In un attimo il mondo si
era fermato.
...Come un vecchio orologio difettoso.
Bloccato, andato, partito...
-A... Ayumi...- balbettò la signora.
No! Non può essere... Non qua, non adesso!
-Sei tu, Ayu... Figlia mia?- continuò la donna tendendo una mano verso la
ragazza.
Ayumi era rimasta immobile, gli occhi spalancati e vuoti, la cartella era caduta
per terra. Si era alzato un leggero venticello, che le scompigliava i capelli
ramati.
Sentì un calore sulla guancia sinistra. La donna la stava accarezzando.
Provò ribrezzo per quella mano leggermente screpolata che carezzava le sue
lentiggini.
-Non mi sembra vero... Sei così cresciuta! Ma allora sei viva! Come mai sei qua,
ti credevo in Russia... Ayumi, parlami...- disse la signora Mako a sua figlia,
che continuò a fissarla impassibile, le labbra serrate.
Le sue corde vocali sembravano in sciopero.
Dov'erano finite tutte le parole che voleva dirle? Gli insulti, le urla, le
esclamazioni...
Anche il cervello di Ayumi sembrava essere paralizzato...
Uno squillo di cellulare ruppe il teso silenzio che si era creato. Tutti i suoni
ripiombarono nelle orecchie della ragazza, stordendola.
-Scusa un attimo... Che seccatura, pronto?- rispose la madre al portatile.
Ayumi sentì una voce maschile dall'altra parte della cornetta.
-Si Richard, non ti preoc... Ora? Ecco... sono in piazza- diceva la donna,
giocherellando con il fermaglio che portava nei capelli.
Ayumi la fissò attentamente.
La rabbia stava crescendo... Sempre di più, sempre di più...
-D'accordo, non ti preoccupare... Ci vediamo tra un po' alla stazione, va bene?
Ciao ciao amore, a dopo...- e chiuse la comunicazione, mettendo il cellulare
nella borsetta di pelle.
Ayumi si chinò a prendere la cartella e si girò, decisa ad andarsene.
-Aspetta Ayumi, che ne dici di prendere qualcosa con me? Un caffè, magari?-
chiese allegra la madre.
Ayumi sentì una morsa d'ira allo stomaco. Ma rispose
-Devo tornare a scuola...- sibilò facendo un passo in avanti.
La donna la raggiunse
-Dai, solo un minuto... Dobbiamo parlare, no? Dopotutto, sono dieci anni che non
ci vediamo...- aggiunse Mako.
Ayumi si fermò. Incapace di fissarla negli occhi.
-Parlare...? Noi due? Mi spiace signora, ma non abbiamo niente da dirci...-
disse con voce carica d'odio la ragazza.
La signora sospirò
-Ti prego Ayu, solo per poco...- chiese in tono supplichevole.
La ragazza strinse il manico della cartella. Avrebbe voluto spezzarlo...
Poi annuì.
-Grazie...- sorrise la madre.
***
*DIN
DON DAN DIN... DON DIN DON DAN DIN!*
(Posso dire che sembra un motivetto
scemo -.-'''? NdAyu)
(Obiezione respinta! Sai fare meglio tu il suono di una campanella? NdMe)
(Chiedo scusa... NdAyu)
La pausa pranzo era finita. E Ayumi non si era fatta viva...
-Beh, se voleva evitarci bastava dirlo...- disse leggermente offesa Hilary
mentre scendevano dalla terrazza e si dirigevano verso la classe. Tutti
annuirono.
Yuri sbuffò, incrociando le braccia
-Ma guarda, dice a me di non saltare la scuola e poi non si fa neanche
vedere...-
Kei ridacchiò
-Non te la prendere, Yu... Le donne sono tutte uguali, ci vorrebbe un
manuale...-
Boris lo guardò con malizia
-Che vorresti dire, Kei? C'è qualcuna che ti piace, forse...?-
Kei avvampò
-Ma non dire assurdità...- borbottò poco convinto.
-Vabbè, ci vediamo ragazzi...- salutarono Ivan e Sergej.
Ognuno prese direzioni diverse.
-Vi saluto, adesso dico io qualcosa ad Ayumi...- salutò Boris, mentre Yuri e Kei
entravano nella loro classe.
Boris prese a salire le scale. Arrivato davanti ad un porta verde, la aprì.
C'erano quasi tutti i suoi compagni ma di Ayumi... Neanche l'ombra.
Dove poteva essersi cacciata?
-Cavolo... Se sapevo che era così lontano quel negozio, non le avrei chiesto
questo favore!-
-Non ti preoccupare, Yuko, Ayu-chan corre veloce, si sarà fermata a giocare con
quella sua trottolina lungo la strada...-
-Già, lo sai com'è fatta...-
Boris, seduto al suo banco, fissava fuori dalla finestra imperterrito.
Non potè, però, fare a meno di sentire lo stralcio di conversazione fra tre
delle sue compagne. Si alzò di botto, andando vicino alla lavagna dove queste
stavano parlando.
Immediatamente si bloccarono, sorprese dall'arrivo del ragazzo. Una di esse,
Yuko, lo fissò con insistenza.
-Buongiorno, signorine... Cosa stavate dicendo riguardo ad Ayumi?- chiese Boris
con voce suadente.
Ad una domanda posta in un modo tanto gentile nessuno poteva rifiutare una
risposta.
-Le aveva chiesto di andarmi a ritirare una cosa nel negozio di vestiti dietro
la stazione...- miagolò Yuko tirando il fiocco appuntato nella sua folta chioma
corvina -Ma non l'abbiamo più vista tornare...-
-Fino ad ora!- finirono le altre due compagne.
Boris imprecò in russo.
-Grazie mille Takahashi, sei stata molto gentile...- ringraziò Boris, schizzando
fuori dalla classe alla velocità della luce.
-Avete visto? Mi ha sorriso...- sospirò sognante Yuko, mentre le sue amiche
ridacchiavano.
***
Non seppe esattamente dove quella donna la
stesse portando.
Non ci fece neanche caso...
-Ecco, questo locale è molto carino!- ridacchiò Mako, spingendo la porta.
Il campanello argento posto sullo stipite tintinnò allegramente.
-Entra Ayumi, forza...- la incitò.
La ragazza, tenendosi a distanza dalla signora, entrò nel locale.
Era piuttosto accogliente. Numerose persone chiacchieravano ai tavolini rotondi
o bevevano una solitaria bevanda leggendo un giornale, appoggiati al bancone del
bar. Si guardò intorno, apatica.
Cosa cercava di ottenere la sua cosiddetta "madre"?
Si sedettero entrambe ad un tavolino all'angolo del locale. Ayumi poggiò la
cartella sulla panca di fianco a sè, riavviandosi una ciocca rossiccia dietro
l'orecchio.
-Calma... Calma... Ragiona Ayu, calmati...- continuava a ripetersi nella
testa.
La donna mise la sua borsetta sul tavolo, unendo le dita davanti a sè
-Allora, Ayu... Che mi racconti?- chiese.
La ragazza continuò a stare zitta. Respirava pesantemente, fissando le iride
verde scuro della donna. Non una scintilla di magnanimità albergava negli occhi
della signora...
-Beh? Non mi parli...? Bel modo di salutare tua madre, dopo tanto tempo...- si
lamentò al pari di una bambina capricciosa.
Ayumi represse nuovamente un urlo di rabbia.
Una cameriera arrivò, ticchettando con i tacchi a spillo sul parquet del
pavimento, a prendere le ordinazioni. Prese una matita dalla tasca del candido
grembiule
-Cosa vi porto, signorine?- chiese gentilmente, sorridendo alle due clienti.
-Un caffè nero, forte senza zucchero, grazie...- ordinò Mako, mentre la giovane
cameriera scriveva sul taccuino.
-E per te, Ayumi?- chiese la donna.
La ragazza stette zitta. Mako sospirò
-Per lei un tè... Come ti piace, tesoro? Al limone, va bene?-
Un moto di furore annebbiò la vista di Ayumi...
Tesoro?! TESORO?! Fottiti, schifosa bastarda....
La trattava come se fosse ancora un'insulsa bambinetta di cinque anni... O
semplicemente, fingeva?
La ragazza annuì a fatica.
La cameriera finì di scrivere l'ordinazione. Poi fece dietrofront, diretta verso
il bancone.
Il campanello sopra la porta tintinnò ancora. Qualcun altro era entrato nel
locale.
-Allora, ti sei proprio decisa a non parlarmi?- ricominciò a parlare la donna,
tamburellando con le unghie sul tavolino.
Ayumi si morse la lingua... Non poteva stare zitta...
Ma doveva, doveva!
-Sei proprio incorreggibile... E' proprio questo tuo lato che non ho mai
sopportato! Fin da piccola ti ribellavi a me, non volevi mai obbedirmi...- il
tono di Mako cambiò radicalmente.
Da dolce e zuccheroso com'era si abbassò di mezzo tono, diventando freddo e
insolente.
Ora si mostrava per com'era veramente...
***
Nella classe di Boris si stava facendo
l'appello. Il prof leggeva, uno dopo l'altro, i nomi scritti in elenco
-Huznestof Boris...- ma nessuno rispose.
-Beh? Dov'è finito il signorino?- ironizzò il professore alzando lo sguardo
dalla lista.
-E' andato in infermeria, signore, non si sentiva bene...- intervenne Yuko.
Il prof annuì e ricominciò a leggere.
Ma dov'era finito in realtà?
Boris era corso giù in cortile, in tutta fretta.
-E ora come faccio ad avvertirli tutti?- ansimò guardando le finestre.
-Vediamo... La classe di Yuri e Kei è all'ultimo piano... Takao e gli altri,
invece?-
Cercò di lambiccarsi il cervello.
Non poteva bussare a tutte le porte e chiamarli fuori... Tra l'altro, il
professore presente non li avrebbe nemmeno fatti uscire.
-Come posso fare...-
Si morse il labbro inferiore, camminando avanti e indietro nel giardino.
Qualcosa si muoveva ad ogni passo, nella tasca dietro dei pantaloni.
-Ma certo!! Come ho fatto a non pensarci prima...-
-...Quindi, se la radice quadrata di 9 è 3, la radice cubica di 27 sarà
sempre... Hiwatari?- chiese il prof.
Kei si alzò in piedi
-Tre...- rispose immediatamente. Poi si risedette, tornando a fissare gli alberi
del giardino, incurante degli sguardi ammirati delle ragazze.
Sentiva il leggero russare di Yuri di fianco a se.
-Ma quanto cavolo dorme questo qua...- sbuffò, tirandogli un calcetto
alla gamba.
Questo sussultò
-Che c'è, cosa?- incespicò, ancora assonnato.
-E svegliati, non sei proprio capace di stare un minimo attento?- sibilò
scocciato Kei.
Yuri agitò la mano, minimizzando la cosa
-Come sei noioso, mi sembri quasi... FALBORG?!?- esclamò ad alta voce rompendo
il silenzio.
Kei gli tappò la bocca
-Ma sei deficiente?!!?- sussurrò rabbioso.
Il prof non si era accorto, fortunatamente, dell'esclamazione di un suo alunno.
-E poi, che vuol dire che sembro quasi Falborg?! Che c'entra?-
-Ma no, non tu! Guarda fuori dalla finestra, c'è il bit power di Boris! Che ci
fa fuori dal bey?- esclamò Yuri seguendo il volo circolare del falco.
-Forse ha bisogno di noi...- ipotizzò Kei.
Yuri annuì
-Come facciamo ad uscire? Non c'è mod... Kei?! Perchè mi guardi c-così?-
Il ragazzo indietreggiò con la sedia, notando lo sguardo strano dell'amico. Un
brillio per niente rassicurante animava gli occhi rossi del russo...
-Scusa Yu, ma è necessario...- e così dicendo diede una botta in testa a Yuri,
che cadde svenuto sul banco (Assassino!!! NdYu) (Era scritto sul copione^^'''!!
NdKei).
Poi alzò la mano
-Prof, Ivanov non si sente bene... Lo accompagno in infermeria, se non le
dispiace-
Prese un braccio di Yuri e se lo mise sulle spalle, sostenendolo mentre uscivano
dall'aula.
Anche nella classe di Takao l'atmosfera era rilassata.
Era in corso un'interrogazione e tutti si stavano facendo i fatti loro. Max e
Takao giocavano a tris, scarabocchiando sul banco, mentre Hilary, seduta davanti
a Takao, stava attenta all'interrogazione; una delle poche...
-Ahah! Ho vinto!- esclamò sussurrando Max, tirando la linea sulle tre croci
messe in fila.
-Uff... Non è giusto! Un'altra partita...- insistette Takao, disegnando un'altro
schema sul banco.
-Allora, volete stare zitti? Sto cercando di seguire la lezione!- li rimproverò
Hilary, sibilando rabbiosa. Poi alzò la mano, volendo rispondere alla domanda
posta dalla professoressa.
Takao la imitò, scatenando risatine silenziose da parte dell'amico.
Hilary fece finta di niente...
-Takao, è troppo facile batterti... Ho vinto ancora...- minimizzò Max, segnando
un'altra linea.
Takao sbuffò. Appoggiò la testa al banco e stette zitto.
Max si mise la matita in bocca e appoggiò il mento alle mani.
-E adesso che facciamo...?- chiese bisbigliando l'americano.
Takao scosse la testa
-Non lo so...-
I minuti passavano lenti, scanditi dalla noiosa voce della prof e dal silenzioso
ticchettio dell'orologio. Poi...
-Ah!!! Takao, guarda!!- lo chiamò Max, battendogli sulla spalla.
Takao lo guardò in faccia
-Cosa vuoi?- chiese assonnato.
-C'è Falborg, la fuori! Il bit power di Boris!!- esclamò, girandogli la testa
verso il vetro. Takao fissò incredulo il grosso falco volare con grazia sopra
gli alberi.
-Dobbiamo andare, Max, sono sicuro che Boris ha bisogno di noi... Ma come
facciamo ad uscire...-
La porta si aprì
-Vorrei parlare con Kinomiya, Mizuhara e Taibana, per favore... E' una cosa
urgente...- disse una voce conosciuta.
Takao guardò la persona: Rei!
Allora anche lui aveva capito...
Tirò un calcio nella sedia ad Hilary, che annuì
-Possiamo andare, prof?-
La professoressa fece un cenno di assenso con la testa e i tre uscirono in tutta
fretta.
-Ciao Rei! Allora è vero che Boris ha bisogno di noi, vero?- chiese subito Max.
Il cinesino annuì
-Venite, mancate solo voi...-
Li portò nel cortile, dove c'erano già Kappa, Ivan, Sergej, Kei e Yuri, che si
massaggiava la testa con la mano.
Quest'ultimo si alzò
-Questo grandissimo babbeo- indicò Kei -mi ha colpito in testa!!! E adesso mi fa
un male cane!! Spero che Boris abbia qualcosa d'importante da dire, o subirà il
mio stesso trattamento...- concluse scrocchiandosi le nocche.
-Andiamo allora, non facciamolo attendere...- sussurrò Kei, avviandosi verso la
scia violacea lasciata dal falco, che imperterrito planava sul tetto.
***
-Ecco a voi...- disse gentilmente la
cameriera, posando sul tavolo la tazza di caffè e quella del tè per Ayumi.
-Grazie signorina- ringraziò la donna.
Questa si inchinò leggermente e andò verso un'altro tavolo a prendere altre
ordinazioni.
Ayumi fissò la tazza finemente decorata in silenzio. Fuori si sentivano dei
tuoni. Sarebbe presto scoppiato un acquazzone.
Mako prese la tazzina e la sorseggiò lentamente, guardando da sopra il bordo la
figlia. Poi appoggiò il caffè bruscamente
-Insomma Ayumi, mi vuoi parlare si o no?! So che cosa è successo e, visto che
non mi parli, probabilmente ne sei venuta a conoscenza anche tu, ma il modo
migliore per risolvere i problemi è quello di parlarne! Santo cielo...- sbuffò
la donna, trafficando nella borsetta.
Il telefono squillava ancora.
Mentre la madre rispondeva, Ayumi prese con mano malferma la tazza con il tè e
se la portò alle labbra. Era bollente ma non ci fece caso.
Ne bevve un sorso, sbattendo leggermente i denti contro il bordo.
-Ti ho detto che adesso sto facendo una cosa importante! Ci sentiamo dopo,
d'accordo?- e riattaccò scocciata.
Ayumi decise di parlare
-Chi era quello...?- sussurrò evitando il suo sguardo.
Mako sussultò. Un leggero colorito rosato le si spolverò sulle guance, sotto il
fondotinta.
-Beh... Sai, adesso convivo con lui... E' un uomo ricco, l'ho conosciuto in
America!- disse Mako, tormentando ancora il fermaglio fissato nei capelli
biondi.
America...
Ecco dove era andata.
Ecco dove era partita dopo che... che...
-E tu, invece? Come mai sei qua? Credevo che stessi ancora in Russia, a quel
Monastero...- chiese la madre.
-E' bruciato- la freddò Ayumi -E io sono scappata da quel luogo di orrore, dove
voi mi avete portato... Abbandonandomi in quello schifosissimo buco, in un posto
dimenticato da dio...- sibilò velenosa la ragazza.
La donna non fece una piega.
-Ti sei divertita?- chiese poi Mako.
Ayumi non riusciva a credere alle sue orecchie...
-Dove credi di avermi portato, brutta puttana... Non al lunapark ma in un luogo
di disperazione, dove il modo più dolce per ficcarti nella zucca le cose era la
frusta!- esclamò la figlia, stringendo la tazza tra le mani.
Ancora una volta Mako non ebbe reazione. I ruoli si erano invertiti.
Poi la donna frugò ancora nella borsa, tirando fuori una foto. Sembrava recente.
La mise sul tavolo
-Guarda...- disse in tono di sfida.
Ayumi si sporse verso l'immagine. Sbarrò gli occhi.
Fu come se un pugno l'avesse presa in pieno nell'addome.
Afferrò la foto e la guardò meglio.
Un bellissimo paesaggio marino, una spiaggia bianca e delle palme ondeggianti al
vento. Una donna affascinante abbracciava un uomo sulla cinquantina. Sua madre
e... il nuovo compagno...
-L'abbiamo scattata pochi mesi fa... Sai, Richard mi porta in tantissimi posti,
al contrario di come faceva quell'uomo di tuo padre...- concluse annoiata.
Ayumi strinse i pugni. L'impulso di girarle la faccia con un ceffone era
insostenibile. Ma erano in un locale pubblico.
-Eh già... Tuo padre era un vero perdente... Ma anche tu, figlia mia, se
continui così, finirai sulla sua strada...-
Per Ayumi fu davvero troppo. Aveva perso il controllo...
-Non... Non osare nominare mio padre, schifosa traditrice... E io non sono *tua*
figlia!!!- sbottò Ayumi, rompendo il silenzio nel bar.
Tutti si girarono a fissare il loro tavolo.
Si era anche alzata in piedi. Era furente...
-E' da quando ho scoperto cosa hai fatto che ho voglia di urlarti contro tutto
il mio disprezzo!! Mi hai abbandonato come un cane rognoso, hai fatto uccidere
mio padre e te ne sei fregata!!! Sei solo una... una falsa, ipocrita e
capricciosa!! GIOCA CON LA TUA DI VITA ED ESCI DALLA MIA!!- concluse
ormai urlando.
Prese rabbiosa la cartella ed uscì dal bar sbattendo la porta. Il campanello
trillò impazzito.
Un silenzio imbarazzante pervadeva il locale...
-Aspetta Ayumi!! Aspetta!!- esclamò Mako rincorrendola fuori, lasciando le
persone nel locale spiazzate.
Grosse gocce cominciarono a cadere sulla strada.
***
-Ma quanto ci mettono ad arrivare...-
borbottò Boris camminando avanti e indietro nel cortile. Poi sentì dei passi
alle sue spalle...
-Finalmente!! Credevo non veniste più...- esclamò Boris, vedendo arrivare i suoi
amici.
-Che succede Boris?- chiesero Ivan e Sergej.
-Già, spero che sia una cosa importante...- aggiunse Yuri con un filo di ironia
nella voce, scrutandolo dubbioso.
Ma Boris era serio
-Ayumi non è ancora tornata...- disse semplicemente.
Silenzio....
-Come non è tornata? Allora... Allora dov'è andata?- chiese debolmente Hilary,
mentre Rei annuiva.
Boris scosse la testa
-Non lo so, una mia compagna di classe ha detto che le aveva chiesto un favore e
lei ci è andata... Ma non vedendola tornare ho pensato che le possa essere
successo qualcosa! Voi che ne pensate?-
-Direi di non allarmarci troppo...- propose Kei.
-Kei ha ragione, in fondo Ayumi sa badare a se stessa!- propose Takao
speranzoso.
Max sospirò, guardando verso il cancello
-Ma allora cosa sta facendo, adesso?-
-Io dico che ha trovato qualcuno...- ipotizzò Kappa, passandosi una mano sul
mento.
Tutti si girarono verso di lui.
-Come sarebbe a dire...? Ancora Hiroto e la sua banda?- chiese Yuri arrabbiato.
Non aveva ancora detto una parola, fin'ora.
Kappa scosse la testa
-No, non credo... Piuttosto direi qualcuno che non vedeva da tanto... Pensateci
bene, i suoi genitori abitavano a Tokyo, no?-
-Ma da quanto mi risulta suo padre è morto... E sua madre se n'era andata...-
aggiunse Rei.
-E' vero, c'è l'ha raccontato lei stessa!- confermò Hilary.
Takao, Kei e Yuri, però, erano dubbiosi.
-Non è detto che sua madre non sia tornata... E se ha fortuna, o sfortuna,
secondo lei... C'è una remota possibilità di averla incontrata da qualche
parte...- disse Kappa.
Ivan e Sergej sbuffarono.
-Ma dai... E' praticamente impossibile!!- intervenne Yuri, incrociando le
braccia.
Kappa fece un sorrisino
-Ma niente è impossibile... o no?-
-Effettivamente il prof ha ragione... Chissà, sono successe così tante cose che
non mi sorprendo ormai più di niente...- sospirò Takao, passandosi una mano nei
capelli in disordine.
Kei annuì.
-Allora che facciamo?- chiese poi Boris.
Ma il suono della campanella li interruppe...
*DIN DON DAN DIN...DON
DIN DON DAN DIN!*
-Ecco cosa facciamo! Ce ne andiamo a
casa...- concluse Yuri rientrando nell'edificio, seguito poi da tutti gli altri.
Ma avrà qualcos'altro in mente...?
Intanto le nuvole si affollarono sopra l'edificio e qualche lampo illuminò il
cielo... Il temporale era imminente.
***
Ayumi cercava di seminare sua madre.
Camminava veloce, sotto la pioggia battente. I lunghi capelli ramati erano
fradici di pioggia, così come la divisa. Le scarpe affondavano nelle
pozzanghere, schizzandole le gambe di pioggia.
-Ti ho detto di aspettare, Ayumi!! Per l'amor di dio, rallenta!! Stupida
ragazzina, mi si rovina la piega...- si lamentava Mako, arrancando dietro la
figlia.
Ayumi girò in un vicolo, emergendo in un dedalo di stradine.
Si guardò attorno e imboccò la viuzza alla sua sinistra, sempre con la madre
alle calcagna.
Arrivata ad un certo punto si bloccò. Stette ferma in mezzo alla strada.
La pioggia cadeva imperterrita, crudele, infinita...
-E qua dove siamo?- chiese la donna, fermandosi appena dietro la figlia e
cercando di identificare la zona.
Ayumi non rispose. Si girò verso Mako, guardandola attentamente.
Mollò la cartella per terra, in una pozzanghera... Ma non le importava, non
adesso...
Estrasse il suo bey e caricò.
-Vai Devil!!- esclamò, lanciando la trottola scarlatta.
Devil sollevò acqua intorno a se, mentre si muoveva fluido sulla strada. Girò
intorno alle scarpe raffinate della madre e ritornò verso Ayumi, che lo
acchiappò al volo.
-E' questo... Solo questo mi resta di mio padre...-
Strinse nella mano il bey
-Solo questa inutile, insulsa trottolina... Non l'affetto, non l'amore, non lui
stesso... Ma un pezzo di plastica...- sussurrò la ragazza.
Si rimise in tasca Devil.
-Ed è lì... Dove abito adesso con quelle persone...- indicò la casa di Takao.
Poi si avvicinò piano alla madre...
-Lì, dove ho riacquistato l'affetto perduto... Quell'affetto che non ho mai
potuto avere... Per colpa tua...- sibilò.
Mako guardò prima lei, poi la casa. Aggrottò le sopracciglia
-Abiti lì?! E chi sono questi cosiddetti tuoi *amici*?- chiese ironica la donna,
cercando qualcosa nella borsa. Ne estrasse una sigaretta.
La accese a fatica, le mani bagnate di pioggia.
Aspirò una profonda boccata e la spirò fuori lentamente.
Ayumi non si premurò di rispondere. Si girò, diretta verso l'ingresso della
casa.
-Ehi signorina, aspetta un momento! Non crederai di poter lasciare Mako Aohya in
questo modo, vero?- la rimproverò la signora, afferrandole il braccio.
Ayumi si girò, furente.
Avvenne tutto in un attimo...
Strattonò la presa al braccio. Le tirò uno schiaffo, in piena faccia.
Mako restò ferma...
Si posò una mano sulla guancia dolorante, guardando sconvolta la figlia, che la
fissava rabbiosa. Poi...
Cadde in ginocchio e pianse...
Pianse come non aveva mai fatto in tutta la sua vita di bambina, di madre, di
donna... Pianse come una ragazzina, singhiozzando rumorosamente.
E Ayumi non poteva fare altro che guardarla...
Prese la cartella e si girò. La donna singhiozzava ancora, senza ritegno.
-Le nostre strade si dividono qua, Mako... Ma voglio dirti una cosa, prima di
lasciarti per sempre...-
Ayumi prese fiato. I singhiozzi della madre si erano zittiti.
-Ci vuole vita, per amare la vita... Lo diceva sempre mio padre... E io non l'ho
mai dimenticato... E mai lo dimenticherò...-
Mako scoppiò di nuovo in singhiozzi
-Mi di-dispiace, Ayu... C-credevo di non riuscire a crescerti... Non s-sono mai
stata una b-buona... madre...-
-Le tue scuse sono perfettamente inutili... La verità è che non hai mai neanche
voluto provare ad essere una madre...- la interruppe Ayumi, stringendo i pugni
-Ma adesso... E' finita... Addio Mamma... E per sempre...-
A nulla servirono il pianto disperato della donna e le sue suppliche.
Ayumi se ne era andata. L'aveva lasciata li, in mezzo alla strada...
Proprio come dieci anni fa Mako l'aveva abbandonata al Monastero...
Senza voltarsi...
...Senza girarsi indietro...
Ma il viso di Ayumi era bagnato.
Non era la pioggia...
***
-Accidenti, questa pioggia non ci voleva...-
sbuffò Yuri, aumentando il passo e mettendosi le mani sopra la testa. Aveva
deciso di andare a casa, diversamente dagli altri che si erano avviati ad un
bar.
Ma prima di andarsene aveva notato Kei fargli l'occhiolino.
Che avesse capito che sperava di trovare Ayumi a casa?
-No, impossibile... Come avrebbe potuto pensarlo... Ma lui ne sarebbe
capace...- pensò Yuri.
Attraversò in tutta fretta la piazza svoltando a sinistra, diretto verso casa di
Takao.
Arrivato nelle vicinanze andò a sbattere contro una donna, che camminava assorta
in chissà quali pensieri...
Piangeva...
Yuri la guardò. Rimase paralizzato da quegli occhi color smeraldo velati di
lacrime.
Così intensi...
Così... vivi...
Aveva già visto quello sguardo. E ne era rimasto ugualmente stregato...
La signora se ne andò, sotto la pioggia battente.
Yuri la seguì mentre si allontanava con lo sguardo, fin quando non sparì nella
foschia grigiastra del temporale.
-Possibile che...- sempre più dubbioso entrò in casa.
-Ayumi?- chiamò chiudendo la porta alle sue spalle.
Poggiò lo zaino a terra con un tonfo. Scosse la testa come un cane, sgocciolando
l'acqua dai capelli rosso cupo, fradici. Si tolse le scarpe e camminò scalzo sul
tatami, lasciando orme bagnate dietro di sè.
Si diresse verso la camera che divideva con Boris. Si spogliò e si mise dei
pantaloni asciutti e una maglietta sbracciata, asciugandosi con una salvietta i
capelli.
Uscendo passò dinnanzi a camera di Ayumi, dove vide la sua cartella abbandonata
in una pozza d'acqua.
Sorrise
-Allora ci sei...- sussurrò.
La cercò in tutta la casa: in cucina, in sala, nella veranda, nei bagni...
Rimaneva solo un posto dove poter guardare...
Si avviò verso la palestra.
Aprì la porta scorrevole
-Ayu?- chiese entrando e richiudendo la porta.
La stanza era buia, una luce bluastra entrava dallo spiraglio sotto la porta.
Una figura era inginocchiata a terra, nel mezzo della sala. Un fulmine, seguito
dal rombo assordante del tuono illuminò la penombra, rivelando la sagoma.
Aveva i lunghi capelli ramati gocciolanti d'acqua. I vestiti fradici. Ogni tanto
un fremito le scuoteva la schiena.
-Ayu finalmente!! Si può sapere dove sei stata?! Eravamo preoccupati sai, cioè,
ero io quello preoccupato! Non è la prima volta che sp...-
-L'ho trovata...- sibilò la ragazza interrompendo le chiacchiere concitate
dell'amico.
Yuri si sedette di fianco a lei
-Cosa hai trovato?- chiese.
Ayumi sospirò
-Mia... madre...- finì con un sussurro.
Rimasero entrambi in silenzio per un po'.
Yuri fissava interessato il soffitto e Ayumi dimostrava un vivo interesse per il
pavimento... Ma in realtà non guardava niente...
Il suo sguardo era spento, perso nel vuoto...
-E... Cosa è successo?- chiese poi, prudentemente, Yuri.
Un altro tuono precedette la risposta di Ayumi. La pioggia era ancora aumentata.
Ora batteva violenta contro le porte, volendo quasi sfondare il bambù
dell'entrata. Il vento sibilava in lontananza...
-E'... Se ne andata... Ancora... Una volta...- disse a scatti la ragazza,
stringendo convulsamente la stoffa bagnata della gonna a pieghe. Ebbe un altro
brivido.
Yuri sospirò pesantemente. Non sapeva cosa dire...
-Non pensavo che... l'essere umano potesse manifestare così tanta cattiveria
contro un altro... Anche io sono stata crudele con lei... L'ho scacciata...-
riprese a parlare la ragazza -Non volevo averci niente a che fare con quella
donna ma... Ora mi rendo conto che così mi sono dimostrata... uguale a lei...-
Strinse i pugni. Le unghie si conficcarono nella carne.
-Uguale a lei... UGUALE!!!!- urlò con quanto fiato aveva.
Yuri stette in silenzio. Lo sguardo serio e stanco.
Lacrime cominciarono a rigare il viso di Ayumi. Non sembrava piangesse. Non
singhiozzava, non aveva movimenti...
Ma gli occhi sgorgavano lacrime...
-E adesso se ne andata... Per sempre... Sempre, sempre...-
Odiava questa parola...
Niente dura per sempre.
Le stagioni cambiano, dall'inverno alla primavera.
Il freddo diventa caldo...
L'odio diventa amore...
Perchè per questo doveva essere diverso?
...PERCHE'?!?!
-Basta Yuri... Non voglio più vivere in questo modo...- si alzò, malferma sulla
gambe -Non ha senso... Niente ha più un senso... NIENTE... NIENTE!!!- pianse
disperata.
Yuri chinò la testa
-Non ti fermerò Ayu... Non vorresti che lo facessi...- pensò tristemente
il ragazzo.
Ayumi estrasse Devil dalla tasca della gonna fradicia. Uscì di corsa dalla
palestra, sotto la pioggia battente.
Lo tirò, furiosa.
Urlò. Urlò e urlò ancora.
Il bey sbattè cieco contro le pareti del cortile, segnando il muro. Poi si
diresse verso la sua padrona.
-DEVIIIIL!!!- gridò Ayumi.
Il nero cavallo alato galoppò intorno alla ragazza, la criniera di fiamma
bruciava sotto l'acquazzone. Poi Ayumi corse dietro al bit power e si fermò in
bilico sulla pietra del laghetto.
Guardò dentro.
-Fermami Yuri...- sussurrò.
Non si sentì in mezzo al rumore dell'acqua...
-FERMAMI!!!- urlò ancora.
Poi prese fiato, come se le mancasse l'aria. Si accasciò debolmente su sè
stessa, svenuta...
E si gettò nel laghetto...
***
Ayumi morì in ospedale. Poche ore dopo...
Con ancora indosso la divisa bagnata di scuola, la pelle più pallida del solito,
i capelli rosso sangue...
I medici dissero che il suo cuore si era fermato... Semplicemente si era spento.
La vita era volata via in un soffio dalle labbra della ragazza...
I suoi amici piansero per lei...
*Lei* che aveva insegnato a credere, a sperare in un domani migliore, ad amare
la vita...
Era stata vinta, divorata dal suo crudele passato...
Ma più di tutti pianse Yuri. La perdita della sua Ayumi, la sua luce, era stato
un duro colpo. Non si riprese mai dal dolore...
Al funerale vide in lontananza la donna dagli occhi smeraldo, che capì essere la
madre della sua amica...
Sulla tomba fecero scrivere le sue parole:
-Ci vuole vita... Per amare la vita...-
Parole vere...
Parole anche troppo crudeli...
Parole che Ayumi aveva dimenticato... E che le fu fatale...
…C'è un tempo in cui tutto cambia...
…Niente dura per sempre...
…Per sempre è un concetto relativo...
…Per Ayumi fu la rovina...
…Questa storia parla di un amore, di odio, di passione, di amicizia...
…Ma soprattutto parla di vita...
…Dell'amore che ci vuole nel viverla...
…E di come sia spietata con chi rimane indietro...
…E che indietro va lasciato...
…Questa è la storia che vi ho raccontato...
…Spero che rimanga sempre nei vostri cuori...
...per sempre sia...
*°*Owari*°*