Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Lily White Matricide    15/08/2011    18 recensioni
Tutto ha inizio durante un viaggio in Irlanda, verde come gli occhi di Lily. Un viaggio per allontanarsi da Spinner's End per Severus, per averla ancora più vicina ... Per capire, tra uno sprazzo di sole ed uno scroscio di pioggia, che cosa sia averla vicina ogni giorno. La pioggia purifica e salva, il sole asciuga il senso di colpa .... E in tutti quegli anni e mesi e giorni, la pioggia irlandese accompagnerà sempre Lily e Severus. Un lungo viaggio nella loro adolescenza, che andrà ad incupirsi per l'ascesa di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte, ma che li spingerà a prendere una posizione ben precisa in questa guerra all'orizzonte. Riusciranno i due ragazzi a sopravvivere alla guerra?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lily Evans, Severus Piton, Voldemort | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Irish Rain Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

8.

The Edge Of Glory

 

"You must accept it as it is, and hence accept all consequences. A wall is indeed a wall." Fëdor Dostoevskij

Dicembre avanzava lento e cupo, con i suoi pomeriggi oscuri interminabili, buoni da passare o in biblioteca a studiare tra tomi di svariate proporzioni e tra scaffali dalla vertiginosa altezza, o nel salotto di ciascuna delle quattro case della Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts, accovacciati pigramente su un comodo divano, accompagnati dallo scoppiettare del fuoco nel grosso camino. Talvolta, qualche studente con origini babbane portava il giradischi da casa propria, sperando di non romperlo o di danneggiarlo: nessuna Maledizione senza Perdono sarebbe stata abbastanza per placare l’ira dei genitori sventurati e privati del proprio costoso apparecchio, e portavano qualche vinile da ascoltare in compagnia. C’erano studenti che avevano la passione per la musica classica, per i compositori dai nomi impronunciabili e contorti - almeno, Lily aveva grosse difficoltà a pronunciare certi nomi impossibili. Altri studenti amavano il jazz e lo swing, e si divertivano a ballare sulle quelle note raffinate ed eleganti, talvolta accompagnati da voci sensuali e profonde. Lily portava sempre con sé, senza poter evitare un litigio ogni anno con Petunia, qualche vinile dei The Beatles, i suoi artisti preferiti in assoluto. Poi, aveva comprato di nascosto un paio di LP di una band che veniva considerata un po’ troppo irriverente dai suoi genitori, ed immancabilmente da sua sorella, che trovava delizioso il momento in cui poteva dar contro ai gusti della sorella più giovane. Erano i The Who e Lily era rimasta colpita da una loro canzone che portava il suo nome, “Pictures Of Lily”. L’ascoltava molto spesso e la canticchiava quando era di buonumore. Poi, c’erano i ragazzi del sesto o del settimo anno che portavano dischi che non facevano nemmeno ascoltare ai ragazzi più piccoli: non erano adatti a loro. Per Lily, erano fuori portata i dischi di tale Janis Joplin, o dei Deep Purple, o di quegli strani Pink Floyd. Ma bramava di poterli ascoltare un giorno, prendendoseli con la sana furbizia da adolescente o con la magia, molto più semplicemente. Che le piacessero o meno, aveva la curiosità di capire perché lei non potesse avere accesso al loro materiale. Provava un bizzarro piacere nell’ascoltare musica imprevedibile e poco raccomandata dai genitori, sentiva un brivido lungo la schiena che sapeva tutto di libertà. Era, nel suo piccolo, padrona della sua vita. Piccole soddisfazioni da quattordicenne che muoveva i primi passi in un mondo complicato.

 

Le note dolci e misurate di “Let It Be” scemavano nella sera, con un gracchiare rassicurante. Lily, nel frattempo, si stava preparando per andare al dopocena classico organizzato dal Professor Lumacorno, insegnante di Pozioni ad Hogwarts, nonché Direttore dei Serpeverde. Questo affabile uomo grassoccio amava molto circondarsi di persone di alto livello, in tutti i sensi: a partire dai figli di maghi potenti, ai giovani studenti che, grazie alle loro eccellenti capacità ed al loro ottimo rendimento scolastico, parevano promettere una luminosa ed onorata carriera nel mondo della magia. Ovviamente, il gentile Professore, in virtù di questo, aveva molto da guadagnare: regali, piccoli vizi perennemente soddisfatti, qualche capriccio personale esaudito. Non smentiva la sua natura di Serpeverde con questo amore per il potere da indossare alla stessa maniera in cui una signora ricca e perbene porta una pelliccia. Lily e Severus, per le loro doti straordinarie di pozionisti, erano chiaramente invitati una sera a settimana nello studio dell’arzillo Professore, che faceva servire cene raffinatissime, invitando i giovani convitati a parlare delle proprie passioni o della propria vita; altre volte, invitava qualche ex-allievo o qualche personaggio molto influente, pronto ad affascinare i ragazzi con il proprio charme o carisma, talvolta sensuale e magnetico come un profumo esotico e prezioso. 

 

Quella sera avrebbe avuto luogo molto semplicemente un innocente dopocena, con la solita luculliana quantità di dolci e di prelibatezze d’alta pasticceria, alle quali Lily non sapeva dire di no, in nessun modo. Delle volte, chiedeva l’aiuto di Sev, che le toglieva il piatto da sotto il naso, non capendo perché Lily si comportasse così. Aveva un po’ di complessi, esagerava, come tutte le ragazze che crescono e che non vogliono sfigurare di fronte al proprio amato. Il Professor Lumacorno, di fronte a quella scenetta tenera e ricorrente, rideva bonario e offriva nuovamente alla sua studentessa una porzione di tiramisù all’ananas. 

 

Si sistemò la gonna scura e il maglione grigio chiaro a collo alto. Lily si guardò allo specchio, ravvivandosi i capelli mossi e ribelli e non poté fare a meno di notare che il maglione ... La stringeva un pochino sul petto. Un improvviso rossore si impadronì delle sue guance, spingendo le sue mani a sistemare per riflesso il maglioncino, tirandolo un po’ qua e un po’ là, sperando si allargasse a sufficienza. Inutile, non poteva usare la magia contro il corpo che prendeva forma e sbocciava giorno dopo giorno. Le alunne più grandi sembravano sentirsi a loro agio con il loro corpo più adulto, soprattutto di fronte ai ragazzi. Lei no. Aveva l’impressione di avere gli occhi di tutti i ragazzi addosso e tutti calamitati sulle parti che destano attenzione. Non che degli altri ragazzi gliene importasse molto, ma era un’ipotetica occhiata di Sev a farle girare la testa. 

 

Non era più una bambina, doveva accettarlo serenamente.

 

Era successo di ritorno dall’Irlanda, Lily non si era sentita troppo bene. Aveva continui crampi al ventre, si sentiva un po’ di malumore, nervosa. Stava preparando i vestiti ed i libri da riporre nel baule per il suo quarto anno ad Hogwarts, ma aveva un po’ la testa altrove, preoccupata e presa da quel suo lieve malessere. Aveva cercato nei suoi libri, aveva cercato ovunque, in qualsiasi articolo delle riviste per signore di sua mamma, conservate in un cassetto del suo comodino. Niente, non c’era traccia di quella malattia. Non capiva che cosa avesse, sembrava qualcosa di raro. Non aveva molto appetito, si sentiva gonfia e dolorante. Era incredibilmente spaventata. No, decisamente, qualcosa non andava.

 

Un pomeriggio d’improvviso, era corsa da sua madre, piangendo, pensando che sarebbe morta da un momento all’altro, perché il suo corpo si stava ribellando. Pensava a qualche maledizione, a qualche pozione maledetta preparata male qualche giorno prima ed ingerita per capire se fosse buona. Sua madre, ridendo, l’aveva accolta in un abbraccio, rassicurandola, spiegandole che era tutto normale quello che le stava accadendo. Le asciugò le lacrime con il suo suo solito fazzoletto ben ricamato e le spiegò con la maggior delicatezza possibile, e con un filo di emozione nella sua voce, che cosa sarebbe successo di lì in avanti nel suo corpo. Ovviamente, non le disse proprio tutto, evitando argomenti che la buona educazione riteneva poco opportuni, ma che Lily avrebbe scoperto in autonomia qualche tempo dopo, grazie al suo animo curioso ed intraprendente. La Lily bambina era cresciuta, era arrivato il suo turno, esattamente com’era successo a Petunia qualche anno prima di lei. La signora Evans non aveva più due bambine, ma due “signorine”, come si diceva in quegli anni. Lily odiava essere chiamata “signorinella” o “signorina”. Lei era Lily e basta.

 

Sospirò.

 

Tolse il vinile e lo ripose con cura nella sua custodia e si avviò verso l’uscita dal dormitorio e dalla sala comune di Grifondoro. Salutò il fantasma Nick-Quasi-Senza-Testa, che s’inchinò con garbo, e salutò la guardiana della sua casa, la Signora Grassa. E poi trovò lui, che l’aspettava, in cima alle scale. Era vestito tutto di nero, con un maglione a collo alto anche lui. L’accolse con un sorriso e si chinò a baciarla delicatamente. La ragazza pensava che il suo corpo si sarebbe almeno degnato di crescere un po’ di più in altezza, dall’inizio dello sviluppo, ma rimaneva sempre piuttosto bassa rispetto al fidanzato.

“Pronta a strafogarti di dolci?” la canzonò il ragazzo, mentre scendevano le scale.

Il volto della ragazza si contrasse in una smorfia.

“Bleah, stavolta prometto solennemente di trattenermi. Altrimenti, diventerò enorme”.

Severus scoppiò a ridere fragorosamente. Lily diceva sempre così, per poi darla sempre vinta alla gola. Il ragazzo non ci trovava nulla di male nell’avere una passione per i dolci, benché lui non li amasse troppo, e l’amata tendeva come al solito ad esagerare, per spingerlo a dirle una frase confortante. Piuttosto che sembrare ovvio e banale come tutti gli altri, preferì ridere di gusto e prendersi una gentile gomitata dalla sua ragazza, che lo guardò in malo modo, nella sua solita maniera poco convincente, quando si trattava di Severus.

 

La serata si svolse nella solita piacevole maniera. Il Professor Lumacorno aveva accolto con caloroso entusiasmo la coppia, specie la “cara Lily Evans”, per la quale aveva un’ammirazione neanche troppo velata, per le sue abilità di maga e di pozionista. Per quanto riguardava Severus, il professore presagiva un grandissimo futuro nel mondo della magia, essendo uno dei più grandi maghi che lui avesse mai visto all’opera, quasi più potente di Albus Silente o del leggendario ed oscuro Gellert Grindelwald. Amava ripetere questa frase spesso e con orgoglio, ma Sev abbassava la testa, timidamente, e mormorava qualche parola di ringraziamento. Lily sentiva l’orgoglio sbocciarle nel cuore, ogni volta che sentiva quella frase, e si ritrovava a sorridere involontariamente. E, come in ogni dopocena nel Luma Club, finì per ritrovarsi in mano un piatto con una golosa fetta di Sacher. Severus prese solo dei raffinati biscotti, accompagnati da un tè scuro, una delle sue bevande preferite. Lumacorno gli mise una mano sulla spalla e si lanciò in una lunga quanto interessante spiegazione circa le varietà di tè, il trattamento di ogni singola pianta, il fiore di quel tè nero indiano. Sev ascoltava attento, guardandolo negli occhi ed annuendo di tanto in tanto. Lily, nel frattempo, osservava curiosa lo studio del proprio insegnante e cercava di attaccare bottone con qualche ragazza del gruppo, magari qualcuna appartenente a Corvonero od a Tassorosso, ma c’erano anche un paio di ragazze Serpeverde assolutamente normali, forse erano un po’ più schive e timide delle altre, ma non avevano il modo di fare altezzoso della famiglia Black, o di quella Lestrange.

Prendendo una coppa di profiteroles al cioccolato bianco, con scaglie di cioccolato scuro ed amaro, Lily osservava che il Professore era ricolmo di foto di ex-alunni, diventati poi personaggi famosi od influenti, con tanto di dedica all’uomo. Una cantante d’opera, svariati scrittori o giornalisti, ragazzi e ragazze diventati pedine fondamentali al Ministero della Magia. Vi erano anche oggetti pregiati riposti in una bacheca: vetri lavorati e colorati, sicuramente al tocco fragilissimi, cassette in legno scuro che sembravano rinchiudere chissà quale polvere o rimedio particolare; qualche strumento da lavoro tempestato di pietre preziose. Non si faceva mancare proprio nulla, osservò Lily, rapita da quell’angolo di sfarzo e di lusso.

L’anziano insegnante fece tintinnare il proprio cucchiaio contro la coppa di vetro, e i pochi ragazzi presenti ammutolirono, voltandosi verso l’uomo. Lumacorno richiese la loro attenzione e Lily si andò a sedere accanto a Sev, che stava scambiando qualche parola con un ragazzo più piccolo, un neofita del Luma Club. Gli passò una mano sui capelli e glieli scarruffò affettuosamente, segnalando così la sua presenza accanto a lui.

“Cari ragazze e ragazzi, come ogni anno il Natale è alle porte. E la nostra piccola festa di Natale non può di certo mancare. Siete come sempre tutti invitati, e sarà mia cura personale invitare qualche ex-alunno di Hogwarts ed ex-membro del nostro piccolo club. Potrete portare il cavaliere o la dama che più vi aggrada e vi aspetto numerosi. Sarà il nostro modo educato e perbene di scambiarci gli auguri di Natale”.

Lily e Sev si guardarono con un’espressione eloquente: i due migliori studenti di Lumacorno non potevano di certo mancare alla festicciola di Natale.

 

La bellezza della gioventù, la spensieratezza e l’effervescenza dell’adolescenza diventava uno spettacolo imperdibile, quando ci si trovava di fronte ad un evento tanto effimero come una lussuosa festa di Natale. Le ragazze correvano a rovistare nei loro bauli in cerca dei vestiti migliori per quel giorno, sceglievano un abito, per poi cambiare idea qualche ora dopo ed andare in profonde crisi di panico. Pergamene febbrili partivano in direzione delle proprie madri o delle sorelle maggiori, in cerca di qualche consiglio di bellezza, e nel weekend gruppi di ragazzine partivano alla volta di Hogsmeade, per vedere di trovare l’agognato abito da festa, o le scarpe che avrebbero fatto parlare per giorni le altre fanciulle. Il tutto avveniva senza avere la matematica certezza di essere invitate, ma poco importava. L’attesa spasmodica di un invito poteva diventare una guerra, man mano che ci si avvicinava al grande evento. Più ragazze speravano nell’invito di uno dei fortunati membri del Luma Club. E viceversa, qualche ragazzo coraggioso chiedeva ad un’alunna appartenente al circolo, di potersi infilare al ballo. Queste scene si ripetevano a pranzo, a cena, a colazione e persino durante le lezioni od agli allenamenti di Quidditch. La magia, in questo meraviglioso spaccato di vita quotidiana, diventava un mero accessorio, un ornamento in uno spettacolo chiamato umanità.

La mattina immediatamente seguente, Lily scrisse alla madre di inviarle quell’abito verde brillante che aveva comprato la scorsa primavera. Anche lei diventava un po’ civettuola in occasioni simili, e nutriva il comprensibile desiderio di stregare Severus, una volta di più. Mentre risistemava i vestiti nel baule, riguardò per l’ennesima volta il regalo che gli aveva preso per Natale, o meglio, i regali. Sorrise tra sé e sé, richiudendo il baule, e prese a cantare contenta, intanto che si avviava a fare colazione con le sue migliori amiche, Mary ed Emmeline. Di solito, faceva la strada con Sev, che si faceva trovare lungo il percorso: era la loro piccola abitudine, un rito mattutino, quello di camminare assieme, scambiandosi qualche bacio e qualche timida carezza. Altre volte capitava di non trovarsi al mattino, allora rimandavano tutto dopo la colazione, prima di andare alle rispettive lezioni. Quella mattina, Lily aveva tanta voglia di salutarlo prima di mangiare, e le dispiacque un poco non poterlo fare.

 

“E quindi tu sei già sistemata per la festa del Luma Club?” chiese eccitata Emmeline alla ragazza dai capelli rossi, che si stava accomodando al grosso e lungo tavolo Grifondoro, sistemando con cura la borsa dei libri a terra. C’era un piacevole chiacchiericcio mattutino in tutto il salone.

Mary la guardò storta e rispose con aria di sufficienza: “Emmeline, diamine, lo sai che Lily sta assieme a Severus Piton da .... Da quanto Lily?”

“Dallo scorso Agosto” rispose tranquilla. Lily si servì di una porzione abbondante di cereali da mettere nel latte, intanto scrutava attenta il tavolo dei Serpeverde, cercando il suo ragazzo. Era seduto rivolto verso i Grifondoro, pertanto i loro sguardi si incrociarono e si sorrisero. Sev con la mano fece segno alla ragazza che si sarebbero visti più tardi. Il sorriso di Lily divenne ancora più luminoso.

Mary, dai capelli mori e lo sguardo deciso, sbuffò, rivolgendo gli occhi al cielo: “Lil’, sei patetica e zuccherosa”. Lily le fece la linguaccia e mangiò in silenzio i suoi cereali.

Emmeline invece era tutta sognante, e gli occhioni blu erano colmi di gioia, ma anche di innocente invidia: “Sei fortunata, hai un ragazzo che ti adora” sospirò, cercando di mettere con difficoltà la marmellata sul pane. Era una ragazza che viveva in un mondo tutto suo, e quando era colta da attacchi di stucchevole romanticheria, combinava piccoli disastri.

Lily arrossì e non era mai riuscita a rispondere a certi complimenti, per cui cercò con ostinazione la brocca con il succo d’arancia. Non c’era. Eppure l’aveva vista qualche attimo fa accanto a sé.

“Uhm, ragazze, dov’è finito il succo d’arancia? L’avevo qua di fianco un attimo fa” chiese Lily.

Emmeline si ricompose e ripulì il pasticcio che aveva combinato con il suo cibo, mentre Mary si guardava attorno, e la sua faccia divenne terribilmente scocciata.

“Potter” disse, con una punta di disgusto.

Lily si girò e il buonumore di fronte a James Potter svanì all’istante. Era un Grifondoro loro coetaneo. Arrogante, irriverente, senza il minimo amore e rispetto per le lezioni e gli insegnamenti, finiva spesso in punizione perché non aveva niente di meglio da fare che disturbare gli altri studenti a suon di incantesimi e burle. Non era mai da solo, aveva altri tre compagni di scorribande: Remus Lupin, Peter Minus e l’affascinante Sirius Black. Erano le sue ombre, che si premuravano di proteggere le sue terga in caso di guai. Si sentiva affascinante e coraggioso, ma agli occhi di Lily e delle sue amiche rimaneva uno spaccone di infima categoria. Non ultimo, Lily non li sopportava perché ce l’avevano particolarmente con Severus e più di una volta avevano rischiato di fargli seriamente del male.

“Mia cara Evans, cercavi il succo di frutta?” fece con tono mellifluo il ragazzetto, non troppo alto, con gli occhiali e gli occhi chiari. Era in piedi, poco più avanti di lei: sicuramente aveva chiamato a sé la brocca con il solito incantesimo.

Lily si alzò e si diresse verso il giovane e disse imperiosa: “Cortesemente, mi ridaresti il succo di frutta?”. Gli tese la mano spazientita.

“Ma sentitela quant’è educata ‘cortesemente’, ora dice” la scimmiottò il bel Sirius, seduto al tavolo con la sua ricca colazione. Lily gli lanciò un’occhiata di fuoco sprezzante.

“Almeno io, a differenza tua, sono ben educata. Tu avresti seriamente bisogno di un bel corso di buone maniere e mi sembra strano che la tua nobile famiglia non te ne abbia mai fatto fare uno”. Era stata dura, ma aveva colpito, volutamente, un tasto dolente, per metterlo a tacere. Odiava quando quel quartetto faceva fronte comune contro una persona sola, lo trovava da vigliacchi.

James continuava a reggere in mano la brocca e la guardò con aria di sfida.

“Certo Evans, avrai la tua bella brocca, solo se accetterai di uscire con me”.

Lily inarcò un sopracciglio e rispose seccamente: “No”.

Qualcuno iniziava a guardare quel piccolo scontro con interesse, specie le ragazze di ogni casa mal vessate da quei quattro ragazzi terribili.

La ragazza ripeté lentamente: “James Potter, io non uscirò con te, né ora, né mai”. Con poco sforzo, prese il suo succo di frutta. Ma era certa che Potter sarebbe partito al contrattacco.

“Che cos’ho di meno rispetto a Mocciosus? Io almeno sono più bello e non ho i capelli neri lunghi e unti” fece sarcastico. 

“Severus, e non Mocciosus, ha un gran cervello, ecco cos’ha: tu e i tuoi tre lustrascarpe non ne fate nemmeno uno messi assieme” rispose pronta Lily, suscitando l’ilarità degli altri Grifondoro.

Lily non voleva rispondere alle provocazioni, specie se si trattava di Severus, pertanto girò su se stessa e prese il proprio bicchiere e se lo riempì rimanendo in piedi, attenta a quello che stavano dicendo. Erano rimasti lì in silenzio, un po’ frastornati da quella sconfitta: l’ambita Lily Evans continuava a dare picche al Malandrino Potter.

“Non so come faccia a stare con quel Mocciosus, la Evans, razza di smorfiosetta” disse arrabbiato Potter, visibilmente scuro in volto, per l’ennesimo no ricevuto. Gli altri tre ridacchiavano e mormoravano cose inintelligibili. 

“Davvero non capisco, quel ragazzo è veramente insulso. Sembra un morto che cammina. A momenti mi chiedo se respira. Gli farà la respirazione bocca a bocca per farlo stare in piedi?”. Sirius scoppiò a ridere un po’ troppo forte.

Per Lily era troppo.

Severus non era un essere insulso.

Respirava, parlava, rideva e giocava, con lei, con lei sola, unica custode del suo cuore.

Non era un morto. Lily odiava i paragoni con la morte. Severus era il suo ragazzo ed era più vivo che mai.

Riempì con una parola magica la brocca, nuovamente con del succo particolarmente ghiacciato, e si avvicinò nuovamente ai quattro con un sorrisetto affabile.

“Potter” fece lei aridamente “Girati”.

Potter si girò ma non fece in tempo a voltarsi che venne investito da un’ondata ghiacciata di succo d’arancia, che volò anche addosso a Sirius, seduto di fianco a lui. Sirius si alzò in piedi per difendere James, ma Lily fu pronta ed in poco tempo lanciò sul tavolo la brocca, che rotolò facendo un frastuono enorme, estrasse la bacchetta con una mano, e con l’altra prese per i capelli il povero Potter.

“State tutti fermi o ve ne pentirete amaramente. TUTTI, TUTTI E QUATTRO” sibilò furiosa la ragazza, spingendo la faccia del povero James nella ciotola con il latte ed i cereali. L’ilarità esplose feroce in tutti e quattro i tavoli, alcuni applaudirono giubilanti e Severus allarmato si alzò in piedi di scatto. Aveva assistito alla scena, ma non avrebbe mai pensato che Lily avrebbe reagito così. Si sentiva preoccupato ed allo stesso tempo piacevolmente colpito. Quella ragazza aveva mille sorprese. Ed era la sua ragazza.

“James Potter, razza di cretino ambulante. Io, Lily Evans, non uscirò mai e poi mai e ancora mai con te, finché sarò in vita e fintanto che avrò un cervello funzionante. Se non ti è chiaro il concetto, posso fare in modo che sia ancora più chiaro” e spinse con piacere crudele la testa dello sventurato ancora più a fondo della ciotola. Lo mollò e lo lasciò andare e James Potter aveva un’espressione alquanto terrorizzata in volto. Peter Minus, piccolo, nervoso, rise istericamente.

Lily puntò la bacchetta verso il ragazzetto: “Tu non ridere o ti faccio sparire dalla faccia della terra, pezzo d’idiota. Siete voi ... Siete voi gli insulsi. E questa vostra uscita me la pagherete in eterno”. Detto questo, tornò a fare colazione, ed un tripudio di applausi si levò nella sala, acclamando Lily Evans, la guerriera Grifondoro contro i Quattro Malandrini. Per un po’, sarebbero rimasti tranquilli, quei quattro.

Severus scoppiò a ridere in una risata liberatoria, applaudendo con vigore e urlando il nome di Lily assieme agli altri. Si sentiva in parte vendicato.

Si sedette a terminare il suo piccolo pasto con un sorriso mai visto prima dagli altri Serpeverde. Un ragazzetto timoroso gli chiese: “Ma la conosci quella tipa per essere così contento?”.

Sev rispose senza indugi, destando un po’ di sorpresa: “Si, è la mia ragazza ... E sono dannatamente fiero di lei”.

   
 
Leggi le 18 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Lily White Matricide