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Autore: jocchi_jojo    17/08/2011    3 recensioni
Quanto può far male un cuore spezzato? Mentire a sé stessi per così tanto tempo, da non riuscire più a distinguere la realtà dalle bugie delle quali si è cercato disperatamente di convincersi…tutto questo è assurdo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giorni passarono così: il lavoro ci teneva parecchio impegnati, e io e Joon eravamo sempre più distanti. Quanto a G.O. mi chiedeva spesso come stessi in quei giorni, ma io non avevo molta voglia di parlare. Mi chiese anche di uscire qualche volta, ma io spesso mi sentivo di rifiutare. Lui comunque continuava ad accompagnarmi a casa dopo il lavoro, o ad offrirmi la cena e la sua compagnia.
Una sera dopo il lavoro mi chiese di andare a bere qualcosa insieme, e io accettai perché infondo non avevo nessun motivo per rifiutare.
Appena usciti dall’edificio dove avevamo provato però, mi resi conto di non avere con me il cellulare. Così rientrai velocemente, diretto verso il camerino. Notai però che le luci erano ancora accese, mi avvicinai silenziosamente alla porta socchiusa, e sentii delle voci: erano Joon e Michelle. Il cuore iniziò subito a battermi,e  sentii una vampata di calore sul viso. Cosa avevano da dirsi? Avevano forse deciso di ricominciare? Poi realizzai che stare lì ad origliare non era certo la cosa giusta da fare. L’unica certezza era che Joon invece di chiarire le cose con me, era lì a parlare con Michelle, e questo non mi faceva certo piacere. Finalmente bussai alla porta, ed entrai timidamente.
-Scusate il disturbo, ho dimenticato il mio cellulare.- Nessuno dei due rispose, poi Michelle sbuffò e uscì dalla stanza.
-Joon…mi dispiace di avervi disturbati.- Sorrisi, ed uscii dal camerino, non capendo se mi avesse fatto più male il fatto che Joon stesse parlando on Michelle, o il fatto che non aveva fatto assolutamente nulla per cercare di spiegarmi la situazione.
 
Io e G.O. andammo in un locale non molto lontano, ci sedemmo e ordinammo da mangiare e da bere del soju.
Chiacchierammo e mangiammo insieme normalmente, come due amici. Io però bevvi più del previsto, così G.O. dovette aiutarmi ad alzarmi.
-G.O….Non mettermi troppo le mani addosso, io sono innamorato di Joon.-
-…Già, è così. Credo che tu sia ubriaco.-
-Il fatto è che Joon mi manca tanto…gli ho detto che forse non avrei dovuto smettere di frequentarti e si è arrabbiato. Ma insomma, lui aveva baciato Michelle…che potevo fare?? Pazzesco.-
-Uhm…Mir, ti riporto a casa.-
Credo che G.O. pagò il conto, poi mi prese sulle spalle a mi portò in macchina, per poi riaccompagnarmi fino a casa. Mi fece scendere dalla macchina, ma mi sentii improvvisamente male, e dovetti dare di stomaco. G.O. mi aiutò senza dire una parola, quando poi mi sentii un po’ meglio, gli dissi
-Non devi fare tutto questo per me. Mi dispiace G.O. Vai pure.-
-Ma che dici. Ti accompagno sopra e poi vado via.-
-Non ce n’è bisogno, posso andare da solo…-
-Tranquillo, ti prometto che non ti faccio nulla: ti accompagno sopra e poi vado via. Probabilmente non riusciresti nemmeno ad aprire la porta di casa in queste condizioni.-
Ricordo che G.O. mi accompagnò dentro, e mi aiutò a mettermi a letto. Subito dopo mi addormentai.
 
Il mattino seguente mi svegliai con un forte mal di testa, e mi ci volle più del solito per fare mente locale su cosa avevo fatto la sera precedente. Dopo un po’ mi alzai e andai in cucina, e vidi che sul tavolo c’era del porridge. Realizzai che sicuramente era stato G.O. a prepararmelo, la sera precedente.
Quella giornata passò come tante altre, ma subito dopo il lavoro chiesi a G.O. di parlare, così uscimmo a fare un giro, e poi ci fermammo in un posto tranquillo.
-G.O, ho bisogno di parlarti di una cosa importante. Non so nemmeno da dove iniziare per scusarmi con te.-
G.O. mi fissava senza parlare.
-Beh, iniziando da ieri sera…mi dispiace davvero tanto di aver bevuto, non faccio che seccarti. Mentre tu fai sempre di tutto per aiutarmi…-
-Non preoccuparti Mir…a proposito, come stai oggi? Mi sembra che ti sia ripreso abbastanza bene.-
-Sì, sto bene. E devo ringraziare solo te. Ma…c’è un’altra cosa importantissima che ho bisogno di dirti. Nonostante tutto io…non posso stare senza Joon. Mi manca terribilmente, non so davvero come andare avanti, e vederlo ogni giorno e non potergli parlare è così doloroso…Perciò mi dispiace tanto per averti usato fino ad ora, per aver approfittato della tua amicizia quando sapevo fin dall’inizio che non avrei mai potuto darti di più. Scusami…ma adesso so di dover andare avanti, e devo farlo da solo.-
G.O. aveva lo sguardo basso. Dopo qualche lungo secondo, mi guardò.
-Mir…suppongo che sia giunto il momento di lasciarti andare sul serio.-
Restammo in silenzio. Poi G.O mi afferrò e mi strinse a sé.
-Mir, spero davvero che riuscirai a trovare la tua strada, senza soffrire più. Questo…questo è il nostro addio. Lascia che ti stringa un’ultima volta, prometto che poi ti lascerò davvero andare. Da domani saremo di nuovo amici, ma per stasera ti prego, permettermi di stringerti un’ultima volta.-
 
Dopo aver salutato G.O. decisi di fare un giro da solo. Camminai per un po’, poi mi accorsi che ero finito sotto casa di Joon. Così, mi misi a sedere su una panchina lì vicino, e osservai l’alto palazzo grigio. Cosa ci facevo lì davanti? Speravo stupidamente che le cose si mettessero a posto da sole. Improvvisamente avvertii le lacrime riempirmi gli occhi, e poi rigarmi le guance. Perché doveva essere tutto così terribilmente difficile? Mi alzai in piedi, per un momento pensai di correre da Joon, di parlargli. Poi ripensai al giorno precedente, a lui con Michelle nel camerino. Così mi bloccai, e tutto ciò che potei fare fu versare lacrime da solo.
 
Dopo quella sera avremmo avuto due giorni di pausa, dal momento che non avevamo lavoro urgente da sbrigare. Mi promisi che avrei smesso di piangere per Joon, e che sarei stato meglio. Avrei passato quei due giorni da solo, e poi una volta tornato a lavoro avrei sistemato la situazione, almeno per non rovinare l’unità del gruppo.
Il primo giorno passò in fretta. Il giorno successivo, mi svegliai con lo squillo del cellulare. Risposi senza guardare nemmeno chi fosse, mezzo addormentato
-Pronto?- Silenzio. –Pronto?-
-Mir…- Mi misi subito a sedere sul letto. –Joon…sei tu?-
-Ti ho svegliato? Mi chiedevo se potessi uscire un attimo, sono sotto casa tua. Ho qualcosa di importante da dirti.-
-S-sotto casa mia? Ehm, sì posso. Cioè…si posso, mi vesto ed esco. Dovresti aspettare un po’…-
-Va bene, ti aspetterò qui.-
Ero davvero sorpreso. Cosa voleva dirmi? Scesi in fretta dal letto, e corsi in bagno a lavarmi. Indossai le prime cose che trovai nell’armadio, e mi accorsi che stavo per dimenticarmi di mettermi le scarpe prima di uscire.
Quando fui finalmente pronto, feci un respiro profondo e uscii di casa.
Joon era davvero lì davanti, poggiato alla sua macchina. Mi si avvicinò, mi salutò e si scusò per avermi svegliato. Dopo di che ci mettemmo in macchina  -Andiamo in un posto dove possiamo parlare tranquillamente.- mi disse.
Durante il tragitto, solo una volta aprii bocca per chiedere quando saremmo arrivati e lui si limitò a rispondermi –Tra poco.-
Dopo almeno 20 minuti, arrivammo in spiaggia –era la stessa spiaggia dove ero andato da solo qualche tempo prima. Sempre silenziosamente scendemmo dall’auto e camminammo l’uno di fianco all’altro. La spiaggia non era molto affollata, anzi non c’era quasi nessuno. Guardai l’ora solo in quel momento e mi accorsi che erano le 8 e mezza del mattino.
-Mir.- Joon si voltò verso di me e mi fissò.
-Ho preparato il kimbap così possiamo mangiare insieme sulla spiaggia. Stamattina non hai fatto nemmeno colazione vero?-
-Cosa? Veramente…-
-Ah, come si sta bene qui. Avevo una gran voglia di venire in spiaggia.-
Mi porse il kimbap che aveva preparato. Non aveva mai cucinato per me prima. La situazione mi sembrava del tutto assurda, così mi feci coraggio e gli chiesi
-Come mai mi hai portato qui?-
-Non ti piace il mare?-
-Ehm, si mi piace, però…mi sembra un po’ strano.-
Restammo in silenzio per un po’, poi Joon iniziò a parlare
-Il fatto è che volevo davvero vederti, stare un po’ con te. Ecco perché ti ho portato qui.- Mi guardò e rimase in silenzio, mentre la brezza gli scompigliava i capelli. Rimasi in silenzio.
-Mir, ci ho provato…ci ho davvero provato…-
-A fare cosa?-
-A non essere egoista. Io so che tu…che tu staresti meglio con G.O, che lui non ti farebbe soffrire come faccio io. Ho provato a lasciarti andare ma…-
Joon mi guardò, aveva gli occhi lucidi; vederlo così mi fece battere forte il cuore, mi venne una gran voglia di stringerlo a me, ma non lo feci.
-Sei uno stupido.- Riuscii a dire. –Sei tu a decidere con chi sto bene? Sei davvero uno stupido…-
A quel punto Joon mi afferrò e mi strinse tra le sue braccia. Il mio viso era premuto sul suo petto, finalmente potevo sentire di nuovo il suo profumo.
-Già, sono uno stupido. Non faccio altro che farti star male, ti faccio piangere e aspettare per me. Mi sento stupido anche solo a chiederti scusa, perché so che non rimette a posto le cose. E poi devo dirti un’altra cosa…- Mi staccai da lui.
-Tu…tu sei sempre stato l’unico per me. La storia con Michelle era già finita da tempo, da quando lei decise di partire, da quando ho conosciuto te. Sai Mir, in questi giorni in cui siamo stati lontani  ho capito che sono innamorato di te da quando ci siamo conosciuti: tu che con tanta semplicità sei entrato nella mia vita, prendendoti cura di me senza volere nulla in cambio. A volte un tuo sorriso era l’unica cosa che mi tirava su, non importa quanto fossi stanco o arrabbiato.
Avrei voluto sempre renderti felice e farti ridere, avrei voluto proteggerti in qualsiasi momento, ma non ci sono riuscito.  Così ho pensato che lasciarti andare sarebbe stata la scelta migliore, che così saresti stato meglio. Ma alla fine, ho deciso di essere egoista fino in fondo…anche per questo, ti chiedo scusa. Ma non ce la facevo più senza di te, mi sono reso conto che non ce l’avrei mai fatta a lasciarti andare. Ma adesso, se sarai tu a non voler stare con me lo capirò, ti prometto che ti lascerò andare…-
Lo fissai per un secondo, mentre sentivo gli occhi pieni di lacrime. Mi gettai tra le braccia di Joon, lo strinsi fortissimo.
-Te l’ho già detto che sei uno stupido? Sei davvero egoista, e anche lunatico. E’ vero, mi hai fatto piangere, e aspettare per te. Ma come potrei mai dirti di andare via? Forse sono anche più stupido di te…- Iniziai a singhiozzare. –Ma questo stupido ha bisogno di te, Joon. Scusami se ti ho detto che avrei dovuto tornare da G.O. In realtà lo sapevo che nel mio cuore ci sei sempre stato tu, il tuo posto mai nessuno potrà rimpiazzarlo.-
-Io…mi sento in colpa Mir…-
-Vuoi fare qualcosa per me allora?-
-Certo…- -Non lasciarmi. Resta al mio fianco e mantieni la tua promessa. Non pensare mai più che starei bene con qualcun altro, perché l’unica persona che mi rende davvero felice sei tu.-
Ci staccammo, ci guardammo negli occhi; stavamo entrambi piangendo. Joon mi accarezzò il viso, mi asciugò le lacrime con la sua mano.
-Io…ti amo.- Poi avvicinò dolcemente il mio viso al suo e mi baciò.
 
Passammo una bellissima mattinata in spiaggia: mangiammo il kimbap, giocammo sulla sabbia, passeggiammo. Il tempo passò velocissimo, e prima di andar via ci sedemmo un po’ a riposare.
-Joon…-
-Uhm?-
-Volevo chiederti una cosa…-
-Dimmi!-
-Hai…hai parlato con Michelle?-
-Sì, ci ho parlato.- disse lui sorridendomi leggermente. –La sera in cui ci hai visti nel camerino.-
-Ah…-
-Le ho detto che avevo intenzione di venire da te…e che tra me e lei non c’era nulla. Avrei voluto trattenerti quella sera Mir, e dirti che con Michelle non era mai successo niente. Ma sapevo che c’era G.O giù ad aspettarti, così ho lasciato che andassi via.-
-Lo sapevi?-
-Già, vi ho sentiti. Mir credimi.- Mi prese la mano, e me la strinse –Quella situazione è stato tutto un malinteso. Io non ho mai avuto intenzione di tornare con Michelle in realtà. Il fatto è che è successo tutto così velocemente, e poi tu e G.O…non sapevo cosa fare per mettere a posto le cose. Sai Mir…io credo davvero di non meritarti. Ma allo stesso tempo ho bisogno di te…-
-Ti credo.- dissi sorridendo. –Se mi dici che hai già parlato con Michelle, ti credo. Mi basta questo.-
Joon mi fissò e poi mi scompigliò i capelli con la mano.
-Mir…mi sei mancato.-
-Anche tu mi sei mancato Joon.-
-Intendo…mi sei mancato in quel senso.- Mi avvicinò a lui e mi prese la mano.
-Joon smettila, siamo in spiaggia…-
-Andiamo a casa allora? Possiamo andare da me o da te, come preferisci.-  Risi. Poi sospirai e ci avviammo alla sua auto.
Durante il tragitto chiacchierammo come se nulla fosse e mi sembrò incredibile che fino a qualche ora prima non ci parlavamo nemmeno. Mi sentii un vero stupido per essere stato tanto male. Improvvisamente mi sembrò come se non fosse mai accaduto nulla, come se la nostra litigata, il bacio con Michelle non avevano alcuna importanza.
 
Arrivammo finalmente a casa sua. Nell’ingresso, mentre mi toglievo le scarpe Joon mi abbracciò da dietro, poi mi mise al muro e iniziò a baciarmi.
-Joon…lascia che mi tolga le scarpe almeno…- Lui mi guardò e mi sorrise. Poi mi sfilò la maglia e mi portò in camera da letto. Continuò a baciarmi e accarezzarmi, mentre mi sfilava dolcemente i pantaloni. Io lo lasciavo fare, perché sentire il suo profumo e guardare il suo viso mi faceva stare davvero bene. Fu il dolore più dolce che avessi mai provato: Joon era sopra di me, mi stringeva, sentivo il suo corpo perfetto a contatto con il mio, mi toccava, mi baciava. Era davvero fantastico. Dopo aver fatto l’amore restammo nel letto abbracciati. Io gli accarezzavo i capelli, mentre lui mi stringeva. In quel momento sentivo di non aver bisogno di nient’altro al mondo. Finché  c’era Joon andava tutto bene; allora mi sentii più sicuro che mai: niente e nessuno mi avrebbe fatto smettere di amarlo.
  
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