Hogwarts,
Gran Bretagna
Tom odiava quell’ uomo.
Non sapeva perché. Forse la sua aria divertita o forse i suoi
neri abiti gabbani. L’unica cosa di cui era certo era che non voleva
stare un altro secondo nella stessa stanza con quella persona.
Si rialzò
lentamente, raccogliendo piume e pergamene, dopo essersi scontrato con quell’individuo.
“Stai bene?” gli
chiese lo sconosciuto, con un marcato accento francese.
“Sì – rispose Tom, mentre intorno si formava una calca di curiosi - e
lei?”
Egli sorrise,
rivelando canini particolarmente sviluppati, e invece di rispondere chiese:
“Dove posso trovare il Professor Silente?”
<<Bingo>> pensò Ridde prima di rispondere.
“Ci sto andando
proprio adesso. Se vuole seguirmi.”
Un altro sorriso
enigmatico. Era snervante.
<
Non era solito
farsi intimorire, anzi era il contrario. Ma quel tizio
ispirava pericolo da ogni poro. E camminare da soli
con lui, lungo i corridoi deserti, non aiutava.
Tom
rabbrividì, e non certo per il freddo. <
Già
un abito da babbano, di quelli indossati per le
grandi occasioni. Un
abito nero, degli occhiali da sole (<
Anche i capelli erano neri, ma sembravano…
sporchi, come se non fossero di quel
colore.
E sempre quell’irritante
ed enigmatico sorriso.
“Eccoci - disse d’un tratto,
uscendo dai propri pensieri - questa è la Sala Professori.
Bussò. Una voce forte rispose “Entrate”
Tom entrò
“Ah, eccoti Tom” disse un mago dalla folta barba castana e dagli
altrettanto folti capelli.
“Professor Silente
– disse lo studente mentre il mago si alzava – c’è una persona che la cerca.”
L’insegnante
inarcò un sopracciglio. Poi la testa dell’ospite fece capolino dalla porta. Un
silenzio teso ed improvviso invase la stanza.
“Credo – disse il
mago, irrigidendosi lievemente – che dovremmo
parlare domani, Tom…”
Tom Riddle era stupefatto. Mai nessuno aveva fatto innervosire Albus Silente a quel modo. Non poteva crederci, ma non fece
nessun commento ed uscì.
“Non sei cambiato Albus, a parte qualche capello bianco.”
Disse sogghignando l’oscuro individuo.
“Neanche tu, Thibaulth. – mentre tornava a sedersi –
Cosa ci fai qui?”
“Un saluto ad un
vecchio amico”
“Non siamo amici”
gli rispose irato Silente
“Ohoh il piccolo Albus si è
innervosito. Ma contro Grindelwald il mio brutto muso
non ti dispiaceva.”
Di nuovo silenzio.
“Perché sei qui?” ripetè Silente
“Lo sai, Albus. – rispose Thibaulth,
mentre il suo sorriso si spegneva- Tu sai perché e per
chi…”
“Quel ragazzo che
chiami Tom – aggiunse – è un Prescelto. Stanotte verrà compiuto il rito e riceverà la benedizione oscura.”
“Dove?”
“Lo sai che non
posso dirtelo. E’ già tanto che ti abbia detto quando.”
Silente ebbe un
lieve tremito. Aveva sperato, per una volta, di essersi sbagliato.
“Tu non puoi fare
niente, vero?” chiese rassegnato.
“No. Io non posso
far niente. Fa parte del mio <
Thibaulth si
tolse gli occhiali, rivelando dei straordinari occhi
rossi.
Si guardarono.
Entrambi videro il carico di disperazione dell’altro, in quel freddo
pomeriggio autunnale.
Poche ore dopo, al
centro della Foresta Proibita
“Dove sei stato?”
chiese Julius
“In giro.”
Julius lo
guardò sospettoso, scrollò le spalle e si voltò.
“Dove Albert?”
“Tinus? Sta finendo di preparare il sito per il rito.”
Si avviarono tra i
bassi arbusti del fitto sottobosco, circondati da alberi secolari, per giungere
in un piccolo spiazzo coperto dai rami delle piante circostanti.
Una nuvola di fumo
stava pigramente salendo da un calderone, e , affianco
ad esso, c’era seduto un uomo dai capelli bianchi, pallido ed emaciato, con il
volto scheletrico.
Stava passando una
pietra sulla lama di una falce purpurea per affilarla ulteriormente,
accarezzando il luno manico d’ebano finemente
intarsiato e ricoperto di oscuri simboli argentati.
“Finalmente -
esclamò Albert – pensavo fossi fuggito.”
Un sorriso
diabolico dischiuse il suo volto.
“Lo sai che non
potrei mai, Tinus. – rispose Thibaulth
sorridendogli a sua volta – Altrimenti sarei decisamente
bruciacchiato adesso.”
Scoppiarono in una
risata lugubre, risuonando in tutta la foresta.
La luna piena
appariva e spariva fra i rami e l’oscurità continuava ad infittirsi, lasciando
come unica illuminazione il basso fuoco del calderone.
“Iniziamo” disse
infine Julius.
Si misero intorno
al calderone, formando un triangolo. Ognuno estrasse un pugnale d’argento
inciso con delle rune.
Julius si
tagliò il polso, intonando una breve litania:
“Io, che dell’Oscura Arte sono maestro,
verso il mio sangue
per benedire colui
che il Fato ha scelto.”
Thiabulth
continuò, tagliandosi a sua volta il
polso sinistro:
“Dei
Lupi sono Signore assoluto
e il mio sangue dono
al figlio dell’oscurità”
Infine toccò ad Albert:
“Io Re Non-Morto,
ultimo dannato,
alla morte negato,
regalo il sangue di cui mi nutro
a chi deve essere condannato.”
Il liquido nel
calderone passò dal rosso al nero pece, per poi
svanire.
Ad Hogwarts un alto
grido di dolore infranse la quiete.
Silenzio e poi…
più nulla.
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Vorrei Ringraziare le prime
persone che mi hanno lasciato le loro recensioni.
@ Ginny86: Volutamente non
l’ho resa chiara subito. Nei prossimi capitoli incomincerete a
intravvedere qualcosa, anche se lo stile che ho utilizzato lo renderà ancora più
incasinato.
@ Lu:
Grazie per i complimenti. Se ho un difetto è quello di
non essere scorrevole quando scrivo, ma stavolta pare che ne sia
stato capace (spero di aver fatto altrettanto negli altri capitoli). Per la poca chiarezza ti rimando alla
risposta a Ginny86.
Thank you.
Albert Thibaulth Wesker