Capitolo 2
: Un “tranquillo” ritorno ad Hogwarts
Da quel giorno
trascorsero tre anni. Tre
anni carichi
di avvenimenti, ma su cui non ci soffermeremo troppo ora. Vi diremo solo che la
ragazzina con le trecce
e quella con i capelli più orribili della scuola diventarono
amiche per la
pelle, al primo anno, quasi per caso. E che, assieme a Chad Larson,
formarono
un trio. Chad, biondo, occhi nocciola, era un Tassorosso dal buon cuore, dotato di
uno strano carisma, e stuoli di ragazze ai piedi. Ma
Jennifer e Dakota
continuavano a vederlo come un semplice amico, strano ma simpaticissimo
e alla
mano.
Insieme
avrebbero
affrontato il loro quarto anno ad Hogwarts.
Jennifer
abbracciò i
genitori davanti al binario nove e tre quarti, agli occhi di suo padre,
un babbano,
invisibile. Infatti, il sangue che scorreva nelle sue vene era dovuto
tutto a
sua madre, strega in incognito nel mondo babbano in cui lei era
cresciuta,
inconsapevole di tutto, fino agli undici anni.
–
Non combinare guai! –
L’ammonì quest’ultimo, severamente.
Jennifer Fox non ne faceva di tutti i
colori solo a casa.
–
Ci proverò. – Sorrise la ragazza, allontanandosi
dalle due
figure con il suo bel topolino, Bacon. Nome molto adatto, con una
proprietà
così golosa. Certo, per i suoi genitori era incomprensibile
la scelta di avere
un topo come animale domestico, ma a Jen stava bene così,
anche se ogni tanto
Einstein, il micio dell’amica, cercava di divorarlo.
Una
volta vista Dakota, Jennifer le fece segno di seguirla e
salì sul treno. Anche
se era presto, molte delle cabine erano state occupate, ma alla fine ne
trovò
una libera, e lì mise le sue valigie. Si accasciò
un attimo sui sedili, mentre
il topo girovagava tutto contento per l’ambiente. Dopo aver
gettato l’occhio
sul suo abbigliamento, tremendamente babbano e rockettaro, Jennifer
decise di
cambiarsi, in attesa che gli amici la raggiungessero. Ma qualcosa la
distolse
dall’operazione, facendola voltare verso la porta. – Ehi, ma
che…? –
Si voltò e vide Chad che la fissava
immobile, sorpreso. Evidentemente per lui, cresciuto in una famiglia di
solo
maghi, quei vestiti erano stranissimi.
–
Ciao anche a te Chad!
– Rise di gusto, mentre lui posava le valigie,
per poi tornare a
guardarla sconcertato.
–
Aspetta un attimo vado a fare una cosa. – Le disse,
uscendo. Jennifer rimase con la sola compagnia del suo topo e del gufo
marroncino di Chad: Walt. Allora, decisa a sfruttare quel tempo morto,
uscì a
sua volta con la divisa sottobraccio, in cerca di un bagno dove potersi
cambiare in santa pace.
–
Ah Chad …– Mormorò, rivedendolo in
compagnia di …–
Kotyyyy!!! – Se non avesse avuto le mani
impegnate l’avrebbe stritolata in un maxi abbraccio.
– Aspetta
vado in bagno. – Fu invece costretta
a dirle, avviandosi verso il bagno. Si spogliò e
rivestì con tutta calma e
solitudine, mentre nel suo animo ribollivano una miriade di sentimenti:
ansia,
felicità, nervosismo, e anche un po’ di tristezza.
Anche se era il suo quarto
anno, l’idea di un nuovo anno scolastico la intimoriva ancora
un pochino. Si
fissò nello specchio: la ragazzina innocente dalle lunghe
trecce aveva lasciato
il posto a una giovane, con le guance rosate, labbra carnose, rosso
ciliegia, e
uno stiloso caschetto scalato color mogano violaceo. L’unica
cosa che
condivideva ancora con quella bambina era un paio di occhioni da
cerbiatta,
inconfondibili, di un color nocciola ambrati che ti ammaliavano,
ingenui ma con
un filo di furbizia, invisibile agli altri. – Okay, ora posso
uscire. –
Decretò, sistemandosi la divisa e aprendo la porta color
mogano. Fu spaventata
da un rumore, e qualcuno dietro la porta si parò davanti a
lei, era piuttosto
alto ed era robusto, e si toccava dolorante il naso. Doveva avergli
sbattuto la
porta sul naso senza essersene resa conto.
– Vuoi stare
attenta? – Le sbraitò contro, agitando
le mani come un esaurito. Jennifer
sollevò un sopracciglio e si scusò in tono
tutt’altro che conciliante:
–
Scusa , ma io come potevo
sapere che dietro c’eri tu? –
Quel
giorno era abbastanza irritabile, quindi si allontanò
dal bagno senza prestare attenzione a quello che stava dicendo lo
sconosciuto, anche
perché fu investita da una folla di studenti.
Individuò i miei amici fuori dal loro
scompartimento e li raggiunse, e quando un rospo le saltò in
grembo non fu per
nulla stupita, vedendo Neville al suo seguito.
– Dovresti
mettergli
un guinzaglio sai? – gli
porsi
l’animaletto sorridendo, poi ritornò al loro
scompartimento. Su un sedile
c’erano adagiate alcune leccornie, sicuramente uno dei tanti
omaggi per loro di
Dakota.
– Uuuuuh delle
merendine! – Esclamò,
facendo “gli occhi
a forma di cuore”, e aggiungendo a gran voce:
–
Ho una fame!! – Le arraffarono, quando…
–
No! – sentì urlare l’amica, che si
materializzò davanti
alla porta. La guardò interrogativa, e diede un morso alla
focaccia senza
neanche pensarci. – Jen non farlo! –
continuò. Jennifer e Neville si guardarono
confusi, poi lui divenne panoazzo.
–
Scusa, credevo le avessi portate per non, ogni anno ci dai
un regalino e… – disse toccandosi la fronte.
–
Oh cavolo, bhe te le ripago! – Assicurò a Dakota,
sgranando
gli occhi e dando una pacca sulla spalla di Neville.
–
Perché quella reazione? –
intervenne Chad, comparendo alle spalle della
brunetta. L’espressione di Jen era sempre più
confusa, mentre Dakota… Si teneva
le mani sul viso, imitando l’urlo di Munch.
Dakota,
cosa aveva fatto prima di quel momento? Dopo aver
adocchiato Jennifer, si era fermata un momento a parlare con paio di
compagne,
che le avevano comunicato una straordinaria notizia: ad Hogwarts ci
sarebbe
stato il torneo Tremaghi, a cui avrebbero preso parte anche le altre
scuole di
mezzo mondo! La ragazza le ascoltava, un po’ confusa, mentre,
con modi un po’
troppo da maestrine, le esponevano il progetto.
–
Aaah… In
effetti, ora che ci penso, alla
Coppa del Mondo di Quidditch. – Rammentò infine,
scostandosi un po’ la frangia
dalla fronte. Ripensò con un brivido alla Coppa del Mondo,
in cui i Mangiamorte
avevano fatto irruzione, causando panico. E, dal momento che i genitori
di
Dakota erano dei babbani, era stata molto spaventata all’idea
di galleggiare
pure lei per aria. Tra le braccia reggeva Einstein, il suo gatto da due
anni,
che i genitori le avevano regalato una volta che aveva ceduto Gwen, il
suo
gufo, al fratello minore, Jules. Terzo figlio con sangue magico
consecutivo.
Chissà se Sophie sarebbe stata altrettanto fortunata!
Einstein era un persiano
bianco, con un ciuffo di pelo più lungo degli altri sulla
fronte, che gli aveva
regalato questo soprannome. Dopo qualche chiacchiera, Dakota si
avviò verso il
treno, ma lì vide due figure: I gemelli Weasley, con cui
Jennifer non faceva
che punzecchiarsi da anni, dopo quell’episodio al loro
primissimo giorno.
Sebbene li trovasse egocentrici e immaturi, Dakota pensava che fossero
anche
divertenti e brillanti, e le sarebbe piaciuto essere in rapporti
migliori con
loro. Fece per attraversare le porte, mormorando un
“ciao” automatico. Però
loro si misero davanti, non con fare prepotente,
bensì… strano.
– Ehi, corva, sai
fare affari? – Le
chiese quello che immaginava fosse George.
Lei
li guardò interrogativa, la fronte corrugata.
–
In che senso? – Fece, cauta e incuriosita insieme.
–
Stiamo commerciando delle merendine innovative, e vorremmo sapere cosa
ne
pensano gli studenti. – Le spiegò
l’altro, con un sorriso a trentadue denti.
–
Ah. No, grazie, non mi interessa. –
Declinò la ragazza.
Conosceva
poco i gemelli, ma sapeva che erano furbi, e amavano giocare qualche
tiro
mancino, di tanto in tanto. E poi, continuavano a chiamarmi
“corva”. Va bene,
era una Corvonero, avevo i capelli neri e gli occhi scuri,
e spesso le mani macchiate di inchiostro nero,
per il fatto di essere mancina, ma
aveva un nome anche lei!
–
Te l’abbiamo detto che siamo disposti a pagarti? –
Questo
cambiava tutto.
–
Quanto? – Indagò, cercando di non lasciare
trapelare un facil consenso.
– Un galeone a focaccina.
– Rispose,
credo Fred, in tono pratico. Dakota
rifletté: non aveva alcuna intenzione di mangiare qualcosa
che quei due le
offrivano, per pura sicurezza, ma dietro un piccolo compenso avrebbe
potuto
pagarsi lo spuntino sul treno, e benissimo buttare nella prima
spazzatura
quelle focaccine, che motivo aveva di rifiutare?
–
Affare fatto. Dammene… uhm, tre. –
Acconsentì allora.
I
due incartarono quanto richiesto, e me glielo diedero con un sorriso.
– Eccola
servita, signora. – Fecero all’unisono.
–
Facci sapere cosa ne pensi, dopo, mi raccomando. –
Fece
un sorriso, forse più impacciato di quanto fosse consentito,
non era brava a
mentire . – Senza dubbio. –
Dopo
aver scambiato un veloce saluto con Jennifer, posò le
focaccine su un sedile,
meditando di buttarle al primo cestino, e sorprese Chad, che stava
parlando con
alcune ragazze, a cui fece segno di allontanarsi non appena lei lo
raggiunsero.
Avrebbe pensato dopo a sbarazzarsene, lei e il suo amico non si
vedevano da
mesi!
Erano
a pochi metri dalla loro cabina.. – Ehi, playoboy!
– Lo salutò. Sembrava
nervoso.
–
Ehi, Koty, hai visto il nuovo look di Jen? – Le chiese, con
un bel sorriso
stampato in faccia.
–
Sì, ha i capelli rossi, ora, rossi! E così corti!
– Esclamò, ripensandoci, per
poi aggiungere – Però, sta benissimo. –
Era
vero: aveva un’aria meno bambinesca, ora.
–
Cambiare ogni tanto fa bene… – disse lui,
pensieroso. Sembrava riflettere tra
sé. La guardò a lungo, poi commentò:
–
E tu dovresti tagliarti quella frangia, sembri una drogata! –
–
Ah, ma grazie! – Sbottò sarcasticamente Dakota.
Nessuno doveva fare commenti
sulla sua frangia. Certo i suoi capelli, lunghi fino alle scapole, e
mossi,
erano un pochettino… Disordinati, ma avevano un loro
perché, almeno per lei.
Lei
si voltò un attimo, per nascondere il broncio, ed
individuò la mia amica già di
ritorno, nello scompartimento, che chiacchierava con Neville.
E…
– No! –
gridò, correndo subito all’interno
dell’ambiente, con una mano tesa.
– Jen
non farlo! –
Ma
era troppo tardi: aveva già dato più di un morso
a una delle focaccine iWeasley.
E, orrore, anche Neville ne aveva una in mano, già
rosicchiata!
Ed
eccoci tornati al punto in cui c’eravamo lasciati. Ora per
voi sarà tutto più
chiaro.
–
Vedi… – Inziò Dakota , ma
l’amica si era già portato una mano allo stomaco.
–
Ma
che…? –
Si
sentiva strana, come
in subbuglio. Si
voltò, come in cerca di complicità, verso
Neville, che aveva la sua stessa espressione. Prima che potesse dire
altro,
spalancò gli occhi, la bocca… E vomitò
dritto davanti a sé. Neville, invece, si
toccava la faccia, su cui si facevano strada brufoli carichi di pus che
scoppiavano in contemporanea.
Dakota
li fissava, premendo sempre i palmi sulle guance, mentre Chad
indietreggiava
trattenendo un conato di vomito.
–
Ma
come diamine è possibile? –
Strepitò Jennifer, furibonda e sporca.
Neville fuggì via gridando. Erano tutti quanti sporchi di
vomito e pus, e
sembravano sul punto di voler ripetere quello che lei aveva fatto sui
sedili un
attimo prima.
–
Mi
aspetto
una spiegazione!! – Urlò
di nuovo, guardando i due ragazzi rimasti. Chad si mise
una mano sulla bocca e sfrecciò verso il bagno. Dakota la
fissava, gli occhi
marroni increduli. Era quella messa meglio, visto che, una volta
capitata la
situazione, si era fatta scudo con la porta semiaperta.
Einstein
miagolò, furioso, e verdastro.
–
Non dovevate mangiarle! –
Le spiegò, con
voce stridula, scuotendo la testa. – Me le avevano date i
Weasley, dovevo
buttarle! – Non c’era molto tempo per spiegare il
resto. Perché l’amica la
fissava.
E,
in quel momento, era sul serio furiosa.
Allooora…
Ecco un nuovo capitolo. Un po’
breve, ma il terzo è già in cantiere ;) Abbiamo
immaginato i gemelli agli
arbori della loro produzione di Merendine Marinare e varie, speriamo vi
sia
piaciuto! Se tutto questo vi sembra un po’ esagerato, andando
avanti la storia
vi chiarirà tutto. Concludendo, ringraziamo coloro che hanno
recensito( Fenrir
Greyback, Chloe_Black, ilary_chan *__* ), e invitiamo chiunque abbia
voglia di
dire la sua a farlo. Un bacio e a presto, ci vediamo nel prossimo
capitolo!
Sara
e Vale