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Autore: Satomi    16/08/2011    4 recensioni
[Ciclo dei Corsari delle Antille] [REVISIONATA il 24/08/2012]
Disciplina. Versatilità. Precisione. Potenza.
Quattro diversi modi di approcciarsi alla difficile arte della guerra.
Quattro fondamentali doti per chi s’è votato al mestiere di uccidere.
#01. Sovente ha fissato la striscia in mano sua con l’occhio critico di chi ricerca un degno prolungamento del suo braccio.
#02. Perché nulla lo compiace più che il riconoscersi lupo tra gli sciacalli.
#03. Ha imparato a perfezionare le sue azioni. E ad andare sempre a segno.
#04. Perché ora ha il riconoscimento che merita e sa dove rivolgere il suo odio.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Rerum Salgarianum Fragmenta - Frammenti di cose salgariane'
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Disciplina

 Il Corsaro, avendo veduto in un angolo della stanza una spada, [...] l’aveva presa e dopo aver saggiato l’elasticità della lama se l’era appesa al fianco
mormorando:
“Acciaio di Toledo: darà da fare al castigliano.”
da “Il Corsaro Nero”, settimo capitolo

 

Quando la malinconia giunge a offuscargli l’animo, la mente del signore di Ventimiglia corre al passato: alla vita di un tempo, al castello abbandonato in nome di una sacra vendetta.
Ne ricorda ancora le vaste sale, gli austeri ritratti appesi al muro, le armi di famiglia che i fratelli minori guardavano con giovanile ammirazione.
“Follie” pensava già allora il cavaliere.
Lui non si era mai curato di vecchi cimeli né aveva eletto a sua favorita un’arma in particolare, curandola con l’amore che si conviene a un oggetto pregno di storia.
“Follie” pensa ancora il Corsaro Nero.
Sovente si è ritrovato a cambiare spada e non ne ha mai risentito.
Sovente ha fissato la sua lama spezzata col disappunto di un guerriero che si ritrova disarmato, non col dispiacere di un nobile che vede andare in frantumi un cimelio di famiglia.
Sovente ha fissato la striscia in mano sua con l’occhio critico di chi ricerca un degno prolungamento del suo braccio. Una lama sottile e equilibrata che dia pieno sostegno a quella che, per il Corsaro, è la sua prima e vera arma.
La Scherma.
La Disciplina cui si è votato e in cui si è sempre distinto.

Emilio di Ventimiglia ha fatto della scherma la sua arma letale.
E quando qualcuno, sia esso amico o nemico, lo ricorda come valente e terribile spadaccino, lui sorride.
Perché nulla l’ allieta più che il veder riconosciuta la propria destrezza.


[240 parole]

 

 Note dell’autrice: nel corso di quattro capitoli (4-7) de “Il Corsaro Nero”, Emilio di Ventimiglia cambia per ben tre volte la propria arma: dopo lo scontro in taverna con don Gamara y Miranda gli si spezza la spada che rimpiazza prontamente, e senza batter ciglio, con quella del suo avversario appena ucciso; arma che finisce per spezzarsi anche durante il duello coi cinque baschi, e in questo caso accetta la sciabola che Carmaux gentilmente gli offre; infine, prima dello scontro con il conte di Lerma, abbandona tale arma in favore di una lama trovata in casa del notaio, decisamente più consona al duello.
Pensando a certi romanzi in cui viene data molta importanza a una certa spada (che spesso ha anche un nome), il comportamento del Corsaro mi ha fatto riflettere: sa adattarsi alle esigenze e non è attaccato a una lama in particolare, indice di maturità e esperienza. Perché la sua vera arma è appunto la scherma, quella scherma italiana che nel XVII secolo era la migliore e la più temuta.
Appunto tecnico: la striscia è una lama sottile dall’elsa elaborata, diretta discendente della spada da lato, e usatissima nel Seicento. Non mi sembra improbabile che fosse appunto questa l’arma prediletta del Corsaro Nero.

Note di introduzione alla raccolta: se dicessi che da tempo avevo in mente questa raccolta o cose del genere mentirei. La verità è che l’idea mi è venuta leggendo “Go Rin no Sho” di Ellie_x3, una raccolta del fandom di Hakuouki dedicata al rapporto tra i protagonisti e le loro armi.
Un ringraziamento doveroso a quest’autrice, dunque, cui non posso che dedicare il mio lavoro (sebbene il mio fandom le sia ignoto).
Satomi

   
 
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