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Autore: AgnesDayle    17/08/2011    5 recensioni
Tra i quartieri alternativi di Brixton, Shoreditch e Camden Town la vita di Agnes Dayle è destinata a legarsi ad un gruppo rock emergente, e in particolare a due dei suoi componenti: Ian e Colin. Due giovani londinesi molto diversi tra loro che in comune hanno solo una passione, quella per la musica, e un certo interesse per Agnes.
Accompagnata dalle migliori canzoni rock di sempre, Agnes sarà catapultata in un mondo senza tempo fatto di concerti, feste sfrenate e personaggi eccentrici.
DAL PROLOGO:
"Quando verranno a chiederti del nostro amore, un amore così lungo tu non darglielo in fretta." Un ingorgo di parole premeva sulle labbra serrate ma quella promessa, almeno quella, l'avrebbe mantenuta. Non avrebbe omesso nulla. Avrebbe parlato della grande passione che li aveva uniti, dell'abisso nero e profondo in cui era stato facile perdersi e di un legame, d'affetto e d'amore, l'unica luce che non sarebbe mai andata via.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sutcliffe' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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capitolo 3


The invisible Agnes


I giorni erano trascorsi lenti dopo quella sera. La mattina apriva gli occhi con nessuna voglia di andare a lavoro. Dopo quella botta di vita, il Kirchherr's le appariva mortalmente noioso tanto che iniziava a confondere i giorni tra loro. Non ricordava cosa fosse successo la sera prima.
Forse perché non c'è un bel niente da ricordare.
E l'inquietudine, mista a quel familiare senso di insoddisfazione, tornava a bussare alla sua porta.
Agnes non era andata a Londra per preparare drink e servire birre. Voleva di più. Ma come al solito non era  in grado di cercarlo questo di più. Figuriamoci ottenerlo.
A peggiorare tutto, un lunedì mattina, Kayla decise di infierire.
Agnes, mezza addormentata, stava facendo colazione nella grande cucina dalle tinte pastello. Gli occhi fissi sul televisore non vedevano nulla del telefilm che stavano mandando in onda. Era il suo giorno libero. Normalmente lo passava ad esplorare qualche parco della City. Forse l'unica cosa che le mancava del suo piccolo paese erano proprio gli ampi spazi di verde in cui amava rifugiarsi. Nel suo paese, però, la solitudine della natura le infondeva un tale  coraggio  da prendere in mano la chitarra e intonare qualche canzone. A Londra non era mai abbastanza sola da riuscire a trovare quella serenità. Si accontentava quindi di un romanzo come unico compagno dei suoi pomeriggi a Kensington Gardens o a St.James Park.
Stava appunto per decidere in quale dei tanti parchi londinesi trascorrere la giornata quando la sua quiete venne disturbata dalla cornacchia impicciona.
-Programmi per oggi?-
Agnes finse di essere parecchio interessata al telefilm e scrollò le spalle.
-Il solito- disse con studiata indifferenza.
-Il solito?Un'altra giornata a bighellonare per i parchi?! Agnes cosa direbbe tua madre?-
Continuò a fissare ostinata il televisore mentre le rispondeva.
-Non lo so. Ma immagino che lo scoprirò stasera quando tu la informerai su tutto-
-Sei proprio una bimbetta viziata! Tua madre mi ha chiesto espressamente di informarla su ogni tuo movimento...-
Ora iniziava il solito discorso che magari cambiava nella forma ma non nella sostanza.
Uno. Senso di colpa.
-I tuoi genitori si sono preoccuparti di trovarti una sistemazione temporanea e un lavoro...-
Due. Ingratitudine.
-E tu non fai altro che lamentarti di me e di quel tuo datore di lavoro...-
Tre. Pigrizia.
-E non fai altro che dormire e leggere...-
E dulcis in fundo, inettitudine.
-La verità è che non hai idea di cosa vuoi e anche se lo sapessi non avresti i mezzi per realizzarlo-
Stronza per i modi. Stronza per le parole. Stronza perché ogni volta ci azzeccava in pieno.
E disse la sua solita battuta. Quella che ogni volta metteva a tacere quella zitella acida.
-Se ti sono di peso me ne vado oggi stesso.-
La donna roteò pericolosamente gli occhi.
-Non dire stupidaggini. Dove dovresti andare tutta sola?-
E se ne andò dalla stanza lasciandola sola a sentirsi, come sempre, una fallita.







Finalmente una novità. Visto il successo ottenuto, i The Fifth Beatle avrebbero suonato tutti i giovedì sera al Kirchherr's. Gheorghe l'aveva informata con tono disinvolto quando invece era fin troppo evidente la sua soddisfazione per quel risultato.
Il giovedì non si fece attendere troppo. Agnes era carica di aspettative per quella serata. Magari sarebbe riuscita a conoscere gente nuova, magari Colin si sarebbe ricordato di lei e avrebbero scambiato qualche chiacchiera come la settimana scorsa.
Anche quel pomeriggio salì nell'appartamento-topaia di Gheorghe per truccarsi un po'. Anche quel giorno si disse del tutto insoddisfatta del suo aspetto ordinario. Nessuno l'avrebbe notata in mezzo alla folla con quella tshirt bianca e quei pantaloni neri. Di diverso aveva solo i capelli: stavolta erano lasciati sciolti. Sai che novità! Si disse infastidita.
I ragazzi stavolta arrivarono un po' più tardi. Salutarono Gheorghe come se fossero amici da sempre. E Colin e Dave si avvicinarono al bancone per salutare Agnes.
-Ciao gioia- La salutò in maniera rude Dave.
- Dave ha detto di non chiamarla così!- lo bacchettò l'amico dedicandole un sorriso aperto- Ciao Agnes-
-Ciao ragazzi- disse sorridente-Allora vi siete già affezionati al Kirchherr's?!-
-Certo che si sono affezionati- quasi tuonò il proprietario- non c'è locale migliore per fare del buon rock!-
Colin aggrottò le sopraciglia pensieroso per poi rivolgersi ad Agnes.
-Sta forse ammettendo che gli piace la nostra musica?-
Lei non potè fare a meno di rivolgergli un sorrisetto complice.
-Si è il suo personale modo per fare un complimento. Non ti aspettare di più!-
-Chiedilo alla ragazzina se le piace la vostra musica- Disse divertito Gheorghe- dovevate vederla questa settimana-
Agnes non potè fare a meno di sgranare gli occhi. Oh cavolo, era stata così palese?
-Dire che era impaziente di risentirvi sarebbe troppo poco-
Sorrisero tutti mentre lei avvampava dall'imbarazzo.
-Vuol dire che sa apprezzare la buona musica-
Sollevò lo sguardo sorpresa verso chi aveva appena parlato. Era stato Ian, che la guardava con un autentico sorriso.

Quella sera il locale era ancora più affollato della volta precedente. Per fortuna Gheorghe si era convinto a prendere un altro ragazzo per il giovedì. Il ragazzo, di nome Kirk, era un tipetto nervoso dai capelli rossi sparati in ogni direzione.  Agnes era particolarmente di cattivo umore perché doveva stare continuamente dietro a quell'idiota. Spesso rispondeva male ai clienti e allora Agnes cercava di calmare un po' gli animi. Ancora più spesso non capiva, o peggio faceva finta di non capire, le ordinazioni. E allora interveniva Gheorghe a offrire un drink all'insoddisfatto di turno. Poi ogni momento era buono per sgattaiolare fuori a sfumacchiarsi una sigaretta e, cosa ancora più assurda, la riprendeva quando lei si fermava per qualche minuto.
L'unica nota positiva della serata era proprio il gruppo. Quella sera erano particolarmente su di giri. Le cover erano i migliori pezzi punk-rock del passato e i ragazzi li suonavano con grinta e dedizione. Gli avventori conoscevano ognuno di quei pezzi e cercavano di stare dietro a Colin. Anche Agnes tra un drink e l'altro canticchiava qualche pezzo più famoso. Non era un genere che conosceva bene ma con un padre come il suo era praticamente cresciuta con pezzi come God save the queen, London calling e Should I stay or should I go.
Finalmente si stava distraendo grazie alla buona musica quando Kirk ne fece una delle sue. Agnes fu attratta da alcune voci alterate al suo fianco e allarmata si avvicinò al collega.
-Senti è inutile che insisti. Non te lo cambio il drink-quasi gridò Kirk ad un palmo dal naso di un cliente dall'aria scocciata.
-Ti ho detto che la birra non la bevo e voglio un Bellini-
-Invece di fare il frocio beviti questa birra e non rompere il cazzo-
Il ragazzo rimase interdetto davanti a quella uscita e non seppe come rispondere. Agnes ritenne opportuno intervenire, facendo ciò che avrebbe fatto Gheorghe se fosse stato nelle vicinanze. Preparò velocemente un Bellini e lo porse al giovane rimasto ammutolito.
-Prego, questo lo offre la casa-gli disse con un sorriso gentile-Per stasera sei ospite del Kirchherr's, ok?-
Il cliente sembrò ancora più spiazzato davanti a quella improvvisa gentilezza e si limitò ad annuire prima di andare a mescolarsi tra la folla.
-Visto che c'eri potevi dargli un buono per il prossimo mese, bah!- le disse Kirk in modo odioso.
-Stavo cercando di riparare al tuo errore!- rispose la giovane spazientita.
-Errore?? Ragazzina qui se non fai così ti mangiano vivo. Questo è l'unico modo per non farsi mettere i piedi in testa-le dedicò uno sguardo di sufficienza prima di continuare-ma che ci parlo a fare con te?
-Perché scusa cos'ho che non va?- chiese Agnes pronta a dirgliene quattro.
-Guardi tutti con quella faccia adorante- le rispose canzonatorio- guarda che è inutile, sei comunque invisibile-
Questa non se l'aspettava. Era arrivata dritta, a colpirla nel suo punto più debole. Invisibile. Lei che se lo ripeteva sempre, appena sveglia e prima di addormentarsi. Ora aveva la conferma di ciò che fino a quel momento aveva solo sospettato. Non seppe rispondere e si odiò  per questo. Lo guardò attentamente mentre ghignava mostando quei denti giallognoli e la deridava con quegli occhi un po' strabici. Agnes non era capace di difendersi dagli attacchi di un simile esemplare di omuncolo. E si odiò ancora di più.
-Agnes prenditi una pausa- tuonò seccato Gheorghe.
Quand'era arrivato? Cosa aveva sentito? Aveva assistito a quella umiliazione?
Sentì una presa salda sulla sua spalla. L'inconfondibile mano di Gheorghe. L'unico gesto di affetto che le aveva concesso da quando si conoscevano.
-Hai avuto a che fare con abbastanza cazzoni per stasera, non credi?-
Lei, ancora ammutolita, gli rivolse un breve sorriso prima di prendere una cola dal frigo e dirigersi verso l'uscita del locale.

L'ormai nota aria gelida delle notti londinesi la schiaffeggiò violentemente appena mise un piede fuori dal Kirchherr's. Agnes le fu grata. Dopo tutte quelle ore trascorse tra l'afa e l'aria pesante del locale aveva proprio bisogno di respirare quella brezza gelata.
Poiché un capannello di persone era raccolto davanti all'ingresso del locale, Agnes preferì allontanarsi un po'. Si accovacciò su un gradino poco distante e prese un primo sorso di cola. Le parole di quel tizio odioso le ronzavano ancora in testa, facendola sentire particolarmente depressa.
-Se ti piace la nostra musica perché senti il bisogno di scappare ogni volta?-
Agnes trasalì vistosamente prima di riconoscere chi le aveva rivolto la parola così all'improvviso: Ian. Ian, che non aveva sentito arrivare; Ian che la guardava con un sorriso mite; Ian che...
-Ma tu non stavi suonando?-
Lui la guardò come se si fosse ammattita.
-Veramente siamo andati in pausa da una decina di minuti-
Non ci aveva fatto caso. Doveva essere completamente scollegata per non rendersi conto che  da ormai diversi minuti quella musica ruvida, penetrante e a volte anche aspra aveva smesso di risuonare per la Camden. Ian dovette leggerle la verità in viso perché le rivolse un risolino un po' forzato mentre si sedeva accanto a lei.
-Ah gran bella considerazione che hai di noi! Ti ringrazio a nome dell'intero gruppo!-
Lei ricambiò quel sorriso con uno un po' timido e appena accennato.
-Ero distratta da certi pensieri-
-L'avevo notato-
Agnes sollevò la testa stupita. Che avesse assistito anche lui a quella scena imbarazzante? Ian le sorrise nuovamente per poi indicare un gruppo di ragazzi poco distanti.
-Parlavo con alcuni amici quando ti ho vista qui con quest'aria pensierosa-
Si era avvicinato appositamente per lei. Era strano. Non li conosceva bene ma un gesto del genere se lo sarebbe aspettato da Colin. Da quello che aveva osservato fino a quel momento, Ian aveva un modo di fare distaccato e tendeva a tenere a distanza tutti gli altri.
Non seppe come rispondere ma gli dedicò un altro sorriso. Lui allora continuò.
-Pensieri buoni o pensieri cattivi?-
-Decisamente cattivi-
-Ti va di parlarne?-
Le andava? Le andava di parlare con quello sconosciuto delle sue debolezze? Quello sconosciuto dall'aria perfetta e invulnerabile che da quando si era seduto accanto a lei si era messo a scrutarla con attenzione, come a volerla valutare sotto ogni aspetto. Forse era proprio quell'aura di perfezione che la faceva sentire a disagio in sua presenza; un disagio che non era scomparso nemmeno in quel momento, nonostante la gentilezza con cui le aveva parlato.
Decise, però, di voler condividere qualcosa di ciò che la stava torturando.
-Il mio collega-iniziò indicando con il capo il locale-ha detto qualcosa di spiacevole-
Lui stava per prendere la parola ma lei continuò.
-E anche l'amica di mia madre, la donna che mi ospita, mi ripete spesso quanto sono...inconcludente- spiegò con non poca difficoltà.
-Permetti agli altri di definirti?- Le chiese con tono duro.
-Il fatto è che...- questo era davvero difficile dirlo.
-Sono cose che pensi anche tu- Concluse Ian per lei.
Agnes si strinse le spalle imbarazzata.
-Agnes perché sei venuta a Londra?- Le chiese mentre con noncuranza si accendeva una sigaretta.
Non rispose subito perché a quella domanda aveva tante risposte in realtà. Cercò quindi di fare chiarezza in quel groviglio di emozioni che provava e tentò di dare una risposta soddisfacente.
-Volevo qualcosa di più. Ho sempre provato una sensazione di inadeguatezza nel posto in cui vivevo. Hai presente le costruzioni per bambini? Ecco, vedevo le persone intorno a me trovare il pezzo cui incastrarsi: un lavoro soddisfacente, amici con cui divertirsi e stare bene, qualcuno da amare. Io ero un pezzo anomalo. Puoi forzarlo a stare bene con gli altri ma finirà sempre con il rovinare il risultato finale, a far cadere tutto giù.-
Non si era resa conto di aver parlato così tanto. Si chiese se lo stesse annoiando. Aveva una strana espressione in quel momento: seria e concentrata.
-Se quel qualcosa in più l'hai trovato qui al Kirchherr's non devi farti influenzare dall'opinione degli altri.-
Lei sorrise mesta.
-No, non l'ho trovato. Voglio di più ma non so neanch'io cosa.- Fu sincera nonostante sapesse che in quel modo non ci faceva una bella figura.
-Sicuramente non puoi capirlo stando qui a preparare da bere- Fu duro ma sincero.-Prova ad uscire dai tuoi schemi. Fa qualcosa che segretamente hai immaginato di fare ma che non hai mai avuto il coraggio di tentare. Qualcosa che ti possa sembrare folle. Cambiando prospettiva potresti capire di cosa hai bisogno.-
Quel consiglio era strano ma le piacque. Normalmente le persone si limitavano a giudicarla per le sue fragilità. Ian invece era andato oltre consigliandole una via per risolvere il suo problema. Stava per ringraziarlo quando qualcuno li interruppe.
-Ian ti aspettano dentro per ricominciare-
-Arrivo-disse distratto, senza alzare troppo la voce. Poi si voltò verso lei- tu resti o torni dentro?-
-Devo tornare altrimenti Gheorghe non mi darà più nessuna pausa!- Rispose mentre si alzava dal suo rifugio e lo affiancava.
Stavano per entrare quando Ian si voltò repentinamente e, guardandola molto attentamente negli occhi, le sussurrò piano:
-Sei tutto tranne che invisibile, Agnes. -




Note:
Ciao a tutti! Eccomi con il terzo capitolo. Forse risulta un po' lento ma, come avrete intuito dal prologo, nel corso della storia questi tre personaggi subiranno cambiamenti significativi e sarebbe poco credibile affrettare troppo i tempi.
Il titolo del capitolo The Invisible Agnes riprende la canzone dei The Queen The invisible man
Mi piacerebbe molto sapere il vostro parere su quello che ho scritto finora,
Un bacio
Agnes





   
 
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