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Autore: Vivien L    21/08/2011    12 recensioni
Inghilterra, 1912. Bella Swan è una giovane cameriera alle prese con un compito difficile: domare il carattere dell'irruente Edward Cullen, ricco signorotto locale imprigionato da quando aveva sedici anni su una sedia a rotelle. Sono entrambi giovani, pieni di vita, desiderosi di amare e di essere amati, ma le convenzioni sociali, le gelosie, le differenze e i fantasmi interiori di Edward saranno uno scoglio impossibile da superare...o forse no?
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Bella/Edward, Bella/Emmett
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il tempo che verrà '
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Vieni via con me
 


#5

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La vanità, fredda, gioiva: | un uomo s'era ucciso per il suo amore.
(Fabrizio de Andrè)
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"Emmett Mc.Carty mi ha chiesto di sposarlo. E io ho accettato"
Il silenzio che segue la mia esclamazione s'intensifica. Insinuandosi nelle pareti, strisciando attraverso il pavimento, raggiungendo i miei arti atrofizzati, immobilizzati da un'ansia gelida, impenetrabile; la sento schermarmi il corpo, circondarmi le caviglie, avvolgere ogni fibra del mio essere, ancora e ancora, mentre i suoi occhi, che fino a qualche istante prima brillavano di luce propria, diventano cupi come la notte; all'improvviso, è come se una fredda lastra di ghiaccio si fosse frapposta fra noi. La sento innalzarsi silenziosamente; le sue mura diventano sempre più solide, e l'eco della mia voce, bassa e impersonale, galleggia nell'aria in un'eco indistinto. E poi accade. Rabbia, stupore, incredulità si susseguono sul suo viso in un caleidoscopio di emozioni una più travolgente dell'altra, e sembrano scavarlo dentro,  sconvolgendolo nel profondo, mentre una serie di parole incoerenti abbandona le sue labbra, le guance paonazze che impallidiscono all'improvviso, per poi ridiventare color porpora, gli occhi infossati, sgranati in una muta esclamazione di sorpresa, le mani tremanti ancorate ai braccioli della sedia a rotelle, mentre lacrime di sconfitta iniziano a lambirmi il volto,  il petto oppresso dall'angoscia, dalla consapevolezza di essere stata così cieca, sorda ai richiami del cuore e della mente, perchè soltanto adesso, mentre vedo il dolore farsi strada nei suoi lineamenti, spazzando via la rabbia, la sorpresa, il rancore, la paura, tutto, mi rendo conto che è Edward l'unico uomo con cui avrei voluto costruirmi una famiglia. Emmett non esiste più, il mondo non esiste più, ci siamo solo io e lui. Io, Edward e l'improvvisa distanza che si è insinuata fra di noi.
"Cosa... che cosa hai detto?" la sua voce è fredda, imperturbabile. Rabbrividisco. 
"Io..."
"Hai davvero detto una cosa del genere?" esplode in una risata di scherno "Mi prendi in giro, vero? Emmett Mc.Carty? Emmett Mc.Carty ha chiesto la tua mano,  nonostante tu e lui non vi siate mai neanche rivolti la parola? Non lo conosci nemmeno, Bella!" un respiro profondo, e poi ancora: "Come avrebbe potuto Emmett..." la mia espressione lo riduce al silenzio. S'immobilizza, e il fiato gli muore in gola mentre il suo volto, d'apprima contratto in una smorfia di autentica incredulità, si tende in uno spasimo di consapevolezza. Ed è così, nel silenzio più assoluto, il cuore che mi rimbomba nel petto, tum tum tum, tum tum tum e poi ancora, veloce, sempre più veloce, le lacrime che mi lambiscono le guance, infuocandole, che sento le corde del nostro legame spezzarsi definitivamente. Rimbalzano fra le pareti di ricordi che ci vedono protagonisti, sfilacciandosi; un'amicizia sincera, profonda, che col passare del tempo si è trasformata in qualcosa di molto più significativo, e siamo stati entrambi così sciocchi a non accorgercene prima ma, dopotutto, cosa sarebbe cambiato se io e Edward avessimo preso coscienza dell'amore che proviamo l'una verso l'altro? Siamo troppo diversi, e lui è destinato a legarsi a un'altra donna; una donna che, nonostante la sua reticenza a voler contrarre matrimonio, con il passare del tempo si renderà conto di quanto sia stata fortunata a trovarsi al fianco di un uomo meraviglioso come Edward, e il doversi prendere cura di lui, a quel punto, sarà una parte insignificante della gioia che le procurerà la sua vicinanza. Ed io verrò dimenticata; accantonata in un angolino dei suoi pensieri, e la mia immagine diventerà nient altro che un ricordo, sfumato e indistinto, l'impenetrabile eco di un affetto fraterno che l'ingenuità, la solitudine, il desiderio di dare e ricevere amore ci ha portati a scambiare per qualcosa di più intenso e viscerale. 
E' la sua voce a riportarmi alla realtà.
"Vattene" il tono duro e inflessibile. Alzo il viso, e i miei occhi incontrano i suoi, lucidi di lacrime represse. Le sue labbra si contraggono in una smorfia di pura agonia.
"Vattene, non voglio più vederti"
"Edw..."
"Ho detto vattene!" il suo urlo squarcia il gelido silenzio che era sceso su di noi, penetrandomi la mente. E fa male, vedere come l'odio abbia sostituito l'assoluta devozione con cui un tempo mi guardava. Fa male osservare come quelle stesse lacrime che lambiscono il mio viso lottino per abbandonare anche il suo sguardo, ma Edward è troppo orgoglioso per rendermi partecipe del suo dolore e la rabbia è l'unico mezzo con cui può difendersi dal pensiero della nostra prossima -e inevitabile- separazione. 
Singhiozzo "Volevo dirtelo, Edward. Giuro che..." le sue mani scivolano intorno alle mie braccia, stringendole con forza. Mi strattona una, due, tre volte, lo sguardo infuocato, l'espressione impassibile.
"Non pensavo che saresti stata così subdola da nascondermi una cosa del genere, Isabella. Non dopo tutte le volte che ti ho fatto intendere che..." scuote il capo, e un altro singhiozzo mi scuote il petto.
"Presto ti sposerai" ribatto amaramente "Lo sappiamo entrambi. E' inutile negarlo"
"E' inutile negare che per tutti questi anni mi hai preso in giro!" grida infervorato, fuori di sé dalla rabbia "Nonostante ti abbia più volte rassicurata sul fatto che non sposerò mai Tanya. Nonostante le volte in cui ti ho sussurrato nel sonno che ti amavo. E tu, invece, per tutto questo tempo cos'hai fatto? Te la sei spassata con un altro, questa è la verità! Sei un'ipocrita, Bella. Una maledetta sgualdrina"
"Edward!" lo riprendo indignata, ma lui continua, imperterrito, tentando di nascondere quanto sia atroce il suo tormento:
"Esci dalla mia vita, Bella Swan. Non voglio vederti mai più, mi hai capito bene? Mai più!"
"Io..."
"Fuori!!" l'espressione sfigurata dalla rabbia; la ferocia dei suoi gesti mi costringe ad arretrare, ma neanche il lampo di paura che mi attraversa il viso sembra riuscire a calmarlo. Si prende il capo fra le mani, geme. Alza la testa, squadrandomi con odio, e un urlo animalesco si sprigiona nell'aria. Inizia a dibattersi freneticamente sulla sedia che imprigiona il suo giovane corpo, una trappola che non lascia scampo, ma la sua furia è incontenibile e gli da la forza di avvicinarsi alla scrivania e rovesciarne a terra tutto il contenuto.
Richiamata da quell'insolito trambusto, una Esme sbalordita fa capolino dalla porta socchiusa della stanza, osservando stupefatta il caos che regna incontrastato sul pavimento, per poi concentrarsi sullo scatto di rabbia di Edward. I suoi occhi scivolano nei miei, riempendosi di consapevolezza, e poi di disgusto. Si avvicina, chiamando a gran voce il nome della governante, ordinandole di occuparsi della salute del figlio, afferrandomi per un braccio e trascinandomi malamente fuori dalla camera, ignorando il mio frenetico dibattermi, le lacrime che mi bagnano le guance, i singhiozzi che mi scuotono il petto, persino il tentativo di liberarmi dalla sua stretta, perchè so di essere la sola in grado di frenare la rabbia di Edward, l'unica capace di tranquillizzarlo, di farlo tornare in sé, di fargli riprendere il controllo.  
Ma Esme me lo impedisce; le sue mani fremono quando mi circondano i fianchi, sospingendomi verso l'uscio socchiuso del suo ufficio, chiudendosi la porta alle spalle. Un lungo, interminabile istante di silenzio. Il suo sguardo mi trafigge da parte a parte mentre sussurra con voce rotta:
"Ho sempre saputo che gli avresti rovinato la vita. Sempre" faccio per parlare, per dirle che mi dispiace, che non avrei mai voluto causare tutto questo, ma lei non me lo permette. Scuote il capo "Quando ti ho vista la prima volta, ho pensato che saresti stata perfetta per diventare l'assistente di Edward. Eri così giovane e fresca, e la tua vitalità avrebbe potuto scuoterlo dall'isolamento in cui si è rinchiuso da quando suo padre ci ha lasciati. Non mi sbagliavo. Quando vi ho visti la prima volta, tu e Edward, insieme, ho subito capito che eravate fatti l'uno per l'altra. Che Edward si era innamorato di te, che pendeva dalle tue labbra, che avrebbe fatto di tutto per guadagnarsi la tua stima e la tua approvazione" freme mentre pronuncia quelle parole. Singhiozzo "Non mi sbagliavo neanche in quel caso. In quel momento, quando ho capito che tu e Edward eravate destinati, mi sono sentita la donna più felice del mondo. Ero una madre realizzata, perchè dopo la morte di Carlisle non sono più stata in grado di prendermi cura di mio figlio, e mi sentivo così sola, un'incapace, ma poi sei arrivata tu e tutto è cambiato. Ero persino  pronta ad ignorare i tuoi bassi natali, Isabella" prende fiato "Siamo all'alba di una nuova era, dopotutto: cosa importa se un nobile si unisce in matrimonio con una sguattera? Il mondo in cui viviamo è troppo frenetico per preoccuparsi di simili dettagli. Avrei fatto di tutto pur di vedere Edward felice, e ormai era evidente che solo al tuo fianco lo sarebbe stato" una pausa "Poi, un giorno, vi ho visti" sputa con disprezzo "Tu e Emmett, insieme. In quel momento ho iniziato a odiarti, perchè la tua leggerezza avrebbe distrutto tutte le speranze di Edward, e quella scoperta mi ha spezzato il cuore" percorre nervosamente il perimetro della piccola stanza, stando attenta a non incrociare il mio sguardo "Come sono certa che abbia spezzato il suo. Sapevo che questo momento sarebbe arrivato, e adesso puoi dichiararti soddisfatta" ride istericamente "Non sarai più costretta a prenderti cura di un malato, un paralitico, uno scarto della società. Diventerai Contessa. Sarai ricca, ammirata, tutti vorranno essere al tuo posto" i suoi occhi scivolano nei miei, gelidi e impassibili. Le lacrime continuano a bagnarmi le guance mentre quelle gemme adamantine percorrono con disprezzo ogni centimetro del mio corpo, piegando le labbra in una smorfia disgustata "E adesso esci fuori dalle nostre vite, Isabella Swan. Non abbiamo bisogno di te. Edward non ha bisogno di te. Tanya si prenderà cura di lui, e tu non rimarrai altro che uno spiacevole ricordo da cancellare il prima possibile"
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Tre mesi dopo
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Le mani di Renèe si immergono nei miei capelli, ravviandoli. Una leggera pressione sulla nuca, attorcigliandosene una ciocca fra le dita, la consistenza serica che si modella al brillante color giada che mi ha appuntato sulla base del collo da cui ricadono, sinuosi e intriganti, una cascata di boccoli castani tempestati da gocce di diamante di infinitesimali dimensioni. 
"Sei bellissima" le sue braccia mi circondano la vita, attirandomi a sé, e nello stesso istante sento le sue labbra, velate da un leggero strato di rossetto color porpora, posarsi sul mio capo; lacrime di commozione le scintillano negli occhi azzurri come l'oceano, le guance arrossate, lo sguardo che percorre lentamente l'elegante abito bianco che indosso, regalatomi dai genitori di Emmett per l'occasione. Renèe trattiene il respiro. Il raso bianco brilla sotto la luce artificiale del lampadario, che fa palpitare il ricamo d'argento come se fosse dotato di vita propria. E' un vestito fantastico, e tuttavia sento che non mi appartiene, che non è questo il mio posto, che non è questa la situazione in cui avrei voluto indossarlo. 
"Non avrei mai pensato che sarebbe arrivato questo giorno, tesoro. Non così presto, almeno. Tuo padre è quasi impazzito di gioia quando ha saputo che ti saresti sposata"
"Ti voglio bene, mamma" ribatto semplicemente, e lei sorride, lo sguardo limpido, l'espressione sognante, senza rendersi conto che la mia euforia è soltanto una maschera che indosso per proteggermi dal dolore che questa scelta mi ha procurato. Una scelta definitiva, da cui non potrò tornare indietro. Né ora né mai. 
Renèe mi lascia un dolce bacio sulla fronte, e le sue labbra fremono.
"Anche noi te ne vogliamo, bambina. E' solo per questo motivo che abbiamo acconsentito a tutto ciò: sappiamo che Emmett ti ama e che si prenderà cura di te" esplode in una risata civettuola "Non hai idea di quanto sia stato eccitante vantarmi con le mie amiche" sghignazza, per poi continuare: "Mia figlia ha conquistato il cuore dello scapolo più ambito della contea" si schernisce "D'altronde, sapevo che prima o poi sarebbe accaduta una cosa del genere" mi prende il viso fra le mani, sorridendo nostalgica "Sei troppo preziosa per fare la mia stessa vita, Bella. Tu meriti molto di più, e Emmett ti renderà felice"
Vorrei dirle che è stata la madre più meravigliosa del mondo, che ho sempre saputo di poter contare su di lei, e che Charlie è stato un padre ammirabile, in tutti i sensi. Vorrei dirle che mi mancherà, che senza di lei ogni cosa si svuoterà di significato, che io non sarò più la stessa quando anche loro saranno costretti a lasciarmi andare. Vorrei dirle che mi sento una sciocca, perchè sto per imprigionarmi in un matrimonio che non desidero, perchè non è Emmett l'uomo con cui sogno di costruirmi una famiglia, perchè ho la sensazione di avere abbandonato l'unica persona con cui mi sentivo libera di essere me stessa, lasciandolo annegare in un oceano di dolore e solitudine. Vorrei, ma non posso. 
Renèe appunta gli ultimi delicati ritocchi alla mia acconciatura, aiutandomi ad infilare i guanti di mussola bianca, per poi voltarsi verso di me, esibendosi in un'espressione incoraggiante "Sei pronta?"
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La grande stanza splende d'oro. Colonne dorate sorreggono il soffitto, piatti pilastri di colonne dorate riempono lo spazio delle pareti fra le alte finestre drappeggiate di velluto color cremisi bordato d'oro. Poltrone dorate tappezzate di velluto bianco circondano i tavoli per la cena allineati lungo le pareti, ognuno con al centro un candelabro d'oro. Un folto capannello di uomini e donne dagli abiti riccamente agghindati si ammassano al centro della sala, e si resta abbagliati soltanto a guardarli, con quei vestiti fatti di stoffe preziose -raso, velluto, broccato, seta- spesso ricamati di seta lucente o fili d'oro o d'argento; bottoni d'oro, spalline d'oro, alamari d'oro, galloni d'oro che brillano sulle divise di gala degli ufficiali di reggimento e sulle divise di corte degli ospiti più facoltosi. Sembra tutto così splendido, irreale, ed è come essere avvolti in una bolla di sapone, trasparente ed eterea, pronta a dissolversi al più flebile soffio di vento. Sospiro, e un fremito d'eccitazione piega le labbra di Renèe. Mi dedica un sorriso entusiasta, ed è allora che mi accorgo che l'attenzione degli invitati si è improvvisamente catapultata su di noi, mentre sento le mie guance colorarsi di rosa e lo sguardo farsi lucido dall'imbarazzo.
Finché non accade, e gli occhi di Emmett scivolano nei miei, limpidi e sinceri, velati di tenerezza, l'espressione impassibile ma profondamente emozionata, la postura rigida, le mani che si allungano verso le mie, ansiose di stringermi a sé. Ingoio l'angoscia che minaccia di sopraffarmi; non posso crollare, è tardi per i ripensamenti ed è giusto che resti fedele alla mia decisione. Ho scelto di sposare Emmett, di diventare la sua donna, di condividere il resto della mia vita con lui, e ogni incertezza deve dissolversi lasciando spazio alla consapevolezza che questa è la strada migliore che possa intraprendere.
Pochi metri ci dividono, e nel suo sguardo guizza un lampo d'impazienza. Costringo le mie guance a tendersi in un sorriso di circostanza ma, prima che le sue braccia si possano ancorare alla mia vita, attirandomi a sé, una Tanya dall'aspetto più scarmagliato che mai fa irruzione nella sala, frapponendosi fra me e il mio futuro marito.
"Bella!" infischiandosene degli sguardi stupefatti che la maggior parte dei presenti le rivolgono mi corre incontro, il fiato corto e l'espressione allarmata.
"Che cosa vuoi?" la rimbecco acidamente, e lei sussulta. Scuote il capo.
"Ti prego..."
"Lasciami in pace, Tanya"
"Non posso, Bella. Non posso permetterti di distruggere la mia felicità. Né quella di Edward" detto questo, le sue mani raccolgono le mie, depositandone sul dorso una lettera sgualcita e  macchiata d'inchiostro.
Il tempo si arresta; il silenzio mi avvolge in un'invisibile bolla di sapone, e tutto il resto sembra dissolversi mentre le mie dita, come mosse di vita propria, aprono la lettera, percorrendo con delicatezza i solchi che la mano di Edward ha lasciato sulla carta. 
 
 
When I saw it coming, beautiful as you are
 
did not seem possible that among so many people that you notice me.
 
It was like flying, here in my room as in slumber within you.
 
I've known you forever and ever to love you.
 
Pretend you do not ever leave me but will end sooner or later
 
this long love story
 
now it is already late but it soon if you leave.
 

Sussulto, sbalordita. Quella canzone...
 

Pretend that only two of us to pass the time but it will not
 
this long love story
 
Now it's late but it soon if you leave
 
It's too late but if you leave early.
 
 
Una lacrima mi solca le guance, seguita da un'altra, un'altra e un'altra ancora, fino a che un singhiozzo silenzioso  mi scuote il petto, attirando l'attenzione di Emmett. I suoi occhi scivolano nei miei, velati d'incredulità.
"Bella, ma cosa..."
Scuoto il capo "Mi dispiace, Emmett" sussurro quasi a me stessa "Mi dispiace così tanto"
Un sorriso pieno di gioia m'increspa le labbra mentre i miei occhi percorrono quasi freneticamente quelle ultime, indimenticabili parole che da tre mesi a questa parte riempono i miei giorni e le mie notti, perseguitandomi nel sonno, facendomi sospirare di nostalgia ogni volta che la mente mi riconduce a Edward, ed è come se ogni singolo, insignificante pensiero si svuotasse di significato, solidificandosi in un'unica certezza, e l'algoritmo è sempre lo stesso;  lo sento insinuarsi dentro di me, smuovere ogni centimetro della mia anima, ripetere all'infinito il nome dell'unico uomo che mi abbia mai fatto battere il cuore. Edward, Edward, Edward...
 
 
Non vorrei parlare, ma tu sei la frase d'amore cominciata e mai finita.
 
Tu sei il mio ieri, il mio oggi, il mio sempre. 
 
Tu sei come il vento, che porta violini e rose.
 
Ecco il mio destino. Adorarti, adorarti come la prima volta. 
 
Tu sei il mio sogno proibito, la mia unica speranza.
 
Vieni via con me.
 

In quel momento, capisco di aver fatto una scelta. E questa volta non tornerò indietro.



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Questo era l'ultimo capitolo, pace all'anima sua. Naturalmente sto scherzando :):) L'ho riletto una decina di volte, e continua a non piacermi. Ma non potevo -e soprattutto non volevo- farvi attendere oltre, per cui o la va o la spacca. Il finale è volutamente lasciato in sospeso: spetta a voi, adesso, immaginarvi come la storia andrà a finire. Bella tornerà da Edward? O deciderà, nonostante tutto, di sposare Emmett? Infine, ci sarà un epilogo? Non lo so; forse. Tutto dipende da quanto Madama Ispirazione sarà generosa con la sottoscritta. Detto questo, ringrazio le 10 meravigliose persone che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie, grazie, grazie, per il sostegno e l'affetto che mi avete dimostrato in questi mesi. Un bacio, Elisa.


 
 
 
 
 


Disclaimer: 
 
*La seconda parte del capitolo è fortemente ispirata al libro "Rossella" di Alexandra Ripley.
 
**Il testo in inglese è tratto dal brano "Una lunga storia d'amore", di Gino Paoli.
 
***L'ultima parte del capitolo (la dichiarazione di Edward)  l'ho presa in prestito dalla canzone "Parole parole" di Mina e A.Lupo. 

**** Quando ti ho vista arrivare
bella così come sei
non mi sembrava possibile che
tra tanta gente che tu ti accorgessi di me.
È stato come volare
qui dentro camera mia
come nel sonno più dentro di te
io ti conosco da sempre e ti amo da mai.
Fai finta di non lasciarmi mai anche se dovrà finire prima o poi
questa lunga storia d’amore
ora è già tardi ma è presto se tu te ne vai.
Fai finta che solo per noi due passerà il tempo ma non passerà
questa lunga storia d’amore.
Ora è già tardi ma è presto se tu te ne vai
È troppo tardi ma è presto se tu te ne vai.
 
 
 
 
 

Gino Paoli, una lunga storia d'amore.



 
 
 

 

   
 
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