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Autore: m00nlight    15/08/2011    9 recensioni
Il mio tormento, puntuale, torna a farmi visita.
Quel sorriso sprezzante del pericolo, quella sfrontatezza stampata in volto.
Chiudo gli occhi e mi è di fronte.
Gli angoli della bocca curvati verso l'alto.
Si prende gioco di me.
Mi guarda e sorride, perché sa già che riuscirà a sfuggirmi.
"Dimmi chi sei".
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi di Lady Oscar non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Riyoko Ikeda. 
 
 
Come seta nera sulla pelle.
Scivolo nella notte in sella al mio cavallo.
Ondeggia il mantello e cattura sinistri riflessi sotto il pallore della luce della luna.
La campagna intorno è buia, ma la città non è lontana. 
E' sordo il rumore degli zoccoli del mio cavallo al suolo, sembra quasi non voglia farsi sentire.
Sono invisibile. 
Mi confondo al cielo notturno.
 
Parigi si fa sempre più vicina.
Alzo lo sguardo in alto. Man mano che aumenta il numero delle luci dell'abitato, sono sempre meno le stelle visibili nel cielo.
E' la notte del Gran Ballo a Versailles.
La capitale è vestita a festa per l'occasione e tutti i nobili hanno già abbandonato le proprie dimore per partecipare all'evento.
I palazzi sono deserti e incustoditi.
Me ne occuperò io.
 
Un quarto alla mezzanotte.
Le strade della città intimorirebbero anche i più impavidi a quest'ora.
Dietro ogni angolo, sembra celarsi un pericolo e aleggia quella strana quiete che lascia presagire che sta per accadere qualcosa.
Lo sento. 
Questa notte non sarà una notte qualunque. 
 
L'eco dei rintocchi delle campane di Notre Dame scuote con brutalità l'aria notturna.
Davanti a me, Palazzo Cuiller. [1] 
E' ben visibile già a distanza.
Un palazzo vecchio di un paio di secoli, vicino al complesso di Place Vendome, nel cuore di Parigi.
Mi addentro in un vicolo nei pressi del mio obiettivo e smonto da cavallo. 
Con la fune arpionata, facendo forza sulle braccia, raggiungo il tetto di un fabbricato vicino.
Da questa prospettiva Parigi appare diversa.
Un salto preciso, un po’ azzardato, e sono sul tetto di Palazzo Cuiller.
Scricchiolano le tegole sotto il mio peso, mentre faccio attenzione ad appoggiare bene un piede dopo l'altro.
Un passo falso e potrei finire schiantato al suolo. 
Non sarebbe una degna fine per il Cavaliere Nero. 
 
Le finestre delle soffitte, quelle delle camere della servitù, sono aperte. 
In un attimo sono dentro. 
Come di consuetudine, i piani alti sono quelli occupati dalle stanze dei padroni. 
Scendo la rampa di scala e mi ritrovo al piano giusto.
La porta della stanza padronale, che domina il corridoio del secondo piano, è chiusa a chiave. 
Poco male. 
Una leggera pressione sul chiavistello. 
E voilà. 
Richiudo la porta alle mie spalle, facendo attenzione a non far scattare la serratura, per poi dirigermi verso il mobilio.
Credo che a quest'ora la Contessa sia occupata nei suoi giri di valzer, pertanto, sarò io a prendermi cura dei suoi gioielli. 
A Madame Cuiller non dispiacerà troppo se le sottraggo un po’ di quel denaro che solitamente sperpera in abiti e frivolezze, per darlo a chi ne ha bisogno.
Perle e diamanti, zaffiri e rubini tra le mie mani, risaltano sulla pelle nera dei miei guanti. 
Preziosi di una bellezza inverosimile, quisquilie concesse solo a pochi.
Improvvisamente la rabbia mi assale. 
Com'è possibile che queste persone possano cedere a simili capricci, quando il popolo di Parigi vive di stenti?
Non c'è tempo di fermarsi a pensare, tanto meno di lasciarsi prendere da tali sentimentalismi.
Prendo tutto quello che riesco a raccogliere, lo infilo in un piccolo sacco e lo lego in vita.
Raggiungo la finestra e la apro.
Cerco l'appiglio più vicino, il condotto di smaltimento delle acque, e mi riporto sul tetto.
Bene. 
Anche per stanotte è tutto.
Non mi resta che restituire al popolo ciò che gli appartiene.
 
E sono un'ombra sui tetti di Parigi. 
 
Ad un tratto, un colpo di pistola divide l'aria.
Un rumore secco e violento irrompe nel silenzio della città, risuona nelle mie vene e, infine, si dissolve nella sua eco.
Immobile. 
Non muovo più un solo muscolo.
-Fermo dove siete, o sparo. E questa volta miro al cuore.-
Mi tremano le gambe, ma non per la spavento.
Quella voce. 
Una costante nella mia esistenza.
 
Questa è la prima volta che il Cavaliere Nero e il Colonnello s’incontrano.
 
Non c'è altra scelta, se non quella di mantenere il silenzio. 
Riconoscerebbe la mia voce da subito, ma da quella distanza non riconoscerebbe mai il mio volto.
Mi giro lentamente, ora la vedo.
Giù nella strada, stringe tra le mani la pistola, ben puntata in direzione del mio petto.
Attende una mia reazione.
-Tenete le mani ben in vista, monsieur.-
Obbedisco. 
So che sparerebbe e so anche che è una dei migliori tiratori di Francia. 
Non sbaglierebbe.
Osservo tutto quello che è intorno a me, cercando una via di fuga.
Non è il momento di fare errori.
Mi serve un diversivo e mi serve subito.
Poi un'illuminazione.
 
 
___________________________________

 
 
Un'altra notte spesa a passare al setaccio tutte le zone ricche di Parigi per stanarlo.
Stanotte sono troppe le case incustodite ed è difficile indovinare quale sarà il suo obiettivo.
Mi trascino stancamente lungo le vie buie e desolate della città, mantenendo, comunque, lo sguardo vigile e attento.
So che si muove sui tetti, ma veste di nero come la pece e si confonde alle tenebre.
Questo Cavaliere Nero è ritenuto il nuovo giustiziere di Francia e sembra rappresenti tutti i risentimenti del terzo stato.
Il popolo lo acclama. 
Per quanto la sua missione sia nobile, resta un fuorilegge e va adeguatamente punito.
Un ladro è pur sempre un ladro.
Voglio incontrarlo. 
Voglio prenderlo e strappargli la maschera. 
Vedere finalmente se è soltanto un ladro, oppure no.[2]
Mi perdo in percorsi mentali troppo intricati, mentre metto a fuoco la parte alta della città.
 
Poi una macchia scura su Palazzo Cuiller.
Questa notte porterà qualcosa di buono. 
Lo sento.
 
D'istinto porto la mano alla pistola. 
Un colpo. 
Punto sopra la sua testa. 
Il primo è un avvertimento. 
Il secondo andrà a segno.
S’immobilizza. E' di spalle.
-Fermo dove siete, o sparo. E questa volta miro al cuore.-
Uso il tono più autoritario che possiedo.
Non c'è insicurezza nelle mie parole. 
Infine, si volta. 
Come pensavo. 
E' lui.
 
Finalmente il Cavaliere Nero e il Colonnello, sullo stesso campo di battaglia.
Non mi sfuggirà.
 
-Tenete le mani ben in vista, monsieur.-
Stringo tra le mani ancora la pistola, che già mira al suo petto.
E' lontano, ma ho una buona mira.
Obbedisce ai miei comandi ed ho come l'impressione che sia stato troppo semplice.
Questo ladro è preceduto dalla sua fama e sono certa che sta già macchinando il modo di uscire dal mio mirino.
Lo vedo allargare le braccia verso il cielo.
Colgo un sorriso beffardo sul suo volto.
E' un istante. 
Si lascia cadere.
E lentamente scompare alla mia vista.
Premo sul grilletto troppo tardi.
O forse no.

To be continued...
 

M00nlight's room:
Rieccomi qua. Sono felice di avervi ritrovati tutti. :)
Stavolta si tratta di un esperimento. Quindi non vi assicuro nulla, però voglio provarci lo stesso.
Quest'idea mi tentava già da un pò e alla fine ho ceduto. 
Quale miglior modo per liberarsi da una tentazione, se non quello di cedervi? ;) [O.Wilde docet u__u ]
Così, ecco qui la mia prima multicapitolo.
Spero davvero sia di vostro gradimento.
 
La domanda è: ...e se dietro la maschera del Cavaliere Nero si fosse nascosto veramente Andrè?
Alla prossima.
 
Ale_m00nlight
Note:
[1] Nome di fantasia.
[2] Frase tratta dall’anime.
  
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