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Autore: Vivien L    14/08/2011    11 recensioni
Inghilterra, 1912. Bella Swan è una giovane cameriera alle prese con un compito difficile: domare il carattere dell'irruente Edward Cullen, ricco signorotto locale imprigionato da quando aveva sedici anni su una sedia a rotelle. Sono entrambi giovani, pieni di vita, desiderosi di amare e di essere amati, ma le convenzioni sociali, le gelosie, le differenze e i fantasmi interiori di Edward saranno uno scoglio impossibile da superare...o forse no?
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Bella/Edward, Bella/Emmett
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il tempo che verrà '
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Vieni via con me
 


#4
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Poi, d'improvviso, mi sciolse le mani | e le mie braccia divennero ali, | quando mi chiese: «Conosci l'estate?» | io, per un giorno, per un momento, | corsi a vedere il colore del vento.


(Fabrizio de Andrè)

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"Bella..."
Le braccia di Edward si stringono con più forza intorno alla mia vita. Struscia il naso sul mio collo, pronunciando il mio nome con voce bassa e suadente, facendomi fremere. Sorrido intenerita, voltandomi verso di lui e sfiorandogli i capelli castani, che gli ricadono sulla fronte in folte ciocche disordinate. La mia camicia da notte si solleva leggermente, le nostre gambe si sfiorano. Fremo, poggiando il capo sul suo petto e lanciando un'occhiata assonnata all'ampia finestra della stanza, da cui filtrano i primi raggi del sole mattutino, rimandandone l'intensa luminosità sulle pareti immacolate, incrinando le ombre che lambiscono, timide ma risolute, gli anfratti più isolati della stanza,  sfiorando le nostre mani saldamente intrecciate. 
"Russi troppo, lo sai vero?" conscia che non può sentirmi, sussurro queste parole a un centimetro dalle sue labbra, e lui sorride inconsciamente, posando il capo sui miei seni e sospirando compiaciuto. Avvampo, imbarazzata, pensando al modo migliore per scrollarmelo di dosso - lo conosco come le mie tasche, certo, ma non è  bene che si prenda simili confidenze, soprattutto perchè lui è fidanzato con un'altra ed io, beh...se tutto procede secondo i miei piani, entro il prossimo anno non sarò più Isabella Swan, ma tutti mi chiameranno Bella Mc.Carty, consorte del baronetto Emmett Mc Carty. In quel momento, uno strano rumore attira la mia attenzione. Quando volto il capo, incredula, il ticchettio aumenta d'intensità, e nello stesso istante scorgo un sassolino grigio e appuntito abbattersi sul vetro della finestra, decorata da scaglie colorate di infinitesimali dimensioni, le cornici di broccato scuro riccamente abbellite.
"Ma cosa..."
"Isabella!" una voce baritonale mi richiama all'ordine, facendomi sobbalzare. Osservo intimidita il viso di Edward, ancora immerso nel mondo dei sogni, per poi lasciargli un dolce bacio sulla guancia e allontanarmi da lui, sollevandomi dal materasso e posandomi il suo cappotto primaverile -piegato su una sedia là vicino- sulle spalle. Mi affretto a raggiungere la finestra, socchiudendola leggermente e squadrando il volto di  Emmett con occhi sgranati dalla sorpresa.
"Che ci fai tu qui?" bisbiglio, e lui ghigna beffardo.
"Sarei io a doverti fare una simile domanda, tesoro" sibila, infastidito dal fatto che mi abbia vista affacciarmi dalla finestra della camera di Edward. Emmett non si è mai mostrato geloso o intimidito dall'affetto che mi lega al mio giovane padrone, ma anche lui è un uomo e, in quanto tale, ha un orgoglio e dei limiti di sopportazione.  In questo caso, credo di averli ampiamente superati!
Scuoto il capo, dispiaciuta "Scusa, io..."
"Sì, certo, quello che vuoi" m' interrompe irritato, facendomi arrossire. Incrocia le braccia al petto, sorridendo malizioso, per poi protenderle  verso l'alto, implorante.
"Vieni con me?"
"Sei impazzito, Emmett?"
"No!" scrolla le spalle, esplodendo in una risata minacciosa. Gli faccio cenno di abbassare la voce, irata, lanciando un'occhiata preoccupata al viso dormiente di Edward, per poi tornare a voltarmi verso di lui.
"In ogni caso, non posso venire. Se Mrs. Esme dovesse scoprire una cosa del genere..."
"Non lo farà" mi assicura lui, risoluto "Ti tratterrò solo alcuni minuti" sfodera un sorriso compiaciuto "Ho una cosa da dirti"
Un brivido mi serpeggia lungo la spina dorsale a quest'ultima affermazione ma, quando registro la sua espressione imperturbabile -segno che non ha alcuna intenzione di darsi per vinto- decido di accontentarlo, annuendo sommessamente e ricambiando il suo sorriso di vittoria con uno rassegnato. D'altronde, questo è uno dei tanti compiti che dovrebbero spettare a una buona futura moglie, giusto? Soddisfare il suo uomo, sempre e comunque. 
Venti minuti dopo, io e Emmett ci troviamo a camminare sul roccioso pendio di una verdeggiante collinetta che svetta imperiosa fra i folti campi di girasoli che abbracciano la tenuta dei Cullen. Le sue dita giocherellano con le mie, delicate e impazienti. Quando le braccia di lui mi circondano la vita, sollevandomi in aria e facendomi ruotare su me stessa lancio un urlo, terrorizzata.
"Per l'amor del cielo, Emmet, che diavolo stai combinando?! Lasciami subito!"
"No, amore mio. Non posso" scoppia in una risata piena di gioia, arrestandosi all'improvviso e facendomi quasi barcollare all'indietro, se non ci fosse il suo corpo a sorreggermi e ad impedirmi di crollare a terra come un sacco di patate.
Scuoto il capo, sbalordita. "Sei pazzo" dico, per poi rassegnarmi a ricambiare il suo sorriso spensierato. Un gemito strozzato abbandona le mie labbra quando il fiato di Emmett mi sferza le narici, solleticandomi il palato. E' così buono, così familiare. E' Emmett. "E anche ubriaco! Che cosa hai combinato, sciocco ragazzino che non sei altro?"
Un lungo, interminabile istante di silenzio, e poi: "Ci sposiamo, Bella" sghignazza "Ho finalmente avuto il coraggio di parlare con i miei genitori, e loro mi hanno dato il permesso di chiedere la tua mano" una carezza leggera sulle guance, facendomi avvampare "Sei felice, amore mio?"
Un silenzio attonito segue la sua improvvisa -e del tutto inaspettata- rivelazione. Una notizia che dovrebbe rendermi la donna più felice di questa terra. E allora perchè mi sento come se il mondo mi fosse crollato addosso senza alcun preavviso, sovvertendo tutte le mie certezze, catapultandomi in una realtà che mi appare più incerta e traballante che mai?
Un brivido d'inquietudine mi serpeggia lungo la spina dorsale. Le mani mi tremano, il mio sguardo diventa lucido e uno strano dolore si sprigiona nel mio petto. So che dovrei sentirmi soddisfatta di quest'ennesima, agognata, sospirata vittoria. So che dovrei essere euforica, perché finalmente io e Emmett potremo mostrare il nostro amore agli occhi del mondo, senza più alcun bisogno di nasconderci o di fingere, perchè ho raggiunto il mio obbiettivo, perché l'uomo che desidero è a pochi passi da me e mi guarda come se fossi la creatura più meravigliosa dell'universo. E tuttavia non ci riesco, perchè la mia gioia è offuscata da pensieri che, fino a qualche istante prima, mai avrei pensato di riuscire anche solo a concepire...
Edward.
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"Dove diavolo sei stata?" la sua voce mi coglie di sorpresa, facendomi sobbalzare. Volto il capo di scatto, incredula, incontrando gli occhi chiari di Edward, sgranati dalla rabbia e dalla preoccupazione.
"Allora?" tuona inferocito, posando le braccia sulle ruote della sedia a rotelle e portandosi a pochi centimetri da me. Mi sfilo il cappotto con lentezza, distogliendo lo sguardo e posandolo sul comodino della mia camera, sospirando sommessamente.
"Isabella, esigo delle spiegazioni per quest' assenza. Subito" ignorando le sue parole, apro l'anta dell'armadio e inizio a frugare fra la vasta sequenza di abiti che lo riempono, estraendone uno marrone bordato di pizzo nero, il corpetto plissettato di sangallo bianco, la gonna ampia dai formali risvolti in taffetà francese.
"Sai che non mi piace quel vestito. Ti fa sembrare una cameriera"
"E' quello che sono, Edward" il tono amaro, rassegnato, la voce cosparsa da una nota di affettata superiorità, perchè so che la verità è, che se questi strani pensieri hanno improvvisamente riempito la mia mente -Edward e Bella, Bella e Edward, insieme- è anche e soprattutto colpa sua. Lui, che non mi ha mai trattata come merito. Lui che mi ha sempre fatta sentire parte della famiglia, e non una semplice governante che tenta di prendersi cura dei problemi fisici del suo giovane padrone. Ma è questo ciò che sono; una sguattera, una ragazzina di bassi natali che non potrà mai competere con le decine di pretendenti che ambiscono al titolo, alla posizione e al cuore di Edward. 
Riesco quasi ad avvertire l'ondata di rabbia che lo travolge quando pronuncio quelle parole. Dal giorno stesso in cui ci siamo conosciuti, Edward mi aveva avvertita che non avrebbe tollerato il fatto che qualcuno mi definisse una semplice cameriera al suo servizio. Il ricordo dei suoi occhi sognanti, del sorriso luminoso che gli aveva piegato le labbra quando i nostri sguardi si erano incontrati, e soprattutto di quella prima, fantastica notte in cui mi aveva chiesto di leggergli alcuni passi de "I Vicerè", il suo romanzo preferito, finendo poi per addormentarmi nel suo letto, le sue braccia strette intorno alla mia vita, la sua bocca a pochi centimetri dalla mia, respirando il mio profumo, catturandomi il respiro, i nostri cuori che battevano all'unisono, tum tum tum, tum tum tum, e poi ancora, fa affiorare le lacrime che ho così faticosamente trattenuto in presenza del mio fidanzato. Isabella Mc.Carty. Se queste parole, fino a qualche ora prima mi avrebbero fatta fremere di piacere, in questo momento riescono solo ad aprire nel mio petto una voragine che niente e nessuno riuscirà a colmare, neanche fra mille anni, neanche se avessi la facoltà di tornare indietro e compiere una scelta diversa; neanche se Emmett mi avesse detto che i suoi genitori non avrebbero mai acconsentito al nostro matrimonio.
Che cosa sono questi assurdi pensieri, Bella?, continuo a ripetermi come un mantra, inutilmente. Non lo so neanche io, ad essere sincera. Non so perchè, invece di essere felice, una profonda tristezza si è impadronita di me, la mente che si dibatte in un groviglio di pensieri uno più pericoloso dell'altro, scenari di un futuro che mi è stato negato fin dal principio, dal destino, dalle miei origini, dalla mia stessa ottusità. Una malinconia che sa di rimpianto, di dispiacere, di occasioni perdute e opportunità che, dal momento in cui Emmett mi ha resa partecipe dei suoi progetti -dei nostri progetti-, sono sfumate come neve al sole.  Non riesco a capire che cosa ci sia di sbagliato, in me. Fino a poche ore prima la mia vita era perfetta. Avevo un fidanzato che mi amava, dei genitori fantastici, un lavoro meraviglioso e un padrone che consideravo un fratello piuttosto che un semplice superiore. E' proprio quest'ultimo pensiero a farmi salire le lacrime agli occhi, costringendomi ad appoggiarmi all'anta dell'armadio per non cedere al peso che mi galleggia nello stomaco e che mi fa quasi cadere carponi sul pavimento. Perchè la verità è che ho all'improvviso realizzato che qualcosa è cambiato, fra me e Edward. E che ciò che ci unisce non è abbastanza. E forse mai lo sarà. La prospettiva di passare il resto della mia vita fra le braccia di Emmett, avvolta dal calore del suo corpo stretto al mio, circondati dai nostri bambini nella sua splendida dimora di campagna mi fa storcere il naso. Che diavolo mi succede? Sospiro.
"Allora?" tuona Edward, irritato, posando le mani sui miei fianchi e costringendomi a voltarmi verso di lui. Quando si accorge delle lacrime che mi solcano le guance sobbalza, sorpreso. 
"Che cosa..." è un attimo, l'istante in cui mi sento afferrare per la vita e atterrare carponi sulle sue gambe, rannicchiandomi contro di lui, mentre un pianto silenzioso mi scuote il petto.
"Isabella. Bella" pronuncia dolcemente, e il suo viso affonda nei miei capelli, respirando il mio profumo "Cosa succede? Perchè piangi?"
"Edward, io..." i singhiozzi mi impediscono di continuare, e lui mi solleva il mento con la punta delle dita, guardandomi con occhi pieni di tenerezza.
"Sai che con me puoi parlare, vero? Io ci sarò sempre, per te. Smettila di piangere, Bella. Non lo sopporto. Dimmi che cosa ti turba"
"Io..." come potrei confessargli che mi sto per legare indissolubilmente a un altro uomo? Consapevole che l'illusione amorosa in cui per anni mi sono cullata non esiste; patetico meticcio mentale che mi ero costruita per non accettare il fatto che il rapporto che mi unisce a Edward oltrepassa il semplice affetto fraterno. 
"Bella, ti prego..." la sua voce cambia, ed è così diversa, come se uno strano sospetto si fosse insinuato dentro di lui. Alzo lo sguardo, incontrando i suoi occhi socchiusi in un'espressione apparentemente impassibile, ma che non cela l'inquietudine tipica di chi sa che qualcosa di terribile sta per accadere. Ed è allora che mi convinco a parlare, a confessargli ciò che per anni gli ho tenuto nascosto. Credevo che mentirgli gli avrebbe impedito di soffrire; pensavo che questo era l'unico modo per proteggerlo dal pensiero che, a breve, io e lui saremmo stati costretti a separarci. Ma Edward merita di sapere; tutto ciò che posso fare per ripagarlo dell'affetto che fin dal principio mi ha regalato -senza pretese né recriminazioni, senza mai chiedere nulla in cambio, così, semplicemente, un amore genuino, profondo, spensierato ma altrettanto fedele, gli occhi accesi di gioia quando incontravano i miei, a dimostrazione del legame che ci unisce e che neanche il dolore, la lontananza, il rimpianto e la nostalgia riusciranno a recidere- è essere sincera.
Un respiro profondo, e poi: "Io..." le mani mi tremano; le nostre dita si sfilano, allontanandosi, e quel gesto, quell'improvvisa assenza di contatto, mi scava nel petto un vuoto incolmabile. Incancellabile. Per poi continuare, con voce meccanica, impersonale, come se il mio cuore tentasse in ogni modo di proteggersi dalla tempesta di emozioni contrastanti che imperversa dentro di me "Emmett Mc.Carty mi ha chiesto di sposarlo, Edward. E io ho accettato"
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Eccomi qui, in ritardissimo e con un capitolo che non mi piace affatto; probabilmente, devo riprendere dimistichezza con questa storia e con questi personaggi. Mi scuso per il ritardo con cui ho pubblicato, ma L'uomo che ama ha assorbito tutte le mie energie e adesso che è finalmente conclusa potrò dedicarmi alle altre storie senza ulteriori ritardi. Ringrazio le 18 persone che hanno commentato lo scorso capitolo; spero che non vi siate dimenticate di me e di questa storia, ragazze, e che continuerete a commentare e a farmi sapere cosa ne pensate di questi personaggi; è molto importante, per me, vedervi partecipi; senza il vostro appoggio, probabilmente non andrei da nessuna parte :D. Il prossimo capitolo sarà l'ultimo, e questa volta dico sul serio. Spero di riuscire a scriverlo al più presto, ispirazione permettendo. Un bacio, Elisa. 

 
   
 
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