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Autore: madeda    16/08/2011    1 recensioni
Lo so, il titolo della storia no c'entra assolutamente nulla con la vicenda del capitolo. Se tutto va bene, però, prometto che ci sarà la scena delle patatine.
Le recensioni sono molto gradite! Spero non sia la solita pappardella smielata.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Modella

Andrea e Chiara erano arrivati agli sgoccioli. Lui era sdraiato sul divano e masticava le patatine causando rumore. Chiara lo guardò:" Devi proprio fare così tanto rumore?"

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.

" E non alzare gli occhi al cielo!" urlò lei, in tutta risposta al suo sguardo. Da quando si era in ballo per il matrimonio, non le si poteva praticamente parlare.

In quel momento stava aspettando sua madre per parlare dei fiori per il centrotavola. Andrea non aveva voglia di sposarsi, desiderava stare con la sua ragazza... la storia del matrimonio gli era sempre sembrata… una montatura. Avevano ventitré anni e tutta la vita davanti. Che fretta c'era?

Andrea aveva anche abbandonato gli studi. Aveva comprato un negozio, contro la volontà del padre, dove vendeva libri. Era una libreria molto carina, caratteristica e poetica. Certo, abitando in una cittadina dove la percentuale di istruzione era tendenzialmente bassa… gli affari non erano un granché. Però c'erano, comunque. E Andrea o era un sognatore; le questioni finanziarie sarebbero indubbiamente migliorate. Bisognava solo avere pazienza.

La madre di Chiara arrivò. Era una bella donna, anche se ormai veleggiava per i sessant'anni; le rughe d'espressione e d'età le incorniciavano gli occhi e la fronte era poco libera. Gli occhi scuri risaltavano sulla pelle bianca e si schiacciavano però con i capelli simili al legno lavorato, così piatti e lucidi. Andrea non poteva non pensare al parquet quando guardava la futura suocera.

" Chiara, tesoro, dobbiamo parlare dei centrotavola, no?" Andrea sorrise. La cadenza francese della suocera era ancora molto forte, sebbene vivesse in Italia da diversi anni.

" Mamma, sono in preda al panico!" Si lamentò la ragazza. Le due donne si sedettero intorno al tavolo, mentre Andrea si alzò e si diresse a buttare il sacchetto di patatine vuote. Decise di andarsene; sarebbe stato inutile restare là, dove la sua parola non era comunque ascoltata.

Uscì salutando senza ricevere risposta. Salì in macchina e guardò l'orologio. La libreria era chiusa di domenica, ovviamente, ma Andrea aveva voglia di andarci lo stesso perché era l'unico luogo dove si sentisse veramente a casa. Erano le quindici e mezza. Massì, sarebbe andato un po' là. Accese il motore ed uscì dal piccolo viale di casa di Chiara.

Quando arrivò, trovò tutto perfettamente ordinato. Sorrise. Era fiero di come stava gestendo l'attività e la questione finanziaria lo preoccupava solo per quello che suo padre avrebbe potuto dire. Si sedette dietro al bancone a respirare l'odore della carta. Era un locale modesto ma pittoresco; sul soffitto si vedevano travi possenti ed il legno era l'elemento dominante di tutto il locale. Gli scaffali, anch'essi marroni, erano divisi a seconda dei generi dei loro occupanti. C'era anche una piccola sezione dedicata ai libri in lingua straniera, oltre alla narrativa generale, fantasy, horror, thriller e qualche manuale di viaggio. Andrea prese il cellulare. L'aveva cercato Chiara. Svogliatamente la richiamò e ci vollero venti minuti di telefonata per capire quando sarebbe stata la cena di prova. Improvvisamente, Andrea provò una stretta allo stomaco; tutto sembrava troppo vicino. Troppa gente, troppi fiori e così dannatamente troppo vicino. La cerimonia sarebbe stata il… 14 agosto. Giornata ideale, perché sebbene fosse vacanza per tutti, i vari parenti francesi di Chiara potevano facilmente venire proprio perché in ferie. Invece, quelli italiani di Andrea, che in ferie volevano andare ed avevano già organizzato tutto, avevano falsamente sorriso quando li era stata comunicata la data.

Erano i primi di agosto. Orami ogni cosa era decisa, tutto era fatto. Andrea guardò il locale: gli sembrava l'unico posto dove potersi rifugiare. Perché Chiara aveva dovuto complicare tutto? Perché sposarsi proprio in quel momento? Lui l'amava, su questo non ci si poteva discutere, era pazzo di lei, ma proprio perché lo era non capiva il motivo di un obbligo. Un obbligo a celebrare un rituale a cui solo lei credeva. Andrea non era interessato all'attenzione generale delle persone, per lui il matrimonio avrebbe potuto svolgersi sulla spiaggia, sotto un gazebo, con un testimone per lei ed uno per lui. E invece, sapeva che il quattordici avrebbe seguito un copione nemmeno scritto da lui, gli avrebbero detto quando sorridere e quando assumere un'espressione concentrata, devota o ubbidiente.

Si mise le mani fra i capelli. Poi, ricontrollò il cellulare. Aveva inserito la modalità riunione, che è in assoluto la più silenziosa, così da poter avere una valida scusa per giustificare le mancate risposte alle chiamate di Chiara.


  
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