“l’umanità… la
cosa più stupida per un essere superiore…
O inferiore.
Il mistero che
circonda il mondo, deve rimanere tale.
Cosa accadrebbe
se, due identità simili ma, con caratteri e modi di fare molto differente, si
incontrassero?
Forse si
scontrerebbero fin quando uno dei due non perirà…
O vivrà…”
Candy teneva
il vestito per i lati, come una principessa, per non farlo sporcare.
Intravide una
villetta immersa nel verde del prato.
-Sebastian!
Vieni a vedere!
In lontananza
c’era un demone al quanto stanco.
Si era
abituato alla comodità delle macchine che, fare la strada a piedi, lo aveva
stancato.
-Dai
Sebastian! Io vado avanti!
Annunciò la
ragazza per poi correre verso la villa.
-Aspettami!
Così, anche
lui iniziò a correre per raggiungere quel rifugio… il SUO rifugio.
Candid si era
fermata davanti al cancello.
Una villa
immersa nel verde e con dentro altrettanto verde!
Si affacciò
un po’ per studiare l’abitazione.
Il cancello
era stato da poco dipinto di un grigio perla mentre, appeso, vi era uno scudo
di legno con le iniziali C e P.
Verso il
portone della casa si estendeva un vialetto di ghiaia con, ai lati, delle
piante di rose di varia colorazione.
Oltre ai
cespugli di rose c’era un’incantevole giardino ben curato nell’aspetto e nei
particolari.
La casa si
divideva in due piani, piano terra e primo piano e le pareti erano state
dipinte di un blu chiaro.
Vi erano
altri particolari che, però, non avevano catturato l’attenzione della ragazza.
Finalmente
Sebastian riuscì a raggiungerla e suonò il campanello.
-Sei troppo
veloce e vivace, merito della campagna?
Candid annuii
e si prese i capelli di lato e iniziò a intrecciarli ma venne subito fermata
dal demone più anziano.
-Di mio
avviso, meglio lasciarli di lato ma senza farne una treccia. Sorridi e si
socievole, infondo ti ho portata qui per aiutarti a socializzare.
-Sì, ho
capito ma sai che mi stai chiedendo troppo. Per me è uno sforzo immane, come
indossare questo vestito.
Mise un’adorabile
broncio che si mutò in una smorfia nel vedere che gli occhi di Sebastian erano
passati dal rosso al rosa/porpora, segno che non stava scherzando e ricordarle
chi era veramente.
Anche gli
occhi della ragazza si tinsero del colore di quelli del demone per fargli
capire che aveva capito.
Il cancello
si aprì e ne uscì un ragazzino.
Candid l’osservò
bene.
Doveva avere
sui 13 anni ma, in lui, c’era qualcosa che la spaventava.
I capelli blu
scuro gli ricadevano sugli occhi.
Indossava una
benda che ricopriva l’occhio destro mostrando così, soltanto il colore del
sinistro, che era blu.
Si era
appoggiato al bastone e intanto, lui, squadrava Candid.
La ragazza
notò che il ragazzino indossava degli abiti in stile ottocento e usciti, chissà
come, da qualche negozio per cosplayer.
Sì, le dava l’impressione
di esser uscito da qualche manga.
-Mi scusi se
vi abbiamo fatto aspettare ma, si è rotta l’auto.
Si intromise
Sebastian, porgendo fine a quel silenzio.
-Sono felice
di rivederti. Entrate.
Fece il
ragazzo spostandosi di lato per far entrare i suoi ospiti.
Candid era un
po’ perplessa sul perché Sebastian gli parlava in quel modo e sul modo di
vestirsi del “moccioso”.
Arrivarono
davanti alla porta e vennero aperti da un ragazzino biondo che indossava dei
fermagli e un paio di guanti da giardiniere.
-Signor
Sebastian! SIETE TORNATO!
Esclamò nel
vedere, d’avanti ai suoi occhi, il demone.
-Candid, lui è Finny, è un giardiniere. Vedo
che sei migliorato, complimenti.
Si rivolse
prima alla corvina e poi al biondino.
-Piacere di
conoscerti Finny, sono Candid Hosmord.
La ragazza
allungò la pallida mano verso Finny per stringergliela.
Il biondino
ricambiò il gesto, felice di aver conosciuto qualcuno di nuovo.
Sebastian
cinse le spalle della ragazza per farla entrare.
-Da questa
parte. La sistemazione è sempre la solita?
Chiese il
demone al ragazzino dai capelli blu notte.
-Sì, sempre
la solita.
Entrarono in
un salone allestito con quadri e poltrone.
Vi era anche
una vetrina con liquori e vini di vario genere, per intrattenere gli ospiti.
-Passiamo
alle presentazioni ufficiali. Signorino lei è Candid Hosmord.
Disse
sedendosi vicino alla ragazza corvina.
-Candy,
questo fanciullo è il mio padrone. Il conte Ciel Phantomhive.
-Lieto di
conoscervi. Quindi anche voi siete un demone?
Candid annuii
mentre Ciel si toglieva la benda dall’occhio destro per mostrare il suo simbolo…
Lo stesso
simbolo che lei aveva sulla spalla destra e Sebastian sulla mano sinistra.
-Come siete
diventato un demone?
Chiese un po’
impaurita la corvina.
Non sapeva perché
ma quel ragazzino la timoriva un po’.
-è una storia
troppo lunga, piuttosto, parlatemi della vostra storia.
Lei scosse la
testa.
La sua storia
doveva rimanere un segreto.
Non valeva la
pena di renderla pubblica a un’ intruso.
Sì, perché Ciel
Phantomhive era un’ intruso… tra il rapporto che si è creato negli anni tra lei
e Sebastian.
-Sebastian,
dato che non vuole parlare e, sinceramente, non mi piacciono le persone che si
intromettono tra di noi… TI ORDINO DI UCCIDERLA.
Esser uccisa?
Candid rabbrividì ma si tolse il copri spalle e mostrò il suo marchio.
-Sebastian, TI
ORDINO DI NON UCCIDERMI!
Il povero
demone era esasperato… Voleva soltanto riunire una “famiglia”… Invece si trova
costretto a obbedire e disobbedire agli ordini dei due.
-Sebastian, a
chi obbedirai?
Chiesero all’unisono
i due marmocchi...
“..Le scelte vanno prese con il tempo…
Ma quando sei costretto a decidere in fretta, potrai prendere la strada
sbagliata…
E quella strada forse è succulenta come una notte di luna piena…”