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Autore: Sybeoil    19/08/2011    3 recensioni
Come dovrebbe essere una ragazza? Dolce, aggrazziata, sensibile e schiva. Beh, io sono l'esatto opposto. Il mio nome è Amalia e faccio parte della Gilda, la più grande congrega di assassini di tutto il regno. Vivo in questo modo da quando ho quattro anni, vale a dire, dal momento in cui Shiack mi trovò per le vie della capitale a chiedere l'elemosima. Sono stata cresciuta da una banda di uomini che di mestiere fanno gli assassini, perciò fossi in voi non mi stupirei se vedeste in me una specie di maschiaccio imprigionato nel corpo di una donna.Quando voglio so essere piuttosto spietata e crudele e decisamente non assomiglio a quelle oche giulive che fanno da protagoniste nelle favole per bambini. Io, al contrario loro, non ho bisogno di essere salvata, anzi forse dovrei salvare gli altri, ma da me stessa. Ah,e per finire. Ho diciotto anni, capelli biondo lucente, occhi azzurro lapislazzuli e questa è la mia storia.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 23

 
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"Forse era quel suo sguardo perso
nel vuoto o quel suo continuo mordicchiarsi
il labbro, ma quando combatteva quella
ragazza aveva il potere di incantarti"

 

 

Con ancora un sorrisetto ebete a incurvargli le labbra perfettamente disegnate il biondo si trovò a dover schivare l’attacco di un soldato per evitare di trovarsi la lama di una spada, conficcata nel mezzo del suo torace. Sempre continuando a ghignare mentre ripensava divertito alla prima volta in cui un po’ timoroso ma orgoglioso, tenne stretta quel tipo d’arma e cercò di battere la bella bionda che lo aveva sfidato. Ora che ci pensava capì che molto probabilmente anche se si fosse allenato per il resto della sua vita, divenendo il più bravo spadaccino delle cinque terre, non sarebbe comunque riuscito a battere Amalia. Quella ragazza aveva una capacità straordinaria di dominare quell’arte come se lei stessa fosse nata da una spada anziché da una donna. I suoi movimenti erano fluidi e leggeri, sensuali ed ipnotici decisamente rassomiglianti ad una danza. Se la osservavi troppo a lungo muoversi con la spada stretta nella mano destra rischiavi di rimanerne incantato. Un suo semplice movimento, che fosse un affondo o una parata, aveva l’immenso e al contempo terribile potere di rapirti. Era talmente bella quando combatteva che tutto intorno a te scompariva, riducendosi ad essere un semplice sfondo opaco e sbiadito. I rumori si attutivano fino a divenire flebili sussurri, le immagini sfocavano fino a perdere senso e tu stesso perdevi la concezione della realtà. Non esisteva più nulla se non lei e la sua letale arma stretta saldamente eppure così delicatamente tra quelle dita così sottili. L’alzarsi e l’abbassarsi frenetico del suo petto quando inspirava ed espirava, quel suo innocente ed inconsapevole vizio che aveva di mordersi il labbro inferiore quando si concentrava in battaglia e quei suoi meravigliosi capelli dello stesso colore del sole, che volevano sereni attorno al suo viso d’angelo. Una visione di celestiale bellezza e demoniaca malvagità riunite nel corpo di una donna. E poi c’erano gli occhi: quelle due pietre d’un azzurro indescrivibile incastonate proprio sopra il naso perfettamente dritto con la punta che terminava leggermente all’insù. Quei due infiniti pozzi incapaci di mentire e colmi di emozioni e sensazioni che invece la sua mente cercava di tacere continuamente. Quei meravigliosi doni che il cielo aveva fatto ai mortali permettendoli di bearsene, di riempirsi gli occhi di quella meraviglia divina. Quando combatteva Amalia perdeva credibilità, passando dal sembrare una semplice umana all’assomigliare ad una Dea. Tutti ne rimanevano incantati e tutti finivano per abbandonare la vita con il suo nome sulle labbra. Era a lei e al suo straordinario modo che aveva di combattere che Jason pensava mentre con enfasi sempre crescente, si faceva largo tra le file dei soldati, uccidendo tutti quelli che gli si paravano dinnanzi.

Un urlo di puro e agghiacciante terrore proveniente dalle sue spalle lo distrasse dai suoi roventi e macabri pensieri riportandolo bruscamente alla realtà. Voltandosi appena in tempo per vedere un soldato stringere la figura esile di Neifel tra le braccia. La ragazza era stata colta alla sprovvista finendo prigioniera di quel bastardo, che ora esplorava le sue curve con mani viscide e lussuriose, mentre la rossa si dimenava in preda all’orrore e alla paura. Gli occhi verdi spalancati e la bocca piegata in una smorfia di disgusto andavano a sommarsi ad una massa informe di capelli rosso fuoco spettinati e sporchi che però non facevano altro che renderla più bella. Solo ora, nel bel mezzo di una battaglia dove si trovavano in netta minoranza e quindi in difficoltà, Jason si rendeva conto della strabiliante quanto incredibile bellezza della rossa. Solo in quel momento, notando le mani lussuriose del soldato percorrere quel corpo come il pennello di un pittore fa con una tela e la paura della ragazza, si rendeva conto di quanto tutto ciò gli provocasse una strana sensazione all’interno del petto. Una sorta di fitta dolorosa lo colpì alla bocca dello stomaco facendogli storcere le labbra. Come si permetteva quel verme schifoso di toccare in quel modo la rossa? Nessuno aveva il diritto di comportarsi così con una donna, per di più se la donna in questione era sua amica ( e forse qualcosa di più ); perciò riprendendo lentamente il controllo di sé per capire la direzione da prendere al fine di salvare la vita della rossa, il biondo cominciò a respirare lentamente aprendo e chiudendo convulsamente i pugni. Dopo pochi secondi che sembrarono secoli, in cui le urla e poi le suppliche della ragazza si erano susseguite andando crescendo, si decise a muovere quei dannati piedi. Un insulso idiota gli si parò davanti quando ormai pochi metri lo separavano dalla rossa e lui lo liquidò con un semplice colpo sferrato con tutta la forza che possedeva in corpo, spedendolo all’altro mondo in pochi secondi. Poi con rinnovata forza continuò a camminare fino a raggiungere il bastardo e a sfiorargli al spalla con la punta della lama attendendo che questo si girasse.

Quando il soldato finalmente si convinse a girarsi, più per il senso di autoconservazione che altro, il biondo non esitò a colpirlo prima con un pugno con cui sicuramente gli ruppe il naso e poi con la spada che affondò con sadico godimento fino al centro esatto dal suo ventre da cui fuoriuscì un fiume scarlatto. La rossa poté così finalmente liberarsi dalla presa di quel sadico e riprendere a combattere non senza aver prima ringraziato il biondo, che la osservava in un misto di felicità e estasi.

< Ti..ti ringrazio > balbettò la ragazza ancora scossa per ciò che avrebbe potuto subire < Ti devo la vita > aggiunse subito dopo. Il biondo fece in modo di legare i suoi occhi a quelli della ragazza dando vita ad una danza di colori in cui si fondevano l’un l’altro il verde smeraldo degli occhi di lei e l’azzurro cielo degli occhi di lui. Rimasero a fissarsi così per qualche minuto in cui tutto il caos, la morte e il sangue che si estendeva intorno a loro scomparve, lasciandoli soli al centro esatto del deserto. Fu in quel preciso istante, nel momento stesso i cui i loro occhi si legarono che i due capirono di appartenersi. Ancora oggi non sanno bene come spiegarselo, ma di sicuro quello fu il momento in cui capirono di essersi innamorati.

Fu la rossa a mettere fine a quel momento, così carico di tensione da poter sentire piccole scosse di elettricità percorrere la pelle delle persone accanto a loro, distogliendo lo sguardo e puntandolo verso Xavier che si trovava in palese difficoltà. L’assassino infatti era circondato da sei soldati che attaccavano uno di seguito all’altro costringendo il ragazzo a serrare i tempi e le mosse per evitare di essere colpito. Quella fu la prima volta in tutta la sua vita in cui credette di stare per morire, dopotutto non lo si può di certo biasimare per aver pensato una cosa così lugubre, dato la minoranza in cui si trovava. Insomma sei contro uno non è mica una passeggiata e anche se sei un assassino di professione, addestrato a non sentire dolore, a mantenere la calma in ogni situazione e a lanciare attacchi adatti ad uccidere, un po’ di ansia ti viene. E così anche il bello e dannato assassino credette di doverci lasciare le penne ma per sua fortuna intervennero Jason e Neifel che lo liberarono dei suoi avversari in pochi minuti. Finalmente libero dall’idea di dover passare il resto dei suoi giorni con gli occhi chiusi seppellito in qualche fossa, senza la possibilità di vedere Amalia e baciare quelle labbra morbide come seta o poter sfiorare quella pelle chiara come il latte e delicata come il petalo di un fiore, ripartì all’attacco.

Ormai tutti gli assassini della Gilda che avevano preso parte a quell’assurda quanto insensata missione, erano radunati nella piazza principale del mercato sotto gli sguardi preoccupati della popolazione di Chruer nascosta nelle case. Ancora non riuscivano a credere che Shiack li avesse convocati con così tanta urgenza e per di più in un luogo scoperto e facilmente attaccabile. Il più confuso di tutti era sicuramente Horne che conosceva il suo capo abbastanza bene da poter affermare che qualcosa non andava. Un assassino come lui non avrebbe mai fatto un gesto così stupido e avventato rischiando di esporre tutti i suoi uomini ad un imboscata specie in quei momenti in cui nessuno capiva cosa stesse succedendo. Numerosi mormorii si levarono tra le figure scarlatte mentre l’uomo da cui avevano ricevuto quell’ordine si avvicinava al gruppo con passo deciso e risoluto e con una figura di donna al fianco. Nessuno la riconobbe se non quando fu a pochi metri di distanza da loro e dai loro sguardi stupidi e ammaliati allo stesso tempo. Amalia, l’unica donna entrata a far parte della Gilda da tempi immemorabili, camminava al fianco dell’uomo stesso che l’aveva raccolta dalla strada dodici anni prima. Come sempre la trovarono magnifica, avvolta in quel completo di pelle rossa cremisi e con i capelli disordinatamente spettinati incarnava il sogno proibito di molti dei presenti. Le gambe toniche e forti marciavano sicure sul terreno duro e sabbioso, accompagnate dal ritmico movimento del seno che si alzava e si abbassava a tempo con il suo respiro. Le labbra rosee erano leggermente dischiuse assomigliando ad un cuore perfetto. Il naso piccolo e perfetto era leggermente arricciato a causa degli odori fetidi provenienti dalle strade della cittadina e poi c’erano gli occhi. Quegli occhi che tante volte erano stati i protagonisti di sogni, quegli occhi che avevano il potere di stregarti e farti tremare di paura nello stesso momento. Gli stessi occhi che ora erano fissi sulle figure rivestite di rosso che la osservavano come incantati. Lo stesso paio di occhi che ora anziché essere azzurri erano scarlatti. Per poco alcuni di loro non persero l’equilibrio dalla paura che quei due semplici occhi provocavano nelle loro menti. Uno sguardo carico di rabbia, astio, odio e persino crudeltà.

L’unico ad avere il sangue freddo di avvicinarsi ai due per chiedere delucidazioni su quanto stava accadendo fu Horne, che facendosi largo tra i suoi confratelli, si avvicinò alle due figure e cominciò a parlare silenziosamente.

< Si può sapere che cazzo sta succedendo? > domandò seriamente preoccupato, poi senza lasciare il tempo a nessuno dei due di rispondere aggiunse < E poi cosa cavolo ci fa lei qui? >

Quando Amalia notò che stava per aggiungere altro intervenne nella conversazione, fino a quel momento a senso unico, per chiarire così tutti gli interrogativi dell’assassino.

< Ciao, Horne è un piacere rivederti > rispose con finto sarcasmo < In ogni caso sono venuta qui per mettervi in guardia su ciò che avreste potuto trovare in questa città >

L’uomo la osservò meglio, inarcando elegantemente il sopraciglio destro in una implicita domanda, per sbarrare poi gli occhi alla vista della sguardo di fuoco della ragazza. < Santi Dei, i..i tuoi occhi sono…sono rossi > balbettò quasi inorridito da quel particolare.

< Sì sono rossi ma questo è poco importante > sospirò la ragazza rassegnata a dover nuovamente spiegare il motivo della sua presenza lì.

< Sono qui per un motivo molto importante ovvero l’attacco a sorpresa che presto coglierà tutti voi > Nel pronunciare queste ultime parole il tono di Amalia era andato crescendo fino a rendere la sua voce udibile da tutti. Senza aver bisogno di verificare la sua ipotesi si rese conto che non solo i membri della Gilda ascoltavano le sue parole con attenzione reverenziale, ma anche gli uomini e le donne nascosti nelle case sigillate della città. < Tra pochissimo un esercito composto da duecento soldati addestrati e armati sarà qui con l’ordine di sterminare la Gilda > Mormorii confusi e concitati andarono spargendosi per le file degli uomini rivestiti di rosso i quali davvero non riuscivano a capire cosa Amalia volesse dire; notando i loro sguardi straniti la bionda si profuse in una dettagliata spiegazione di cosa sarebbe accaduto di lì a poco tempo e di come avrebbero potuto fermare tutto ciò coinvolgendo anche la popolazione locale che piano piano usciva allo scoperto. Tante piccole teste infatti si affacciarono dalle finestre delle case fino a poco prima serrate puntando lo sguardo assorto sulla figura elegante della ragazza.

< E quindi dovremmo combattere contro duecento uomini? > chiese scettico un abitante della città. < Sbaglio o qui si annida la più forte resistenza delle cinque terre? > rispose laconica Amalia. Quell’uomo annuì e subito dopo scomparve seguito da altri che come lui andarono a rifornirsi di armi.

Dopo circa un quarto d’ora, in cui gli assassini si misero d’accordo sul miglior piano d’azione da seguire e la popolazione maschile andò ad armarsi mettendo al sicure donne e bambini, un fragore di passi e cavalli spinti al galoppo raggiunse le orecchie della ragazza. Un ghigno freddo carico di disprezzo e malcelato divertimento increspò le labbra della ragazza. L’esercito era arrivato, finalmente la festa poteva cominciare!

Fin da quando aveva saputo dell’esistenza di quella piccola e insulsa ragazzina, Hoord non si era dato pace, cercando di trovare il modo per sbarazzarsene. Temeva infatti che potesse ricordarsi delle sue origini e pretendere il trono, ma con il passare degli anni dovette ricredersi. La ragazza era cresciuta nell’ombra senza conoscere nulla del suo passato se non le bugie che lo stesso uomo a cui doveva la vita le aveva raccontato. Perciò non sapendo chi lei fosse in realtà Hoord aveva accantonato l’idea di stanarla e ucciderla, in fondo senza passato, non poteva nuocergli. Nessuno avrebbe preteso il suo trono o la sua gloria, o almeno non fino a quel giorno.

Quando quella sera lo avevano informato su ciò che era accaduto per poco non rischiò di strozzarsi con il suo whisky invecchiato di oltre vent’anni.

Erano passati pochi giorni dalla notte in cui il suo piano finalmente aveva avuto inizio quando il suo maggiordomo lo aveva disturbato proprio in un momento di beatitudine. Il fedele servitore, al suo servizio ormai da quasi vent’anni aveva bussato delicatamente e rispettosamente alla porta di fine legno di quercia lavorato a mano, della stanza da letto di Hoord interrompendolo sul più bello. Il tiranno infatti era impegnato da quasi due ore con due ragazze di cui non conosceva nemmeno i nomi ma la cui bellezza era visibile a chiunque. Entrambe avevano capelli lisci e neri come la più scura delle notti, ma mentre una di loro possedeva sgargianti occhi ambrati, l’altra aveva dolci e timidi occhi nocciola. La profonda avvenenza delle curve di entrambe le ragazze era stata sufficiente al tiranno perché pretendesse la loro compagnia per l’intera nottata. Dopo averle spogliate lentamente e averne assaporato ogni centimetro di pelle con le labbra e con la lingua aveva lasciato che anche loro facessero lo stesso con lui, crollando vittima degli istinti primordiali dell’uomo. Mentre una delle due ragazza quella dagli occhi sgargianti gli accarezzava il basso ventre in direzione della cinta dei pantaloni l’altra gli sbottonava con spasmodica lentezza la casacca blu notte che indossava a coprire il busto. Con movimenti esperti in grado di eccitare qualunque uomo e di qualunque età, la ragazza dagli occhi ambrati sciolse la cintola che reggeva i pantaloni lasciando che questi potessero cadere al suolo seguiti subito dopo dalle mutande del tiranno fino a che questo rimase nudo. Una potente erezione segnalava tutto il piacere che quelle due giovani ragazze provocavano nel corpo del potente tiranno semplicemente sfiorandolo e accarezzandolo. Proprio un attimo prima di condurre le ragazze sul grande materasso rivestito da lenzuola di fine velluto nero e oro si diresse verso l’angolo della stanza in cui era sistemato il vassoio con il suo whisky d’annata e versatone un sorso in un bicchiere di cristallo lo portò alle labbra, assaporando il gusto del liquido ambrato mentre mani delicate e bramose percorrevano la sua schiena e il suo petto. Fu in quel preciso momento che le nocche del maggiordomo risuonarono sul legno della porta distogliendo Hoord dalla sua dimensione di piacere riportandolo alla realtà. Con voce roca aveva cercato di cacciare il fastidioso visitatore ma quello aveva insistito affermando l’urgenza della lettera che andava a recapitargli. Notando il tono urgente con cui aveva parlato il suo servitore l’uomo era stato costretto a interrompere quel momento lussurioso per dedicarsi ai suoi doveri di sovrano.

Con indosso una vestaglia di fine seta bordò andò ad aprire le grosse porte della stanza per afferrare la lettera posata su un lussuoso vassoio d’argento e aprendola immediatamente. Le poche righe che seguirono ebbero il potere di mettere a tacere tutto il nervosismo per l’interruzione subita, il piacere che già pregustava di provare mentre esplorava le soffici carni delle ragazze lasciando solo una vaga scia di paura. Dopo anni Hoord tornò a provare paura e per di più paura per una ragazzina. Restituì malamente la lettera al maggiordomo, dando ordine di far attendere il messaggero e tornando a chiudersi nella sua stanza da letto. Le due ragazze erano comodamente poggiate sul letto una accanto all’atra mentre si stuzzicavano a vicenda i seni prosperosi nella speranza di dar piacere al loro padrone. A quella vista Hoord si lasciò andare ad un ringhio animalesco mentre con urgenza e furia si lasciò cadere tra le due ragazze con cui sfogò tutta la sua frustrazione.

Adesso a distanza di quasi un mese si trovava a dover trovare il modo migliore per sbarazzarsi definitivamente di quella stupida ragazzina. Se solo quel gorilla idiota non l’avesse addestrata così bene, ora il suo lavoro, sarebbe decisamente più semplice. Purtroppo però quell’idiota di assassino aveva pensato bene di trasformare una stupida bambina magra e fissata con le bambole, nella migliore assassina che il Mondo Conosciuto avesse mai ospitato, insensibile al dolore, alla morte altrui, alla paura e a qualunque sentimento o sensazione che non fossero la rabbia e la vendetta. Non che lui pensasse di esserle inferiore, ma insomma le capacità della ragazza di combattere e uccidere, non erano certo punti a suo favore. In ogni caso sarebbe riuscito nel suo compito, in fondo ne andava della sua corona che cos’ faticosamente aveva conquistato.

Tornando a rivolgere la sua attenzione al paesaggio di fronte a lui spronò ancora di più la sua cavalcatura, che ora sembrava volare sul terreno roccioso.

 


 

Angolo autrice:
Bentornatii a tutti voi tenebrosi assassini del Mondo Conosciuto! Grazie infinite a Squall99 e S_Anonima_E per aver recensito il capitolo precedente e per avermi riempito, come sempre, di complimenti che per la maggior parte non merito, in ogni caso grazie. Tornando a noi e ai nostri quattro eroi, possiamo capire che inizialmente il cuore di Jason è o meglio crede di essere preda della bella Amalia, ma dopo un fatto molto molto brutto, cambia opinione e si accorge di quanto tenga alla rossa. E così un'altra coppia si è formata. Shiack e la Gilda finalmente hanno capito cosa diavolo sta succedendo e sono pronti ad affrontare i soldati di Hoord che ormai sono alle porte di Chruer e infine il nostro tiranno che si da da fare.
Nel suo ricordo infatti notiamo una certa perversione verso il sesso che caratterizza il nostro tanto odiato tiranno, ma ahimè, tutti sappiamo che i cattivi sono anche un po' decelebrati.
Bene, dopo avervi annoiato e annoiato vi lasco dandovi appuntamento al prossimo capitolo che potrebbe anche essere l'ultimo!
Alla prossima, Sybeoil!

Non ho saputo resistere per questo vi posto un immagine che mi fa ricordare tanto Amalia mentre prende la mira con il suo fedela arco http://weheartit.com/entry/8135110

  
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