Titolo:
Thursday’s Child
Autore:
Phoenix Angel Suyari
Rating: PG
Pairing: Sirius/Remus
Riassunto: Dentro, tutti
nascondono qualcosa
Note dell’autrice: Questo è il
terzo capitolo di questa (ancora senza nome) serie. Seguito di Mocking Bird.
Che è il terzo capitolo, seguito di Coming Home, che è il seguito di Carried
Away.
Traduzione: Chu
Note della traduttrice: Che dirvi?
Questo purtroppo è l’ultimo capitolo pubblicato, ma Suyari mi ha detto che ha
intenzione di continuare. Per quanto riguarda questo capitolo…bèh, preparate i
fazzoletti, perché Harry sarà davvero dolcissimo!
Link diretto a questo capitolo: http://community.livejournal.com/domus_felicus/12488.html#cutid1
*
Harry dondolò le gambe sotto la sua
sedia e utilizzò la sua forchetta per spalmare la panna montata sulla sua
cialda. La colazione a casa di Sirius e Remus comprendeva sempre un qualche
tipo di zucchero. Era lì da una settimana, e ogni mattina, Remus gli aveva
sorriso quando lui entrava in cucina e gli metteva un piatto di fronte che era
destinato ad essere ricoperto da qualche tipo di sciroppo, gelatina o
marmellata.
Prese un morso dal suo toast – con
marmellata di fragole – e si chiese cosa avrebbe detto zia Petunia se avesse
saputo che stava mangiando qualcosa di dolce per colazione ogni giorno. O cosa
avrebbe detto Dudley se l’avesse visto mettere sulla sua colazione quando
sciroppo voleva.
Una volta, Remus aveva preparato
anche le uova e un po’ dello sciroppo dal toast ci era finito sopra. Harry era
andato in panico, preoccupato del fatto che lo sciroppo era stato sprecato su
qualcosa che non aveva bisogno di sciroppo. Ma quando l’avevano notato, i suoi
tutori non lo sgridarono e nemmeno gli dissero che aveva sbagliato. Entrambi
avevano spinto un po’ delle loro uova verso lo sciroppo nei loro piatti e
l’avevano mangiate in quel modo. Harry allora si era sentito meglio, e le uova
con un po’ di sciroppo erano effettivamente buone.
Quella mattina, Sirius era ben
vestito. Doveva andare al lavoro quel giorno. Harry non era proprio sicuro su
come si sentiva riguardo il fatto che Sirius se ne andasse. Da una parte,
andare al lavoro era qualcosa che tutti i grandi facevano. (Tranne zia Petunia
e la signora Figg, anche se qualche volta Harry aveva pensato che forse la
signora Figg una volta aveva lavorato, tanto tempo prima.) Zio Vernon andava al
lavoro tutti i giorni, tranne la domenica. E i vicini andavano a lavoro. Harry
li vedeva tutti andarsene alla mattina. Alcuni di loro in dei completi, altri
con giornali o tazze di caffè. Alcuni di loro andavano in macchina; altri
prendevano l’autobus o il treno.
“Sirius, guiderai?”
“Hmm?” Chiese, mandando giù il
sorso di tè e mettendo giù la tazza. “Guidare dove?”
“Al lavoro.”
“Oh.” Sorrise e rise leggermente.
“No, Harry. Apparirò.”
“Oh…” disse Harry, tornando a
guardare il suo piatto. Non sapeva cosa fosse, ma non pensava che sarebbe stato
giusto chiedere.
“Sai che cos’è Apparire?” chiese
gentilmente Remus.
Harry scosse la testa, gli occhi
incollati sulla sua cialda.
“Harry, va bene fare le domande.
Specialmente quando non capisci qualcosa. E’ così impariamo.”
“Inoltre,” aggiunse Sirius. “Faresti
felice Moony, facendo tutti i tipi di domande. Ama insegnare.”
“Sirius.”
“Beh, è vero.”
Harry sbirciò in alto per vedere
Remus guardare al suo piatto. Sirius lo stava osservando, e Harry sapeva che
anche se dicevano che andava bene fare domande, alcune cose non era giusto
chiederle. Come ora.
“Ho un’idea,” disse Sirius. “Moony,
perché tu ed Harry non studiate un po’ ogni giorno?”
“Come a scuola?” Chiese Harry.
“Mmm, non proprio. Ma imparerai.”
Si voltò verso Remus. “Ha bisogno di imparare, Moony. E tu sei meglio di
qualsiasi insegnante che potremmo assumere.” Sirius sorrise ad Harry. “Moony
aveva i voti più alti a scuola. Tutti erano gelosi. Anche io.”
Sirius fece una risata, e si sporse
per dare una gomitata al fianco di Remus. “Andiamo, Moony…” mormorò, vicino
all’orecchio di Remus. “Sai che è vero. Inoltre…Harry sarà più a suo agio se
sarai tu ad insegnargli. Non è vero?”
Remus sospirò. Harry quasi li
interruppe per dir loro che non era necessario. Ad ogni modo non doveva andare
a scuola fino ad undici anni. E non voleva assolutamente dare fastidio a Remus.
“Va bene,” concordò lievemente
Remus.
Sirius fece un largo sorriso. “Bene
allora, voi due potete iniziare appena me ne vado.” Guardò l’orologio. “Ovvero
adesso. Sono in ritardo.” Alzandosi, si sporse per baciare la guancia di Remus
e poi fece il giro del tavolo scostando i capelli di Harry e dandogli un bacio
sulla fronte. “Ti porterò qualcosa, piccolo Prongs.”
Harry – ancora sorpreso per
l’affetto che stava ricevendo – sbatté le palpebre. Voleva dire che non aveva
bisogno di nulla, ma qualcosa dentro di lui lo fermò in tempo. Sirius scomparve
con un pop, e Harry fissò il punto in cui il suo padrino stava un attimo prima.
“Apparizione,” disse Remus, “è uno
dei modi in cui viaggiano i maghi. Si deve studiare per questo, e dare un esame
per prendere una licenza. Si inizia a sedici anni, ci sarà un corso a scuola.”
Si alzò, sparecchiando quello che aveva lasciato Sirius. “L’Apparizione è un
modo per spostarsi da un posto all’altro, ed è la forma più comune di
spostamento che usano i maghi grandi abbastanza per utilizzarlo.”
Harry spostò la sua forchetta sopra
la cialda, appiattendo di nuovo la panna. C’era molto da imparare, e tutto
ancora lo sorprendeva.
Remus tornò al tavolo e si sedette,
sorridendogli gentilmente. Harry si sentì meglio, la tensione che si calmava
nel suo petto. “Cominceremo dopo colazione, okay?”
Annuì, e premette la forchetta
nella cialda.
“Qui, la taglio per te.”
Harry si tirò indietro mentre Remus
si alzava e tagliava la cialda per lui. Si chiese se la magia potesse farlo,
invece di usare coltello e forchetta, non sapendo che i suoi tutori stavano
utilizzando la magia ad un livello minimo per farlo abituare con calma al suo
nuovo stile di vita.
“Grazie,” disse dopo che Remus ebbe
finito, ficcando la forchetta in un pezzo più piccolo e mettendolo lentamente
in bocca.
Remus sorrise semplicemente e
sollevò la sua tazza. “Di niente, Harry.”
Quando Sirius tornò a casa, Harry
si era completamente dimenticato che se n’era andato. Lui e Remus erano nella
sala da pranzo, rincorrendo un piccola creatura pelosa. Rotolava, come una
palla, ma veloce come un topo, e dopo averla rincorsa sotto i divani ed intorno
ai tavoli per quasi mezz’ora, Harry era un ridente, malmesso pasticcio.
Sirius stava sorridendo largamente
sull’uscio della porta, quando Harry guardò in alto.
“Sirius!” gridò, correndo verso di
lui.
Sirius si abbassò per prenderlo al
volo, abbracciandolo stretto. “Beh, ma guardati! Ti stai divertendo con Moony,
piccolo Prongs?”
Harry ridacchiò, appoggiandosi alla
spalla di Sirius per riprendere fiato.
“Abbiamo perso il nostro Fezgig
(non ho la minima idea di come si traduca…e se abbia una traduzione XD
N.D.T.),” si preoccupò di rispondere Remus, spostandosi per appoggiasi allo
stipite della porta, un po’ senza fiato.
“Oh, è questo quello che stavate
facendo voi due?” Rise e mise Harry giù, spostandosi per tirarsi su le maniche.
Harry si appoggiò agli stinchi di Sirius, iniziando a sentire i singhiozzi nel
suo petto. “Forse posso essere d’aiuto.”
“Lo puoi prendere da qui,” replicò
Remus, lasciandosi cadere accanto ad Harry e avvolgendo un braccio intorno a
lui. Harry si sistemò nell’abbraccio, singhiozzando leggermente. “Vediamo come
se la cava Paddy, ok?” sussurrò ironico.
Harry fece una grossa risata che
alla fine era più un singhiozzo.
“Si da il caso che io sia un
professionista, Moony.”
“Certamente, amore. Certamente.”
Singhiozzando, Harry si sistemò un
po’ più comodamente, mezzo sdraiandosi inconsapevolmente addosso a Remus.
Appoggiò entrambe le braccia sulle ginocchia di Remus, poggiando il mento sugli
avambracci. Remus gli diede un leggero colpetto sulla schiena; facendo calmare
i singhiozzi mentre Sirius avanzava comicamente nella stanza da pranzo ed
iniziava a cercare.
Più tardi, Fezgig preso e messo al
sicuro in una gabbia, Sirius diede a Harry il suo regalo. Sembrava una rana di
cioccolato, ma quando Harry l’aprì, la rana saltò fuori. Harry cadde e Remus lo
aiutò a rimettersi in piedi mentre Sirius afferrava la rana, ridandola a Harry,
che non voleva mangiare quella cosa viva. Era solo magia, spiegò Sirius.
Insieme alla rana, c’erano delle
carte da collezione, e Harry ne trovò una con una strega chiamata Morgana Le
Fey. Prima di andare a dormire quella notte, invece di una favola da un libro,
Remus e Sirius gli parlarono di lei. Quella notte, Harry sognò di cavalieri e
cavalli e una bandiera che sventolava in alto.
Due giorni dopo, Harry entrò in
cucina trovando Sirius ai fornelli. Non era vestito per andare a lavoro, e
Remus non era in cucina.
“’Giorno, piccolo Prongs,” lo
salutò sopra la spalla, con un sorriso.
“’Giorno,” disse Harry, andando a
sedersi.
Sirius gli mise un piatto davanti
che Harry considerò di poter dare a Padfoot, se il cane fosse arrivato, ma…
“Lo so, non sono un bravo cuoco,”
spiegò Sirius. “Avrei potuto chiedere a Nettie di pensarci…” Harry rabbrividì.
Non si era ancora abituato agli Elfi domestici. “Ma aveva qualcosa di più
importante da fare.”
Harry annuì. “Dov’è Remus?” chiese,
dando un colpetto ad un uovo, per provare. Quello colò ed il naso di Harry si
arricciò leggermente.
“Non si sente bene.” Harry alzò lo
sguardo. “Quindi rimarrò a casa oggi.”
“E’ malato?” chiese Harry,
avvertendo un nodo al petto.
“Starà bene entrò lunedì,” replicò
Sirius, sorridendo con fare rassicurante.
Harry deglutì. Lunedì era troppo
lontano per stare meglio.
“Non preoccuparti, piccolo Prongs.”
Allungò la mano lungo il tavolo per dare a quella di Harry una stretta tranquillizzante.
“Moony guarisce ogni volta. Non starà male per molto.”
“Forse possiamo preparargli un
brodo di pollo.”
La bocca di Sirius fece una strana
smorfia, prima di comporsi in un sorriso confortante. “Sì, suppongo che
possiamo farlo.”
“Sta dormendo?” chiese Harry,
sollevando un toast troppo bruciato e ricoprendolo di gelatina al lampone. Ne
prese un morso, e fu grato che i suoi tutori non avevano regole riguardo la
quantità di gelatina che poteva avere.
“Ci sta provando,” disse Sirius,
masticando un pezzetto di toast. Il suo naso di arriccio e lo guardò. “Ho
dannatamente bisogno di imparare a cucinare,” borbottò.
“Io lo so fare,” disse Harry.
“Ho un’idea. Lasciamo che Nettie
cucini, e noi andremo a comprare gli ingredienti per il brodo mentre lei lo
fa.”
Harry era stato educato a non
lamentarsi, e a mangiare anche se era robaccia orribile. Ma qualcosa dentro di
lui gli diede un colpetto, e sentì che stranamente sprecare quel cibo non aveva
importanza. Era un po’ sconcertato da sé stesso, ma anche quella sensazione
sembrò essere toccata da quel qualcosa, ed annuì.
“Bene allora. Vai a lavarti, io lo
dirò a Nettie.”
Preparare il brodo fu un disastro.
Harry guardò la cucina e sospirò in
vece di zia Petunia. Erano fortunati che Remus non avesse lasciato la sua
stanza, perché probabilmente si sarebbe arrabbiato. Harry non voleva vedere mai
Remus arrabbiato. E quel qualcosa dentro di lui in particolar modo non voleva
mai vedere Remus arrabbiato con lui.
C’era una larga macchia di farina
sul suo naso e ne aveva un po’ fra i capelli. C’erano cereali appiccicati ai
suoi calzini, e riso sulla sua maglietta. Un po’ delle spezie era finito sulla
sua maglia, e c’era una strana macchia sul suo ginocchio. Sirius non appariva
in uno stato migliore.
Assaggiò un sorso e prendendone un
altro cucchiaio, lo raffreddò soffiando prima di darlo ad Harry. “Beh, non ha
un bell’aspetto, ma è buono.” Harry assaggiò. Sirius gli arruffò i capelli.
“Hai fatto un buon lavoro, piccolo Prongs. Anche con me che accozzavo tutto
insieme.”
Harry fece un grosso sorriso e
scese già per prendere una scodella ed un cucchiaio.
Remus non aveva un bell’aspetto,
pensò Harry. Infatti, sembrava che avesse bisogno di un ospedale. Ma Remus gli
sorrise mentre entrava. Harry si avvicinò piano piano al letto, Sirius dietro
di lui con il vassoio.
“Ti abbiamo preparato il brodo,”
disse, appoggiandosi al lato del letto, ed allungando le sue piccole mani per
avvolgerle intorno all’avambraccio di Remus.
“E Sirius ha aiutato?” chiese,
facendo poi una risata spenta.
“Certo che sì, amore,” replicò
Sirius, poggiando il vassoio. “Non potevo lasciare Harry da solo in cucina.”
La testa di Remus si voltò di lato
e lui ammiccò a Harry. “Ti ha rallentato, vero?”
Sirius sbuffò, offeso. Poi sorrise,
e si spostò per sistemare le coperte.
Harry tirò su con il naso.
“Qual è il problema, Harry?” chiese
Remus, allungandosi debolmente per tirargli i capelli indietro.
“Stai per morire?” chiese Harry,
con un singhiozzo.
“Oh piccolo…” Guardò verso Sirius
poi di nuovo Harry. “No…no, Harry…non morirò.” Si tirò su, Sirius dietro di lui
solo per precauzione, e allungò le mani, tirando Harry sul letto. Harry tirò
pesantemente su con il naso, premendo il volto contro il collo di Remus e
aggrappandosi alla sua maglia. Le braccia di Remus lo tenevano vicino, ma
mancavano della forza di una persona in salute.
“Non voglio che tu muoia!” gemette
Harry.
“Harry…shh…” Passò gentilmente la
sua mano sulla schiena di Harry. “Non morirò. Lo prometto.” Sospirò,
poggiandosi contro Sirius, che lo sostenne. “Ogni tanto mi ammalo, amore. E’
tutto.”
Harry pianse sulla sua spalla,
avvertendo il calore della febbre incontrare le sue lacrime.
Sirius avvolse le sue braccia
intorno ad entrambi, ed abbracciarono insieme Harry per un po’, mentre lui si
aggrappava disperatamente a Remus. Il suo petto faceva un sacco male. Molto più
male della volta in cui si era ammalato e non poteva respirare. Molto più male
di quella volta in cui Dudley l’aveva fatto giocare a baseball e aveva lanciato
un home–run nel suo stomaco. Harry si sentiva male nel pensare a Remus che
stava male. E non sapeva perché.
Non si era mai sentito in quel modo
con i Dursley. Quando si ammalavano, o c’era più lavoro da fare per Harry,
oppure lo ignoravano completamente. Aveva anche visto zio Vernon stare così
male da non poter lasciare il letto, e non si era sentito nemmeno un po’ male.
Non così. Mai così.
Sotto la sua guancia, i muscoli di
Remus tiravano e si contraevano spasmodicamente, dentro, dentro profondamente.
Ogni volta che tremava, le mani di Harry stringevano più forte. Harry lo
ascoltava respirare, veloci inspirazioni e deboli espirazioni che non erano mai
della stessa lunghezza. Sirius strofinava la schiena di Remus, le sue spalle,
le braccia, e Harry poteva sentire i suoni nel petto di Remus. Quelli che non
lasciava uscire fuori. Dopo un po’, quando le mani di Remus stavano tremando, e
i muscoli erano molto, molto tesi, poggiò la sua testa giù, baciando il capo di
Harry, e disse, “Sirius.” Dalla sua voce sembrava come se stesse trattenendo
molto dolore, ed Harry si premette più vicino.
“Andiamo, piccolo Prongs,” mormorò
Sirius, spostandosi per forzare gentilmente Harry a lasciare andare la presa.
“No…” gridò Harry, le lacrime che
ricominciavano di nuovo a scendere. “No! Moony!”
“Shh…Andrà tutto bene,” disse,
mentre Sirius allontanava Harry.
Prese Harry in braccio, ed anche se
Harry lottò, se lo mise con facilità in spalla e lo portò fuori.
Sirius sistemò Harry nel letto, il
piccolo che piangeva forte ora. Gli accarezzò i capelli, baciò la tempia e si
raddrizzò. “Torno subito, piccolo Prongs. Devo solo aiutare Moony.”
Harry cadde sui suoi cuscini, e
pianse. Sirius lasciò la porta aperta di un po’ e scomparì oltre l’ingresso.
Harry pianse così forte, che alla
fine si addormentò, svegliandosi nel pomeriggio. Si mise a sedere, sentendosi
vuoto e si strofinò un occhio. Si guardò intorno, alla ricerca dei suoi
occhiali, trovando invece Padfoot. Il cane sollevò la sua testa e gli leccò la
guancia, e Harry gli gettò le braccia intorno e pianse di nuovo.
Cenò con Sirius, che lo dovette
rassicurare ogni cinque minuti che Remus stava dormendo e non era morto. Harry
non aveva fame, ma sapeva dagli anni con zia Petunia che come si sentiva non
era una scusa per non mangiare. Quindi spinse il cibo nel suo piatto e mangiò
quello che stava ai margini.
Fece avanti e indietro lungo
l’ingresso per tutto il giorno dopo, volendo vedere Remus, ma troppo
spaventato. Sirius continuava a rassicurarlo che Remus stava bene. Ma Harry
ricordava quanto male era stato quella notte, ed era davvero molto spaventato
riguardo cosa avrebbe trovato se fosse andato a visitarlo.
Sirius lo prese dall’ingresso e lo
portò a vedere un film al cinema. Harry si addormentò a metà spettacolo. Troppo
stanco e troppo angosciato per ricordare che cosa era stato portato a vedere.
Troppo preoccupato per godersi la sua prima volta in un cinema.
La mattina seguente, Harry si
trascinò in cucina. Triste ed esausto, nonostante tutte le dormite che si era
fatto, aprì la porta con una spinta, con tutta la sua forza. Si sentiva così
pesante quel giorno.
Con la testa bassa, si spostò lungo
la stanza, e si arrampicò sulla sua sedia, appoggiandosi completamente sul
tavolo e fissando con occhi vuoti il niente, aspettando la colazione anche se
non aveva fame. Un piatto venne sistemato davanti ai suoi occhi. Pancake messi
in colonna. Il profumo raggiunse il suo naso prima che i suoi occhi si
focalizzassero. I pancake erano incolonnati ordinatamente, ed ognuno aveva un
frutto differente dentro. I due che stavano in alto avevano schegge di
cioccolato.
Si rizzò a sedere, tirandosi
lentamente indietro, prima di voltarsi a guardare. Remus mise un bicchiere di
succo di frutta vicino al suo piatto e gli sorrise. Era pallido e sembrava
stanco, ma stava molto meglio di tre giorni prima. Harry lasciò andare un
singhiozzo e si lanciò contro di lui. Remus avvolse un braccio intorno al lui,
abbracciandolo stretto.
Sirius entrò in cucina, vestito per
lavorare. Baciò Remus sul collo, e poi la testa di Harry prima di spostarsi per
versarsi una tazza di tè. Remus passò gentilmente la mano sulla schiena di
Harry.
“Te l’avevo detto che sarebbe stato
meglio entro lunedì,” disse Sirius, sedendosi.
Harry tirò su con il naso,
sfregando il viso contro il fianco di Remus. Tirando su con il naso, guardò in
alto verso Remus, le braccia intorno a lui più stretto che poteva. “Stai
davvero meglio?”
“Sì, piccolo,” replicò, asciugando
le lacrime con le punte delle sue mani. “E’ passato per ora.”
Harry si aggrappò a lui,
appoggiando la testa contro di lui.
“Ma c’è qualcosa che devi sapere,
Harry.”
Harry guardò lungo il tavolo fino a
Sirius.
“Quando ho detto che Moony si
ammala parecchio, intendo davvero parecchio. Questo succederà di nuovo.” Harry
si aggrappò più forte, e Remus passò la mano sulla nuca del ragazzino. “Ma,
proprio come ora, Remus si riprenderà la prossima volta. Hai capito?”
Harry deglutì, e guardò in alto
mentre Remus lo sollevava e si sedeva, sistemando Harry sulle sue gambe.
“Harry,” disse, tenendolo con
fermezza. “Mi sono sempre ammalato in questo modo fin da quando avevo la tua
età. E’ una malattia che ho avuto per tutta la mia vita, ed è qualcosa per cui
non c’è cura, quindi starò male in questo modo per il resto della mia vita.”
Cullò Harry più vicino, ed Harry chiuse gli occhi contro il battito regolare
del cuore di Remus. “Mi dispiace, piccolo. Questo è qualcosa che non andrà mai
via, ma quando crescerai, ti abituerai al mio essere malato, okay?”
“Perché sei malato?”
Remus e Sirius si guardarono l’un
l’altro. Harry aprì gli occhi, e guardò l’uno e l’altro. Poi Remus abbassò lo
sguardo verso di lui e gli fece un lieve sorriso. “Harry, ci sono un sacco di
malattie nel mondo. E come tutti gli altri, i maghi si ammalano.”
“Ci sono molti modi per ammalarsi
nel mondo magico,” aggiunse Sirius, che si era spostato per sedersi accanto a
loro. “E nonostante la magia può curare molto malattie, non può guarirle tutte.
Alcune malattie sono oltre la magia.”
“Quando ero piccolo,” disse Remus.
Si bloccò, prendendo un respiro per calmarsi prima di continuare. Sirius gli
strofinò il braccio. “Stavo giocando nel giardino di una casa che apparteneva
ad una delle amiche di mia madre. Stavano facendo una festa, ed i miei genitori
erano stati invitati. Mia madre mi intimò di non andare troppo lontano, ma
stavamo facendo un gioco e lo facemmo.”
Harry strofinò una piccola mano sul
suo cuore, sapendo che questo era difficile da spiegare. Voleva dire che era
okay, non aveva bisogno di sapere. Non aveva niente a che fare con lui. Ma quel
qualcosa dentro di lui, quel qualcosa che aveva incominciato a crescere da quando
aveva iniziato a vivere lì sussurrò di lasciare che Remus continuasse.
“Sai che cos’è un licantropo,
Harry?”
Harry scosse la testa.
“Un licantropo è qualcuno che si
trasforma in lupo durante la luna piena. Ci sono tre modi di diventarlo. Ci si
può nascere, si può usare la magia – magia molto difficile, pericolosa e
proibita – per diventarlo, o si può essere morsi da un licantropo.”
“Perché?”
“Non ne sono certo, Harry. Forse
perché sono soli? Tutto quello che so, è che durante quella notte, mentre stavamo
giocando, c’era la luna piena. I licantropi che sono stati morsi si trasformano
solo sotto la luce della luna piena.”
“Perché?”
“E’ magia, amore,” disse Sirius.
Remus annuì. “E’ un tipo di magia.
E durante quella notte, sono stato morso da un licantropo.”
“Quindi…” disse Harry, cercando di
collegare i punti. “Tu sei…un licantropo?”
“Sì, piccolo. Sono un licantropo.”
“Harry,” disse Sirius, sporgendosi
verso di loro. “Venerdì notte, quando Remus non stava bene, è stato perché
c’era la luna piena quella notte. E lui si stava trasformando.”
“Fa molto male,” replicò Harry. Non
aveva bisogno di essere una domanda, quella. Ci era arrivato.
Remus annuì. “Fa molto male.”
“Devi proprio farlo?”
“Non ho scelta, Harry?”
Harry sospirò, poggiando la testa
sul petto di Remus ancora una volta. La magia avrebbe dovuto essere buona,
avrebbe dovuto rendere la vita felice e migliore. Non avrebbe dovuto far male
alle persone.
“Ora, Harry, questo è molto
importante.” La voce di Sirius era seria ed Harry incrociò lentamente il suo
sguardo. “Non puoi dire a nessuno che Remus è un licantropo.”
Harry non ne aveva intenzione, ma
chiese comunque, “Perché?”
“Perché le persone hanno paura dei
licantropi, Harry,” rispose Remus.
“E per quanto stupido possa suonare
– e credimi, è una stupida, stupida legge –”
“Sirius.”
“I licantropo non sono autorizzati
a vivere come gli altri maghi. Non possono avere un lavoro, non sono
autorizzati a stare con i bambini, e posso avere un mare di guai per non aver
fatto assolutamente niente.”
Harry si aggrappò a Remus, che gli
scostò indietro i capelli. Non voleva che Remus andasse via, e non voleva che
lo portassero via da lui. Remus era stata la prima persona che Harry avesse mai
incontrato che l’avesse trattato come se fosse importante.
“Quindi è un segreto.”
Harry annuì.
Sirius e Remus si guardarono l’un
l’altro e sorrisero lievemente. Harry poteva avvertire il sollievo fra di loro,
la tensione e l’ansia scivolare via. Non gli importava se Remus era un
licantropo o anche se era un mago o meno. Era una delle due persone che amavano
Harry.
E lui era una delle due persone che
Harry amava molto, davvero molto.
Dopo che Sirius se ne fu andato,
Remus ed Harry misero a posto e poi si andarono a sedere nella sala da pranzo.
“Cosa vuoi fare oggi, Harry?”
chiese Remus, ma Harry si era già addormentato. Sorridendo lievemente, Remus lo
abbracciò stretto, chiuse gli occhi e lo raggiunse nel sonno. Per la prima
volta negli ultimi giorni, Harry dormì profondamente. Sicuro e felice – cullato
dolcemente fra le braccia di un licantropo.
*
Note finali della traduttrice: Ma
non è semplicemente BELLISSIMO questo capitolo? E’ il mio preferito insieme al
secondo… Ma questi quattro capitoli sono tutti stupendi, non è vero? La
tenerezza di Remus e Sirius nel parlare e nell’interagire con Harry è così
commovente; per non parlare dei piccoli gesti che si scambiano lui e Sirius… Ed
Harry è davvero adorabile! E’ così dolce… Beh, io per ora ho finito. Spero di
tornare presto con un nuovo capitolo tradotto (Suyari mi ha detto che sta
lavorando al quinto capitolo, ma che il lavoro le toglie molto tempo…abbiate
pazienza!), per ora vi lascio e vi raccomando di lasciare tanti commenti (a
proposito…Suyari vi ringrazia di cuore per quelli lasciati agli altri capitoli…l’avete
fatta felice!!)…questa fic li merita, no? ;)