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Autore: Evazick    18/08/2011    6 recensioni
(I di III)
"Pioggia.
Una buona storia inizia sempre dalla pioggia.
Perché la pioggia non è capace di mentire, non è nella sua natura. Quando le gocce iniziano a cadere è capace solamente di raccontare la pura e inaccettabile verità e di ricordarti quanto miserabile e infelice sia la tua vita.
Tuttavia è anche una buona narratrice di storie.
Ne ha viste così tante, ha ascoltato i sospiri di migliaia di amanti, le urla strazianti delle vittime e le grida di piacere dei loro carnefici, i gemiti di bambini e i passi sulle strade acciottolate di migliaia di città.
La pioggia è incapace di mentire, è troppo antica per poterlo fare.
Può solamente raccontare quello che ha visto."
Una ragazza sfuggita al massacro della sua famiglia.
Un ragazzo a capo di una Ribellione.
Un tiranno.
Un potere da scoprire dentro di sè.
Dopo anni di buio, la città di Camden riuscirà a vedere la sua Luce?
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Cronache di Camden'
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X. Sigilli e storie.
 
This is the story of my life
These are the lies I have created
(30 Seconds To Mars – The Story)

 

 



“Domande?” Duncan pensava di essere stato abbastanza chiaro, e fu quasi deluso quando Lux alzò la mano e disse: “Una soltanto.”
Sospirò. “Sentiamo.”
Si morse il labbro inferiore prima di iniziare. “Tu hai detto che un Elementale controlla l’elemento della madre ninfa, giusto? Ma se uno o entrambi i genitori sono Elementali, il figlio quale controllerà?”
Il ragazzo sorrise. Ha scelto bene la sua domanda. “Bè, questo non lo so ancora con precisione. Credo però che l’elemento del figlio sia totalmente diverso da quello del o dei genitori. Penso che funzioni come gli occhi.”
“Gli occhi?” chiese la ragazza a metà tra lo stupefatto e lo schifato.
Il rosso trattenne una risatina. “Già. Ognuno di noi li ha, ma non necessariamente del colore dei suoi genitori.”
Lux rimase un attimo in silenzio, poi disse: “Quindi da genitore a figlio si trasmette solamente la capacità di essere un Elementale ma non l’elemento.”
Duncan annuì, soddisfatto della sua deduzione. “Esattamente.”
La ragazza rimase ancora un attimo in silenzio, come se stesse pensando a qualcosa, poi disse: “Duncan… se nessuno dei miei genitori era un Elementale, come faccio io ad esserlo?”
Lui rimase stupito da quella semplice domanda, ma non lo lasciò a vedere. Si limitò a chiedere: “Ne sei sicura?”
Annuì vigorosamente. Si lasciò scappare una risatina. “Mia madre di sicuro non era una ninfa, e tantomeno un’Elementale. Credo che di mio padre si possa dire la stessa cosa. Tu di sicuro lo puoi sapere con maggior sicurezza di me.”
Il rosso ci pensò su per un attimo: sì, lui conosceva il loro potere più di Lux, e di sicuro in passato avrebbe potuto scoprire se Lawrence o Arianne erano Elementali. Eppure, in quei mesi in cui erano stati complici, le loro capacità non si erano mai mostrate, così come i simboli che dovevano essere nei loro occhi sinistri. “No, non lo erano,” concluse.
La ragazza sospirò, senza sapere se essere felice o meno di quella notizia. Il dubbio le si insinuò nella sua testa come un lieve fumo sottile: se nessuno dei suoi genitori era un Elementale, come faceva lei ad esserlo?
E se non fosse stata loro figlia?
Duncan si rese conto che Lux si stava immergendo sempre di più nei propri pensieri e capì che la cosa, in quel momento, le avrebbe fatto solamente del male. Sfiorò con la mano il braccio della ragazza e le chiese: “Vuoi imparare a controllare il tuo potere?”
Lo sguardo di lei si alzò improvvisamente da terra e lo puntò in quello del ragazzo: quegli occhi azzurri brillavano più che mai, forse per la voglia di imparare, forse per il fuoco che la ragazza aveva risvegliato dentro di sé. Annuì vigorosamente e Duncan sorrise dolcemente. “Okay.”
Lux si alzò velocemente in piedi e continuò a fissare la persona seduta sul masso: ogni parte del suo corpo sembrava brillare e il sole illuminava i suoi capelli da dietro, facendoli sembrare una bellissima e pura aureola dorata. “Cosa devo fare? Devo bruciare qualcosa? Mi insegnerai a sparare delle palle di fuoco come hai fatto tu prima con quella d’acqua?” Era eccitata, e il ragazzo non sapeva come fermarla e dire che le cose stavano in maniera leggermente diversa. Con un sorriso in viso, scosse lievemente la testa. “Spiacente, niente di tutto questo.”
La ragazza si incupì. “Cosa?”
Lui la guardò severo. “La cosa più importante è che tu impari a tenere sotto controllo il tuo simbolo prima che qualche altro Elementale lo veda e capisca cosa sei. Per le palle di fuoco e compagnia bella abbiamo tutto il tempo del mondo.”
Lux sbuffò. “E se i guerrieri di An ci attaccano mentre siamo rifugiati qui? E se qualcuno scopre dove siamo e viene a prenderci?”
“È impossibile che…”
“Quanto sei disposto a rischiare?”
Duncan sospirò. La preferivo nella versione non eccitata. Fece un respiro profondo e chiuse per un attimo gli occhi. Quando li riaprì affondò lo sguardo in quelli della ragazza. “Quanti anni ho in più di te, Lux?”
Lei si indignò. “Non conta proprio una…”
Quanti?
Sbuffò. “Due.”
“E tu quando sei stata attivata?”
Altro sbuffo. “Quasi due settimane fa.”
“Esatto.” Fece una pausa. “Io mi sono attivato quando avevo dodici anni, quindi direi che ho un bel po’ più di esperienza di te. Nessuno mi ha insegnato tutto quello che so su come gestire i nostri poteri, e più di una volta ho rischiato di farmi beccare dai guerrieri di An o dagli Elementali corrotti. Non voglio che ti succedano le stesse cose che sono capitate a me.” Indicò la radice accanto a sé. “Quindi tu ti metti di nuovo a sedere e impari a nascondere quel maledetto simbolo.”
Lux rimase in piedi offesa. Duncan non fece una piega e continuò a indicare la radice, senza spostare lo sguardo dagli occhi della ragazza. Passarono qualche minuto immobili e in perfetto silenzio, poi lei sbuffò per l’ennesima volta e si mise pesantemente a sedere sotto lo sguardo soddisfatto del ragazzo. Che spirito libero. Proprio come il suo elemento. Pensò un attimo a cosa dirle di fare, poi proruppe: “Okay. Adesso chiudi gli occhi.”
La ragazza sospirò, ma poi disse come le era stato detto. Quando fu immersa nel buio la voce di Duncan le disse: “Concentrati sul punto dove dovrebbe esserci il tuo occhio sinistro. Vedi qualcosa?”
Si concentrò più che potè e focalizzò tutta la sua attenzione su quel minuscolo pezzetto di buio, cercando in lungo e in largo un segno, anche il più piccolo. Dopo interminabili minuti di ricerche senza esito rinunciò e pensò di riaprire gli occhi, ma in quel momento qualcosa iniziò a tremolare nel buio. Era sfuocata e lontana, ma si avvicinò sempre di più, sempre di più finchè Lux non riuscì a vedere cosa era davvero: la piccola fiamma danzò nel buio mossa da un vento inesistente, e sembrava quasi pregarla di prenderla. “La vedo,” sussurrò, come se un rumore improvviso potesse farla scappare.
Sentì Duncan che sorrideva. “Bene. Ora prova a prenderla. Quando ce l’hai ben stretta tra le tue mani visualizza un baule nella tua mente, chiudicela dentro e getta via la chiave. Quando userai di nuovo il fuoco il baule si aprirà e la fiamma ritornerà nell’occhio sinistro, e alla fine si rinchiuderà di nuovo da sola nella sua prigione.”
Lux deglutì. “Ne sei sicuro?”
“Con me funziona.”
La ragazza fece un respiro profondo e, nella sua mente, si rimboccò le maniche. Va bene, fiammellina. A noi due.
Fece un paio di passi silenziosi nel buio, cercando di raggiungere la fiamma senza essere né vista né sentita. Non sapeva se quella… ‘cosa’ avesse degli occhi o delle orecchie, ma la prudenza veniva prima di tutto. Nella sua mente, tese lentamente le mani avanti per poterla acchiappare e fece un altro paio di passi: la fiamma sembrava non essersi accorta di nulla, tutta presa dal movimento causato dal vento. Lux fece un altro piccolo passo.
Ci siamo quasi…
Ma quando le sue mani incontrarono il fuoco, la fiamma fece un salto e scappò via, iniziando a correre a zig-zag nel buio. La ragazza la guardò stupefatta e le corse dietro con le mani sempre tese davanti a lei. L’inseguimento durò furioso per qualche minuto pieno di tensione anche per Duncan, che vedeva la ragazza accanto a lui sudare e serrare gli occhi più che poteva. Pensò che forse era troppo impegnativo per lei e avrebbe dovuto riprovare il giorno successivo, ma in quel preciso istante un sorriso si aprì sul volto di Lux e lei agitò un pugno in aria, trionfante. “Presa!” urlò mentre stringeva nel buio la fiammella tra le sue braccia.
Il ragazzo era felice quanto lei e, non visto, abbozzò un sorriso anche lui. “Perfetto. Ora mettila nel baule.”
La ragazza fece quello che le era stato detto e rinchiuse la piccola fiamma nel baule tra le sue proteste. Lo chiuse per bene con la chiave che le era apparsa in mano e che poi gettò dietro le sue spalle, senza sentire il rumore del metallo che cadeva. Riaprì gli occhi, feriti per un breve attimo dalla luce del sole, e si voltò raggiante verso Duncan. “Ce l’ho fatta!”
Abbozzò un sorriso. “Lo so.”
Lux si alzò in piedi, ancora più eccitata di prima. “E adesso? Adesso cosa mi insegnerai?”
Il ragazzo si alzò, la prese per mano e la condusse lontana dalla radura. “Adesso torniamo alla grotta.”
Eh?” Puntò i piedi e si bloccò nel centro del prato. Lui la guardò inespressivo e lei continuò: “Ho ancora energia per imparare altre cose! Puoi insegnarmi a controllare le vampate, penso di averne bisogno più di altre cose!”
“Forse non te ne sei accorta, ma quello che hai appena fatto ti ha portato via la maggior parte delle tue energie,” replicò Duncan impassibile. “Sarà un miracolo se non sverrai mentre torniamo alla grotta. Riprenderemo domani.”
Lux lo guardò con rabbia, gli occhi che mandavano lampi. Il rosso intuì cosa sarebbe potuto succedere da un momento all’altro e le mormorò all’orecchio: “Non mi sembra il momento adatto per fare un bel falò. Non vedi dove siamo?”
La ragazza lo guardò per un’ultima volta, poi rinunciò a protestare e si lasciò trascinare via da Duncan.
 

***

 
Fiamme nere.
“Ah!”
Lux si svegliò di soprassalto e si mise di colpo a sedere sulla coperta su cui dormiva: respirava pesantemente e aveva il volto e il corpo imperlati di sudore, come succedeva sempre quando si svegliava dopo aver avuto uno dei suoi incubi. Anzi, quell’incubo.
Si mise il viso tra le mani e iniziò a respirare profondamente per controllare il battito accelerato del suo cuore e riportarlo alla normalità. Le ci volle qualche minuto di profonda concentrazione, ma alla fine i battiti ripresero la loro velocità consueta. Si portò una mano alla fronte e si asciugò le gocce di sudore che vi si erano formate sopra, e le gambe iniziarono a tremarle: non ce la faceva, non ce la faceva più a dover rivivere ogni sera quel maledetto incubo, non voleva più vedere sé stessa e quelle fiamme nere così simili alle sue eppure così paurose e malvagie. Qualcosa le diceva che la situazione sarebbe peggiorata a mano a mano che scopriva e controllava sempre di più la sua capacità, ma in quel momento non gliene fregava assolutamente niente: voleva controllare il suo potere il più in fretta possibile, prima che lui imparasse a controllare lei.
Sospirò. Non riprenderò mai sonno prima dell’alba. In silenzio si tolse la coperta di dosso, si alzò in piedi e si diresse a piedi nudi verso l’entrata della grotta, avanzando tra gli altri ribelli addormentati e con addosso solamente la veste bianca che talvolta portava sotto i suoi vestiti. La sua intenzione era quella di fare una breve passeggiata nei dintorni per allontanare l’incubo, ma davanti alla grotta c’era qualcuno seduto per terra con le gambe al petto e le braccia che le circondavano. Lux capì subito chi era e pensò di fare dietrofront per tornare al suo giaciglio, ma lui la fermò. “Perché sei sveglia?” chiese in un sussurro.
Sospirò, lo raggiunse e si mise a sedere accanto a lui. “Ho avuto un incubo.”
Silenzio. “Vuoi parlarne?”
“…No.” Non ancora.
Duncan annuì e continuò a fissare un punto invisibile davanti a sé, mentre la ragazza vagava tra i suoi pensieri e i ricordi di tutto quello che era successo in quelle poche settimane: la sua vita era cambiata radicalmente, si era ribaltata, e adesso si ritrovava sola al mondo. Bè, quasi sola. Si voltò verso il ragazzo senza farsi vedere: lui non si sentiva mai come lei in quel momento? Non aveva mai nostalgia per la vita che si era lasciato alle spalle?
“Ti manca mai la tua vecchia vita?”
Duncan si voltò improvvisamente verso Lux, che lo fissava con gli occhi azzurri spalancati. Rimase senza parole, preso alla sprovvista, e lei sospirò. “Scusa, come non detto.” Rise nervosa. “Troppa curiosità mi ucciderà, prima o poi.”
“No, va bene, è una domanda legittima,” la sorprese lui, avvicinandosi leggermente. “Dopotutto io so cosa è successo alla tua famiglia e conoscevo i tuoi genitori, cosa mi impedisce di raccontarti quello che è successo a me?”
La ragazza rimase in silenzio, aspettando che lui iniziasse.
Sospirò prima di cominciare. “Sono nato vent’anni fa dentro Camden in una vecchia casa che probabilmente oggi non esiste più. A quei tempi regnava ancora il padre di Tean, ma ormai era troppo vecchio per poter tiranneggiare e fare del male al popolo. Mio padre…” Fece una pausa: doveva essere doloroso ricordare tutto quello che gli era successo. “Mio padre si chiamava Arthur. Era un mercante che aveva viaggiato per il Paese e il Continente per molti anni, ma da qualche anno aveva smesso di viaggiare e si occupava di una piccola bottega di antiquariato nel centro di Camden. Conosceva bene il segreto degli Elementali e del Mercato Notturno e fu lui stesso a condurmi lì per la prima volta, quando avevo sette anni. Era in buoni rapporti con alcuni mercanti che provenivano da terre lontane e che gli ricordavano gli anni della sua giovinezza passati a viaggiare. Fu lì che incontrò mia madre.”
Lux non lo interruppe, rapita.
“Da un paio d’anni mio padre era diventato buon amico di un giovane mercante che proveniva dalle Terre dell’Acqua, Elysium. Quando mi parlava di lui lo indicava come un tipo strano, e diceva che vivesse dentro un lago. Qualunque fosse la verità Elysium portava sempre nuova merce per il negozio di mio padre, e lui ricambiava procurandogli oggetti che avrebbe venduto in altri mercati, in altre terre. Un giorno, dopo essere sparito per qualche settimana, Elysium tornò in dolce compagnia: una ninfa dell’acqua che aveva all’incirca l’età di mio padre. Aveva lunghi capelli biondi quasi trasparenti e due occhi dello stesso colore degli stagni in inverno.” Fece una pausa. “Il suo nome era Genevieve.”
Genevieve. Sussurrò quel nome come se fosse indegno anche solo di pronunciarlo, e nel suo tono di voce aveva mescolato tristezza, bellezza, malinconia, rimpianto e amore. Una sola parola, un solo nome lo aveva fatto tornare un bambino indifeso cullato tra le braccia della madre, immerso nel sangue trasparente che sgorgava da una ferita.
“Fu amore a prima vista,” continuò. “Elysium fu felice nel vedere che il suo amico aveva finalmente trovato una compagna, e i due si sposarono. In segreto, perché girava voce che il nuovo re, Tean, vedesse di mal occhio gli Elementali e le ninfe sposate ad esseri umani. Ma loro due non si curarono delle voci, lasciarono che si disperdessero al vento e dopo un anno Genevieve diventò madre di un bambino con gli stessi capelli rosso fuoco del padre e gli occhi verdi come due stagni, tali e quali a quelli della ninfa. Lo chiamarono Duncan, che nell’antica lingua di Genevieve significava ‘guerriero’.” Rise amaro. “Sinceramente, mi sembra di essere tutto tranne che un guerriero.”
Non è vero, pensò Lux prima di gettare quella frase nell’angolo più recondito della sua mente. “Va’ avanti,” lo incalzò.
“Passarono alcuni anni in completa felicità, dimentichi delle voci che giravano da quando il piccolo Duncan era nato.” Faceva un effetto così strano sentirlo parlare di sé stesso in terza persona, come se quel Duncan non fosse veramente lui. “Sapevano che era destinato a diventare un Elementale, e aspettavano con impazienza il momento in cui avrebbe rivelato la sua vera natura. Arthur portava spesso il figlio al Mercato Notturno e gli rivelò cosa era destinato ad essere, le grandi cose che avrebbe potuto fare. Solo che…” Si interruppe, con il dolore che aveva preso possesso dei suoi occhi. Fece un respiro profondo. “Solo che otto anni fa i loro progetti vennero stravolti.”
Lux continuava a fissarlo in silenzio.
“Tean ordinò la cattura e l’uccisione di tutti gli Elementali, le ninfe e gli uomini con cui esse si erano unite. Arthur sapeva che sarebbe toccato anche a lui morire, ma fece di tutto per salvare la sua famiglia e si preparò a far scappare moglie e figlio. Ma quella notte i guerrieri di An irruppero nella casa sopra il negozio di antiquariato e catturarono l’uomo prima ancora che lui potesse protestare. Lui provò a ribellarsi e cercò di sfuggire alle grinfie dei soldati, ma qualcuno gli conficcò una spada nel petto.” La sua voce aveva un tono più rotto. “Genevieve e il piccolo riuscirono a scappare da una finestra, ma vennero presi pochi giorni più tardi nel vicolo in cui si nascondevano. Lei venne uccisa nello stesso modo del marito, ma il suo sangue era trasparente e aveva la stessa consistenza dell’acqua.” Respirò profondamente. “Non mi scorderò mai più la vista di quel sangue.”
“Cos’hai fatto dopo?” chiese Lux in un sussurro.
“Sono scappato. Nessuno ha fatto caso a me, forse credevano che non sarei diventato un Elementale, ma mi attivai quella notte stessa, nascosto in una casa disabitata. L’impatto dell’acqua fu talmente forte che la parete davanti a me si sbriciolò sotto i miei occhi, trasformandosi in un cumulo di polvere e calcinacci.” Strappò un ciuffo di erba con le dita. “Ho passato cinque anni vivendo come un ragazzo di strada, dormendo dove potevo e mangiando quello che riuscivo a trovare. Il mio talento non mi è mai stato utile, e quasi mi dimenticai come poterlo usare. Poi, tre anni fa, capii che non potevo andare avanti in quella maniera, che Camden non poteva continuare a vivere così, sotto la tirannia di un principe che faceva il bello e il cattivo tempo. Mi misi a predicare nelle locande, nei mercati, dovunque la gente potesse ascoltarmi, e iniziai a parlare di ribellione, di riprenderci quello che era nostro. Ero tenuto sotto controllo dai guerrieri di An e deriso da tutti, e alla fine feci qualcosa di drastico per farli passare dalla mia parte,” concluse con un sorriso.
“Cioè?” chiese Lux incuriosita.
“In un banco al Mercato Notturno rubai degli strani cilindri di carta colorata con un pezzo di corda in cima, sulla scatola c’era scritto che erano ‘fuochi d’artificio’. Ne provai uno in un cortile sperduto, accesi la corda e vidi il cilindro volare in aria per poi scoppiare in un tripudio di scintille colorate. Quella sera stessa mi arrampicai sulla torre della prigione senza essere visto e lanciai in aria tutti gli altri fuochi che avevo trovato.” Rise al ricordo. “Penso che il cielo si sia illuminato come se fosse giorno.”
“Immagino che da quel momento tutti abbiano iniziato a seguirti,” ipotizzò la ragazza con un sorriso.
Duncan annuì. “Esatto.”
Rimasero per un paio di minuti in silenzio, poi Lux disse: “Un’altra domanda soltanto. Come hai fatto a conoscere i miei genitori?”
“Tuo padre e il mio erano in buoni rapporti fin da prima che Tean salisse al trono, e Lawrence aveva quella piccola vena di ribellione che poi avrei avuto anch’io. Era come un secondo padre per me, lo conoscevo quasi meglio di sè stesso, e fu lui stesso a cercarmi quando scoprì che ero ancora vivo e stavo organizzando la Ribellione. Si offrì di aiutarmi e di fare il doppio gioco, pur sapendo che stava rischiando la sua vita e quella di tutta la sua famiglia. Era uno degli uomini più coraggiosi che io abbia mai incontrato.” Fece una pausa e sorrise. “Adesso è il mio turno di farti una domanda.”
“Forza.”
Si morse il labbro inferiore, come se fare quella domanda lo mettesse in imbarazzo. “Perché ti chiami Lux Shadow? Voglio dire, è un nome strano, no?”
La ragazza rimase in silenzio per qualche secondo mentre fissava il cielo coperto di stelle, poi disse: “L’ho chiesto tante volte anch’io a mio padre. Le bambine della mia età avevano nomi decisamente diversi e non misteriosi e contrastanti come il mio, e ogni scusa era buona per chiedere a uno dei miei genitori perché avessi quel nome così strano. Mia madre rimaneva sempre in silenzio ignorando la mia domanda, ma mio padre mi prendeva sempre in collo e mi portava nel suo studio, dove la sera c’era sempre una candela accesa nel buio. Mi portava davanti a lei e mi diceva: ‘Senza il buio non ci sarebbe nemmeno la luce, piccola mia. Questa candela ha bisogno delle ombre per poter esistere, e la stessa cosa vale per l’ombra. Dentro di noi abbiamo sia la candela che il buio, sia il bene che il male. Ed è per questo che ti chiami Lux Shadow, Luce Ombra, così non potrai mai scordarti nessuna delle due parti e saprai essere veramente te stessa.’.” Sorrise triste. “Non ho mai capito fino in fondo cosa volesse dirmi.”
Duncan fece una smorfia. “Comunque, cambiando discorso… se vuoi dire a qualcuno che sei un’Elementale fai pure, non ti costringerò a portarti questo fardello solamente insieme a me. Qui dentro la persona che conosce i miei poteri è Owen perché mi fido di lui e gli affiderei la mia vita. C’è qualcuno di cui ti fidi nello stesso modo?”
Lux ci pensò su un attimo, e nella sua mente apparve la sua piccola banda di amici. Avrebbe tanto voluto dirlo a Mathias, l’unico che avrebbe potuto capirla, ma se gli altri lo avessero scoperto si sarebbero offesi perché lei non ne aveva parlato anche a loro: o tutti o nessuno. Sospirò. “Per ora è meglio che questo rimanga un segreto solo nostro.”
“Okay.”
Rimasero fuori in silenzio per mezz’ora, poi Duncan si ritirò nella grotta lasciando Lux da sola con i suoi pensieri.













Finalmente in questa nota dirò qualcosa di sensato e vi svelerò un paio di segreti dietro la lavorazione di questo capitolo!
1) I nomi Elysium e Genevieve non sono frutto della mia fantasia: sono un piccolo tributo ai LostAlone, uno dei miei gruppi preferiti. I nomi del giovane mercante e della ninfa d'acqua sono i titoli di due loro canzoni e quando Duncan parla del primo dicendo "Quando mi parlava di lui lo indicava come un tipo strano, e diceva che vivesse dentro un lago", c'è una piccola citazione della canzone, ovvero 'I can early taste the clear lake / where Elysium resides'
2) Il nome di Duncan in gaelico significa 'guerriero bruno'. Ho tolto l'aggettivo perchè non c'entrava niente con il nostro rompicoglioni preferito XD
E ora, recensioni!
Jo Shepard: 'contatto visivo a tutti i costi'? AHAHAHAH No ._. Io sono quella che non guarda mai negli occhi le persone quando parla, non so perchè. Comunque hai ragione, per me gli occhi in una storia sono fondamentali.
Hellister: sì, Duncan sta finalmente cambiando il suo caratterraccio \o/
S_Anonima_E: anch'io amo un sacco il tema del controllo degli elementi, è per questo che l'ho inserito in questa storia... "concludo questa parvenza di recensione dicendo che il carattere di Duncan ha qualcosa fra l'assurdo e il normale che mi paice un sacco, anche se a volte ha l'intelligenza di un cucchiaino da caffè" Non posso che darti assoluto ragione XD
aleinadp: come vedi le ultime spiegazioni sugli Elementali le hai trovate in questo capitolo!
FRC Coazze: seee, anche a te piacciono i 30 Seconds To Mars? o_O *la abbraccia con troppa forza* Tornando seri... sì, Duncan prende le cose un pò troppo alla leggera, sarà il carattere, sarà che è un perfetto pirla .-.

xoxo
Eva
  
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