Fanfic su attori > Gerard Butler
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Autore: irene862    16/08/2011    2 recensioni
2015 --> REVISIONATA E CORRETTA!
Dal IX capitolo..
“Hai perfettamente ragione, sei stato uno stronzo. Un emerito, grandissimo stronzo! Non ti permettere mai più di rifare o ridire quello che hai detto e fatto. Perché te ne pentiresti! “ Non so dove presi il coraggio di minacciarlo. Ma fui contenta di avercelo ficcato da qualche parte.
“Non so con chi hai a che fare quotidianamente, nel tuo mondo patinato di super divi miliardari, ma qui è diverso. Siamo nel mondo reale bello! La gente merita rispetto!” Eravamo talmente vicini che i nostri abiti si sfioravano. Gli puntai un dito sul petto e lo pungolai. ” E non mi importa un fico secco se sei un attore Hollywodiano o che altro. Non credo ad una sola parola delle tue scuse di poco fa quindi non starmi tra i piedi ed andremo d’accordo! Non sono venuta fin qui da casa mia per farmi insultare da un maledetto idiota borioso, come te!”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce e delicata come il miele'
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Cap. 18

XVIII Capitolo

 

Non voglio andarmene. Non voglio tornare a Londra!

Voglio restare qui.

Mi ero svegliato con questi pensieri che mi vorticavano in testa. Era tardissimo, ero di pessimo umore e la prima persona che avrei voluto vedere era lei. Sophie stava ancora dormendo, però.

Seduto sul divano con una tazza di the in mano e il giornale nell’altra cercai di concentrarmi e di leggere. Fare la mia solita colazione alle undici e trenta del mattino non era il caso.

Avevo chiamato Susy per tutti i ragguagli del viaggio. Sarei partito alle cinque del pomeriggio.

Appena quattro ore da passare con lei.

Ero ancora di pessimo umore così non mi accorsi della sua presenza. Entrò in punta di piedi, ancora una volta scalza. Aveva i capelli gonfi e arruffati, una maglietta a maniche corte lunga fino a mezza coscia e un sorriso dolcissimo ad incorniciarle il viso.

 “Buondì” esordì guardandomi ed entrando in sala.

La seguì con lo sguardo finché non si rannicchiò vicino a me. Esattamente come un gattino lasciò cadere la testa sulla mia spalla.

“Ben svegliata dormigliona” le baciai il capo sospirando deliziato

Anche appena sveglia profumava di cocco?

“Margaret e la mamma?” chiese sbadigliando assonnata

“Sono andate al mercato presto questa mattina. Dovrebbero tornare a momenti” guardai l’orologio per accertarmene

“Ho fame”

“A chi lo dici! Mi sto trattenendo ma potrei cominciare a mordere i cuscini del divano da un momento all’altro!”  

“A che ora parti oggi?” domandò tornando di colpo seria

Eccola la domanda che temevo…

“Prendo l’aereo alle sei, perciò partirò da qui un’ora prima”

Lei annuì senza dire nulla. Sospirò e si accoccolò meglio raccogliendo le gambe al petto. Buttai da parte il giornale e posai la tazza sul basso tavolino di fianco. La circondai con un braccio e l’avvicinai di più a me.

“Ti potrò chiamare? Quando sarò a Londra, intendo”

“Mhm … ci devo pensare ” un sorriso traspariva dai suoi occhi

“Il tuo numero” reclamai deciso allungandole una penna ed un blocco di post-it. 

Lei si sporse, solo con la penna, mi prese una mano e cominciò a scriverci sopra. Guardai la mano e sorrisi. Avevo il suo numero.

 

“Quanto resterai via?” domandò in un sussurro

“In realtà non ne ho la minima idea. Credo e spero non più di qualche giorno. Voglio tornare qui al più presto”

“Perché?”

“Beh, perché dovrei essere in vacanza … almeno in teoria. Ho solo uno stupido incontro con un paio di registi per delle proposte cinematografiche”

“E poi ho una promessa da mantenere … devo aiutare un’ostinata ragazza italiana a migliorare il suo inglese” aggiunsi poco dopo guardandola con la coda dell’occhio

“Tsz! Se è solo per questo non c’è bisogno della tua presenza. Tua madre andrà benone” rispose piccata

“Ma non è la stessa cosa! Vuoi mettere una come lei contro un bel fustaccio come me? Dai, non c’è confronto! ” ribattei assumendo una posa da modello

“Che esibizionista! Hai un ego smisurato, lo sai?” mi tirò un leggero pugno sulla spalla.

Ridacchiai.

Ad interromperci fu il rumore della porta d’ingresso. Si aprì e si chiuse poco dopo.

Le voci concitate delle nostre madri erano inconfondibili. Mi alzai per vedere se avevano bisogno di aiuto e Sophie mi seguì.

 

 

Gerard partì qualche ora dopo salutandomi con un bacio frettoloso sulla guancia.

 

 

Erano trascorsi cinque giorni dalla sua partenza.

Riuscì a chiamarmi solo un paio di volte e le telefonate durarono pochi minuti. Mi disse che le cose si erano complicate e che forse si sarebbe trattenuto più del previsto. Entrambe le volte era di corsa ma mi disse di voler sentire la mia voce.

Quello stesso giorno pranzammo in cucina e sia la mamma che Margaret, nel pomeriggio, uscirono per le ultime compere. Fra pochi giorni saremmo tornate in Italia, a casa nostra. Margaret era un poco triste e tentò di convincerci a rimanere.

 

 

 

Quello stesso pomeriggio stanca di rimanere in casa da sola, buttai l’album sul letto e mi preparai. Volevo uscire. Avevo bisogno di aria. Mi ci voleva una passeggiata. Guardai dalla finestra e notai che il tempo era nuvoloso. Mossi le spalle incurante ed uscì.

Ero triste … e il perché lo sapevo bene!

Mi mancava averlo per casa. Mi mancava la sua presenza. Mi mancavano i nostri battibecchi e le sue prese in giro.

E non lo avrei rivisto prima di partire…

Ero triste e con il morale a terra. Mi scrollai di dosso quei pensieri e solo allora mi accorsi che stava piovendo.

Mi guardai intorno ma non vidi né riconobbi niente di familiare. Con tutti quei pensieri mi ero allontanata più del previsto o magari avevo sbagliato strada. Feci un giro su me stessa ma la situazione non cambiò.

Non avevo la minima idea di dove mi trovavo.

Sospirai.

Mi ero persa.

  
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