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Autore: Botan    15/08/2011    6 recensioni
“Là dove c’è luce, si annida sempre l’oscurità, nera come pece. Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno conosciuto la paura dell’oscurità. Ma un giorno, grazie alla spada di un cavaliere capace di fendere le tenebre, gli esseri umani ritrovarono la luce della speranza.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Ma sei proprio sicuro che puoi assentarti per tutto questo tempo

                                     Atmosfera

                                          #21

 

 

 

 

 

“L’oscurità inghiotte la luce, e piega l’animo impuro dell’uomo.  

Brilla nell’era, così come ordina la canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere solitario. Una luce nell’oscurità.”

 

 

 

 

 

- Sei proprio sicuro che puoi assentarti per tutto questo tempo?

 

- E’ la terza volta che me lo domandi. Vuoi forse che cambi idea e torni indietro?

 

Kaoru scosse seduta stante il capo. Mai e poi mai avrebbe rinunciato a trascorrere mezza giornata in compagnia di Kouga.

Oltretutto, senza Orrori o seccature legate ad essi. Questo perché gli era stato concesso sotto esplicita richiesta un permesso speciale affinché avesse alcune ore di totale libertà. Dopotutto, se lo meritava. Dopo giorni interi di straordinari, passati a dare la caccia a bestie d’ogni tipo, colore e fauci, una sosta anche se minima non poteva mancare.

 

Di preciso si trovavano in un bosco. Attorno a loro decine di alberi si stagliavano nel cielo grazie a fronde folte e rigogliose.

Era una giornata nella norma. La temperatura nonostante l’inverno fosse alle porte manteneva un certo grado di calore, timido ma piacevole. L’ideale insomma per fare una graziosa passeggiata all’aperto.

 

- Ci vorrà ancora molto? – chiese Kaoru, tra un passo e l’altro, mentre cercava di mantenere la stessa andatura di Kouga. Camminavano da un’oretta, ed ogni tanto facevano una sosta giusto per permetterle di riposare.

 

- All’incirca mezz’ora. La prossima sosta la faremo dopo essere usciti dal bosco.  - le rispose, e così proseguirono.

 

Ma dov’è che stavano andando di preciso?

Kaoru aveva espresso più volte il desiderio di ritornare nel posto in cui Kouga era cresciuto. Le piaceva molto perché pieno di verde. L’orizzonte che si ampliava all’infinto, lo faceva assomigliare al paesaggio che lei aveva dipinto ancor prima di incontrarlo.

E pensare che tutto era cominciato proprio grazie a quel quadro…! Kouga lo teneva appeso sopra al camino come una reliquia preziosa, unica al mondo.

Quando finalmente uscirono dal bosco, Kaoru fu investita dalla luce di un sole raggiante. Si guardò intorno. Il viso si illuminò come la più scintillante delle stelle. Quel posto era un autentico spettacolo.

C’era una lunga distesa d’erba tinta di giallo e verde, piena di fiori, di colori.

Ne rimase folgorata. Non aveva mai visto nulla di così armonioso prima d’ora.

- E’… è… - disse balbettando. L’emozione le impediva perfino di parlare. Si girò di scatto verso Kouga – Ci fermiamo qui, vero? – Pareva averglielo chiesto come una bambina che si aspetta di essere accontentata dal padre.

Lui assentì, vide Kaoru correre in mezzo al prato e abbozzò un sorriso.

Circondata da tutti quei fiori colorati, inspirò profondamente. Avevano un odore delicatissimo, inebriante. Si chinò verso terra, e tra quelli che le stavano intorno ne raccolse uno. Le sembrava il più bello, ma in realtà lo erano tutti.

Si portò la corolla di quel fiore tinto di rosa sotto al naso. Emanava una fragranza timida, fresca ma deliziosa.

Kouga la guardava con una strana luce negli occhi. La verità è che lui era veramente contento di vederla sorridere in un modo così spensierato e nuovo. Dopo tutto quello che avevano passato soltanto due giorni prima, non gli sembrava vero che lei fosse ancora lì, bella come non lo era mai stata, con un sorriso abbagliante seppur tanto dolce.

Correndo Kaoru gli andò incontro, e quando fu sufficientemente vicina, lo prese per mano e lo portò in mezzo al campo. Lui si lasciò trasportare senza opporre resistenza, quasi volentieri.

 

- Chiudi gli occhi ed inspira profondamente. – disse, e Kouga eseguì alla lettera quella richiesta. – Dimmi, cosa senti?

 

- Il profumo dei fiori freschi.

 

- Non lo trovi rilassante?

 

Annuì. – E’ vero.

 

- Questi fiori hanno il potere di rasserenare chiunque. Sembrano magici.

 

- La natura a volte lo è. – le spiegò.

 

- Tutto ciò è semplicemente meraviglioso! A partire da questo posto. – Fece un lungo sorriso, e quando Kouga la vide socchiudere gli occhi intenta a respirare e a godersi l’aria di quel posto incantato, pensò che la vera meraviglia, aldilà dei fiori e della natura stessa, fosse soltanto lei.

 

- Grazie – disse ad un tratto Kaoru – Grazie per avermi portato qui! - lo fissò con il batticuore mentre lo guardava con quella tenerezza che la rendeva diversa da tutti gli altri, unica al mondo.

Rapito, Kouga aprì la bocca, come se volesse dirle qualcosa, ma poi tacque di colpo per un motivo preciso che aveva anche un nome: Orrori.

Non uno, non due, ma tanti. Emersero come erbaccia orripilante dal terreno, e fu subito panico.

Zarba prontamente li rassicurò: - Sono Chimere! – ammise, ma Kouga restò guardingo.

Possibile che un momento così romantico, puntualmente doveva essere interrotto, o meglio, sporcato in maniera così prepotente da quelle terribili creature?

A sorpresa, una di loro si gettò all’attacco. Svelto, Kouga sguainò la spada e spinse Kaoru dietro di sé.

Rispedì la Chimera all’indietro, e fu solo grazie a ciò, che si rese conto di quanto la bestia fosse forte. Molto più del solito.

- Zarba! – chiamò rapido il Madougu, come per avere una conferma. La ottenne.

 

- Sono diverse dalle altre Chimere Mistiche. Sono… - trattenne il fiato quando percepì con chiarezza il vero potere spirituale degli avversari. Rabbrividì – Sono perfino più potenti degli Orrori!

 

Scese d’improvviso il gelo, e per la prima volta Kouga impallidì.    

Maledizione. Non ci voleva proprio. Lui era da solo, mentre loro erano in sette. Come avrebbe fatto a tenergli testa? Oltretutto, doveva badare anche a Kaoru.

No, una cosa del genere non ci voleva proprio.

Mentre rifletteva, una delle bestie si avvicinò pericolosamente alle spalle della ragazza.

Il Cavaliere Mistico fece appena in tempo a girarsi e a farle da scudo per evitare che venisse aggredita.

L’essere si avventò su di lui azzannandogli l’avambraccio con ferocia. Kouga avvertì dapprima un intenso calore, e solo dopo una tremenda fitta lungo l’intero arto. Cadde con le ginocchia al suolo. Kaoru si gettò verso di lui per prestargli soccorso, mentre approfittando dell’attimo favorevole le Chimere li accerchiarono.

Adesso non avevano più nessuna via di scampo, e per di più lo spadaccino non era più in grado combattere. Provò a brandire l’arma, ma quest’ultima gli scivolò a terra. Il dolore era troppo intenso, e sentì in quello stesso istante le forze mancargli di colpo per un semplice motivo: Il morso di una Chimera Mistica corrispondeva a quello di un serpente velenoso.

 

- A questo punto suggerirei di scappare. – propose d’un tratto Zarba, ed usando i suoi poteri generò un’onda d’urto che stordì i nemici facendoli finire al suolo come un mucchio di birilli. – Coraggio, allontaniamoci alla svelta da qui. L’effetto del mio potere non durerà in eterno. – disse, e nel rialzarsi Kouga ebbe un cedimento. Kaoru lo sostenne subito, aiutandolo a stare in piedi. A malapena ci riuscì, e si avviarono a nascondersi nella boscaglia.

Con il ragazzo in quelle condizioni, di sicuro non sarebbero potuti andare lontano.

- Che cosa facciamo adesso?! – disse l’artista in preda al panico.

 

- Dobbiamo raggiungere la residenza invernale. Non è molto lontana da qui. – le spiegò il giovane, e nel farlo cercò a stento di trattenere il dolore. Respirava a fatica, adesso.

Kaoru ricordava bene quel posto. Ce la portò Gonza quando ormai i cento giorni messi a sua disposizione stavano per finire.

Cercò di sorreggerlo come meglio poteva e, un passo dopo l’altro, un po’ per volta, seppur con fatica alla fine giunsero a destinazione.

Entrarono alla svelta, e subito si ritrovarono in quella che era l’unica sala posta al pian terreno dello chalet.

Si trattava di un salone quadrato ed enorme, a prima vista molto accogliente. Infondo all’ambiente si trovava un camino, sulla destra c’erano le scale che portavano al piano sopraelevato, mentre di fianco ad esse una porta.

Kaoru condusse Kouga in direzione di un divano proprio lì nelle vicinanze, lo fece sedere con cura ma prima ancora gli diede una mano a sfilarsi il soprabito. Era lacero da un lato e sporco di sangue. Con una certa agitazione lo aiutò a togliere la parte superiore della divisa di pelle per dare uno sguardo alla ferita. E quando le spalle di Kouga furono completamente scoperte, per un attimo il respiro le si fermò in gola. 

Sgranò gli occhi, deglutì cercando di restare calma, ma più guardava il taglio coperto dal sangue che scorreva senza freno, più l’ansia accresceva. Ma la cosa più strana era il colore, non rosso, bensì aveva assunto un tono violaceo.  

- Non va per niente bene. – appuntò allarmato Zarba, e lei agitata come non mai trasalì.

 

 Cosa significa?!

 

- Il morso di una Chimera Mistica è altamente tossico. Se la saliva di quegli esseri entra in contatto con l’organismo di un umano, ben presto il suo intero sistema immunitario crollerà, e quando il sangue cambierà colore, a quel punto sarà necessario intervenire subito, altrimenti gli organi interni cesseranno di funzionare e il cuore si fermerà.

 

- Si fermerà?!Kaoru fu presa dal panico totale. Iniziò a tremare, si passò una mano tra i capelli – Quanto tempo ci resta?!

 

- Non molto, direi. Presumo che Kouga abbia già perso in parte l’uso della vista, non è così? – gli domandò Zarba, che aveva centrato come sempre il bersaglio.

Praticamente non ci vedeva quasi più, e quando Kaoru lo vide annuire, scattò in piedi: - Cosa possiamo fare?!

 

- Cerca il balsamo di Rivatra. – rispose a stento il giovane, e sentì il fiato mancargli di colpo. Ciò gli fece capire che a breve avrebbe perso anche la facoltà di respirare.

 

Kaoru si guardò intorno facendo una panoramica della stanza. – Dove devo guardare?

 

- Dovrebbe trovarsi in uno di quegli scaffali laggiù. – le indicò il Madougu, additando il posto con un’occhiata.

Kaoru cercò, rovistò come una furia tra i ripiani, ma c’erano così tante ampolle che non riusciva a distinguere le une dalle altre. – Accidenti! – imprecò, portandosi le mani nei capelli – Com’è fatta questa bottiglia?

 

Fu sempre l’anello a rispondere: - Rotonda, ed ha un colore blu intenso. – espose, mentre Kouga si sentiva sempre più debole. Ormai sapeva di non avere più la forza necessaria per cercare di stare sveglio. Stava per crollare, quando in estremis Kaoru trovò la boccetta. Prendendola al volo, corse verso di lui e lo aiutò a bere il contenuto. Con il Madoubi racchiuso nella mano tremante, egli riuscì a bruciare la ferita mediante la fiamma sacra del fuoco guida. La vampa verde acceso avvolse del tutto l’avambraccio che si rimarginò dal taglio. Adesso la pelle era intatta, il morso non si vedeva più, e non c’era neppure una cicatrice.

Fu così che Kouga si sentì di colpo restituire il respiro. La vista gli tornò ma solo per poco: stremato da quanto patito, si accosciò sul divano e svenne.

 

- Kouga?! – strepitò Kaoru in preda alla disperazione. Non sapeva cosa fare, cosa pensare.

 

Zarba la tranquillizzò: - Non preoccuparti, è solo svenuto.

 

L’umana cercò di mantenere la calma, respirò a fondo e decise subito cosa fare. – Chiamo Gonza e gli dico di venirci a prendere. – Quando fece per infilare una mano nella tasca del vestito, si rese conto che era vuota. A quel punto capì di aver smarrito il cellulare durante il trambusto avvenuto con le Chimere.

Poteva sempre tornare indietro a cercarlo. Certo, era rischioso, però se Kouga si fosse ancora sentito male? Isolati in un posto sperduto in mezzo alla foresta, chi mai li avrebbe soccorsi?

Quel brutto presagio le lambì la mente, ma Zarba,ancor prima che l’umana potesse muovere una gamba, avendo intuito le intenzioni la bloccò seduta stante: - Non pensarci nemmeno, signorina! E’ pericoloso, e inoltre se dovesse accaderti qualcosa, lui non me lo perdonerebbe mai.

 

- Ma Kouga potrebbe avere bisogno d’aiuto!

 

- Rilassati e non pensarci. Il balsamo di Rivatra è un prodotto magico dal potenziale altissimo. Quando il tuo Romeo riaprirà gli occhi, sarà in piena forma! – scherzò quel chiacchierone d’un anello, e lei stavolta fu costretta ad obbedirgli.

 

Prese la coperta che si trovava sulla spalliera di una poltrona lì accanto, e coprì con cura il ragazzo.

La temperatura si stava abbassando, ormai era quasi sera.

Lo guardò silenziosamente riposare, adesso sembrava sereno, quindi tutto ciò che doveva fare era solo mantenere anch’ella la stessa serenità.

Certo, la cosa non doveva essere affatto facile. Si sedette a terra, di fronte a lui. Adagiò il capo sul bordo del divano, e mentre lo fissava con profonda apprensione, abbassando gli occhi quasi fosse stremata dalla fatica, si addormentò.

 

 

 

 

  

                                                                                    ***      

 

 

 

 

 

Fuori era buio, il vento aveva cominciato a canticchiare la sua inconfondibile melodia fatta di soffi e fischi leggeri.

Le fronde degli alberi si muovevano nel cielo, e di tanto in tanto una foglia cadeva al suolo.

Le palpebre di Kaoru si aprirono lentamente dopo aver fatto una sana dormita. Quando le spalancò del tutto, vide che il divano era vuoto. Kouga non era più lì.

Si alzò di scatto e nel farlo la coperta che aveva sulle spalle cadde a terra. Era la stessa che aveva usato per coprire il ragazzo. Evidentemente doveva essere stato lui stesso, una volta sveglio, a poggiarla sulla sua schiena.

Lo cercò con lo sguardo, e quando lo vide entrare dalla porticina accanto alle scale fu colta dall’agitazione. - Kouga! – disse correndogli incontro – Come ti senti? Ti fa male qualcosa? Vuoi sederti? – era talmente scossa che non riusciva a smettere di parlare.

 

Il giovane con calma scosse il capo. – Ora sto bene.

 

- Te lo avevo detto io che il balsamo di Rivatra faceva miracoli. – commentò Zarba, e lei, come a voler sottolineare che il Madougu avesse ragione, timidamente sorrise.

 

- Volevo telefonare a Gonza, ma ho perso il cellulare… - spiegò poi.

 

Lui scosse il capo. - Non fa nulla. Adesso siamo al sicuro. Ho sigillato le entrate con dei talismani mistici, perciò non dovremmo avere problemi. Ce ne andremo domattina, con la luce del sole, ma per stanotte saremo costretti a restare qui.

 

Annuì irrequieta. – Per me va bene, ma sei sicuro di sentirti meglio?– chiese per l’ennesima volta, ma era troppo agitata per rendersene conto.

 

Kouga lo aveva capito, quindi non poté fare a meno di andarle vicino.

Le posò affettuosamente una mano sulla testa. – Va tutto bene, adesso è tutto apposto. – e non appena ebbe finito di parlare, lei gli si gettò tra le braccia.

 

- Non sapevo cosa fare, e tu stavi male, e poi c’era così poco tempo… Ho avuto tanta paura!– disse ormai tra i singhiozzi.

Quello fu un pianto liberatorio. Kouga non cercò di fermarla, al contrario, lasciò che si sfogasse. In questo modo poi si sarebbe sentita meglio. E infatti quando le lacrime cessarono di bagnarle le guance, in qualche modo avvertì un senso di leggerezza.

Tuttavia, assumendo un’espressione buffa, quasi mortificata disse: - Sono una gran piagnucolona, vero?

 

Nel vederla così, al ragazzo scappò un leggero sorriso. A volte sembrava proprio una bambina, pensò simpaticamente.

 

Zarba se ne uscì all’improvviso con una delle sue trovate geniali: - Perché non le insegni a giocare a Barchess? Da qualche parte dovrebbe esserci una scatola del gioco.

 

Il figlio di Taiga prese a fissarlo con fare perplesso. – Giocare a Barchess… senza potere spirituale? – in effetti ciò non poteva essere fattibile, perché Kaoru di certo non aveva doti mistiche.

 

- E’ un problema che si risolve facilmente. – anticipò l’anello, e successivamente spiegò la faccenda- Anziché affrontarvi con la forza della mente, per scoprire chi avrà la meglio basterà affidarsi al lancio di due comunissimi dadi. – La soluzione non era poi così malaccio, tuttavia facendo ciò si perdeva un po’ del fascino di cui il gioco era dotato.

 

- Cos’è il Barchess? – chiese Kaoru a quel punto. In passato ne aveva sentito parlare da Gonza, tuttavia ricordava molto poco a dir la verità.

 

- E’ una sorta di gioco simile agli scacchi. – le spiegò velocemente Kouga – Bisogna avere una strategia efficace per vincere, e inoltre un forte potere spirituale per respingere gli attacchi dell’avversario.

 

- Sembra interessante… - constatò – Beh, io adoro i giochi in scatola, e sono curiosa di vedere questo!

 

- “Questo”, come lo chiami tu, è molto più di un semplice gioco in scatola… - commentò Zarba, e poi ridacchiò con gusto nel pensare a quanto piacesse al maestro Amon.

 

- Allora proviamolo, forza! – esclamò con entusiasmo, perciò Kouga non ebbe scelta: nel vederla così elettrizzata, dovette per forza arrendersi e cedere a quella richiesta.

Prese la scatola quadrata del gioco dallo scaffale lì accanto, e la posizionò a terra, davanti al camino che aveva acceso poco prima che Kaoru si svegliasse.

 

- Va bene se giochiamo qui? – le domandò. All’artista quel posto sembrava più che perfetto.

Si sedettero sopra al grosso tappeto che ricopriva una buona parte del pavimento, e una volta sistemata la scacchiera a terra con tutti i relativi pezzi, cominciò la partita.

A dirla tutta, più che partita era una sorta di tutorial. Qualcosa di semplice, giusto per iniziare a spiegare i concetti fondamentali del Barchess, e soprattutto a passare un po’ il tempo.

 

- Posso scegliere io le pedine rosse? – domandò gentilmente la ragazza, non appena vide che le stava per prendere Kouga.

Quest’ultimo esitò inizialmente. Di solito le sceglieva sempre lui, tuttavia per accontentarla dovette fare un’eccezione. E poi, con un espressione così tenera, come avrebbe fatto a dirle di no?

Dopo averle posizionate nelle rispettive caselle, finalmente la lezione poté cominciare.

Durante la spiegazione, Kaoru aveva avuto spesso delle difficoltà. Il Barchess certamente era molto interessante, ma forse per lei un tantino complicato. Però doveva ammettere una cosa: con i dadi aveva una gran bella fortuna. Così tanta da farle vincere un considerevole numero di mani.

 

- Sono basito! Devo dire che la sorte ti sostiene, e anche parecchio… - esclamò Zarba. Subito giunse come una saetta la replica di Kouga.

 

- E’ la solita fortuna del principiante. – disse con una certa stizza. Solitamente quando da piccolo giocava con Jabi, per galanteria la lasciava vincere di proposito, ma adesso… beh, la questione era ben diversa! Di sicuro non stava facendo finta di perdere!

Kaoru lo guardò in faccia con una di quelle espressioni soddisfatte e compiaciute – Non dirmi che ti dà fastidio essere battuto da una principiante…!

L’altro abbassò meccanicamente il viso. – Niente affatto. E poi la partita non è ancora finita. – appuntò, e con una mossa degna di un abile stratega, praticamente le bloccò ogni pedina che c’era sulla scacchiera. Adesso non poteva muovere più nessun pezzo, perciò il tutto si concluse così, in un soffio.

- Non è giusto! – sbottò come una ragazzina, e si portò le braccia al petto. – Non mi avevi detto che quelle pedine si potevano muovere anche in diagonale…!

 

- E invece sì, ma tu evidentemente non hai prestato attenzione.

 

- Come si fa quando sei tu a spiegare le cose? Corri troppo, e non ti soffermi mai neppure se qualcuno te lo chiede. – Insomma, Kaoru si stava arrampicando sugli specchi, e tutto ciò perché non voleva ammettere di avere perso in una maniera così assurda.

 

- Pensa se avreste scommesso cosa sarebbe successo… – fece Zarba, ma l’artista non capì.

 

- Perché, cosa si scommette di solito?

 

- Anni.

 

- Anni?

 

- Anni di vita. – precisò Kouga, e subito lei si sentì gelare e divenne paonazza.

 

- Noi non avevamo scommesso, giusto? – balbettò, stringendosi una mano in petto.

 

- No – disse dapprima Kouga, mentre rimetteva i pezzi del gioco nella scatola – Però possiamo sempre fare un’altra partita e rimediare a questa mancanza.

 

La replica della giovane Mitsuki fu tanto rapida quanto esaustiva: - Declino l’offerta! – e scosse il capo con decisione.

Kouga ovviamente stava, a modo suo, solo scherzando, ma come al solito lei non lo aveva capito.

Poi si accorse che una delle pedine rosse era rotolata lontano dalle altre.

Si spostò per prenderla, lo fece anche Kouga e finirono inevitabilmente col toccarsi. Si lanciarono un’occhiata, fu Kaoru a ritirare per prima la mano. – Scusa. – biascicò spontaneamente, tanto per dire qualcosa.

E come piombo cadde il silenzio.

 

Nell’aria si respirava un forte odore di plausibile imbarazzo. Tutto ciò era comprensibile. Per la prima volta si trovavano completamenti soli. E adesso la situazione era ben diversa da quella notte passata nel Kantai… almeno lì, in quella casa enorme nelle altre camere c’era qualcuno.

Senza dare preavviso, un orologio molto antico dotato di meccanismo a cucù spezzò il silenzio con il suo suono inconfondibile. Kaoru trasalì all’istante come un gattino colto di sorpresa, e per una reazione spontanea si gettò addosso a Kouga. Colto anche lui alla sprovvista, ma non per il rumore, bensì per la reazione della ragazza, scivolò all’indietro e finì con la schiena al suolo. Gli uscì dalle labbra una sorta di suono simile ad un lamento. Kaoru lo fissò subito per sincerarsi che stesse bene. – Sei tutto intero?- chiese con un filino di voce. Di certo non era sua intenzione travolgerlo in quel modo.

Lui, ancora a terra sbuffò con accidia. – Stavo meglio prima. – si rimise a sedere e poi continuò - Sei sempre la solita selvaggia.

 

- Io… selvaggia? – si puntò un dito in faccia. Aveva assunto una di quelle espressioni allibite, sintomo che a breve sarebbe scoppiata. – Mi sono solo spaventata. Non pensavo che quello fosse un orologio a cucù. E poi chiunque al posto mio avrebbe fatto lo stesso. – Ne era più che certa, e con fare indispettito si incrociò le braccia al petto.

 

- Un orologio a cucù non ha mai fatto del male a nessuno.

 

- Ma questo lo so, è ovvio! Però mi ha colta alla sprovvista, non ero preparata.

 

- Io sì.

 

- Eeh?! – Kaoru lo guardò esterrefatta. – E perché non mi hai avvisato, allora? Ci tieni così tanto a vedermi sobbalzare dallo spavento?

 

- Penso che tu lo faccia ridere. – rispose apertamente Zarba, senza un minimo di incertezza.

 

L’artista alzò brevemente gli occhi al soffitto. – Questa poi…! Sei davvero un immaturo quando ti comporti così, lo sai? – lo guardò dritto negli occhi con un’aria quasi di sfida. Resistette solo per pochi secondi, perché poi scoppiò a ridere.

 

- Che c’è? – le domandò Kouga, chiedendosi del perché avesse iniziato a sogghignare in quel modo.

 

- Era da un po’ che non litigavamo così, come due perfetti bambini immaturi ed orgogliosi.

 

- Ed infatti lo siete entrambi. – commentò da bravo osservatore Zarba. Come sempre quando il Madougu apriva bocca, aveva sempre ragione. – Quando sono con voi più che una guida mi sento una balia.

 

Trascinato dalla risata di Kaoru e dalle parole di Zarba anche Kouga si lasciò strappare un sorriso.

Era da molto che non trascorrevano insieme un momento così sereno e senza pensieri.

Quel modo di scherzare gli era mancato, e anche parecchio. Il modo in cui Kaoru rideva, gli era mancato.

Adesso sì, che Kouga sarebbe stato capace di affrontare anche cento copie di Meshia in persona, perché finalmente aveva ritrovato la sua luce. Gli bastava solo lei per andare avanti, e nulla più. Niente artifizi, beni, oggetti preziosi. Quella ragazza per lui era tutto.

 

Gettò un occhio al quadrante del cucù che segnava la mezzanotte.

- Si è fatto tardi – disse – Puoi andare a dormire di sopra, io mi sistemerò sul divano.

 

Titubante, Kaoru scosse il capo. – Non ti lascio da solo. – Dopo quanto successo, in cuor suo la paura di perderlo per davvero si era oramai impadronita di lei.

 

- Guarda che so cavarmela da solo.

 

- Ma a me non va di rischiare un’altra volta. E se ti succede qualcosa? Se ti attacca una di quelle orribili creature mentre sono di sopra? Come farò a sentirti?

 

- Chi vuoi che mi attacchi? L’orologio a cucù, forse? – replicò ironicamente il giovane, e all’improvviso Kaoru si batté una mano sulla fronte.

 

- Ma certo! Un Orrore potrebbe impossessarsi dell’orologio, proprio come successe quella volta a me, con… Come si chiamava…?

 

- Morax.

 

- Esatto!

 

- Piantala. – sbottò a quel punto lui, senza inutili convenevoli – Non succederà nulla di tutto ciò.

 

- Ma io non voglio restare con il dubbio. E se ti lascio da solo, non mi farai chiudere occhio per tutta la notte, è sicuro! – appuntò con una certa cocciutaggine. Quando fece per lanciargli un’occhiata, anziché continuare lo squadrò con attenzione. Indossava abiti troppo leggeri. Al posto della giacca di pelle, ormai rovinata dal morso della Chimera, portava una canotta.

Si alzò di scatto, Kouga la seguì con gli occhi e successivamente si vide posare sulle spalle una coperta.

- Meglio se ti copri, così non prenderai freddo. – disse, mentre amorevolmente gli sistemava i lembi del panno.    

 

- Non ho freddo, e poi in ogni caso c’è il camino a riscaldare l’ambiente. Te lo ripeto- disse pazientemente il giovane – adesso sto bene, per cui smettila di preoccuparti.

 

- Meglio andare sul sicuro, no? – replicò giustamente Kaoru, e per gioco gli coprì la testa con un pezzo della coperta. Nel vederlo conciato così le scappò una risata – Adesso sei tu quello buffo! – Lo guardava divertita, peccato però che Kouga, al contrario, non lo era affatto. Si calò il panno dal capo, ma quando lei cercò ancora di rimetterlo dove stava, il Cavaliere dell’Est le afferrò una mano e la bloccò. La guardava con un’aria a dir poco stizzita. – Ok, non lo faccio più, promesso! – giurò, ma con quel faccino furbetto che aveva, di sicuro non l’avrebbe data a bere proprio a nessuno. Per di più aveva giurato in modo strano, con un sorriso sulle labbra ed un’aria sbarazzina. Era come se si sentisse più libera, serena. Non sembrava provare timore, ma al contrario, lei aveva totalmente fiducia nell’uomo che le stava di fronte.

Kouga non l’aveva mai vista così. Ne fu inspiegabilmente rapito, poi folgorato ed infine inspiegabilmente attratto.

Dio e quanto era bella la sua Kaoru quella sera!

Lo scintillio delle fiamme del camino che le danzavano negli occhi e sulle guance, le donava un’aria più speciale.

Kouga le teneva ancora la mano, nonostante ella avesse mollato il lembo della coperta e smesso così di divertirsi. Si accorse poi che se prima lui la stava stringendo con una presa forte e tenace, adesso lo faceva con molta più dolcezza, quasi a volerla tenere dolcemente tra le sue dita. Notò inoltre che era gelida, perciò ad avere freddo doveva essere proprio Kaoru. E così, compiendo un’azione del tutto inaspettata, la tirò verso di sé e la avvolse nella stessa coperta che a sua volta stava circondando lui.

- Sei gelata. – disse.

Ancora stordita dal gesto dapprima non rispose. Tra quelle braccia, condividendo lo stesso drappo, si riscaldò subito.

 

- Adesso va già meglio. – rispose solo dopo un po’, e socchiudendo le palpebre si accoccolò tra quelle braccia. – Sai – premise, senza scostare il capo – l’altro giorno, a casa di Souka, quando mi hai detto per la prima volta che…- si trattenne, arrossì, era in imbarazzo, e pensando che Kouga avesse intuito il resto della frase non la finì, ma aggiunse – Mi hai stupito molto.

 

- Stai forse cercando di farmelo ripetere?

 

- Ripetere cosa?

 

- Che… - Kouga a momenti ci cascava, fortuna che capì subito l’innocente giochetto architettato dalla sua bella, e si fermò. Le lanciò un’occhiata decisa, e lei sbuffando fu costretta a confessare.   

 

- Ok, volevo cercare di fartelo ripetere. – ammise ormai scoperta, come un ladro colto in flagrante nel bel mezzo del misfatto. Poi schiuse timorosamente le labbra – Ma volevo anche dirti che per me è lo stesso, anche io ti voglio bene, cioè no! Non questo, ma che ti… - biascicò qualcosa e si trattenne senza finire la frase. L’imbarazzo non la fece andare oltre, per di più era diventata tutta rossa in viso, abbassò lo sguardo per vergogna, ma non servì a molto.

Kouga quella frase l’aveva già capita. Ma non la obbligò a portarla a termine. Sapeva che lei non ne avrebbe mai avuto il coraggio perché troppo impacciata. Le posò una mano sotto il mento, e Kaoru fu costretta a guardarlo per forza.

Era quasi convinta che le volesse dire qualcosa, ma stranamente non la punzecchiò. 

Rimase solo a guardarla. Tutto qui. E lo faceva con interesse, perché le fiamme del camino continuavano a danzarle negli occhi, e a lui quel movimento piaceva. Il bagliore del fuoco si rifletteva su quella pelle diafana, delicata, e forse rapito da tutto quello splendore, lentamente iniziò ad accostare il viso al suo, i respiri si congiunsero, si unirono, finché non fu così vicino da poterle finalmente sfiorare le labbra con un bacio.

Kaoru sentì il cuore scoppiargli in petto ed il calore del corpo salirle al viso, e poi… Fu tutto come un venticello che prima soffia piano e d’un tratto diventa sempre più forte e si trasforma in tempesta.

Quel bacio acquistò una libertà tutta sua, in esso c’era più slancio, più sentimento. Ed entrambi si lasciarono travolgere da esso.

Rapiti l’uno dall’altra, attratti come non lo erano mai stati prima d’ora, con la complicità di un’atmosfera suggestiva, successe l’impensabile: Kaoru si lasciò scivolare all’indietro sospinta da Kouga, che non si era neppure accorto di quanta pressione con quel bacio stesse esercitando su di lei. Quando la schiena della ragazza toccò con dolcezza il tappeto, il fuoco del camino scoppiettò, e quel rumore lo costrinse bruscamente a rendersi conto di ciò che stava succedendo.

Sollevò il capo poco sopra quello della giovane e la fissò con estrema incertezza. Voleva dire certamente qualcosa, ma in un primo momento rapito dalla confusione tacque. Soltanto dopo, quando si rese conto di aver lasciato andare le redini del proprio cuore per un attimo, e di aver quindi ceduto al suo istinto, confuso mormorò appena: - Cosa sto facendo…?

 

Già, che cosa stava facendo Kouga? Cosa gli era preso così all’improvviso? Si sentì stranito dal proprio comportamento. Cercò di riagguantare le briglie delle proprie emozioni, di riprendere il controllo di se stesso, ma non fu semplice.

Sembravano abitare lui e Kaoru in un mondo a parte, isolati dalla realtà, in un tempo che pareva appartenere solo a loro. E mentre la guardava in viso, capì che non poteva fare a meno di lei. Non riusciva. E si sentì in trappola. Eppure, lui sapeva che in certe situazioni doveva ad ogni costo mantenere il controllo.

A dire il vero, non l’aveva mai perso prima d’ora. Non gli era successo né durante la notte passata nel Kantai, né durante quel famoso giorno, in cui cadendo sopra al letto si erano ritrovati l’uno vicino all’altra.   

Kouga per certi versi poteva sembrava un bambino: non aveva mai avuto una persona a cui volere bene, spesso non sapeva come comportarsi in certe circostanze, e a volte la sua ingenuità non teneva eguali. Prima di incontrare Kaoru non aveva mai detto “ti amo” a nessuno.

E adesso ad un tratto l’uomo che era in lui sembrava avere preso il sopravvento.

Ma perché non riusciva più a controllarsi? Cos’è che gli aveva fatto abbassare la guardia fino a quel punto? Forse, dipendeva dal comportamento meno restio di Kaoru? Oppure adesso anch’egli si sentiva più libero?

Magari tutto ciò dipendeva da entrambe le cose.

Restò a fissarla senza sapere cosa fare, senza sapere se era il caso di fermarsi oppure…

L’unica cosa che gli uscì da quella bocca, molto probabilmente determinò il resto degli eventi. – Hai paura? – le chiese con una premura a dir poco inconsueta. Dimostrò in quel modo di tenere realmente alla sua amata. E lei lo capì.

Adesso sapeva cosa fare, adesso sapeva quali parole usare per dargli quella risposta.

E non aveva più timore di commettere uno sbaglio, perché comprese che era giunto il momento. Lo guardò facendogli un sorriso che racchiudeva in sé mille emozioni. E poi, con una luce bianca che le danzava negli occhi, alla fine disse – Quando sto con te, non ho mai paura.

 

 

 

Fu grazie a quella risposta che tutto ebbe inizio.

 

 

       

Gli attimi successivi narrarono di una luce, quella di un camino acceso, che con garbo si rifletteva sulla pelle di un dorso scoperto.

La mano di Kouga, con il braccio disteso sul tappeto, si stringeva a quella di Kaoru.

Poco alla volta il fuoco del camino si spense. Restò un bagliore soltanto: quello della luna che infranse il vetro della finestra e li avvolse regalando a quell’atmosfera qualcosa di prezioso. Qualcosa di magico.

E mentre le dita di quelle mani si intrecciavano sempre di più l’una all’altra, l’amore, quello vero, spiegò le sue ali dando così libero sfogo alle emozioni.

   

E grazie a quel bacio inizialmente dato a fior di labbra, ogni ostacolo fu oltrepassato, ogni barriera fu valicata e ogni tabù sciolto.

Adesso c’erano solo due cuori che battevano in una sincronia perfetta, armoniosa.

Due persone che all’unisono respiravano e che, all’unisono, meravigliosamente si amavano.

 

 

 

                                                                Fine episodio

 

 

                                                           

 

 

 

 

 

 

 

I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:

 

Ebbene sì, ecco il famoso capitolo, quello che molto probabilmente, anzi, sostituite il termine “molto probabilmente” con “senza ombra di dubbio” la maggior parte di voi stava aspettando.

Non commento per evitare di rovinare quel po’ di magica atmosfera che la fine di questo capitolo ha lasciato nelle vostre camere e, si spera, nei vostri cuori. Dico solo che ci ho lavorato a lungo, ho cambiato poche righe dal progetto iniziale scritto forse più di un anno fa, e più leggevo più mi veniva quasi da chiedere “Ma un episodio del genere nella serie di Garo può essere fattibile?”. La risposta è: forse sì, forse no. Questo è proprio un grande dilemma!

 

 

 

Per _Elentari_: Ma che bello rivederti!!! Mi hai fatto preoccupare, sai? Sei una delle prime che legge e commenta le mie storie, perciò non vedere più le tue recensioni mi ha messo in ansia. Per fortuna che tutto è apposto e che sei tornata!

 

Per DANYDHALIA: Non preoccuparti del ritardo, come vedi anche io ultimamente non sono molto puntuale con i capitoli… Noto con piacere che la signora Sanae è piaciuta a molti! E’ una persona alla mano, e come dici tu, una così serviva proprio alla storia!

 

Per Iloveworld: Ma no, non sei affatto impacciata, anzi! E quella a doversi scusare sono io… il messaggio che mi hai mandato è arrivato, l’ho anche letto solo che a causa degli impegni lavorativi non mi è stato possibile rispondere, anche se avrei voluto farlo quasi subito, perché da come scrivi si capisce che sei una persona gentile. E poi abbiamo gli stessi gusti, ad entrambe piace Garo, e questo basta e avanza, no? Continua a seguirmi se ti va, e fammi sapere cosa ne pensi di questo e degli altri capitoli!    

 

Per Sho Ryu Ken: Il segnale non è né digitale né analogico, E’ “orrologico”! Il profumo è proprio lo stesso! Ma è rimasto intatto. Ma che profumo hai annusato? No, perché io ho regalato a mia madre una boccetta del profumo “Venezia” (non so se lo conosci), è fuori produzione da una decina d’anni o forse anche più, però quella che ho preso io non odorava di vecchio, la fragranza è rimasta intatta.

Eh, sì! Quando vuole, Zarba sa tacere!

 

Per MiKiUs SaN: Ciao e benvenuta! I tuoi complimenti mi fanno arrossire, lo ammetto, e sapere che segui la mia storia e che ti entusiasma così tanto mi fa molto piacere! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e che continuerai a seguirmi!

 

 

 

Bene, per ora è tutto!

Vi saluto affettuosamente e ringrazio come sempre le persone che seguono con affetto e tanta passione la mia storia!

Alla prossima!

Botan

 

 

 

ANTICIPAZIONI:

Confusione, paure forse infondate e il timore che tutto non sia più come prima. A causa delle parole di Rei, Kaoru dovrà fare i conti con presunte inquietudini, cadendo preda di una forte incertezza che trascinerà anche Kouga in un profondo e totale equivoco.  

Prossimo episodio: #22 Incertezza

 

 

 

 

   
 
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