lei, ma un po’ di più verso il fratellino: benché sapesse che il sentimento di Al era reale e sincero, lo preoccupava che si fosse sentito in qualche modo costretto a prendere il suo posto, nonostante fosse stato sempre presente per i suoi figli, come per Winry che a suo modo continuava ad amare.

 

-Perché ci sono due pacchi?-

 

-Uno è per Nina, ovviamente-.

 

-Tu li vizi troppo...-

 

-E’ una vecchia abitudine- disse sorridendo.

 

-Oh, certo, come no. Basta che non sia niente di strano-.

 

-Scemo...-

 

-Devo ricordarti l’ultimo regalo che mi hai fatto?-

 

-Oh, non corromperò l’animo dei tuoi cuccioli, tesoro-. Poi gli stampò un bacio sulla fronte.

 

-Pensa a guidare!!!- Gridò arrossendo.

 

-Si, ci siamo quasi-.

 

Arrivati, trovarono il piccolo Roy appollaiato sulle scale: appena vide l’auto, scattò in piedi e corse all’interno della casa. Poco dopo sull’uscio comparvero le familiari figure di Al e Winry, e da qualche parte troppo in basso doveva esserci anche la zia Pinako.

 

 

-Era ora!- Gridò sorridendo la bionda, fiondandosi fra le braccia di Ed e stringendo poi con affetto anche Roy.

 

-Siamo puntuali, credo...- disse Ed un po’ imbarazzato

 

-Papà!!! Zio Roy!- urlò invece la vocina stridula di Nina.

 

-Piccolina...- Roy la sollevò e gli stampò un bacio sulla guancia, consegnandogli l’enorme pacco col fiocco rosa che poco prima Ed aveva visto in auto. Con suo grande piacere, vide che era un vestito color vaniglia e che la gonna era abbastanza lunga da evitargli la decapitazione.

Il piccolo Roy arrivò per ultimo, cercando di districarsi tra la folla di bambini che lo seguiva con aria goffa e strana.

 

-Roy ha detto ai suoi compagni di scuola che suo padre è l’alchimista d’Acciaio, ma nessuno gli ha creduto- gli sussurrò Alphonse in un sorriso, gesto che infastidì leggermente il suo compagno.

 

Gli occhi enormi e sconcertati dei bambini si affollarono accanto al festeggiato. Ovviamente non potevano riconoscere il Comandate Supremo, visto che era in borghese, ma la lunga capigliatura bionda di Edward era diventata leggenda ad Amestris.

 

-Buon compleanno-. Edward abbracciò il bambino, che gli somigliava in modo incredibile, e gli consegnò il regalo.

 

-Che cos’è?-  Chiese, ma Ed non ne aveva la minima idea: Roy senior aveva insistito per provvedere lui stesso.

 

-E’ una cosa che conservo da un po’, e d’accordo con tuo padre, pensavo che ti avrebbe fatto piacere riceverla...- Inizialmente Ed fu confuso da questa risposta, ma dopo poco comprese, non appena vide la fibra rossa contenuta nella scatola.

 

-Oh...questo è...- Sussurrò estraendo la mantella dalla confezione.

 

-Eh, beh...era di tuo padre. Si poteva farlo cucire uguale, ma ho pensato, abbiamo pensato che ti sarebbe piaciuto avere un pezzo originale-.

 

-Grazie!!!- Urlò il bambino in preda alla gioia, indossando il cappotto rosso con lo stemma del primo alchimista.

 

-Visto, ve l’avevo detto- disse allontanandosi verso i suoi amici.

 

-Dove l’hai preso?!- bisbigliò Ed curioso.

 

-Ti ricordi la sfida nella piazza d’armi? Diciamo che mi sono tenuto un trofeo...-

 

Dopo aver sussurrato un idiota a fior di labbra, si aggrappò al suo braccio e si accinsero ad entrare.

 

 

Passarono una splendida serata: vedendo Al e Winry così felici e i bambini spensierati, Ed riuscì perfino a non sentirsi in colpa per aver scelto quello stupido d’un Taisa: amava incondizionatamente i suoi figli, e voleva bene ad Al e alla sua ex moglie e amica d’infanzia. Ma non poteva fare a meno di Roy, non aveva mai potuto: era stato lui la ragione di tutto e ne era stato anche l’obiettivo, a quanto sembrava. Se non fosse stato per lui non avrebbe mai retto.

 

Finita la festa, era ormai troppo tardi per tornare a Central, quindi decisero di comune accordo di rimanere lì per la notte.

Non appena si fu coricato, Ed sentì dei piccoli passi e qualcuno infilarsi nel suo letto, tra lui e Roy.

 

-Ehi...- sussurrò per non svegliare il compagno.

 

-Papà- il tono del bambino tradiva una certa preoccupazione.

Ovviamente stava per chiedergli che ci faceva a letto con “lo zio Roy”, ormai era abbastanza grande per farsi delle domande.

 

-Papà...ma tu alla mia età quanto eri alto?- completò la frase, lasciando il padre abbastanza interdetto.

 

Improvvisamente, alle spalle del bambino, il moro iniziò a sorridere.

 

-Ehm, beh...come mai questa domanda?-

 

Ed divenne tutto rosso in viso.

 

-I miei compagni dicono che sono basso- rispose il piccolo, il viso annegato nello spazio fra di due cuscini.

 

-Non preoccuparti, tesoro...anche io ero un po’...- vide il volto di Roy contrarsi in quella che sembrava una risata soffocata.

 

-Mh, un poò...basso. Ma crescerai presto, te lo prometto-.

 

Ormai, quello di Roy senior si era trasformato in un ghigno spudorato.

 

-Oh, meno male. Non credo mi piacerebbe rimanere un piccoletto-.

 

Si alzò e fece per tornare nella sua stanza, ma quasi raggiunta la porta, tornò a voltarsi.

 

-Ma papà...posso farti un’altra domanda?-

 

Ed, intenerito, annuì.

 

-Perché tu e lo zio Roy dormite nello stesso letto? E perché la mamma e lo zio Al si stanno facendo la respirazione bocca a bocca in cucina?-

 

 

 

-Fine-

 

 

Ho avuto il coraggio di farlo, e dieci minuti dopo me ne sono pentita.

Ecco a voi il finale RoyEd del manga, secondo me. Vedo che sono proprio originale, eh... Comunque...

L’idea mi ronzava in testa già da qualche settimana, ma ha preso vita solo di getto, come al solito, e soprattutto totalmente al di fuori del mio solito stile. Non odio Winry, lei in fondo ha avuto Ed solo per sé per un po’ e gli ha dato dei figli (so che c’è chi pensa che quelli siano i figli di Al, ma questa è la mia personale interpretazione, quindi non accetto insulti o commenti su questo fronte). Spero solo che appaghi più del finale del manga e di Brotherhood (e non ci vuole tanto, direi). Spero vi sia piaciuto leggerla quanto a me scriverla.

 

See you <3.

 

   
 
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