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Autore: Rowena    19/08/2011    3 recensioni
Versailles. La corte più sfarzosa, più divertente e più spendacciona d’Europa. I giovani nobili che la frequentavano erano sempre alla ricerca di nuovi espedienti per non abbandonarsi alla noia. Era difficile divertirsi – almeno così pensavano loro – e anche con i loro soldi e la loro voglia di divertirsi spesso non c’era niente da fare se non adagiarsi sulle comode poltroncine di velluto a mangiare bonbon e ascoltare pettegolezzi. E se sei nobili annoiati decidessero di istruire una popolana perché si spacci per una contessa? Quali contorti inganni si metteranno in moto alla corte di Francia? [Crossover Host Club/Lady Oscar]
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Angoletto dell'Autrice: Anticipo l'aggiornamento perché domani ho un matrimonio e non so se e quando tornerò a casa, e soprattutto in che stato, visto che mi aspetta un pranzo megagalattico... Mi sa che andrò dritta a dormire, giusto dopo aver preso il bicarbonato! XD
Spero vi piaccia anche questo capitolo, avete indovinato chi ha soccorso Haruhi (ma chi di noi non si farebbe soccorrere da Andre? Mannaggia! XD), vedremo come aiuterà la nostra sfigatissima eroina.
A voi, buona lettura!

Rowi



Quando la ragazza si fu calmata, André si fece raccontare cos’era successo e, interpretando subito la gravità dei fatti, la convinse a parlare subito con Oscar perché il comandante fosse informato di tutta la faccenda. L’attendente cercò di nascondere la sua soddisfazione – non vedeva l'ora di gongolare con la sua amica, i suoi sospetti sulla natura del nuovo arrivato si erano rivelati esatti! – e condusse Haruhi fino al cospetto del suo superiore, che per fortuna era nei paraggi.
Non fu semplice far parlare ancora la ragazza, però, perché davanti alla divisa del comandante si bloccò terrorizzata dalle conseguenze che il suo patto avrebbe potuto comportare. Fingersi un nobile senza avere nemmeno una goccia di sangue blu nelle vene era pericoloso e comportava pene esemplari. Avrebbe capito cosa l’aveva spinta a tanto quella donna travestita da uomo proprio come lei?
«Spostiamoci in un luogo più appartato», propose André con gentilezza, così da invogliare Haruhi a rivelare ciò che le era capitato. «Non ti succederà nulla, hai la mia parola».
Oscar comprese all'istante che la questione era delicata, eppure fremeva nel sapere cosa aveva scoperto il suo attendente, che aveva una faccia grave e preoccupata: nonostante i toni pacati del suo parlare, infatti, s'intuiva subito che in ballo ci fosse una questione molto seria. Dovette appellarsi a tutto il suo contegno per non incalzare il giovane di domande perché le rivelasse tutta la storia.
Quando Haruhi si decise a chiedere aiuto – perché di questo si trattava – la donna rimase stupefatta: non riusciva a credere che si potesse ordire un simile intrigo a Versailles senza che lei se ne accorgesse, era davvero assurdo!
Era una fortuna che André fosse comparso nel giusto momento per carpire quell’informazione… Cosa avrebbe fatto, senza di lui?
«Qualcuno deve aver deciso di sfruttare la vostra precaria posizione per compiere il più efferato dei delitti», aveva sentenziato Oscar François De Jarjayes dopo aver sentito della minaccia, «ma, anche eseguendo agli ordini di quest’uomo, non risolvereste nulla. Con un congiunto accusato di regicidio, vostra sorella…»
«Sono io, la sorella!» sbottò Haruhi cercando di controllarsi per quanto le era possibile, che fino a quel momento aveva evitato di svelare quel dettaglio, perché in fondo per lei i sessi non erano importanti. Da suo padre aveva imparato che non erano importanti le apparenze fisiche, e nel luogo da dove proveniva… Beh, si moriva di fame a prescindere dall’essere uomo o donna. Raccontò tutto l’inganno che aveva contribuito a mettere in piedi, sperando di poter ottenere una qualche forma di perdono senza che i suoi gesti subissero qualche punizione, così che il comandante avesse tutta la situazione ben chiara.
Oscar era a dir poco furente, ma André seppe mitigare la sua rabbia. «Per quanto questa storia non mi piaccia, al momento questo stratagemma sull’identità della Contessina è l’unico vantaggio che abbiamo su questo misterioso cospiratore. Non hai notato alcun dettaglio per aiutarci a trovare quest’uomo, Haruhi?»
«No, ero troppo spaventata. Solo… Le mani gli puzzavano di tabacco, ho distinto l’odore chiaramente quando me le ha premute sul viso per farmi tacere».
«Il tabacco da fiuto è un’abitudine molto diffusa tra i nobili, purtroppo non è identificativo» sospirò Oscar. «Ci conviene portare avanti la mascherata».
«Cosa?» Era l’ultima cosa che Haruhi avrebbe pensato di udire.
Il comandante cominciò a passeggiare per la sala, pensieroso. «André ha ragione: se chi ti ha incaricato di uccidere Maria Antonietta scopre che sono a conoscenza della verità, tenterà di ucciderti alla prima occasione. Non deve sospettare di nulla fino al momento in cui sarà possibile conoscere la sua identità e catturarlo. Per evitare di subire nuove pressioni, tra qualche giorno potresti annunciare che ti recherai ad accogliere tua sorella sulla via e comparirai in abiti femminili dicendo che tuo fratello si è dovuto assentare per motivi di affari».
Iniziava a non capirci più nulla, povera Haruhi! «Ma così non sarà troppo rischioso? Se mi ha avvicinato in maniera così spregiudicata credendomi un uomo, potrebbe minacciarmi anche più seriamente vedendo che il Conte è sparito».
«Uno di noi ti seguirà sempre, in modo da controllare i tuoi movimenti e vigilare su di te», rispose con dolcezza André. «Se rimarrai con i tuoi amici, non ti succederà nulla di male».
Già, i suoi amici. «A loro che dovrò dire?»
«Nulla» il comandante era deciso e senza mezzi termini. «Meno persone sono a conoscenza di quello che sta succedendo e meglio sarà. Faresti meglio a tornare a quanto stavi facendo, così da non insospettire nessuno».
Il tono di voce non lasciava spazio per altre discussioni, ma Haruhi fu colpita più dall’assenza di formalismo nel modo di rivolgersi a lei, il voi rispettoso che la donna le aveva rivolto fino a quando non le aveva svelato la sua vera identità e che subito era scomparso.
Stava rischiando grosso, lo sapeva. «Signor Oscar…»
«Ho già sentito abbastanza, per oggi. Farò finta di esser stata sorda per la maggior parte del tempo, ma non approfittare della mia clemenza. Se non fosse in pericolo la vita della mia Regina, ti rispedirei subito a Parigi».
Haruhi chiuse la bocca e piegò la testa in un inchino, per non cercare altri guai. Fece per andare in giardino, dove di certo Honey si stava chiedendo che dove fosse finita, quando André si offrì di accompagnarla.
«Per evitare altri brutti incontri, e poi abbiamo promesso di proteggerla ovunque» disse a Oscar, che sembrava indispettita da quella disponibilità.
Si avviarono per il corridoio, con la ragazza che sembrava mortificata. «Sapevo che questa storia sarebbe finita in un disastro» mormorò con voce funerea.
André scosse il capo, per confortarla. «No, adesso sei al sicuro. Puoi fidarti di Oscar, non ti succederà niente».
«E quando i cospiratori saranno presi, cosa accadrà a me? Impersonare un nobile è un reato, io ne interpreto addirittura due!»
«Non ti succederà nulla di male, te lo prometto, nemmeno per questo piccolo inganno. Certo non avresti dovuto accettare: in altre circostanze, saresti finita nei guai e quegli sciocchi l’avrebbero fatta franca» la rimproverò l’attendente, ottimista sul fatto che non ci sarebbero state conseguenze per la giovane.
Haruhi fece per ringraziare il suo salvatore, che sembrava davvero onesto e deciso ad aiutarla a tornare a casa sana e salva, quando in fondo al corridoio comparve Honey, che corse loro incontro e si gettò tra le sue braccia. «Ma dov’eri? Ti stavo cercando… Oh, salve, André».
«Ho trattenuto io il Conte, signore» rispose l’attendente piegandosi in un inchino come si conveniva per il rango di sangue del ragazzo, sebbene dimostrasse l’aspetto di un bambino. «Dato che è appena arrivato dalla provincia, volevo mostrargli qualche scorcio tipico della reggia».
Honey annuì, ma con il suo solito modo lo congedò con un sorriso. «Sei stato gentile, ma il Conte era atteso per il tè. Andiamo, su».
Haruhi annuì e si separò da André, che continuò comunque a seguirli a una certa distanza per mantenere fede al loro patto. La ragazza era molto agitata: non le piaceva l’idea di avere un segreto con i suoi amici – sempre che potesse definirli così – ma se quelle erano le condizioni del signor Oscar per proteggerla… Non aveva molta scelta, purtroppo.
Per fortuna, Honey non si accorse di nulla e la condusse a prendere il tè, dove fu presentata a un’altra decina di nobili e si ritrovò a rispondere a un mare di domande.
S’inventò un sacco di storie su dove proveniva, quante generazioni di sangue nobile poteva vantare, quanto sua sorella era bella e istruita, come mai non si era mai recato alla reggia…
Imbarazzata per essere così al centro dell’attenzione, Haruhi tentò di trovare una risposta sensata per ognuno, con la massima educazione e deferenza che riusciva a esprimere. L’amico si sorprese nel notare che spesso molte delle sue repliche erano acide e condite di sarcasmo, ma dette in un modo che venivano interpretate dagli estranei in maniera del tutto opposta. Era un talento strano, ma che sfruttato nel giusto modo sicuramente poteva tornare utile.
«E quindi non avete nemmeno mai imparato a duellare, sul serio?» la provocò un giovane che doveva avere solo qualche anno più di lei. «Mi sembra ridicolo che una persona del vostro lignaggio rifiuti d’impratichirsi nelle pratiche più eleganti e nobili».
Difficilmente agitare una spada fingendo di voler uccidere l’avversario – per vantarsi poi con le nobildonne – sarebbe mai stata considerata un’arte elegante da Haruhi, ma la ragazza prese un bel respiro e spiegò che la sua salute fragile gli aveva impedito a lungo tempo di praticare alcun tipo di attività fisica, per non rischiare ricadute. «Sapete, non tollero più di tre salassi al mese» concluse con un sorrisetto sarcastico.
«È un peccato, ma forse vi vergognate soltanto della vostra tecnica e cercate una scusa per non mostrarcela», continuò il signorotto, che evidentemente si divertiva mettendo in difficoltà i suoi pari più provinciali e meno certi del loro status.
«Questo non è vero!» saltò su Honey, che fino a quel punto aveva soltanto ascoltato preferendo dedicarsi alla sua fetta di torta. «Il Principe Mori sfiderà il Conte e vi farà vedere che le vostre insinuazioni sono del tutto ridicole».
Ah beh, se quello era il suo modo di aiutarla… Haruhi fissò l’interpellato e rabbrividì: Mori era buono e molto quieto, ma era alto e robusto e aveva una tecnica eccellente con la spada. Forse il suo cuginetto credeva di aver avuto un’ottima idea, ma in quel modo l’avrebbe soltanto fatta vergognare davanti a tutti.
«Voglio proprio vedervi, il Principe Mori è un ottimo schermidore».
«Se permettete», s’intromise una voce amica, «mi propongo io come avversario al posto del Principe».
André comparve praticamente dal nulla e s’inchinò davanti ai presenti, facendo però l’occhiolino ad Haruhi. «Sono abituato ad allenarmi con un peso leggero» disse alludendo al suo Comandante «inoltre, se il Principe si ferisse durante il duello, potrebbero esserci delle conseguenze severe, anche per una sola goccia di sangue».
Era una considerazione che non era passata neanche per la mente alla giovane: Mori era un Principe del sangue ed era imparentato con la famiglia reale, anche se non poteva aspirare al trono. Ferirlo avrebbe comportato un grave problema al responsabile.
«Per me sta bene. Siate clemente con me» disse cercando di mantenersi seria, prima di chiedere una spada in prestito.
Era tranquilla, sebbene in effetti la sua tecnica fosse pessima: aveva a malapena capito come doveva tenere la spada e come attaccare senza uccidere – le sue lezioni per diventare una perfetta dama non comprendevano la scherma, stranamente – ma assunse la posizione che aveva visto tenere da Tamaki mentre fingeva di battersi con i gemelli e si preparò al primo affondo di André.
L’attendente sembrò deciso a studiarla e a divertirsi, per quanto il suo intento iniziale fosse tirarla fuori dai guai. Accennò qualche colpo semplice, che Haruhi parò con facilità, poi provò una mossa già più complessa e questa volta la giovane fu costretta ad arretrare.
Nonostante tutto, la ragazza si sentiva a suo agio: forse perché il suo avversario era una persona normale come lei, ma le sembrava una versione un po’ più elaborata dei giochi che faceva da bambina. Stava giusto provando a rispondere, quando arrivarono Tamaki, Kyouya e i gemelli, che si sedettero vicino ai loro amici e s’informarono su come diavolo la loro protetta fosse finita a duellare con il cagnolino del Comandante Oscar.
«Quello là» disse Honey indicando col dito il nobile che aveva sfidato la sua amica «ha detto che non duellava per vergogna del suo stile, per cui abbiamo dovuto dimostrargli il contrario».
«E non ti è passato per la mente che potrebbe essere pericoloso?» domandò astioso Kyouya, che seguiva le mosse di Haruhi con attenzione.
L’interpellato finì la sua fetta di torta e lanciò in alto la fragola che l’aveva guarnita, per inghiottirla al volo, un gesto non proprio da nobile, ma nessuno avrebbe osato contestarlo visto il suo rango «E perché? André sa che non deve ferire un nobile, non succederà nulla».
A volte l’ottimismo del ragazzino era davvero snervante, ma effettivamente la giovane non se la stava cavando male, anche se la sua tecnica, neanche a dirlo, era davvero rude. Sembrava quasi stesse brandendo una clava, piuttosto che un leggero fioretto…
André s’impegnava perché la sua prova risultasse buona, ma nel frattempo stava davvero saggiando le sue abilità come per insegnarle a difendersi con la spada. Notando che Haruhi se la cavava, Hikaru suggerì al gemello di piazzare al volo un giro di scommesse sull’esito della sfida tra il piccolo capannello che si era formato intorno a loro.
Indecifrabile era l’espressione di Tamaki, invece: se Kyouya era preoccupato dalle possibilità che il loro inganno venisse svelato, il suo amico sembrava disturbato da qualcos’altro. Il suo sguardo era fisso sulla ragazza, ma si concentrava più sul modo che aveva di ridacchiare tra un colpo e l’altro e di scambiarsi battute con il giovane attendente, come se si conoscessero già. Quella confidenza non gli piaceva, così come la familiarità con cui i due scherzavano.
Qualche scambio ancora e André disarmò la rivale, che incassò comunque la sconfitta con eleganza e dichiarò semplicemente aveva bisogno di fare più pratica.
«Non siate severo con voi stesso, Conte, per non aver quasi mai duellato siete davvero bravo. E io mi alleno con uno dei migliori, non è facile stare al suo passo, per cui posso dirvi che siete davvero portato» concluse con una riverenza cortese.
«Vi ringrazio, André, è stata una bella prova» ripeté comunque la ragazza, sentendosi felice per essersela cavata anche in quella situazione. Inoltre, quel piccolo duello le aveva fatto bene, aveva sfogato la frustrazione che aveva accumulato per la minaccia ricevuta.
Solo in quel momento si accorse della strana espressione di Tamaki, ma finse di non farvi caso: quel ragazzo era davvero strano, non sarebbe riuscita a togliersi quel pensiero dalla testa nemmeno tenendo presente la storia pietosa che le aveva raccontato Honey.
Non poteva immaginare che in quel momento il giovane Duca illegittimo stava elucubrando su cosa potesse esserci tra lei e l’attendente del comandante delle guardie reali, immaginando situazioni assurde che non potevano essere accadute in quel poco tempo in cui la ragazza era stata a Versailles, ma che nella sua testa avevano tutte disgraziatamente senso.
   
 
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