08/04/2006
1 recensionicapitolo 5
Tornò a casa che era sera, dopo l'appuntamento aveva girovagato per un bel po', aveva bisogno di schiarirsi le idee e prepararsi per la battaglia. Il cliente, il sudato cliente che le era valsa molta fatica era un uomo e ora avrebbe dovuto vedersela con Ryo riguardo alla sua tanto decantata etica. Lo trovò sul divano intento a sonnecchiare, probabilmente la stava aspettando da un po' "Quando finalmente si degna di interessarsi al lavoro devo convincerlo ad accettare un cliente uomo, che tempismo! E io che volevo prenderlo alla sprovvista…"
_Come è andato l'appuntamento? Chi è la cliente?
_Oh, benissimo, e il caso è molto semplice e la ricompensa molto buona.
_E che importa, com'è lei? Avrai una foto…
_Ecco, no non ce l'ho una foto…perché vedi, poi…la cliente sarebbe…IL cliente…
_Cosa? Ma sei impazzita? Non se ne parla neanche, spero che tu non abbia accettato un simile incarico!
_Insomma per una volta potresti pure cambiare politica, si tratta di un caso semplice, ci vorrà poco, conta poi molto anche se il cliente è un uomo!
_Certo che conta!
_Non fare tante storie un cliente è sempre un cliente. E poi cos'altro posso fare…
_Ecco, la verità è che tu sei un'incapace! Non riesci a trovare una straccio di cliente! E così tenti a tutti i costi di rifilarmi un uomo, possibile che tu non possa metterci un po' d'impegno!
_Ah, perché secondo te non ci ho messo nessun impegno!
_Certo che no, chiunque farebbe meglio di te!
_Se la pensi così allora va a chiedere a "chiunque" una cliente!
Kaori si diresse infuriata in camera sua e si chiuse dentro a chiave, attese a lungo nella vaga speranza che Ryo venisse a scusarsi, o a parlare ragionevolmente, ma dietro la porta c'era solo silenzio. Sconsolata si mise a letto, sperando che il sonno potesse spegnere la sua amarezza. Al suo risveglio la casa era deserta, era ancora presto ed era impossibile che Ryo si fosse svegliato prima di lei, probabilmente aveva passato fuori la notte e non si era curato di tornare. La furia del giorno prima la investì, salì in camera sua e svuotando l'armadio riempì una borsa e una valigia delle sue cose. Poi si abbandonò sul letto e seduta in silenzio quella rabbia cieca si mutò in amarezza. Aprì il cassetto del comodino per prendere le ultime cose e vide il sacchetto, lo aprì e tirò fuori il mazzetto di fiori, erano appassiti ma si poteva ancora percepire un'ombra di profumo dolciastro. Prese le sue cose, scese le scale e uscita dalla porta la chiuse dietro di sé e si allontanò senza guardarsi indietro. Sul tavolo aveva lasciato un biglietto: "C'è bisogno di una pausa".