Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: formerly_known_as_A    19/08/2011    3 recensioni
La stanza non è peggio di come l'immaginasse. Lo sorprende, però, ogni volta, che razza di pandemonio riesca a creare in quei pochi minuti che impiega a raggiungerlo.
Potrebbe anche non farlo. Lasciarlo da solo, a farsi del male, a rivoltare la stanza, chiudersi nella propria ed abbandonarsi alla stanchezza di quella convivenza pesante.

{Personaggi: Islanda; Danimarca}
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Danimarca, Islanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un grido, un tonfo. Islanda si affretta nella camera della Nazione che lo governa.

Lancia un'occhiata a Groenlandia, uscita con solo la testa da uno spiraglio creato dalla porta della sua stanza e le fa cenno di tornare dentro.

Se ne occuperà lui, come sempre.

La stanza non è peggio di come l'immaginasse. Lo sorprende, però, ogni volta, che razza di pandemonio riesca a creare in quei pochi minuti che impiega a raggiungerlo.

Potrebbe anche non farlo. Lasciarlo da solo, a farsi del male, a rivoltare la stanza, chiudersi nella propria ed abbandonarsi alla stanchezza di quella convivenza pesante.

Ma come? Come, se, ormai, qualsiasi cosa stia facendo, ha il cuore che si ferma quando sente un rumore, quando il primo istinto è correre da lui?

Lo cerca sotto una scrivania ribaltata, alzandola e trovandola vuota, mettendo a posto la stanza, per quanto possibile, mentre studia le tracce, come un investigatore, per trovarlo.

Il rumore delle unghie che grattano il legno è un segnale abbastanza chiaro da condurlo davanti all'armadio. E' un nascondiglio infantile. Ma ha una logica.

Sospira e spalanca le ante, trovandolo lì seduto, interrotto nel suo sfregare, con i capelli sul viso, che quasi nascondono occhi sorpresi e le dita protese nel vuoto, il sangue che produce un orrido ticchettio sul legno.

“Eirik!” esclama, pieno di meraviglia, come se non si vedessero da anni.

Non lo trascina fuori, non gli grida che è un idiota, che è infantile e folle come quello smidollato della tragedia di quell'inglese. Non servirebbe a nulla.

Al contrario, si inginocchia di fronte a lui, nell'armadio e richiude le ante -non del tutto, solo per lasciare entrare un po' di luce-, sospirando e tenendogli il viso tra le mani.

Per i primi tempi ha tentato di essere Noregur. Ma, anche nella sua follia, Dan non l'ha mai scambiato con il fratello.

Ha tentato di essere freddo, di rispondere a tono, di sgridarlo. Non è nella sua natura. E lo sguardo ferito dell'uomo che ha di fronte e sembra non capire come sia finito in quell'armadio è decisamente insostenibile, per lui.

Non ha senso essere crudeli, quando si ferisce già abbastanza da solo.

“Che cosa c'è?” chiede, serio, pronto ad ascoltarlo. E' pazzo. Completamente fuori di testa. Ma anche così, vuole provare a capire, ascoltarlo. Ingenuamente spera che parlare possa farlo calmare e farlo tornare sano.

Lo sa, Islanda, che dentro a quell'involucro che non sa fare altro che distruggere, c'è ancora la persona che gli faceva venire voglia di viaggiare con le sue storie, lo sa bene. O almeno, ci crede con tutto sé stesso e si aggrappa a quello.

A volte, quando sono nel letto, senza nessuna ragione in particolare comincia a raccontare. E ad Erik non importa più di sapere se la storia è vera.

E' disposto a crederci, purché possa avere indietro quella persona che adora.

Den ha preso a mordersi le dita e lui se ne accorge soltanto quando sta già rosicchiando il tendine. Prende la mano ferita con la propria e posa la fronte sulla sua.

Con il tempo ha imparato il suo linguaggio folle fatti di gesti e parole ossessive. Quello lo fa quando c'è qualcosa di importante che non va', qualcosa che spesso riguarda Noregur.

“Eirik...” pigola, cercando di stringergli la mano e fallendo miseramente. In compenso, la ricopre di sangue, che scivola lungo la manica della camicia bianca del ragazzo.

“Sono qui... pabbi.” cerca di rassicurarlo, con quell'appellativo che spesso lo calma. Quando era piccolo lo chiamava spesso in quel modo. Ora si chiede se abbia ancora senso.

“Non devi lasciare il tuo pabbi da solo, lo sai? Non lasciarmi... Non lasciarmi, non lasciarmi, non lasciarmi, non...” ripete, come una cantilena ossessiva, abbandonandosi contro di lui.

“Non ti lascio. Usciamo dall'armadio, però, ok?” sussurra Islanda, prendendolo sottobraccio per accompagnarlo fino al letto ed avvolgerlo in un bozzolo di coperte. Ha sempre sonno, dopo una crisi. A volte anche fame.

Gli tiene la mano. O forse è Islanda che gliela tiene saldamente, perché non può stringerla veramente. Resta in silenzio a fissare il soffitto, per alcuni lunghi minuti, mentre il ragazzo fissa la macchia di sangue sul lenzuolo allargarsi e cambiare colore.

“Vuoi che ti racconti una storia, piccolo?” chiede, all'improvviso, voltando lo sguardo verso di lui. L'isola fa un piccolo sorriso, vedendo che non è ancora molto lucido, ma... quella frase non può che sollevarlo un po'.

Annuisce, infilandosi sotto le coperte e lasciandosi abbracciare.

“Allora ti racconto la storia di Bothvar Bjarki e del modo in cui combatté valorosamente al fianco del re Hrolf...” aggiunge, dopo una lunga pausa. Gliel'ha raccontata almeno un milione di volte, è una delle sue preferite, soprattutto l'ultima parte contro la malvagia Skuld. “Anche se Nor è molto più bravo a raccontare delle magie.”

Scuote la testa, avvolgendolo meglio tra le braccia. “Mi piace quando me la racconti solo tu, pabbi.” sussurra, posando la testa sul suo petto e chiudendo gli occhi.

Sì, Danimarca è completamente pazzo. Il modo in cui passa dalla persona che adora a quello sconosciuto dell'armadio è terrificante, improvviso, insensato. Ma non può pensare di abbandonarlo. Per l'affetto che li lega, per il modo in cui si sente come una cura a quella stessa follia, per il modo in cui viene ricompensato.

Se il popolo chiedesse l'indipendenza, non sa come potrebbe reagire. Non sa nemmeno come lui stesso potrebbe prenderla. Poiché ha bisogno di Danimarca almeno quanto è vero il contrario.




Note dell'autrice:

Mi piacciono questi due, da morire. Forse ancor di più che Nor e Den assieme. Forse perché mi piacciono anche le storie non amorose, che trattano di legami diversi ed amore paterno e fraterno e che nessuno si ricorda che questi due hanno convissuto per secoli. E poi mi piace pensarli come padre e figlio.

E, sì, amo Danimarca quando è completamente fuori di testa. Amo i personaggi fuori di testa. Se guardo quello che ho scritto non posso fare a meno di pensare di essere affascinata dalla follia. Anche se, ovviamente, tutto ciò che scrivo riguarda una follia edulcorata e molto lontana dalla realtà.

Lo smidollato della tragedia di quell'inglese è, ovviamente, Amleto e, sì, in parte Islanda esprime il mio giudizio su quell'uomo e in parte si rifà all'eroe tradizionale Scandinavo, che è un figo senza paura. u_u

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: formerly_known_as_A