Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: LeviRivaille    13/08/2011    0 recensioni
Lasciarsi avvolgere dall'oscurità del proprio cuore nonostante si sappia che si è puri e innocenti... o quasi. Se non vivessimo in una Londra ottocentesca ma ai giorni nostri? Tu che scegli, Black or White?
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Ogni cosa ha il suo tempo…

È così che si dice, o no?

E il tempo, che fine fa?

Finisce per lo sparire mentre vediamo la vita scorrere, come un fiume, davanti ai nostri occhi.

Ecco, questo è il tempo e questa… è la vita.”

 

 

Passarono dieci anni da quel giorno… Il giorno in cui la candida fanciulla perse la sua purezza.

Era seduta su una sedia, davanti allo specchio, a spazzolarsi i capelli.

Non era cambiata così tanto.

Sempre i soliti capelli neri, più lunghi, sempre curati ma avevano preso il profumo del cocco.

Gli occhi verdi, prima accesi e brillanti, adesso erano spenti e vuoti.

La pelle color latte si confondeva con i colori che, i suoi genitori, le hanno regalato.

Si era da poco alzata, indossando una vestaglia che era lasciata slacciata.

Sotto una canottiera bianca, maschile, che le arrivava a coprire metà coscia.

Le usava per quel motivo, le davano un’aria sexy ma, allo stesso tempo, quasi eterea.

Sì, se voleva, poteva diventare come desiderava.

Il cellulare iniziò a vibrare e suonare sul mobiletto, annunciando l’ora di alzarsi.

Lei si alzò con molta grazia e andò a spegnerlo.

Sorrise, erano quasi le otto di mattina e doveva ancora concludere il suo rito magico.

Bussarono alla porta e lei si voltò, facendo girare in aira i suoi capelli.

-Avanti. Entra pure.

Ed eccolo li.

Un uomo dai capelli corvini entrò nella stanza, con in mano, un vassoio.

-Scusami per il ritardo, ho preparato la colazione.

Appoggiò il vassoio sopra un mobiletto e si sistemò meglio la cravatta.

I capelli erano medio/corti e corvini, alcune ciocche gli coprivano i lati del volto, un po’ più lunghe delle altre.

Gli occhi erano rossi, quasi chiaro, di un rosso che ti rimane impresso nella mente.

Era alto almeno un metro e ottanta o ottantadue.

Si era già preparato, infatti indossava una camicia nera lasciata sbottonata sul petto, con la cravatta rossa lasciata allentata per dare l’aria un po’ da “moderno”.

Un paio di pantaloni di jeans scuro, quasi nero, chiusi in degli stivali di pelle nera.

Sorrise nel notare la loro differenza di altezza.

-Ma come, a 17 anni sei ancora così bassa?

-Sebastian, non puoi prendermi in giro a tuo piacimento. E poi le ragazze bassine sono sempre le più amate.

Sbuffò la ragazza un po’ offesa da quell’osservazione.

Lei era alta soltanto un metro e sessanta.

Sì, era bassina per le ragazze della sua età, ma non se ne preoccupava poi così tanto.

-E poi non sei ancora pronta. Hai già preparato i panni?

Sebastian si avvicinò all’armadio per tirar fuori qualcosa da farle mettere.

Prese un vestito bianco di seta con qualche ricamo sul petto e alla gonnellina, un paio di tacchi neri e cercò, in uno scrigno, un fermaglio verde.

-Non andavano bene quelli li sul letto?

-No, sai Candid, ti vedo di più con questi che con quella schifezza.

Rispose l’uomo osservando con molto disgusto il jeans e la maglia blu che aveva scelto di indossare la sua “protetta”.

Candy si sedette sul letto e prese un cornetto al cioccolato iniziando così, la colazione.

Ormai il suo rito stava giungendo al termine.

-Sebastian… Ma non ti scoccia aver fatto un contratto con me?

Lui la osservò un po’ pensieroso, come se non capisse o… avesse capito.

-No, come ti dissi dieci anni fa, il mio signorino sa badare a se stesso. Gli ho insegnato come fare.

Lei annuii e tornò alla sua colazione mentre pensava a cosa fare.

Ormai non c’erano dubbi, il tempo era passato velocemente ma, ancora non sapeva quanto ne aveva da passare prima che arriva la sua ora.

-Ormai non sono più come prima… Vero?

Domandò così, senza pensarci, più rivolta a se stessa che al suo compagno di avventura quotidiana.

-Non credo. Ricordi le piume bianche? Erano nere, dopo che il sangue le ha macchiate. Ormai tu sei legata a me, come io a te…

Si intromise Candy, continuando le parole di Sebastian, come se pensassero la stessa cosa.

-… Sugellando il patto, in quel giorno, del nostro contratto, con un marchio che rimarrà impresso sulla mia pelle…

-… In attesa che sia compiuta la tua volontà, in attesa che succeda ciò…

-… Tu attenderai di mangiare la mia anima…

Candy si alzò e si tolse la vestaglia.

-… Un’anima che non ho mai sentito così pura e gustosa...

Le si avvicinò tracciando con le mani piccoli segni immaginari sul braccio della ragazza.

-…Un desiderio che da sola non potevo realizzare…

Ormai le loro menti si erano unite, sapevano come rispondere al loro fermarsi per dar la possibilità all’altro di continuare la frase.

Sebastian arrivò alla spalla destra, coperta dalla manica di quella canottiera.

Alzò la manica, scoprendo il braccio della ragazza e mostrando una stella a punta rovesciata, identica a quella che aveva lui sulla mano sinistra.

-… E ora, marchiato da questo simbolo che ti accompagnerà…

-… Fino a quando non morirò. Sebastian, cortesemente puoi uscire fuori? Mi devo vestire.

Il corvino lasciò andare la spalla della ragazza per poter obbedire al suo ordine.

-Yes, my lady.

E uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Siete maturata di molto.

Eravate così indecisa in passato se stipulare un contratto con me oppure lasciar perdere.

Ora siete molto più decisa.

O mostrate solo a me la vostra forza?

Di una cosa sono certo, la sua anima, con me, sarà al sicuro, finche non arriverò io a…

Prenderla.

 

 

  
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