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Autore: Hurricane_lexis    17/08/2011    2 recensioni
"Non potevo perdere tempo. Dovevo raggiungerlo prima che partisse. Dovevo chiedergli scusa per il modo in cui mi ero rivolta a lui. Dovevo esternargli i miei sentimenti, anche se ciò significava perderlo per sempre come amico."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Iniziai a correre sotto l’inaspettata pioggia estiva di Los Angeles. Correvo talmente veloce che riuscivo ad udire solo il rumore del mio fiatone. Mi facevo largo tra la gente e non mi fermavo nemmeno per prendere aria. Non potevo perdere tempo. Dovevo raggiungerlo prima che partisse. Dovevo chiedergli scusa per il modo in cui mi ero rivolta a lui. Dovevo esternargli i miei sentimenti, anche se ciò significava perderlo per sempre come amico. Non sapevo a che ora avesse il volo. Aveva provato a dirmelo, ma non lo avevo affatto ascoltato, dopo che mi aveva detto che provava qualcosa per me e che però doveva partire per un altro tour, che sarebbe durato circa un anno. Aveva detto che era necessaria un po’ di distanza, perché non si era mai legato davvero ad una ragazza seriamente e perciò doveva riflettere sul da farsi. Come se potessi aspettarlo in eterno. Come se quella distanza di cui mi parlava non potesse ferirmi. Oh sì che era un egoista bastardo! Io ero diventata furiosa perché trovavo assurdo che mi dicesse che credeva di provare qualcosa per me e che per esserne certo doveva stare via per più di un anno.
« Charlie, devo parlarti di una cosa importante che non credo di riuscire a tenermi ancora dentro.» Così Jared cominciò il suo discorso quando qualche giorno prima piombò improvvisamente a casa mia. «Jared, ma non dovevi prepararti per partire? È successo qualcosa di grave?» Lo accolsi, spiazzata dalla sua improvvisa visita. « No, non è successo nulla. Ma prima di partire devo dirti questa cosa altrimenti impazzisco.» Era inquieto. È vero che non lo vedevo da anni e che ci eravamo ritrovati dopo anni di lontananza, ma non lo avevo mai visto in quello stato. Eppure lo conoscevo bene.
« Jay, cosa c’è? Mi stai spaventando.» Dissi, avvicinandomi a lui e accarezzandogli il braccio. Lui continuava a fissare per terra, come se cercasse di prendere coraggio. D’ un tratto, però, si decise ed alzò lo sguardo, fissandomi dritto negli occhi. Il blu del suo iride mi catturò completamente, come mi accadeva ogni volta che i nostri sguardi si incontravano. «Charlie, io sento di provare per te qualcosa di più che una semplice amicizia.» Quelle parole mi piombarono addosso come se fosse una doccia di acqua fredda. D’istinto, mi allontanai. 
«Come?», dissi, senza fiato.
«Sì, hai capito bene. Per me non è facile confessarti questo, ma non ce la facevo a tenermi tutto dentro e, siccome tra qualche giorno parto …»
«E, siccome tra qualche giorno parti, volevi liberarti la coscienza.», lo interruppi bruscamente. «Cosa stai dicendo, Jared?», non capivo dove volesse andare a parare.«Ti sto semplicemente esternando ciò che sento. Per me non è facile e, dato che forse tu non provi le stesse cose, volevo starmene un po’ per conto mio e, quindi, spiegarti il perché di questo viaggio.» Era confuso ed io con lui.
«Aspetta un attimo. Mi stai dicendo che il motivo del tuo viaggio non è il lavoro, ma sono io? O meglio ciò che provi per me?» Chiesi conferma, stranita e un tantino alterata.
«Charlie, cerca di comprendermi. Non si tratta solo di lavoro, ma ho bisogno di capire se ciò che provo per te è così forte e intenso da mettere a repentaglio la nostra amicizia. In fondo tu sei sempre la mia piccola Charlie. La ragazza con cui ho trascorso tutta la mia infanzia. Ci tengo alla nostra amicizia.» Mi diceva, cercando di spiegarmi come stava la situazione. «Jared, come puoi dirmi che provi qualcosa per me e poi dirmi che, contemporaneamente, senti l’esigenza di allontanarti da me?! E poi perché non me ne hai parlato prima?» Continuavo a ripetergli sempre confusa.
«Sono stato uno stupido, lo so. Ma … ma non puoi capire …» Jared vaneggiava.«Come sarebbe che non posso capire? Jared, smettila di trattarmi come una stupida!»
La conversazione poi degenerò. Gli urlai di sparire perché con le sue parole mi stava solo ferendo e lui andò via.
A quest’ora poteva essere già su quel dannato aereo ed io l’avrei perso per sempre, ma dovevo rischiare. Non potevo permettermi di sostenere altri rimorsi.
Superai il parco e scansai qualche auto che, accidentalmente, stava per farmi secca. Ed eccolo lì. Vidi da lontano il palazzo nel quale si trovava il suo appartamento. Sul mio viso spuntarono in contemporanea un sorriso e delle lacrime, le quali andarono a fondersi con le gocce di pioggia che solcavano il mio volto.
Su, Charlie. Ci sei quasi. Puoi farcela. Continuavo a ripetermi, pregando che lui non se ne fosse già a andato. Trovai il portone aperto e salii in fretta le scale. Non avevo più fiato avevo il cuore a mille e non era solo per la corsa. Ero fradicia e potevo beccarmi un raffreddore, ma non m’importava. Giunsi d’innanzi alla porta del suo appartamento. Non esitai nemmeno per un secondo e bussai, urtando forte il pugno sulla porta. Colpii circa 5 o sei volte la porta. «Jared, ti prego … dimmi che sei qui.» Continuavo a mormorare tra le lacrime. Sentii dei rumori dall’altra parte della porta e sperai con tutta me stessa che fosse lui. Mi allontanai dalla porta e attesi. Vidi la porta aprirsi, ma chi mi ritrovai davanti non era la persona che mi aspettavo aprisse la porta. Era una ragazza bionda mezza nuda e con indosso solo una camicia.

«Salve.», disse la ragazza. «Cerchi qualcuno?»

 

 

 

 

 

 

   
 
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