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Autore: Fairy Black    08/04/2006    2 recensioni
ciao a tutti!! tengo a precisare che questa non una classica fic tinta di rosa dove regnano sovrane ragazzine timide con problemi di ragazzi, amicizie, segreti, piccole bugie e, soprattutto, una super-mega-iper-migliore amica del cuore alla quale dire tutto, compreso il codice fiscale.E anche se forse qualche componente fra quelle citate probabilmente non mancherà veniamo alla storia: insomma, è la storia di una ragazzina, più o meno della stessa età dell’autrice della fic, che è al di sopra di tutto ciò ed ha altri problemi a cui pensare: come l’averle attribuito senza che lei facesse nulla di male un nome non proprio convenzionale… oppure una famiglia adottiva che non si può proprio definire “famiglia vera e calorosa” ; oppure ancora, se vogliamo, la cattiva reputazione da parte di tutto il vicinato e, il brusco trasferimento in un’altra città che, come vedrete, le cambierà la vita. Tutte cose che manderebbero in analisi per vent’anni consecutivi chiunque, ma lei no. Il motivo?...leggere per sapere!!ihihihi!! >_< e recensire!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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p class=MsoBodyText>Come si svegliò il giorno successivo Heineken ebbe un sussulto allo stomaco al ricordo del bacio di Jim e del fatto che stasera doveva andare al party a casa sua.

Toccò il suo cellulare. L’aveva messo in carica la sera prima, quindi avrebbe dovuto essere pronto. Aveva già preso in mano in precedenza i cellulari di Michelle e le gemelle, quindi non le fu troppo difficile fare cose tipo impostare la suoneria, o inserire i numeri in rubrica.

Dopo che ebbe fatto tutto questo genere di operazioni si preparò in fretta e corse a scuola, dove, tanto per cambiare, la aspettava la sua migliore amica, Michelle; che non esitò a salutarla con il solito euforismo.

- ciaaaaaaaaoooooo!!!!! Jim mi ha mandato un sms ieri. Ci sarai alla festa stasera? -

- Ciao… si, ci sarò. Oltre noi dieci chi viene? -

- noi nove, Heineken. Non ti aspetterai che venga anche quel disgraziato di mio fratello, vero?

- Spero di no . -

- Ad ogni modo la rabbia si è spostata da me ad Aidan; nessuno del gruppo ha apprezzato il suo modo di comportarsi con te. (forse Jesse, Sean e John gli sono ancora amici, ma non lo so). Comunque era praticamente quello che mi ha tenuto lontana alla tua festa. E invece ora non c'è più nessuno arrabbiato con me e la fregatura per la festa di stasera per Aidan la sto organizzando io. Paradossale, eh?

- se lo dici tu… -

- Comunque oltre noi NOVE, ci sarà anche un po’ di gente di scuola e un mucchio di persone che non conosciamo. -

In quel momento suonò la campanella. Le due amiche si avviarono verso la classe.

- comunque… dimmi una cosa… - proseguì Michelle in tono malizioso. – cos’è successo con Jim? -

- eh? -

- devi raccontarmi tutto, tesoro. Non hai scelta. -

- oh, io dico che ce l’ ho eccome. – rispose bruscamente Heineken dando un’aggressività alla frase che avrebbe voluto non dare.

- è obbligatorio.  

Heineken esitò. Ma prima che potesse dare la risposta che aveva deciso di dare, si fece avanti Michelle:

- vi siete baciati? -

Heineken annuì. Invece l’amica spiccò un salto esultando, suscitando gli sguardi indiscreti e spaventati dei compagni.

- Lo sapevo! Lo sapevo! Lo sapevo dal primo momento che eravate fatti l’uno per l’altra!-

- Michelle? -

- si, tesoro? -

- piantala di dire cretinate. -

Michelle continuò a sorridere spensierata, forse felice per l’amica, forse semplicemente entusiasta che era successo qualcosa di elettrizzante all’interno del gruppo che contrastava con la vita quotidianamente pallosa. Ad ogni modo, sempre col suo sorriso contagioso disse all’amica: - senti, piccola, io ora vado a  lezione, ci vediamo stasera a casa di Jim. –

- ciao-

 

 

La giornata sino alle tre proseguì normalmente, tranne per il fatto che non vide Jim per tutto il giorno e che le professoresse la richiamarono all’attenzione per quattro o cinque volte in tutte le sette ore. Ma Heineken non ci poteva far niente. Non riusciva a interessarsi delle espressioni algebriche o di George Washington (che la signorina Smith aveva definito “un gran pezzo di maschio”, oltre che aver sparato una miriade di idiozie sulla guerra di secessione). Ma come poteva essere lontanamente incuriosita a questi fenomeni scolastici quanto quella sera probabilmente sarebbe di nuovo finita tra le braccia del ragazzo di cui era già innamorata?

Si, esattamente così. Jim era il suo primo amore, e, anche solo dopo quel bacio, ne era già innamorata. Lo desiderava, voleva essere sua. Lui era così dolce, così simpatico, così perfetto, così…

- così carino… -

- Prego, Anderson? – chiese la professoressa di matematica.

- oh, ehm, si, volevo dire x =… -

E ripeteva quello che la prof. Aveva detto un attimo prima, senza pensarci. L’unico sentimento che sentì quella mattinata fu un balzo di eccitazione allo stomaco quando suonò la campanella delle tre.

Avrebbe voluto correre a casa senza guardare in faccia  nessuno, ma, per sua sfortuna, fu fermata dalle gemelle che la “costrinsero” a fare la strada insieme.

- come pensi che sarà la festa, stasera? – chiese Sarah a Heineken prendendola sottobraccio.

- beh, visto che non ho la palla di cristallo… -

- non puoi prevedere niente, abbiamo capito. – concluse Nicky tenendola a braccetto dall’altra parte.

- bella giornata, vero? – continuò l’altra.

- si… - disse Nicky senza neanche far parlare Heineken. – perché non…? -

- vieni a prendere un the a casa nostra? – conclusero in coro le due gemelle trascinando Heineken svoltando la strada a destra.

- oh, no… no grazie. – disse in fretta Heineken cercando di liberarsi dalle due. Invano. – no, no, guardate… ho altro da fare. Grazie lo stesso. -

- Vieni con noi – insistette Sarah trascinando tutta la sua parte sinistra verso la strada dove risiedevano le sorelle.

Heineken notò che  stavano camminando sempre più veloce, quasi freneticamente.

- ma… cos’è successo?! -

- te ne parliamo una volta arrivate – disse Nicky.

- a casa. – concluse Sarah.

Quando erano ormai a pochi metri dalla villa dei Williams, situata in mezzo a un giardino curato in mezzo a tante altre case di un quartiere medio – alto borghese benpensante, Heineken riuscì a liberarsi dalle braccia delle due con sforzo sovraumano.

- si può sapere che avete voi due?! – esclamò fermandosi dietro di loro.

- dobbiamo parlarti. – disse Nicole dopo un attimo di esitazione.

- ma pensiamo che forse è meglio… -

- parlartene a casa. -

- Riguardo cosa? - 

Attimo di esitazione. Heineken aveva paura di sapere di cosa le due avrebbero voluto parlarle. Ma sperava tanto di sbagliarsi. Giurò che se Nicky e Sarah avessero toccato ancora quell’argomento le avrebbe uccise.

- vedi… - cominciò Nicky; ma i suoi discorsi furono interrotti da un auto che parcheggiava elegantemente nel vialetto di casa Williams. Da essa ne scendeva un uomo alto, vestito in giacca e cravatta, da lavoro. Doveva avere una quarantina d’anni, ma, sorprendentemente, aveva ancora i capelli. Una soffice capigliatura bionda.

Come questo scese dall’auto, dalla casa uscì una signora altrettanto alta, magra, con capelli castano – rossi corti, vestita in maniera austera ed elegante: completo di gonna e maglioncino aperto color panna, con una collana di perle bianche al collo e scarpe analoghe con i tacchi a spillo.

La donna baciò quello che doveva essere il marito sull’uscio di casa, come se fosse ANCORA felice di vederlo e di mostrarsi innamorata dopo anni e anni di matrimonio e di giornate di lavoro simili a quella. Sembrava la scena di un telefilm. Heineken pensò che i Williams erano proprio la famiglia modello americana. Ma se era così, allora gli Anderson erano la presa in giro della parodia di una famiglia.

- ciao, ragazze! – disse l’uomo a Nicky e Sarah dopo aver baciato appassionatamente la moglie.

- ciao papà! – risposero in coro le gemelle. Poi tornarono a Heineken.

- allora, entri un attimo? -

Heineken in un primo momento non rispose. Poi fu Sarah a fare l’errore.

- si tratta di Michelle. -

Heineken aveva sentito ciò che non voleva udire; non si sarebbe sorbita un’altra volta il sermone su quanto Michelle fosse pericolosa, cattiva, e pessima come amica.

E non voleva riascoltare ciò che aveva già sentito.

Fece per andarsene, girandosi. Ma non fece in tempo; Sarah la afferrò per un braccio.

- aspetta…! Non è per disprezzarla, ma per aiutarla. - - ti prego, entra un momento. – continuò Nicole.

 

 

Le tre si ritrovarono sedute intorno al tavolino del salotto. Heineken notò che tutta la casa sembrava costata un mucchio di soldi. Ed era piena di scaffali, lampade e tantissime foto di famiglia: la signora, Nicky e Sarah vestite uguali da bambine, Nicky e Sarah il primo giorno di scuola, il signor Williams, Nicky e Sarah al loro quinto compleanno, e, immancabile, la tipica foto di famiglia. Ma di certo non era quello il momento per pensare a queste cose, quindi si mise composta in posizione d’ascolto rifiutando gentilmente una tazza di the offertole dalla signora che aveva visto prima: la dolce, cara, bellissima, perfetta signora Petunia Williams.

- allora, cos’è successo con Michelle? – chiese Heineken alle due quando furono  sole, con una punta di preoccupazione.

- io se fossi in te direi “cosa è successo A Michelle”. – ribatté Nicole.

- o meglio cosa le sta succedendo. – precisò la sorella.

- Droghe. Parliamo di questo, Heineken. -

- oh… - cominciò Heineken con leggerezza. – no, guarda, non penso proprio che Michelle faccia troppo sul serio con quella roba. Io credo che lo dica in giro solo per mettersi in mostra, ma… non credo che ci vada pesante… poi è sempre fresca come una rosa. Non è da una cocainomane. -

- Hai torto, Heineken. – rispose Nicky. – soprattutto sull’ultima cosa. -

- l’abbiamo vista l’altro giorno, assieme al suo nuovo fidanzato. – proseguì Sarah. – Tom Hilton, quarto anno, se ti interessa saperlo. Frequentano entrambi uno di quei postacci dove circola quella roba. Coca, eroina, anfetamine… di tutto e di più. Non ti dico in che stato era. -

- scommetto che era insieme ad M.P.… - disse Heineken con una velatura di sarcasmo.

- Non fare la sciocca, Heineken, M.P. sarà anche una sfigata depressa, ma più avanti di sigarette e qualche spinello non è mai andata. Qui parliamo di roba grossa! – rimbeccò Nicole. Poi continuò: - dove va di solito lei… è un appartamento dei quartieri popolari abbandonato, occupato da ragazzi. In quel covo di degenerati è lei a fare la differenza per la sua apparenza. Ma quando l’ecstasy sale è uguale agli altri. E un paio di cuoricini ricamati non fanno la differenza. -

- certo… - rispose Heineken. – ma voi come l’avete saputo dell’ appartamento occupato dove va? -

- l’abbiamo vista. – risposero prontamente in coro le due.

- capisco… ma voi due nei quartieri popolari dove circola coca, ecstasy ecc. che ci facevate? – disse con tranquillità.

Le due si guardarono con un’espressione  che si fondeva tra indignazione e smarrimento, come se fossero state scoperte in qualcosa che non dovevano fare.

- Ora te lo spieghiamo – disse Nicole dopo un attimo, come se fosse riuscita a inghiottire l’affronto di Heineken solo ora. – prendiamo lezioni di piano. - -da una vecchia zia di mamma - , continuò Sarah. – ma visto che quel giorno papà non ci poteva accompagnare siamo dovute andare a piedi e fare quella strada. -

 - dove abbiamo visto Michelle. -

- in uno stato a dir poco pietoso. -

- Cosa intendete dire, con “stato pietoso”? – chiese Heineken.

- beh, per farla breve… -

- gridava, diceva frasi sconnesse e incoerenti, andava a peso morto sul primo che le capitava (nonostante Tom fosse lì), barcollava e dopo un po’ si è tolta la maglietta facendo cose improbabili con gli altri fattoni e il suo ragazzo. – concluse con agghiacciante semplicità Sarah, come se stesse rileggendo da capo la lista della spesa. Le sue parole paralizzarono Heineken.

- cosa? -

- bisogna fare qualcosa, e subito. – disse Nicky con aria autoritaria. – Heineken, tu sei la sua migliore amica. Devi provarci tu. -

- oh… - disse Heineken con una punta di sospirata disperazione. – non penso proprio di esserne capace. -

-  a noi ci considera due tu – sai – cosa e ci manda a quel paese. Con te non lo farà. – continuò Sarah con determinazione.

- sarà anche lei alla festa stasera… -

- sì, con Tom, e sarà un’ottima occasione per parlarle. – concordò Nicky.

- stasera non è il momento giusto. -

- perché no? -

- Nicky, io sono interessata alla salute di Michelle più di voi due messe insieme. Ma stasera, con il suo ragazzo e tutti gli altri… beh, non va bene. -

- non c’è un momento giusto per aprire gli occhi sulla realtà. – continuò Sarah.

- invece c’è. -

- Heineken, so che ti sembriamo disumane a fare certi discorsi, ma se li facciamo è soprattutto per il bene di Michelle. E tu sei l’unica che può dirglielo. Almeno prometti che ci proverai? – chiese Nicole.

- ci proverò. – disse Heineken. Poi salutò le due e uscì dalla “casa perfetta”.  Sapeva perfettamente di aver detto una grossa bugia a Nicky e Sarah, ma quella sera no. Non avrebbe stressato Michelle; lei non era brava in quel tipo di discorsi. Voleva solo rivedere Jim. E poi non sarebbe cambiato nulla, giorno più, giorno meno.Dirglielo quella sera le avrebbe solo rovinato la festa e lei ce l’avrebbe avuta contro per l’eternità. Ma questo le gemelle non lo capivano. Poi Heineken si chiedeva: ma era tutto vero ciò che aveva sentito dalle due?

Tormentata da questi pensieri, tornò a casa, dove non perse tempo e si lasciò tranquillamente assillare da un’altra incombenza: come si sarebbe preparata per quella sera?

 

 

Dopo un intero pomeriggio di prove ed estenuanti ricerche nel fantastico mondo dell’armadio, optò per: gonna nera col pizzo rosso comprata insieme a Michelle, felpa analoga col cappuccio con sotto una tshirt, e anfibi al ginocchio per completare il look total black. Poi il solito make up: matita nera sfumata per far risaltare il blu scuro degli occhi.

Fatto sta  che la festa cominciava alle nove e lei era pronta verso le dieci e un quarto. Ma tanto non valeva la pena essere pronte in tempo. Ignorando i “dove accidenti vai” degli zii, Heineken uscì e si avviò verso casa di Jim.

Ma perché gli Anderson si interessavano così tanto a dove andava? Si  chiese d’improvviso mentre attraversava il vialetto della casa di Jim. Ma non perse tempo e suonò il campanello. Visto che all’interno c’era abbastanza casino dovette suonare più volte. Alla terza, arrivò Jim ad aprirle, che, alla sua vista sfoderò in fretta un sorriso solare, e le diede un bacio sulla guancia.

- ciao, ti aspettavo-  le disse.

- lo so, scusami per il ritardo. -

- no, no figurati, tanto sono arrivati tutti adesso. – le disse scortandola dentro la casa . Era affollatissima. Tra gente conosciuta e sconosciuta, Heineken intravide in torno a una poltrona Jesse, Sean e John (quest’ultimo comodamente seduto all’interno della poltrona con gli altri due ai lati), che la salutarono.

- ciao, Heineken! – disse Jesse.

- ciao...! – continuò Sean.

- he he he… è, - hips! – arrivata… l-la spogliarelista…sìì?…he he he he… ciao … - disse John. Gli altri due risero, invece Jim pareva trovarsi a disagio. – ehm, ragazzi…

- si? –dissero Jesse e Sean in coro.

- forse è meglio farlo passare all’acqua. –

- Non preoccuparti, Jim… -

Jim accennò un sorriso e poi portò via Heineken per un po’ per farle conoscere il resto degli invitati ( anche se erano così tanti che fu impossibile conoscerli tutti)

- questa è Janice, una mia carissima amica. – disse facendole vedere una ragazza alta e magra coi capelli corti e biondi tagliati sfilati. –ciao –

 - piacere -

- e quei quattro di là sono dei miei vecchi compagni di musica. Sono in contatto con loro tutt’ora. Poi… vabbè, noi sette ci conosci già, ah vieni… - le portò da un gruppo di cinque teen agers ben sviluppate che stavano attorno al tavolo della cucina. Heineken le aveva già viste; erano le cheerleader della scuola. Potevano anche assomigliare a Chelsea, se non fosse stavo che queste erano più grandi, più sexy, amiche di Jim e, senza dubbio, più intelligenti.

- ragazze, questa è Heineken, ma l’avrete senz’altro già vista. – disse Jim.

Le ragazze, in un groviglio di voci incomprensibili, dissero di conoscerla. Heineken sorrise e le salutò.

Poi il giro di conoscenze andò avanti per qualche minuto così per: sei amici e amiche di vecchia data di Jim, tre cugini, gente di scuola che Heineken conosceva già, una comitiva di rappers, una ragazza straniera figlia di certi amici spagnoli dei genitori di Jim, e, infine, un gruppo di giocatori di football che giocavano a chi sputava più lontano in giardino.

Poi Jim ed Heineken si presero qualcosa da bere  e si sistemarono su due sedie in una parte della parete.

- beh, allora che mi racconti? – disse Jim.

- oh, niente di speciale… tutto scorre come al solito. Ah, grazie per il cellulare, mi piace moltissimo. -

- anche a me… - disse piano Jim.

- cosa, il cellulare? -

- no… tu. – Poi chiuse gli occhi e la baciò teneramente.

- bella festa -

- grazie. Ma se i miei scoprono che ho organizzato un party mi ammazzano. -

- “non ti curar di loro”…  - disse sorridendo Heineken. Poi fu lei a baciarlo.

Ma a un certo punto scoprirono entrambi nella maniera più indecorosa che dovevano spostarsi. Michelle e Tom erano proprio affianco a loro, che si scambiavano effusioni molto spinte e frenetiche. Jim si alzò lanciandole uno sguardo imbarazzato. Heineken fece lo stesso e si trasferì in un punto libero di un divano con Jim, provando ad ignorare gli sguardi di rimprovero delle gemelle che stavano lì da quelle parti.

Poi poterono passare una bella serata, in fondo; facendo conversazioni costellate di baci.

A metà serata, Michelle e Tom, probabilmente fatti di qualcosa, giocavano a fare “aPORCalixe now” sul tappeto d’ingresso, suscitando lo sguardo severo di Nicky e Sarah e quello incuriosito e forse divertito di altri invitati; M.P. leggeva i tarocchi ad alcuni ragazzi, sostenendo di saperlo fare; la ragazza spagnola aveva stretto conoscenza con un cugino di Jim e ora si scambiavano tenerezze in un angolo (ma molto meno vistosamente degli altri due); e John, cantava canzonacce improbabili e faceva goffi tentativi di apparire figo con le ragazze, assecondato da Jesse e Sean, che, però, a suo contrario, erano perfettamente sobri, ma volevano divertirsi.

Sì, una bella serata in fondo, e comunque non disturbava Jim e Heineken, che non venivano toccati dalla voce di John che si sentiva in tutta la stanza.

Bacio tra i due.

- sei la ragazza più carina e simpatica che abbia mai conosciuto fin ora, sai? -

-Rosamunda, tu shei la vita per meee! – (risate degli altri)

Heineken si sentì arrossire.

- e Shilvanaaaa, bionda pantera della savana….! -

- mi fa piacere -

Bacio.

-sho di non eshere bello da baciaaar, cosa mai andate a cercaaar…. –

- ti amo, Heineken. Ti amo tanto. -

- anch’io, Jim…-

Bacio.

- …e Claudiaaa… tu mi scateni un brividooo….-

Un altro bacio.

-… dall’ombelico in giuuu… e Ginevra shei il mio amoreee…. –

Silenzio tra i due. Poi un altro bacio ancora.

-… di te mi piace più l’odoreeeeeeee… anche senza deodorante, tu per me non shei ashfissianteeee…..-

Jim ed Heineken si guardarono per un lungo istante. Non era stato per le canzoni da osteria di John, non era stato per la vocazione da porno diva di Michelle a fermarli… non poteva esserci niente a disturbarli, ora.

Ma un attimo dopo sentirono un grido. Guardarono entrambi di fronte a loro per vedere che succedeva; poi videro M.P. correre verso di loro urlando.

- Fermi! Fermi!!! -

- cosa succede, Morgan?- chiese Jim.

- Aidan! Sta arrivando! State attenti, Aidan sta arrivando, lo so!! me lo sento!!! -

-  l’ hai letto nei tarocchi? – chiese Heineken un po’ sorpresa.

- no, l’ ho visto dalla finestra che imboccava il vialetto, perché? -

All’improvviso guardarono tutti e tre verso il corridoio dell’ingresso. Sentirono un forte rumore di porta sbattuta e dei passi in corsa. Poi videro Aidan comparire dinanzi a loro. M.P. si fece da parte, mentre Jim si alzò.

- che diavolo ci fai qui? – chiese aggressivamente fissando Aidan negli occhi.

Aidan provò ad avvicinarsi di più ad Heineken, ma non ci riuscì; Jim faceva da scudo.

- Vai via. -

- io dico di no – ribatté Aidan senza scomporsi.  – Heineken, vieni con me. Ho la macchina parcheggiata qui fuori. -

- NO. -

- ti faccio passare una serata migliore di questa, garantito. -

- lusingata, ma non ti toccherei neanche con un bastone lungo due metri. – disse freddamente Heineken.

- non me ne andrò senza di te. -

- Aidan. Questo è il MIO party e dal momento che tu non sei stato invitato, sparisci, vai via. Capito? – disse Jim aggressivo, avvicinandosi ancora di più a Aden.

- Ah! Ma sentitelo! Heineken, ma sei proprio sicura di preferire questo ragazzino qui a me?! -

- sì, Aidan. E ora fai come ti ha ordinato Jim, dirigiti verso l’ ingresso ed esci di qui. -

Aidan divenne livido di rabbia. Si avventò verso Heineken prendendola per un braccio, cercando di prenderla con sé.

- non me ne vado senza di te, capito, sgualdrina?! Capito?! -

- Ora basta!!! – gridò Jim, scatenando la curiosità di molti invitati, che guardavano Aidan, Jim ed Heineken.

- Ora basta! Fuori di qui, Aden! Fuori, ho detto!! – urlò sempre di più Jim, dando uno strattone ad Aidan.

Heineken si trovava malissimo. Ma in mezzo alle grida di Jim e di Aidan, che si dimenavano per lei riuscì a sentire una voce, anzi due:

Jesse si era avvicinato a Nicole e, in tutta tranquillità, le diceva:

- può sembrar strano, ma sarà John a salvare la situazione. -

- Come? E come ci riuscirebbe fra quei due cani rabbiosi? -

- vedi, a inizio settembre la sua ragazza, Jennifer, lo ha scaricato. -

- e allora? -

- tu non conosci i miracoli della birra, tesoro… -

Heineken passò lo sguardo da Jesse e Nicole a John, che era sempre nella poltrona insieme a John e le cheerleader. Notò che era anche a petto nudo. Poi guardò Aidan e Jim, che stavano per menarsi. In un attimo Heineken chiuse gli occhi e sperò che davvero QUALCOSA salvasse la situazione. Infatti di lì a poco…

- …hips! J-Jennifer! – vide che John si era alzato e guardava verso la loro direzione. Poi si alzò barcollando; - Jennifer shei tu… -

John cominciò a correre verso Aidan.

- oh, hips! Jennifer! Jennifer ti prego torna da me! Shono stato –hips!- cattivo, non lo farò maaiii più! Lo giuro, -hips!- Jennifer, credimii!! -

- AAARGH! Levatemelo di dosso! Levatemi di dosso questo idiota sbronzo! -

John si era tuffato sopra Aidan e ora erano entrambi per terra, con John sopra dell’altro, che scambiava per la sua ex fidanzata, pregandolo di tornare da lui.

Logicamente seguiti dalle risate di tutti gli invitati compresi Jim ed Heineken.

Aidan, rosso in viso e imbarazzato, provava ad alzarsi, ma John lo ributtava a terra senza smettere di vaneggiare frasi con il nome di una certa Jennifer sempre in mezzo. Andarono avanti così per un paio di minuti; poi Aidan riuscì a liberarsi e, senza dire niente, si avviò a passi svelti verso la porta, solo rivolgendo un occhiata tra il disgustato e l’imbarazzato alla sorella.

Poi la festa tornò alla normalità. Erano quasi le due del mattino e la casa cominciava a svuotarsi a poco a poco.

Jim ed Heineken erano ancora sul divano a scambiarsi tenerezze.  Ma Jim era sommerso dai saluti degli amici; non potevano continuare a darsi un bacio e salutare qualcuno in continuazione: erano entrambi desiderosi di stare l’uno con l’altra.

Ad un certo punto Jim si alzò e prese per mano Heineken, lei provò a chiedere che cosa stesse facendo, ma lui le fece segno di seguirlo, sempre tenendola per mano. Camminarono sino ad arrivare alle scale, poi salirono al piano di sopra. Sempre tenuti l’uno a l’altra arrivarono in camera di Jim, illuminata da solo un’abat jour vicino al letto.

Cominciò a baciarla vicino al muro. Poi, senza smettere, si tolse la maglietta, e fece lo stesso con quella della compagna. Le mise una mano fra i capelli, finirono entrambi sul letto…

 

 

CENSURA

 

(mi dispiace, non posso descrivere approfonditamente questa parte del romanzo: Il libro è per tutti. Ma se volete sapere la versione integrale, potete contattarmi. N.d.R )

  
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