“Ogni cosa ha
il suo tempo…
È così che si
dice, o no?
E il tempo,
che fine fa?
Finisce per lo
sparire mentre vediamo la vita scorrere, come un fiume, davanti ai nostri
occhi.
Ecco, questo è
il tempo e questa… è la vita.”
Passarono
dieci anni da quel giorno… Il giorno in cui la candida fanciulla perse la sua
purezza.
Era seduta su
una sedia, davanti allo specchio, a spazzolarsi i capelli.
Non era
cambiata così tanto.
Sempre i
soliti capelli neri, più lunghi, sempre curati ma avevano preso il profumo del
cocco.
Gli occhi
verdi, prima accesi e brillanti, adesso erano spenti e vuoti.
La pelle
color latte si confondeva con i colori che, i suoi genitori, le hanno regalato.
Si era da
poco alzata, indossando una vestaglia che era lasciata slacciata.
Sotto una
canottiera bianca, maschile, che le arrivava a coprire metà coscia.
Le usava per
quel motivo, le davano un’aria sexy ma, allo stesso tempo, quasi eterea.
Sì, se
voleva, poteva diventare come desiderava.
Il cellulare
iniziò a vibrare e suonare sul mobiletto, annunciando l’ora di alzarsi.
Lei si alzò
con molta grazia e andò a spegnerlo.
Sorrise,
erano quasi le otto di mattina e doveva ancora concludere il suo rito magico.
Bussarono
alla porta e lei si voltò, facendo girare in aira i suoi capelli.
-Avanti.
Entra pure.
Ed eccolo li.
Un uomo dai
capelli corvini entrò nella stanza, con in mano, un vassoio.
-Scusami per
il ritardo, ho preparato la colazione.
Appoggiò il
vassoio sopra un mobiletto e si sistemò meglio la cravatta.
I capelli
erano medio/corti e corvini, alcune ciocche gli coprivano i lati del volto, un po’
più lunghe delle altre.
Gli occhi
erano rossi, quasi chiaro, di un rosso che ti rimane impresso nella mente.
Era alto
almeno un metro e ottanta o ottantadue.
Si era già
preparato, infatti indossava una camicia nera lasciata sbottonata sul petto, con
la cravatta rossa lasciata allentata per dare l’aria un po’ da “moderno”.
Un paio di
pantaloni di jeans scuro, quasi nero, chiusi in degli stivali di pelle nera.
Sorrise nel
notare la loro differenza di altezza.
-Ma come, a
17 anni sei ancora così bassa?
-Sebastian,
non puoi prendermi in giro a tuo piacimento. E poi le ragazze bassine sono
sempre le più amate.
Sbuffò la
ragazza un po’ offesa da quell’osservazione.
Lei era alta
soltanto un metro e sessanta.
Sì, era
bassina per le ragazze della sua età, ma non se ne preoccupava poi così tanto.
-E poi non
sei ancora pronta. Hai già preparato i panni?
Sebastian si
avvicinò all’armadio per tirar fuori qualcosa da farle mettere.
Prese un
vestito bianco di seta con qualche ricamo sul petto e alla gonnellina, un paio
di tacchi neri e cercò, in uno scrigno, un fermaglio verde.
-Non andavano
bene quelli li sul letto?
-No, sai Candid, ti vedo di più con questi che con quella schifezza.
Rispose l’uomo
osservando con molto disgusto il jeans e la maglia blu che aveva scelto di
indossare la sua “protetta”.
Candy si
sedette sul letto e prese un cornetto al cioccolato iniziando così, la
colazione.
Ormai il suo
rito stava giungendo al termine.
-Sebastian…
Ma non ti scoccia aver fatto un contratto con me?
Lui la
osservò un po’ pensieroso, come se non capisse o… avesse capito.
-No, come ti
dissi dieci anni fa, il mio signorino sa badare a se stesso. Gli ho insegnato
come fare.
Lei annuii e
tornò alla sua colazione mentre pensava a cosa fare.
Ormai non c’erano
dubbi, il tempo era passato velocemente ma, ancora non sapeva quanto ne aveva
da passare prima che arriva la sua ora.
-Ormai non
sono più come prima… Vero?
Domandò così,
senza pensarci, più rivolta a se stessa che al suo compagno di avventura
quotidiana.
-Non credo.
Ricordi le piume bianche? Erano nere, dopo che il sangue le ha macchiate. Ormai
tu sei legata a me, come io a te…
Si intromise
Candy, continuando le parole di Sebastian, come se pensassero la stessa cosa.
-… Sugellando
il patto, in quel giorno, del nostro contratto, con un marchio che rimarrà
impresso sulla mia pelle…
-… In attesa
che sia compiuta la tua volontà, in attesa che succeda ciò…
-… Tu
attenderai di mangiare la mia anima…
Candy si alzò
e si tolse la vestaglia.
-… Un’anima
che non ho mai sentito così pura e gustosa...
Le si
avvicinò tracciando con le mani piccoli segni immaginari sul braccio della
ragazza.
-…Un
desiderio che da sola non potevo realizzare…
Ormai le loro
menti si erano unite, sapevano come rispondere al loro fermarsi per dar la
possibilità all’altro di continuare la frase.
Sebastian
arrivò alla spalla destra, coperta dalla manica di quella canottiera.
Alzò la
manica, scoprendo il braccio della ragazza e mostrando una stella a punta
rovesciata, identica a quella che aveva lui sulla mano sinistra.
-… E ora, marchiato
da questo simbolo che ti accompagnerà…
-… Fino a
quando non morirò. Sebastian, cortesemente puoi uscire fuori? Mi devo vestire.
Il corvino
lasciò andare la spalla della ragazza per poter obbedire al suo ordine.
-Yes, my lady.
E uscì dalla
camera, chiudendosi la porta alle spalle.
Siete
maturata di molto.
Eravate
così indecisa in passato se stipulare un contratto con me oppure lasciar
perdere.
Ora
siete molto più decisa.
O
mostrate solo a me la vostra forza?
Di
una cosa sono certo, la sua anima, con me, sarà al sicuro, finche non arriverò
io a…
Prenderla.