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Autore: La Kurapikina    15/08/2011    1 recensioni
Un incontro estivo fra questi due bellissimi uomini. Scritta dal punto di vista di Colin.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuotare lo rilassava, gli liberava la mente dai problemi.

Eppure avrebbe dovuto essere felice: le riprese erano finite e il pubblico sembrava apprezzare l’idea innovativa di far svolgere il film in una cabina telefonica… ma non riusciva a gioirne.

Si sentiva quasi in colpa: lui era il protagonista assoluto mentre quel ragazzo era stato letteralmente cacciato.

Non avrebbe mai dimenticato il suo sguardo ferito quando il regista gli aveva detto, con semplicità snervante, che era licenziato.

Non avrebbe mai dimenticato il suono della sua voce tremante mentre sussurrava solo “Ok” e se ne andava velocemente.

Aveva odiato Schumacher per il modo leggero con cui si era liberato di lui e ancora non riusciva toglierselo dalla mente: aveva legato subito con Jared.

Lui era dolce, gentile e divertente nonostante si nascondesse dietro quella maschera da rockstar, ma era stato facile convincerlo ad essere davvero se stesso, almeno con lui.

“Mi fido di te.” Aveva detto allora lui, sorridendo.

Non lo aveva nemmeno salutato: Jared era sparito prima, senza nemmeno lasciarli il suo numero.

“Avremo tempo per questo!” scherzava ogni volta che glielo chiedeva.

Nessuno dei due pensava che sarebbe finita così ed ora Colin aveva voglia di piangere ogni volta che pensava al modo in cui gli era stato strappato quell’angelo di cui non riusciva ad avere notizie nemmeno su Internet: era sempre così riservato…

Forse stava esagerando, ma non si era sentito così svuotato neanche dopo essere stato lasciato da qualche donna.

Nuotare lo aiutava a dimenticare e così, ad occhi chiusi, si lasciava trasportare lievemente dalle onde, che lo cullavano, fino a quando qualcuno non si scontrò con la sua schiena abbronzata.

“Qualche fan.” Fu la prima cosa che pensò, anche se sperava che in un posto così lontano dall’ Irlanda non li avrebbe incontrati.

“Oh, scusa.” Fece una voce maschile: suonava calma, rilassata e sognante… angelica.

Colin l’avrebbe riconosciuta fra mille: si voltò di scatto, euforico, esclamando: “Jared!”

“Colin!”

Rimasero qualche istante a guardarsi, stupiti, senza sapere cosa fare, cosa dire, ma finalmente l’irlandese riuscì a parlare cercando di nascondere l’immensa gioia nel vederlo: “Co-cosa ci fai qui?”

Jared sorrise appena: “E’ estate Colin, una meravigliosa e calda estate… mi sono preso una vacanza.”

Calò ancora il silenzio: possibile che non sapesse cosa dire?

Farrell aveva immaginato molte volte un suo possibile rincontro con l’americano, ma ora che lui era lì, ora che lui era veramente lì, tutta la sicurezza che trovava nell’immaginazione era scomparsa, lasciandolo solo ed incredibilmente imbarazzato.

Jared non era affatto cambiato: l’acqua gli arrivava alla vita, accarezzandogli leggera la pelle chiara.

Era magro, forse ancora più magro, ma il suo fisico era perfetto nella sua fragilità; i capelli scuri gli ricadevano leggeri sulla fronte, incorniciandoli il viso dolce da eterno ragazzino.

Gli occhi azzurri riflettevano il colore del mare calmo fuso con il cielo terso, come in una delle tele di Jared, e sorridevano in sintonia con le labbra rosee e sottili.

Era bellissimo, di una bellezza ammaliante e spontanea, eppure così misteriosa, quasi segreta.

Jared gli tese la mano senza smettere di sorridere: “Sono tanto felice di rivederti Colin.”

Lui gliela prese nonostante al momento desiderasse ardentemente abbracciarlo.

“Mi dispiace.” Le parole gli uscirono prima che lui potesse controllarle: “Per come ti ha trattato Schumacher. Era una bella scena, la tua.”

Gli occhi di Jared vennero attraversati da un lampo di tristezza che il ragazzo provvedé subito ad eliminare, spegnere.

“L’importante è che sia piaciuta e te… a me piace. Era la nostra scena Colin. La nostra. Non la mia.” Parlava piano, a voce bassa, ed aveva smesso di sorridere.

Teneva ancora la mano di Farrell, che tacque imbarazzato.

Fu nuovamente Jared a sbloccare la situazione, riprendendosi: “Allora… anche tu in Grecia!”

Colin fece un mezzo sorriso: “Già… che coincidenza.”

“Coincidenza? No!” la voce di Jared si accese di emozione: “Non esistono le coincidenze: fa tutto parte di un destino più grande che non sempre riusciamo a controllare, proprio come lui non riesce a prevalere su di noi.”

Colin lo guardò confuso e lui rise divertito, quindi lo invitò a seguirlo sulla spiaggia; solo allora lasciò la sua mano.

Era strano. Era fantastico. Era Jared.

Colin lo seguì lentamente e quando furono sulla spiaggia lo guardò prendere i propri abiti e sorridergli: “Allora. Io ora vado all’albergo e mi cambio: fallo anche tu. Conosci il ristorante “Da Franco”? Si mangia italiano.”

Farrell annuì velocemente.

“Bene. Ci vediamo lì alle 19.30.” lo salutò con un cenno del capo e si allontanò correndo.

Colin rimase immobile, alquanto confuso: ancora non riusciva a credere a quello che era successo.

Pochi minuti prima era pressoché disperato per non avere più notizie di Jared, ed ora aveva un appuntamento con lui.

Incredibile.

Tornò al suo albergo, fece una doccia veloce e passò l’intero pomeriggio a cercare l’abito adatto.

Voleva essere elegante, ma non troppo.

Voleva essere sportivo, ma non troppo.

Voleva solo essere perfetto per lui.

Alla fine optò per dei jeans neri, abbastanza stretti, e una camicia bianca.

Semplice e bello.

 

***

19.25

 

Colin era seduto sulla panchina verde di fronte al ristorante da quasi un quarto d’ora: non aveva potuto resistere.

Stare ad aspettare in albergo lo stava uccidendo e non aveva potuto resistere.

Vide Jared a piedi dalla strada opposta rispetto a quella da cui era venuto lui: indossava jeans aderenti, come la maglia nera sotto la giacca grigia e stava massaggiando con il suo nuovissimo blackberry. Non sarebbe cambiato mai.

“Ma ciao!” lo salutò l’americano sorridendo: “Aspetti da tanto?”

No, mentì Colin sorridendo a sua volta, era lì da pochi minuti.

Jared era truccato: la matita nera calcata sugli occhi chiari e le labbra troppo lucide per essere normali.

Era strano. Era fantastico. Era Jared.

“Sei bellissimo.” Di nuovo Colin non riuscì a frenare le parole, che fuggirono rapide dalle sue labbra.

Jared arrossì appena e lo ringraziò sorridendo radioso.

Cenarono con il tipico piatto italiano, spaghetti, e fu una serata meravigliosa: Jared parlò di suo fratello Shannon raccontandogli aneddoti divertenti della loro infanzia e lo stesso fece Colin.

Risero.

Risero a lungo ed in continuazione, allegramente.

“Sai è stata una fortuna esserci incontrati oggi. Io domani torno in America.” Disse ad un certo punto il maggiore.

Colin si sentì improvvisamente triste : lo avrebbe perso di nuovo.

Non riusciva a capire perché tenesse tanto a lui, ma sapeva con certezza che era importante. Molto importante.

“Dovresti abbandonare la maschera da rockstar.” Disse per cambiare discorso e non pensare a quella notizia.

“Devo tenerla. Ma non importa. Le cose importanti sono quelle che non si vedono.”

Colin rimase in silenzio non sapendo cosa rispondere, sempre più affascinato dall’altro.

Era strano. Era fantastico. Era Jared.

Mezzanotte era vicina quando i due pagarono il conto e lasciarono il ristorante.

“E’ ora di salutarci. E non chiedermi il mio numero di cellulare, non te lo darò. Non ancora.”

Colin rimase stupito e tacque sentendosi improvvisamente triste, ma tacque.

Jared sospirò appena, quindi si avvicinò all’irlandese e lo baciò a fior di labbra.

Lui si sentì estremamente confuso: era felice e spaventato e quei sentimenti contrastanti gli impedirono di reagire.

“Aspetterò fino a quando non sarai in grado di restituirmelo.” Sussurrò l’americano e si allontanò correndo.

Pensò a lui sempre, in continuazione, ma non rivede Jared per molto tempo.

 

2 anni dopo.

 

Era il primo giorno sul set di Alexander e già tutti erano in trepidazione: Stone voleva che quel film fosse un successo internazionale.

Colin si guardava freneticamente intorno, agitato, e finalmente lo vide.

Era bellissimo anche con i capelli lunghi, come sempre.

Gli si avvicinò e senza nemmeno salutarlo lo baciò davanti a tutti.

Non gli importava di niente all’infuori di quello.

Non gli importava di nessuno all’infuori di lui.

“Era tanto tempo che volevo restituirtelo.”

“Ora ti darò il mio numero di cellulare.”

Era strano. Era fantastico. Era Jared.

  
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