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Autore: Diomache    08/04/2006    3 recensioni
Lei. Dolce, solare, irascibile, maledettamente testarda. E poi c'è lui. Bellissimo, scapestrato, intrigante.
"Rose sente un piccolo nodo allo stomaco e per la prima volta percepisce un disagio con Sean, vorrebbe sentirsi ancora gli occhi di quel tipo addosso, le sue parole, i suoi sguardi, il suo sorriso.
Tom continua a fissarla. E per la prima volta, in vita sua, vorrebbe restare ancora a litigare con lei, a poter godere dei suoi occhi, del suo sorriso arrabbiato.
Rose abbassa gli occhi e si gira, continuando a camminare con Sean.
Tom infila il casco e mette in moto.
Era iniziato un giorno come tanti altri.
Ma né lui, né lei, ora, lo pensavano più."
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti

Ciao a tutti!!!!

Come vedete il titolo questa volta è parecchio emblematico.. se il precedente era un capitolo importante ai fini della storia questo è fondamentale…

Mi scuso con tutti i ‘fan’ della coppia Hud-Michael ma non ho potuto sviluppare la loro love story in questo capitolo perché era urgentissimo proseguire il filo narrativo.. ma prometto solennemente che gli lascerò lo spazio dovuto nel prox cap!!!!!

Questo è uno di quei capitoli che cambiano tutto.. quindi.. non perdetevelo!!

Mi raccomando, commentate!!!

 

Ciao Aly!!!!

Don’t worry per la location della recensione!!!! grazie per i complimenti!!!

Un bacio!!!!

 

Ciao Tsubasa!!!!!

Grazie per i complimenti, sono contenta che la storia ti piaccia!!!!!!!!!! Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo, per me è importantissimo!!!!

Un bacio!!!!

 

Ciao Franca!!!!

Mi dispiace ho la bocca cucita.. (o la tastiera?) avrai tutte le risposte leggendo…

Ma io ci godo a lasciarvi in sospeso!!! :P Fammi sapere!!!!

Un bacio!!!!

 

Ciao Damynex!!!!

Mea culpa, mi dispiace doverti deludere, ma per avere quello che mi hai chiesto dovrai aspettare un cap!!!!! non potevo inserire tutto qui, mi sarebbe venuto lungo più di venti pagine!!!!! Spero che il capitolo ti piaccia comunque, mi raccomando fammi sapere!!!

Un bacio!!!

 

Buona Lettura,

Diomache.

 

 

 

 

PROFUMO DI MENTA

 

 

 

 

CAPITOLO XVIII:  ADESSO BASTA

 

 

 

 

 

Dopo il botto causato dallo scontro dell’auto pirata che si è improvvisamente inserita orizzontalmente sulla strada e l’auto delle due povere malcapitate che volevano solamente andare a fare shopping, quella mattina, regna sovrano il silenzio.

Le due giovani, dopo un tempo che pare loro interminabile, iniziano ad aprire gli occhi, quasi contemporaneamente. Le cinture di sicurezza che, grazie a Dio, indossavano, non hanno permesso che finissero spiaccicate sul vetro anteriore, così, per fortuna, non si sono fatte niente.

Solo un grande spavento, direbbe un cronista. E pensare che non era ancora finita.

Rose, pur tremando leggermente, inizia a slacciarsi la cintura e a controllare che sia tutta intera.

Anche Hudson, respirando in maniera estremamente irregolare, inizia ad accertarsi di non avere nessuna contusione. Poi gli occhi scuri della ragazza si posano sull’amica.

“ehi, Rose…” sussurra prendendole la mano.

La ragazza si volta verso di lei. Nei loro occhi si legge lo stesso sollievo e, in parallelo, la stessa paura. Rose, non sa come, trova la forza di sorridere e di scherzare, benché ancora tremi dallo spavento preso. “ehi, forte vero? Quando lo rifacciamo?”

Hudson scoppia a ridere e dopo un istante anche lei, così la tensione inizia a sciogliersi. La ragazza bruna guarda con occhi benevoli l’amica… chi avrebbe avuto il coraggio o la mente lucida per scherzare dopo un incidente stradale? Solo lei.. la sua cara, mitica Rose. Una delle poche persone che conosce che riesce sempre, in un modo o in un altro, a trovare il lato positivo in tutte le situazioni, lei che riesce a ridere delle proprie disavventure.

Aveva appena finito di elencare mentalmente i pregi della sua amica, quando, prepotente e insubordinato, viene fuori proprio uno dei suoi difetti più grandi: l’irascibilità.

Finito di ridere, infatti, la ragazza prima ha iniziato con il battere aritmicamente il piede a terra, poi è esplosa come una bomba ad orologeria. “e quei due deficienti dove stanno? Ah, stanno ancora dentro? Adesso esco e me li mangio vivi, giuro!”

Hudson mette in scena una delle sue più grandi doti: la temperanza. “ehi, calma e sangue freddo..”

“sangue freddo????? Mi bolle nelle vene, altro che freddo!” esclama l’altra, furiosa, uscendo elasticamente dall’auto. Intanto, uno dei due uomini è sceso anche lui dall’auto e la guarda con aria di sfida. Il sole caldo di mezzogiorno illumina entrambi. Rose sbatte lo sportello e si avvia velocemente verso di lui. Hudson la vede e subito rabbrividisce: è proprio sul piede di guerra.

Scende anche lei dall’auto e in pochi passi affianca l’amica che ha già iniziato ad urlare contro il ragazzo di massimo trenta anni che la guarda con aria di sufficienza.

“porca puttana, ma che avete in mente??? Potevamo ammazzarci tutti, razza di imbecilli!!” urla, al massimo della rabbia, gesticolando come è solita fare.

Il ragazzo che sta di fronte a lei alza lo sguardo da terra e la fissa intensamente negli occhi.

“sei tu Rose Sandeker?” domanda, a brucia pelo.

Rose rimane un po’ interdetta e fa istintivamente un passo indietro, verso Hudson. Le due si guardano un istante. Per un istante, un bruttissimo dubbio le invade.

“allora?” incalza il ragazzo avanzando verso di lei.

Rose deglutisce. “sì sono io. E allora? Tu chi sei e come fai a sapere che..”

“oh, sono passati un sacco di giorni ma la parlantina non ti è diminuita, vedo.” la voce profonda  dell’altro uomo, appena sceso dall’auto.

Hudson lo riconosce: è l’uomo con la cicatrice che aveva visto di sfuggita mentre l’auto sorpassava.

E anche Rose lo riconosce, purtroppo. Le viene in mente un flash velocissimo e doloroso. “Sfregio.” Il suono di questa parola esce delicatamente dalle sue labbra, come fosse un sussurro.

Hudson aggrotta la fronte. “lo conosci?” domanda, incredula.

L’uomo scoppia a ridere. “certo che mi conosce. Abbiamo avuto un incontro molto.. acceso… tempo fa..”

“stai indietro..” mormora Rose facendo istintivamente qualche passo verso di Hudson, dietro di lei. Non ha dimenticato la violenza di quella serata quando l’aveva picchiata, lui con tre dei suoi amici, cercando di farle violenza. E ci sarebbero certo riusciti se non fosse stato per Tom. E poi li avevano inseguiti per tutta New York sparando loro addosso come ad un subdolo gioco di tiro al bersaglio…

ma che vuole ancora da lei? Ci aveva messo giorni per dimenticare il suo viso terribile, quel ghigno malefico, mentre estraeva il coltello.

E l’incubo ritorna. Senza un motivo, però, questa volta.

Gli occhi neri dell’amica notano lo strano coinvolgimento della ragazza e, in segno di conforto, le afferra un braccio. Questa volta è lei a confortarla. “calma.. andrà tutto bene..”

Rose le rivolge uno sguardo semi disperato. Lei non li conosce, non sa di cosa sono capaci.

Mentre è ancora immersa nei suoi pensieri, Hudson prende parola ed inizia a reagire.

“insomma ma chi siete? Cosa volete da noi? Ci avete già fatto fare un incidente ma per fortuna non ci siamo fatti male nessuno. Adesso cosa volete ancora, eh?- vedendo che le sue domande non hanno risposte, incalza.- volete i soldi?”

Sfregio scoppia a ridere di cuore e questa volta anche Hudson rabbrividisce, vedendo che la situazione è bloccata e le sta sfuggendo dalle dita.

“i soldi? Che roba volgare… ci sono cose molto più preziose…” dicendo ciò si avvicina prepotentemente a Rose la quale fa un balzo indietro. “ti ho detto di non avvicinarti!” scatta immediatamente la ragazza. Rose decide di reagire. “adesso basta, Hud, andiamo via..” sussurra e tanto basta per far muovere anche l’altra ragazza.

Le due giovani si avviano velocemente verso l’auto ma sono entrambe costrette a fermarsi,atterrite, quando due colpi di pistola, fatti fuoco da dietro di loro, si conficcano in una delle due ruote anteriori.

Le due ragazze si scambiano uno sguardo disperato.

“signorina Sandecker.- la voce di Sfregio è provocatoria, ironica.- ci farebbe l’onore di salire in macchina con noi, se non le dispiace?” Rose chiude gli occhi e si volta lentamente verso l’uomo.

Le sta puntando contro la pistola. “sempre se non le dispiace.” Conclude Sfregio con un sorriso minaccioso.

“Rose…” sussurra Hud, con la voce rotta dal pianto.

“tranquilla.- si sforza di sorridere.- andrà tutto bene. fidati, andrà tutto bene.”

Detto ciò si avvicina lentamente a Sfregio che, compiaciuto, continua: “bene. Joe, aprile lo sportello e assicurati che non le manchi niente. A Jarod non piace che le donne siano trattate male, lo sai..”

A Rose si gela il sangue nelle vene. Jarod. Di nuovo, di nuovo, di nuovo!! Non è possibile!!!!!

Entra in macchina, si siede nel sedile posteriore dell’auto e quel ragazzo poco più grande di lei si accomoda lì accanto mentre la osserva con una tremenda aria di superiorità.

I suoi occhi verdi si fissano su Hudson che è rimasta sola, di fuori, con Sfregio. Teme per lei. Non sa cosa potrebbe fargli quel mostro di un uomo, anche perché lei, adesso,è la testimone di tutto questo.

“se fossi in te.- Le parole pronunciate da Sfregio sono basse e profonde e mentre Rose non può udirle, si conficcano come frecce all’interno del cuore della ragazza bruna.- non racconterei a nessuno quello che è accaduto. Se ci tieni alla tua amica, ben inteso.”

“dove la portate?- domanda Hud che ancora fatica a credere che tutto questo le sia accaduto sul serio.- che cosa le farete?”

“questo non ti riguarda. Tu non ti azzardare a chiamare la polizia e vedrai che non le sarà torto un capello.”

La ragazza, con le lacrime agli occhi, rimane in silenzio. Pietrificata. Perché tutto questo? Perché proprio a loro?

“un’ultima cosa, ragazza.- la voce dell’uomo è tesa e minacciosa come la lama di un coltello.-  non credere che ti risparmiamo la vita per carità e misericordia. Tu hai un compito ben preciso. Vedi di far partecipe di ciò che è successo Thomas Bishop.. lo conosci?”

La donna annuisce, tremante.

“molto bene. Arrivederci, signorina.” Mormora voltandole le spalle e dirigendosi verso l’auto. Entra e si mette al posto della guida, senza dire una parola. Inserisce la chiave, mette in moto e in pochi secondi l’auto, a malapena ammaccata dal precedente urto, si allontana velocemente.

Hudson rimane da sola, immobilizzata. Deve avvertire Tom, subito.

Ma prima di tutto, scoppia a piangere.

 

Il viaggio in auto è più silenzioso del previsto. Rose si immaginava di dover lottare verbalmente contro di loro, invece la soggezione, la paura che Sfregio e Joe hanno nei confronti del loro capo, Jarod, li fa stare in una strana tensione, la quiete provocata dal terrore. Il leggero sussulto della vettura culla la giovane che, dopo un periodo di rigidità, si appoggia con la schiena al sedile.

Le viene tanto da piangere. Ma perché si trova in questa situazione? Che cosa ha fatto di male?

Che vuole, di nuovo, questo Jarod? Ricorda a Parigi quando un suo scagnozzo stava per trasformare il loro viaggio d’amore in una tragedia. Ah, ora ricorda. La storia di Tom. Inconsciamente o volutamente, aveva cercato di dimenticare quella storia tanto assurda quanto terrificante.

Era orribile immaginare il proprio ragazzo impelagato in catene di furti. Un ladro professionista. C’è forse da esserne orgogliosi? Per colpa della sua malavita ha dovuto fare un sacco di scelte, alcune delle quali anche sbagliate. Cosa le capiterà ora?

“ma quanto pensi, occhi belli..” la fastidiossima voce di Sfregio interrompe il silenzio creatosi.

Joe le lancia un altro sguardo. “eh si, siamo pensierose..”

“io penso quanto mi pare.- risponde lei, apatica.- E poi non mi va di parlare con voi, mi fate semplicemente schifo. Non vedo l’ora che Tom vi faccia il culo a strisce”

I due scoppiano a ridere. “se Jarod non lo fa prima a te, signorinella.” La voce di Joe è ancora più fastidiosa. Rose non risponde. Uno stupido tentativo di metterle ancora più paura di quella che ha. Si rende conto di non sentirsi impaurita tanto per se, quanto per il suo ragazzo.

È ovvio che è una sorta di esca, di ostaggio nelle loro mani. Che vorranno da Tom in cambio di lei?

Può dire di tutto del suo ragazzo ma non osa mettere in dubbio che si farebbe in quattro per salvarla.

Già, ma quanto si dovrà esporre per lei?

Sospira di nuovo. Se gli accadrà qualcosa non se lo perdonerà mai. Doveva essere più attenta, più previdente! Non appena aveva visto l’auto, doveva assolutamente chiamare la polizia, come aveva detto Hud! Mannaggia a lei e a quando non dà ascolto agli altri!

Immersa di nuovo in questi pensieri, non si accorge nemmeno che l’auto si è arrestata di fronte ad una grande villa, nella periferia di New York. Controlla l’orologio: è passata circa un’ora.

 

Le due moto arrivano sgommando fino al punto della strada dove si trova l’auto di Hud, accostata ad un lato. La ragazza, seduta su un sedile, tiene gli occhi chiusi, con la testa appoggiata al polso e il gomito sul volante. La brusca frenata della moto nera la desta da quello stato di apatia. Sono arrivati sia Tom che Michael. Tom, in particolare, sembra sconvolto. Parcheggia la moto alla meglio e si fionda da lei, aprendo lo sportello. “Hud!” esclama. La ragazza scatta subito in piedi.

“oh, Tom… io..” gli occhi le si fanno di nuovo lucidi.

Michael si avvicina subito al duo e abbraccia la ragazza, ancora scossa da tutto quello che le era successo. Poi  la giovane si calma e inizia a raccontare. Il sospetto, l’inseguimento, l’incidente e infine il sequestro. Snocciola tutto, di Sfregio e anche quell’ultimo nome che aveva fatto trasalire particolarmente l’amica, quel Jarod.

Come in precedenza, anche Tom e Michael sussultano a quel nome.

La ragazza incurva la fronte. “che vuol dire? Perché è tanto pericoloso? Cosa vuole da Rose, cosa può avergli fatto?” Tom si allontana da lei, con lo sguardo basso. Si passa una mano tra i capelli, si appoggia con le mani all’auto, abbassando il capo verso il terreno.

I due giovani danno una veloce occhiata allo stato d’animo del giovane, poi si abbracciano di nuovo.

“non so se posso spiegarti.- le sussurra Michael all’orecchio.- ma posso dirti con certezza che Rose non centra nulla. E ti assicuro che Tom farà di tutto, vedrai, si risolverà tutto alla fine.”

Quando si staccano Hud appare più tranquilla. Tra le sue braccia ha ritrovato un minimo di serenità che quella faccenda sconvolgente gli aveva tolto. La riccia si avvicina a Tom e gli posa delicatamente una mano sulla spalla. Quando si volta gli occhi da sempre determinati e fieri del ragazzo, appaiono tristi ed insicuri.

“non posso permettere che le accada qualcosa di male” Sussurra il ragazzo, risoluto.

All’inizio non voleva crederci. Quando Hud, stravolta, al telefono le aveva farfugliato la notizia, aveva pensato ad un equivoco, ad uno scherzo. Ormai non pensava più che Jarod potesse essere un pericolo per loro. Dopo la Francia, non immaginava, davvero.. non poteva immaginare. Ricorda le discussioni con Michael, riguardo il loro presunto o meno pericolo.

Non riesce a credere che forse Rose potrebbe rimetterci seriamente per tutto questo. Avrebbe dovuto concludere questa situazione prima. Ora, spera solo che non sia troppo tardi.

“Tom.” Michael lo riscuote. “che vuoi fare ora?”

 “vado da Jarod.”

“ma è quello che vuole lui. Potresti essere in pericolo, davvero.”

“lo so.- risponde il ragazzo drizzandosi e inspirando.- ma devo correre il rischio, assolutamente.”

Si dirige verso la moto, afferra il casco, lo allaccia.

“aspetta Tom, aspetta.” Michael lo prende per un braccio e il biondo è costretto a fermarsi e ad osservarlo negli occhi, ancora un istante.

“per l’amor di Dio, fermati.- urla il riccio.- così finisci letteralmente nelle loro grinfie! Dannazione, ma lo sai, sì, che vogliono farti la pelle!!!!!!”

Hudson sobbalza e si copre la bocca con le mani.

Tom si volta verso di loro. “Rose è più importante, ora. Non posso lasciarla nelle loro mani..”

“si, aspetta però!!- grida Michael sperando con tutto se stesso di risultare convincente.- si faranno vivi loro, no? Sanno come rintracciarti..”

“ma allora non hai capito!!!- Tom alza la voce, mosso da disperazione più che altro – hanno dato ad Hudson il compito di avvertirmi!!! Se la rivoglio, me la devo andare a prendere..” le ultime parole sono quasi sussurrate. *e correre il rischio* termina la frase mentalmente. Michael ha ragione. Potrebbe rimanerci secco. Ma deve farlo e spera che anche lui lo capisca.

“allora vengo con te.” L’improvvisa uscita dell’amico lo blocca ancora una volta.

“non se ne parla nemmeno.- lo contraddice l’altro.- per questa storia hanno pagato troppe persone. Questa è una questione tra me e Jarod. È bene che ce la risolviamo tra di noi..”

“ma Jarod non ti aspetterà da solo. Ha con se chi sa quanti uomini!!!”

“non posso farti venire, non sarebbe giusto. Rimani con lei.- dice dolcemente, indicando con il capo la ragazza al suo fianco.- ha bisogno di te, ora.” Hudson sorride debolmente.

Sorridendo, Tom appoggia la mano sull’avambraccio dell’amico, rimasto in silenzio.

“ehi me la caverò!!- esclama il biondo, sforzandosi di essere positivo.- che credi che non sappia tenergli testa? Vado, gli faccio il culo e torno, va bene?” i due giovani annuiscono, tesi.

Sorridono davanti a lui, ma non ne sono così sicuri.

“Tom.- Michael lo richiama per l’ultima volta.- sta’ attento però.”

“certo.” la voce del ragazzo appare così lontana, al di sotto del casco. I due giovani, stretti l’uno all’altra, osservano il ragazzo correre via sulla sua moto, sgommando velocemente verso, chi sa, anche la morte.

 

I due scagnozzi di Jarod fanno scendere la ragazza che rimane impietrita ad osservare la magnificenza dell’enorme villa di Jarod. Sfregio la prende prepotentemente per un braccio e la trascina verso l’ingresso della villa. Poi si gira a guardarla. “lunga vita, ragazzina.” Sussurra suonando il campanello. Rose deglutisce e attende che il portone con uno scatto automatico, si apra.

“e adesso entra.” Le ordina Sfregio per poi ripercorrere il tragitto inverso dirigendosi alla macchina.

Rose aggrotta la fronte. Come, va via???

“entra, non hai capito???” Joe commenta il suo stato di apatia, di sorpresa.

 Si accorge di balbettare. “ e voi?”

“mi dispiace ma il capo vuole restare solo con te. Vedi di entrare e di goderti la vostra.. intimità…”

entrambi scoppiano a ridere. Rose, stizzita, si dirige verso la porta, semichiusa.

La spinge ed entra nell’enorme abitazione. la prima cosa che la colpisce è l’odore. La casa è arieggiata e sa di fresco, di pulito. Sospirando leggermente, si addentra lungo il corridoio dal pavimento di marmo osservando, ma non vedendo realmente, i mobili, i quadri alle pareti.

“benvenuta.”

Quella voce la fa quasi trasalire.

Si volta di scatto verso dove la aveva sentita. E, davanti a se, Jarod in persona. L’uomo che aveva immaginato, odiato, maledetto è lì davanti a lei. La osserva con un’aria che non oserebbe definire di superiorità.. un’aria di distacco, rispetto, forse. È vestito con un elegante completo giacca e pantaloni color panna e la cravatta, come si addice ad una persona che abiti una villa simile.

È giovane, come immaginava. Potrebbe avere massimo trenta cinque anni. È moro, alto, ha gli occhi color miele e un’espressione magnetica. Rose deglutisce e cerca di mantenere un po’ di contegno. Si schiarisce la voce ma non risponde. I loro occhi non smettono di osservarsi.

Jarod aspira di nuovo al suo sigaro, poi, finalmente, dice qualcos’altro. “venga avanti”

La ragazza non si muove di un centimetro. Figuriamoci se obbedisce ad un criminale!

Jarod scoppia a ridere. Estrae una pistola e gliela punta addosso. Rose si obbliga a mantenere il controllo. Jarod si avvicina, non accennando ad abbassare l’arma. Si fissano negli occhi, lei ancora in silenzio, finché Jarod non è vicinissimo a lei e la pistola le sfiora la bocca. Sente il metallo gelido come la morte premere contro le sue labbra. Si sforza di rimanere impassibile, eppure il battito del suo cuore sta accelerando in maniera consistente tanto che lo sente pulsargli in testa e quasi le offusca la mente.

La canna della pistola le accarezza il viso, in una carezza gelida e mortale. Jarod le gira intorno ma  non smette di staccare la pistola da lei. “lo immaginavo.- dice poi con la sua voce rauca.- Tom le sue donne le vuole belle e combattive…”

“perché tutto questo?” finalmente ha il coraggio di dire qualcosa.

Jarod, compiaciuto, si porta di nuovo davanti a lei. “lei non sa chi sono, vero?”

“si sbaglia.- risponde con una certa alterigia.- io so tutto di lei e di Tom.”

“bene..- ora Jarod le da le spalle.- allora saprà anche perché lei è qui..”

“ma io…”

“lei.- l’uomo la interrompe e torna a guardarla.- non è semplicemente la ragazza di un ladro. Lei.- si sofferma sulla parola.- è il punto debole di un ladro che io voglio uccidere. Tom non avrebbe mai accettato un leale incontro, per questo ho dovuto sequestrarla.”

È come se le avessero inferto una coltellata. Sente gli occhi riempirsi di lacrime.

“e adesso venga.” Con la pistola le indica di proseguire verso uno dei corridoi. La ragazza non può far altro che obbedire e seguire l’uomo fino ad una stanza. Con una spinta l’uomo la fa entrare dentro, poi chiude la porta e gira la chiave.  “le auguro una buona permanenza.- La sua voce ironica giunge fino alle sue orecchie. - ah ma non si preoccupi. Lui arriverà presto.”

Anche quest’ultima frase getta la giovane nel più profondo sconforto.

Osserva velocemente la stanza poi appoggia la schiena alla porta e lentamente, si lascia scivolare a terra.

 

La moto nera di Tom si arresta di fronte alla villa. Con il cuore in gola, il ragazzo smonta, prende la pistola e la carica. * Rose, sto arrivando…* pensa mentre sale di corsa le poche scale che lo separano dalla porta. È socchiusa. La apre, entra e la chiude dietro di se.

Con la pistola puntata in avanti, percorre velocemente il corridoio, facendo attenzione ad ogni minima mossa.

“Tom.. quanto tempo..”

la voce improvvisa dell’uomo lo fa scattare all’indietro. Jarod. Il momento che aspettava è arrivato.

L’uomo gli punta la pistola e anche Tom non accenna ad abbassare la propria.

“pezzo di merda.- sussurra il ragazzo.- dov’è Rose?”

Jarod scoppia a ridere. “ah, Rose. sempre alle ragazze stai a pensare…”

Tom non abbassa l’arma, divorato dalla rabbia, grida più forte. “ti ho chiesto dov’è!!!”

“è qui. In questa villa.”

“giuro che se i tuoi uomini..”

“i miei uomini non ci sono.- Jarod può vedere lo stupore, la meraviglia, negli occhi di Tom.- cosa credevi? Che ti avrei attirato qui per uno scontro sleale? Ti immaginavi di avere tutti contro? Tom, Tom… quanto devi imparare ancora da me..”

“è vero.- approva l’altro.- peccato che ti devo uccidere.”

L’uomo scoppia a ridere. “non lo spererai sul serio, vero?sono stato il tuo capo per anni, quando ancora tu non sapevi nemmeno tenere in mano una pistola e tu credi di potermi uccidere così?- si avvicina e il giovane è costretto ad arretrare un po’. – ti ho insegnato il mestiere, hai imparato bene. Ma poi l’hai fatta grossa. E adesso continui a mettermi i bastoni tra le ruote, ad ostacolare i miei piani.. mi truffi, mi inganni..”

“tra ladri non c’è codice d’onore.” Questa volta è Tom ad interromperlo. “me lo hai insegnato tu. Già non ricordi più?”

sul volto di Jarod appare un ghigno vendicativo e i suoi occhi color miele si tingono di rabbia. “addio.”

Il ragazzo si sposta in tempo, prima che il suo sparo non lo centri in pieno petto. Poi, parzialmente coperto dallo stipite di una porta, risponde al fuoco ma senza esito. Inizia una vera e propria sparatoria. I due uomini iniziano a spararsi addosso a vicenda ma non riescono a centrarsi, ne l’uno né  l’altro perché, abili, si nascondono tra mobili e porte dell’enorme casa.

Il frastuono dei proiettili è ovviamente giunto anche all’orecchio di Rose. “Tom..”sussurra mentre si sente, insieme, impaurita e felice. Subito cerca un qualche modo per liberarsi per uscire dalla stanza. Dopo innumerevoli tentativi di buttare giù la porta a spallate si avvicina alla finestra, inondata dal sole. La apre e guarda di sotto. Non è molto alto e poi lì vicino c’è anche un’enorme quercia. Ma dopo pochi istanti si ritrae:  le sue famose vertigini. “calma, calma..” sussurra a se stessa mentre scavalca la finestra e si siede sul davanzale. Deve farlo. Non deve avere paura. Con uno slancio si appoggia con un piede ad un robusto ramo dell’albero che, per fortuna, è proprio radente il muro.

Ora viene la parte più complicata. Deve slanciarsi fino ad aggrapparsi con le braccia al ramo poco distante da lei. Una nuova raffica di colpi la spinge a correre il rischio. Tom è venuto sin qui per lei, ora è lei che deve dimostrare di avere coraggio. 3… inizia il count down…2…..1….

“via!” urla mentre si lancia verso il ramo. Poco dopo apre gli occhi. Ce l’ha fatta!!!! Si trova in piedi su un ramo e aggrappata con le braccia ad un altro. Da una rapida occhiata al resto del giardino della villa. La coglie un giramento di testa, così si decide a fare più in fretta.

Mette in pratica tutta la sua abilità di arrampicatrice e in poche mosse si trova ai piedi dell’albero.

Da un ultimo sguardo alla quercia, poi corre verso l’entrata della villa. La spinge, è chiusa.

Non può suonare, non le aprirebbe nessuno. Non può chiamare la polizia, non può fare niente!!

Inizia a correre intorno alla casa, deve trovare un modo per entrare!! con il cuore in gola arriva davanti ad un piccolo ingresso secondario. È chiuso, purtroppo. Ma vicino alla porta c’è una finestra. Rose capisce che è l’unico modo. Prende una delle pietre che Jarod utilizza per circondare una piccola fontanella e, chiudendo gli occhi, la infrange sul vetro. Poi inserisce un braccio nel buco creatosi e finalmente riesce ad aprire la  finestra. Grazie alla sua proverbiale agilità in quattro o cinque mosse è all’interno dell’abitazione. Si trova in una sorta di ripostiglio ma prima di andarsene raccoglie da terra, tra la massa di vetri rotti, la pietra che aveva utilizzato. Stringendola nella destra esce dalla stanza e comincia a correre per la casa.

Gli spari, benché siano con il silenziatore, sono ben identificabili e la ragazza riesce ad arrivare facilmente alla stanza da cui provengono. Rabbrividendo vede Tom, con le mani alzate e Jarod che brandisce la pistola verso di lui. A terra decine di proiettili. Probabilmente il suo ragazzo ha finito le munizioni. Lo osserva, non sembra ferito. Si parlano ma è troppo agitata per ascoltare lo scambio irato di battute tra il suo ragazzo e Jarod. Sa solo che deve fare qualcosa. Subito.

Di soppiatto, si dirige lentamente verso Jarod, girato di spalle. Stringe la pietra tra entrambe le mani e si concentra affinché non faccia il ben che minimo rumore. Sto arrivando Tom…

“penso che ci siamo detti tutto.- la voce roca dell’uomo appare determinata.- addio.”

Ma il colpo non parte. La ragazza con tutta la violenza che si augurava di trovare, si è scagliata contro l’uomo e lo ha colpito alla testa. Dopo qualche istante Jarod è caduto a terra, svenuto.

Gli occhi di Tom osservano increduli e stupiti l’uomo a terra e poi, lentamente, si vanno a depositare sulla ragazza dietro di lui. “Rose..” sussurra. Ora anche la ragazza lo guarda e si sforza di sorridere. I due giovani si abbracciano di slancio, si stringono.

“oh Dio, grazie.- mormora Tom accarezzandole i capelli.- ho avuto tanta paura…”

La ragazza non dice niente, si limita a stringerlo. Potevano morire entrambi.

Lo stress e la tensione cominciano a calare e la giovane sente un mancamento.

Tom se ne accorge e la sorregge in tempo, prima che cada. “ehi.. che mi combini, leonessa?” le sussurra dolcemente. Rose si riscuote un po’. “portami via”

Il ragazzo la  conduce all’uscita. Il corpo semisvenuto di Jarod resta lì, a terra. Tom avrebbe dovuto ucciderlo ma tanto sa che ormai non servirà più.

Jarod ha perso.

 

Hudson puntella nervosamente le dita sul tavolo di legno di casa Hurts mentre osserva Michael che fissa, pensieroso, il fondo del bicchiere che ha appena svuotato. “ma perché non arrivano?” domanda la ragazza, improvvisamente. Ormai sono quasi le tre del pomeriggio. Michael le afferra la mano. “manteniamo la calma. Saranno qui tra minuti.”

“sono due ore che lo dici.” Replica la ragazza che inizia ad avere paura sul serio. “avrebbero dovuto essere qui da tempo, invece ancora non si vedono! Michael- riprende con gli occhi lucidi.- io comincio a preoccuparmi. Sarà meglio chiamare la polizia.” Dice alzandosi verso il telefono fisso.

“No.” La ferma il ragazzo. “ sarebbe un errore. In queste beghe la polizia non deve entrarci, nella maniera più assoluta..- la ragazza lo guarda, sconfortata.- dai, vieni qui..” la attrae a se e la fa accomodare sulle sue gambe.

Hudson gli cinge il collo con le braccia assaporando l’emozione di quel contatto.

Il ragazzo inizia ad accarezzarle i capelli. “sono sicuro che stanno bene. Tom è un osso duro e anche Rose non è da meno.” Ma la voce gli trema mentre sta parlando.

Hud sorride un istante ripercorrendo mentalmente alcuni momenti passati insieme all’amica.

Improvvisamente la porta di casa si spalanca e i due giovani balzano subito in piedi.

“ROSE!” urla la bruna correndo incontro alla giovane che, benché sia provata dagli eventi, le sorride e accoglie favorevolmente il suo abbraccio.

Anche Michael si avvicina, semicommosso, all’amico e i due si abbracciano, felici.

“per un momento ho temuto davvero che non ti avrei più rivista…” sussurra la giovane osservando gli occhi verdi e lucidi della ragazza.

“che, vuoi scherzare?- risponde Rose.- ti sembro il tipo da arrendermi facilmente?”

Hud scoppia a ridere. “no, infatti. Dai, vieni in camera, riposati un po’.. sei sconvolta..”

La giovane si lascia condurre nella stanza di Michael mentre questo ultimo e Tom si stanno raccontando l’accaduto. “avresti potuto ucciderlo, però.” Mormora Michael sorseggiando una bibita.

Tom nega con il capo. “non era il caso. Infondo è stato sconfitto.”

“e il tuo progetto di prendere sotto di te anche i suoi uomini?”

“naa.- risponde Tom.- io quelli li ammazzo con le mie mani se li becco, altro che comandarli.”

Michael sorride, compiaciuto. Fa un altro sorso di birra. “che mito, Rose..”

“Già. se non era per lei, ero al Creatore..- approva Tom, sorridendo.- è una persona straordinaria.”

Le due giovani entrano nella stanza del ragazzo e subito Rose si accomoda sul suo letto.

Sente le palpebre abbassarsi per la stanchezza.

“ma si, dormi..” mormora Hud accarezzandole affettuosamente il capo. La giovane, con un sorriso mesto, si volta di lato per nascondere all’amica le lacrime che subito si sono affacciate alla soglia dei suoi occhi. Bollenti e silenziose, le lacrime continuano a correrle lungo le guance finché lei, esausta, non si lascia completamente andare al sonno. 

 

Quando riapre gli occhi di fuori è buio e il sole che prima inondava anche se parzialmente la camera di Michael è completamente sparito lasciando spazio al buio scuro della sera. Anche Hud, prima accanto a li, non c’è più ora. Chi sa quanto tempo è passato. Dà un’occhiata all’orologio: le sei. Ha dormito ben tre ore. Meno male che il suo sonno è stato tranquillo, senza sogni. Si è riposata davvero. Si sente pronta, ora. Triste ma determinata allo stesso tempo, si alza dal letto e benché abbia ancora gli occhi lucidi, esce dalla stanza. La sua comparsa in sala suscita l’applauso dei presenti. Oltre ad Hud, Michael e Tom,  ci sono anche il resto della banda. Dawson si alza di scatto e subito corre ad abbracciarla. “ma tu sei fenomenale!!- esclama il ragazzo.- che eri un bel pezzo di femmina l’avevo capito subito ma che lanciavi anche i sassi a regola d’arte, non l’avrei mai creduto!”

Rose si sforza di sorridere. In realtà le viene tutto meno che da ridere. I suoi occhi tristissimi si posano sulla figura di Tom e i loro occhi si incontrano. Sembra tranquillo  lui.

Certo, per lui tutto questo è normale amministrazione.

Hudson le si avvicina e le porge un panino. “l’ho appena comprato per te, devi mangiare qualcosa.”

“grazie Hud.- risponde lei.- ma in questo momento non ho molta voglia di mangiare..”

“qualcosa non va?” domanda la bruna, preoccupata. “ non ti senti bene?”

 in quel mentre si avvicina anche Tom. “ehi, ben svegliata.. hai dormito, eh?”

“Tom ti devo parlare. – risponde lei, seria.- subito.”

Dawson, accanto a lei, afferra al volo l’antifona. “ehi raga, andiamo dai, che ci si fa tardi per la festa!”

Uno dopo l’altro gli amici di Tom salutano e si dirigono velocemente all’uscita,così che rimangono in casa solamente il nostro quartetto. Michael sospirando, dice rivolgendosi ad Hud. “io vado a fare due passi, vieni con me?”

“no, grazie, preferisco andare a casa, sono molto stanca…”

“allora ti do un passaggio, dai, vieni..”

la bruna accetta molto volentieri, saluta Rose con un bacio sulla guancia e con Michael si dirige velocemente all’uscita.

Rimasti soli, i due ragazzi inspirano profondamente. Poi, Tom, sorridendo, le si avvicina e le accarezza dolcemente il viso. Tenta di baciarla ma Rose fa un passo indietro, quasi stizzita.

“che c’è?” le domanda Tom, un po’ sorpreso per il suo atteggiamento freddo.

“che c’è… .- ripete lei, sconcertata.-  dopo tutto quello che è accaduto mi chiedi anche che cosa c’è????? Non lo sai che sono scampata da morte certa????”

“ok, ma..”

“ok?? Non va bene per niente, ma cos’hai nel cervello??????? Ah già, dimenticavo! Tutto questo per te è normale vero? Vado, ammazzo qualcuno e torno!!- i suoi occhi sono lucidi.- ma per me non lo è!!! Hai capito???”

Tom, turbato da quello sfogo, si avvicina di più a lei. “ lo so, amore. E mi dispiace, davvero. Ti giuro che non ti accadrà più nulla e..”

“ per quanto tempo?” la giovane, sconvolta, gli urla sopra. “finché non arriverà qualcun altro? Un nuovo Jarod?” sospira si passa una mano tra i capelli, poi si copre gli occhi. Ma perché non trova il coraggio…

Tom si irrigidisce, inizia ad arrabbiarsi. “Rose.- mormora, duro.- arriva al dunque. Che cosa mi devi dire..”

La ragazza alza velocemente lo sguardo. “non voglio più avere paura quando esco di casa” parla piano. E piange, silenziosamente.

“che cosa vuoi dirmi?”

Nonostante l’autocontrollo che si era imposta, ora un singhiozzo di pianto la sopraffa e con le lacrime che le rigano le guance mormora. “adesso basta. è finita, Tom, finita.”

Il ragazzo, incredulo, ferito, sconvolto, la osserva, ammutolito. Trova la forza di balbettare un “cosa?” appena sussurrato.

 “voglio riprendermi la mia tranquillità, la mia serenità.. non voglio più vedere qualcuno puntarmi una pistola contro, io voglio tornare alla mia vita di sempre!”

“ti giuro, Rose, ti giuro.- la interrompe il ragazzo.- che nessuno oserà più solo pensare di sfiorarti”

“ammettendo che fosse vero!- urla la giovane.-  tu? Tu quanto credi poter vivere ancora? un mese, un anno? Te lo dico io: fin quando troverai qualcuno molto più abile e furbo di te che ti farà la pelle!!!!!”

“ma..”

“ma cosa? Io ho cercato di convivere con tutto questo ma è umanamente impossibile, per la miseria!! Come si fa a vivere con la paura che la persona che ami possa essere freddata in qualsiasi momento!”

“adesso non venire a farmi la perbenista!!!!- esclama il ragazzo.- anche per un poliziotto..”

“un poliziotto?????????? Tom ti rendi conto di che paragone hai fatto????” si passa le mani tra i capelli, inorridita. “un poliziotto muore per la giustizia, per il bene comune!!!! Non per una partita d’armi, un traffico di droga o che so io!!!!!”

“e come mai ti vengono in mente adesso tutte queste cose? Sono due mesi che stiamo insieme e solo ora hai queste preoccupazioni, solamente ora ti viene in mente che forse stai andando contro i tuoi ideali?”

“non girare la frittata! Lo sia benissimo che con la vicenda di oggi abbiamo toccato il limite!!! Stavamo per morire tutti e due, ma te ne rendi conto?? E per cosa, poi? Per cosa???”

Questa volta il ragazzo non sa che rispondere, cosa ribattere. Ha ragione, purtroppo, ha ragione.

Per un istante tutta la sua vita gli sembra così inutile, così futile tutto quello che ha fatto.

“lo vedi.- la sua voce suona bassa.- non lo sai nemmeno tu. E io non voglio più rischiare di morire o di poterti perdere.. senza nemmeno sapere il perché. Mi dispiace.- si asciuga gli occhi.- a queste condizioni non posso più amarti.”

“Rose io ti amo!!!” urla il ragazzo. Non può essere… non deve essere vero….non può lasciarlo, non può.. lui senza di lei non è niente, non è più niente, ormai… lei è la luce, è il senso della sua esistenza.. la persona a cui pensa mentre si addormenta e il suo primo pensiero quando si sveglia..

non può vivere senza di lei.. l’unica persona che lo abbia fatto sentire veramente vivo.

Lei, l’unica.     

“credi che anche io non ti ami quanto mi ami tu???????” urla lei.

Fa per andarsene ma il ragazzo la blocca, prendendola per un braccio. Si osservano negli occhi.

“non puoi lasciarmi.- sussurra lui, la voce rotta.- io non vivo senza di te.”

“neanche io.- replica la ragazza.- ma devo farlo Tom. Io mi sono ingannata, credevo di poter sopportare tutto questo, ti poter passare sopra le mie convinzioni, i miei ideali, così, facilmente.. e invece non è così. Adesso basta, devi scegliere. O questa vita, o me.”

La sua presa intorno al suo braccio si fa più insistente. “non puoi chiedermi questo.- il suo tono di voce aumenta.-  hai sempre sostenuto di amarmi per quello che ero, di non volermi cambiare!!!!- la disperazione si tramuta in rabbia.- lo sapevo, lo sapevo!!!!!!!!!!” urla. “sei come tutte le altre!!! All’inizio sono tutte rose e fiori, poi, però, quando c’è qualche spina, allora no, allora non va bene!!! ed io che pensavo che mi capissi!!!! Chi ama non deve mai cercare di cambiare l’altro, non lo sai??? Sei solo una stronza, questa è la verità!!!!” Rose incassa, con le lacrime agli occhi, quello sfogo di rabbia.

“e adesso vattene!!!” urla di nuovo il ragazzo, di spalle, con le mani sul viso.

Rose fa un passo verso di lui, ma poi si ritrae. “perdonami.” Sussurra. Afferra velocemente il cappotto e la borsa e si fionda all’uscita.

Tom si volta di scatto e dopo qualche attimo di esitazione la rincorre, disperato, come il sole rincorre la luna sulla volta celeste. Una corsa insensata. Sa che non la raggiungerà mai.

La ragazza vola giù per le scale dell’appartamento e Tom dietro di lei. Rose si fionda in strada.

Sta passando un taxi. Quello che si dice il destino. “TAXI!” urla la ragazza vedendolo passare. L’auto si ferma a pochi centimetri da lei. La giovane sale.

“parta, parta presto..”

“ROSSEEEEE!!” urla il ragazzo giunto in quell’istante. Poi, muto, osserva Rose allontanarsi velocemente. Da quel quartiere, e forse anche dalla sua vita.

 

 

Più tardi, affacciato al balcone della sua camera, Tom osserva, passivamente, il giardino di casa sua mentre fuma lentamente una sigaretta. Gli occhi arrossati, lucidi, osservano tristemente il cielo cosparso di stelle.  Improvvisamente gli viene alla mente uno dei loro tanti ricordi. Si trovavano nel balcone dell’albergo, a Parigi. Faceva molto freddo quella settimana di Gennaio ma i due ragazzi in pigiama felpato e avvolti in un sacco di plaid, si erano messi ad osservare le stelle. Ricorda come se fosse accaduto da pochi minuti. Lei che gli indicava le costellazioni che conosceva, lui che la smentiva passo passo perché ne sapeva molto più di lei. Quindi avevano litigato, al solito. Ma poi si erano rappacificati velocemente, sotto il comune intento di scegliersi una stella.

“voglio quella.” Aveva detto Rose indicando la più luminosa, dopo il satellite lunare.

Lui glielo aveva concesso anche se quello che la ragazza aveva indicato non era una stella, bensì un pianeta: Venere, visibile all’occhio umano solo tre ore prima dell’alba e tre ore dopo il tramonto. Alza gli occhi e lo vede, di nuovo. Eccolo là, Venere. La loro stella, il loro pianeta.

Bellissimo e romantico come solamente lei sapeva essere.

Tom non aveva pianto fino a questo momento.

Nello stesso istante Rose, tra le coperte del suo letto, si porta le ginocchia al petto, si asciuga gli occhi con il palmo della mano. Affonda il viso nel cuscino, lo stringe a se mentre si sente invasa da un’enorme tristezza. Non vorrebbe essere sola in questo momento. Le viene l’idea di andare da Emily e piangere tra le sue braccia, ma sa già che non servirebbe a niente.

Ora lo sa.

La cosa più brutta e devastante quando si piange per amore, è che l’unica persona che potrebbe consolarti è quella per la quale stai piangendo.

 

 

 

Fine diciottesimo capitolo.

 

 

 

  
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