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Autore: ManuFury    20/08/2011    4 recensioni
Dedicata a Harika... e ad Anna Williams.
(...)- Emh… scusi lei! – Anna arrossì incredibilmente quando vide che l’uomo in questione non era per niente Bryan Fury. Gli assomigliava, quello sì, anzi, era la sua copia sputata. Ma era troppo giovane per essere lui, inoltre nessuna cicatrice segnava il suo viso. Anna si concesse di guardalo un secondo negli occhi che erano verdissimi. Bellissimi!
- Mi scusi ancora. – Cercò di giustificarsi la donna. – L’ho scambiata… -
- Per un altro? – Un sorriso sul volto del giovane. Un sorriso che era come il sorriso di Bryan, quello che solo Anna Williams conosceva. Quel sorriso puro e sincero che di crudele non aveva nulla.
- Sì, mi scusi. – Lei era arrossita tutta. Che errore imperdonabile. – Solo che sembra… -
- Il sosia di Bryan Fury? – Chiese il giovane, spiazzando Anna.
- Sì… -
- Me lo dicono spesso! – Rise. Anche la risata era uguale: fresca a cristallina.(...)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Anna Williams
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tekken's Children'
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PROPRIO COME LUI
 

Anna Williams guardava la sua immagine riflessa nel vetro. Non vedeva le borsette firmate o gli eleganti abiti dietro di essa… vedeva solo la sua immagine. E si sentiva male.
Nina, sua sorella, continuava incessantemente a darle la caccia; niente tra loro era migliorato. E questo le faceva male! Lei era sempre stata legata a Nina… lei le voleva bene. Ma la sorella non sembrava contraccambiare.
Come se non bastasse: quel bastardo di Bryan Fury, che lei continuava ad amare alla follia, era scomparso. Svanito nel nulla. Niente biglietti, niente lettere, niente di niente. Erano stati insieme molto dopo l’ultimo Torneo, Anna aveva persino sperato di poter avere una vita normale con lui, nonostante la sua natura. Bryan era stato un ottimo amante, era stato anche, sotto certi aspetti, molto più dolce di altri che erano venuti prima di lui. Il freddo della sua pelle non le importava, perché bastava la sua presenza a scaldarle il cuore.
Poi, all’improvviso, si era svegliata e lui non c’era più. Al suo fianco solo il letto disfatto e le coperte gettate via. Di lui nessuna traccia. E Anna aveva sentito il suo cuore spaccarsi. Un colpo così basso da Bryan non se lo aspettava.
Quel bastardo! Ha un cuore di ghiaccio…. Sempre che ce l’abbia un cuore! Aveva versato lacrime quel giorno. Lacrime che non aveva mai versato per nessun altro… e che mai più avrebbe versato.
Dopo quel terribile colpo basso, Anna Williams aveva chiuso con gli uomini: esseri spregevoli e traditori infami. Aveva ricacciato indietro ogni suo successivo spasimante: da Lee a Miguel. Tutti. Li aveva mandati via in malo modo perché il suo cuore, benché distrutto, apparteneva solo ad una persona.
Quanto si sbagliava…
Osservò ancora sbuffando la sua immagine riflessa sulla vetrina poi si mosse. Aveva bisogno di fare shopping… per distrarsi. Si avviò così per la via affollata nel suo elegante vestito viola, dall’ampia scollatura, sui suoi tacchi alti e neri.
Passò tutto il pomeriggio a fare shopping: un negozio dietro l’altro, si comprò una valanga di vestiti nuovi e scarpe e accessori di ogni genere. Quello era il solo modo che aveva per dare la parvenza di una persona normale. Nel tardo pomeriggio, quando l’afa iniziava a farsi sentire, si fermò ad un bar per trovare un po’ di refrigerio.
Posò le borse in terra che si allargarono quasi come un lago, tanto che il cameriere dovette fare lo slalom per evitare di calpestare qualcosa. Ordinò un cappuccino e una brioche al cioccolato, che consumò poco dopo all’ombra e alla frescura del bar.
Aveva appena finito il cappuccino e osservava ancora una volta la sua immagine nel vetro cercando di capire cosa non andava in lei quando lo vide… Bryan Fury! Passò proprio dietro di lei senza degnarla di uno sguardo.
Lei si voltò fulminea, di lui poteva solo più vedere la schiena muscolosa e le spalle possenti costrette in una maglietta senza maniche verde acqua che si mischiavano alla folla. Adesso vedi! Ti farò una di quelle ramanzine che non finiscono più!! Lasciò sul tavolinetto i soldi per il cappuccino e la brioche e si alzò furente afferrando le borse, quasi con rabbia.
Anna si immise nella folla. Bryan era pochi metri davanti a lei, l’altezza faceva si che la sua testa torreggiasse su quelle degli altri. Aveva un capellino da baseball nero calato in testa e questo non era da lui. Ma capellino o non capellino lei l’avrebbe raggiunto e gli avrebbe fatto uno di quei cazziatoni micidiali, come solo lei sapeva fare. Dalla sua bocca dal rossetto vermiglio sarebbero stati vomitati insulti dopo insulti e la sua rabbia avrebbe finalmente trovato uno sfogo concreto.
Bryan Fury svoltò in una via laterale e Anna lo seguì. La sua ira si stava per sfogare.
- Ehi, tu! Fermati un secondo! – Suonava come una minaccia.
- Mi scusi? – L’uomo si voltò.
- Emh… scusi lei! – Anna arrossì incredibilmente quando vide che l’uomo in questione non era per niente Bryan Fury. Gli assomigliava, quello sì, anzi, era la sua copia sputata. Ma era troppo  giovane per essere lui, inoltre nessuna cicatrice segnava il suo viso. Anna si concesse di guardalo un secondo negli occhi che erano verdissimi. Bellissimi!
- Mi scusi ancora. – Cercò di giustificarsi la donna. – L’ho scambiata… -
- Per un altro? – Un sorriso sul volto del giovane. Un sorriso che era come il sorriso di Bryan, quello che solo Anna Williams conosceva. Quel sorriso puro e sincero che di crudele non aveva nulla.
- Sì, mi scusi. – Lei era arrossita tutta. Che errore imperdonabile. – Solo che sembra… -
- Il sosia di Bryan Fury? – Chiese il giovane, spiazzando Anna.
- Sì… -
- Me lo dicono spesso! – Rise. Anche la risata era uguale: fresca a cristallina. Il giovane, tra i ventisei e in ventotto giudicò Anna, si sfilò il capellino. Aveva una selva di capelli nerissimi e lucidi. Nel complesso… non era da buttare via. Dopo essersi sfilato il capellino fece un mezzo inchino. – Molto piacere. Logan Ward! –
- Anna Williams. – Tese lui una mano con un’espressione da civetta sul volto. Ward… dove ho già sentito questo cognome? Le diceva tutto senza dirle assolutamente niente. Lui la prese tra le sue e la baciò. Anna gli sorrise. – Posso offrirti da bere? Per discolparmi di questo piccolo… incidente? –
Lui le prese le borse sorridente. – Non ci sono problemi. Mi capita spesso. Io vorrei offrirti da bere. Stavo giusto tornando a casa. Ti va? –
Anna si morsicò con grazia le unghie smaltate poi, con un sorrisino da predatrice, aggiunse: - Mi farebbe molto piacere, Logan! –
Logan le sorrise con quel sorriso così simile a quello di Bryan. Si avviarono insieme lungo il vicoletto, fianco a fianco. Con Logan che portava tutte le borse al posto di Anna. Era davvero un bel ragazzo… e il fatto che somigliasse così tanto a Bryan era, sicuramente, un punto a suo favore… anzi, Logan era proprio come lui, come Bryan. Ma dove ho già sentito il cognome Ward…? Quel tarlo non la lasciava, ma per ora le bastava la sua compagnia.
 
Dopo quel giorno si videro altre volte…. Molte altre volte.
A casa di lei o a casa di lui.
Andarono al cinema spesso e volentieri. Cenarono in ristoranti a cinque stelle e vissero intensamente tutto il tempo che era loro concesso.
Ma Anna non riusciva ancora a dimenticare veramente Bryan. Era come una ferita aperta che la vicinanza con Logan serviva solo a lenire… ma non a curare. Poi c’era qualcosa in quel cognome, Ward, che la giovane non riusciva a mettere a fuoco. Ogni volta che si sentiva vicina alla soluzione… ripiombava nel caos.
In fondo in fondo poco importava: con Logan era felice e lo era davvero, per la prima volta da quel giorno in cui si era risvegliata sola nel letto.
Aveva appreso che Logan era un Sergente dell’esercito, il ragazzo aveva intrapreso la carriera militare solo per seguire le volontà di suo padre. Una volta Anna, sentendo alla televisione di un assassinio su commissione e ripensando a sua sorella Nina, domandò al giovane se fosse figlio unico.
Lui le aveva cinto le spalle molto dolcemente e l’aveva baciata sul collo. Sussurrandole che aveva un fratello… ma che non amava parlare. Avevano scelto strade diverse.
Ben presto la loro relazione divenne stabile e perfetta. Anna si riprese del tutto dallo smacco morale di Bryan e si concentrò completamente su Logan Ward… quel militare che la faceva impazzire. La faceva sentire importante e, soprattutto, quando lei si svegliava la mattina, lui era sempre lì. Accanto a lei. Sorridente.
E i giorni divennero mesi…. i mesi anni. E la loro relazione restava al culmine. Nonostante tutto Anna non riusciva mai a dimenticare veramente Bryan Fury… certe volte, quando era con Logan, immaginava le cicatrici di Bryan sul corpo atletico di Logan. Passato e presente si fondevano. Così come il dolore e la gioia.
La felicità di Anna Williams era ad un livello tale che solo con Bryan era stato in grado di raggiungere. Era talmente felice che non si dimenticò presto di quella pulce che aveva nell’orecchio a proposito del cognome dell’uomo che sentiva di amare.
 
Ma la notizia più bella arrivò quella primavera….
Anna si era svegliata presto. La nausea l’aveva colta impreparata… si era alzata piano dal letto che condivideva con Logan e si era diretta verso il bagno. Aveva vomitato. Ma che succede? Si domandò pulendosi il viso in un fazzoletto.
Tornò in camera e trovò Logan nel letto, il torso nudo perfetto e liscio, che la osserva.
- Tutto bene? – Domandò preoccupato.
- Sì, sì. – Lei si strinse in una camicetta di seta praticamente trasparente. – Solo un po’ di nausea. –
- Vieni qui! – Allargò le braccia e lei ci si tuffò dentro. L’abbracciò con tenerezza… proprio come faceva Bryan… e le ricoprì il collo di baci, giocherellando con i suoi capelli. – Appena fatta colazione, ti porto dal dottore. – Annunciò Logan.
- Logan… non mi sembra il caso. –
- Sì, invece! Voglio solo che tu ti senta bene. Tutto qui! – Insistette lui.
- Beh… - Lei si voltò verso di lui sfilandosi la camicetta. – Abbiamo tempo prima della colazione. E ne abbiamo molto. –
Lui sorrise e l’abbraccio, godendo del contatto con la sua pelle liscia. E fu difficile per il giovane trovare la forza di alzarsi e staccarsi da quell’abbraccio così intimo e perfetto per andare a preparare la colazione.
Trovò la forza solo dopo molto tempo. Ma Anna stava così male che preferì saltare le uova al burro e la pancetta. Quell’odore la metteva a soqquadro lo stomaco. Così che la giovane iniziò a preoccuparsi davvero. Non era normale una cosa del genere. Possibile che si fosse beccata qualche malattia esotica o qualche infezione intestinale…?
Non era niente di tutto questo.
Il dottore, dopo averla visita con cura, dissipò ogni loro dubbio. Anna sedeva sul lettino medico, al suo fianco Logan, che la teneva per mano.
- Allora? – Domandò il giovane.
- Nessuna malattia… - Disse grave il dottore togliendosi gli occhiali.
- Ma cos’ha? – Spazientito. Solo il tocca leggero della mano di Anna sulla sua spalla lo calmò un poco.
- Congratulazioni vivissime… - I due si guardarono confusi. – State per diventare mamma e papà. –
Anna ebbe un tuffo al cuore e Logan cadde quasi per terra.
- Ma com’è possibile? – Domandò sconcertato Logan, ripresosi dal colpo iniziale.
- Se volete vi faccio un disegnino. – Scherzò il medico. – Avanti, giovanotto non faccia domande ridicole. Prenda la cosa così com’è e via ad andare. –
E così, in effetti fecero. All’inizio entrambi erano pronti a rinunciare a quella creatura che aveva appena messo radici nel grembo magnifico di Anna. Poi… lentamente, col passare del tempo e l’arrotondarsi della pancia di Anna, decisero che non era quello che volevano. Il frutto del loro amore aveva tutto il diritto di nascere e di crescere. E di non restare solo a lungo…
Più difficile fu scegliere il nome da dare al nascituro… o alla nascitura.
- Barbara! – Annunciò Logan accarezzando amorevolmente la pancia di Anna e baciando sulle labbra la donna.
- Barbara? – Le fece eco Anna.
- Sì. È un bel nome. Barbara Ward. Suona magnificamente. – Ormai l’idea di diventare padre si era impossessata del tutto di lui.
- Sì, hai ragione. – Ammise Anna. – Suona davvero bene. Se è maschio, invece? –
- Maschio? – Il giovane si passò una mano sul mento. – Alexander…. –
- Ma che orrore. –
- Eric… -
- Pietà. Eric Ward stona. – Anna si dedicò a rimescolare la sua cioccolata calda con un cucchiaino.
- Proponi tu qualcosa… allora. – Le sorrise Logan.
- Che ne dici di… - Stava per dire Richard quando le sue labbra rosse pronunciarono un altro nome, sepolto nei meandri della sua memoria, un nome al quale non pensava più da tempo. - … Bryan. –
- Bryan?!?! – Sul viso di Logan un’espressione di puro sconcerto.
- Non ti piace? – Domandò Anna, credendo che fosse quella la ragione dello sconcerto del ragazzo.
- No! – Stava mentendo… gesticolava con le mani e le orecchie erano diventare praticamente viola… chiaro sintomo della sua menzogna.
- Logan… dimmi la verità! Cosa non ti piace nel nome Bryan? –
Il ragazzo era visibilmente sconvolto e Anna non ottenne alcuna risposta se non un “non mi piace e basta!” che di vero non aveva assolutamente niente.
Anna, per non turbare quel momento, decise di non parlare più. Non toccarono più la questione per il resto della giornata. E quando andarono a letto tra loro era calata come una grata di gelo che li bloccava. Dormirono poco e male, schiena contro schiena, per evitare di guardarsi negli occhi.
Anna Williams non dormì bene quella notte. Si rigirò nel letto diverse volte. Ripensando a quei due uomini che amava, poiché l’amore sconfinato che aveva per Bryan Fury non era mai scomparso del tutto.
Quando si svegliò e con la mano cercò il suo compagno trovò il letto vuoto. NO! Si svegliò in un istante e si alzò. Logan Ward non era al suo fianco. Era sparito… evaporato… proprio come lui.
Anna si alzò dal letto, si gettò qualcosa addosso e lo cercò per tutta la casa. Lo chiamò varie volte, ma di lui nessuna traccia.
L’ansia crebbe dentro di lei e gli occhi le si allagarono di lacrime cristalline quando vide il garage vuoto. Diamanti liquidi che aveva versato solo per un altro uomo, prima. Si sedette sul letto, stringendosi convulsamente il ventre dove la vita stava crescendo. Le lacrime scivolarono sul suo viso come quel giorno. Rimase da sola, nel buoi a piangere… come quel giorno.
Perché tutto quel dolore doveva capitare proprio a lei? Cosa aveva fatto di tanto male da meritarsi tutto quello?
Ma non c’erano risposte alle sue domande. E solo quando il sole fu alto nel cielo lei riprese il controllo di sé e, con mente ritornata lucida, cercò una spiegazione a quel gesto folle. Bryan… Bryan, è quel nome che ha scatenato tutto questo? Quella sembrava l’unica spiegazione valida. Si strinse le spalle. Eppure io trovavo che Bryan Ward suonasse benissimo… spalancò gli occhi. E ricordò… ricordò le parole di un altro uomo, di un altro tempo.
- Prima di essere quello che sono. Quando ero ancora un ragazzino… usavo il cognome di mio padre. Ward! Bryan Ward! Poi l’ho cambiato. –
Con orrore immane ogni tassello di quella dannata storia trovò un posto: il fatto che Logan fosse così simile a Bryan, il perché stare con lui gli ricordava così tanto il Cyborg. Ecco perché Logan non parlava mai di suo fratello. Sapeva che era Bryan Fury! Lo sapeva! E me l’ha tenuto nascosto.
Scoppiò di nuovo a piangere e rimase in quello stato di dolore per tutto il resto del giorno, senza osare muoversi. È sparito. Proprio come lui… proprio come suo fratello!
Solo a metà pomeriggio si riprese di nuovo.
Vagò per la casa come uno spettro sconsolato, rigurgitante di tristezza per quei due uomini che aveva amato e che l’aveva abbandonata. In fondo, però, lei era come la Fenice: dalle sue ceneri sarebbe nata un’altra Anna Williams, più dura e incazzata di prima. E poi… non sarebbe stata sola. Non lo sarebbe stata più. Almeno mi hai lasciato qualcosa. Pensò mentre un’altra lacrima le rigava il volto fresco e giovane.
Non pensò mai di fare denuncia. Pensò che la storia sarebbe finita proprio come quella di Bryan Fury.
 
Quello che Anna non poteva sapere era questo. Logan Ward non se n’era andato. Non di sua volontà.
Quella notte, nel letto, anche lui aveva rimuginato su quella storia. Su quel nome. Bryan. Era il nome del suo migliore amico… morto in un incidente stradale. Logan ne era presente e aveva visto tutta la scena che gli si era impressa a fuoco nella mente, un marchio indelebile. Bryan… il suo amico non c’era più, di lui restava solo una macchia scura sull’asfalto e un mazzo di fiori su una tomba.
Per questo aveva reagito male, al contrario di quello che pensava Anna, Logan non aveva alcun legame di parentela con Bryan Fury. E il fatto che i due avessero lo stesso cognome era una mera coincidenza.
Ma lui aveva reagito male, se n’era accorto; era stato troppo duro con lei e ciò l’aveva reso triste. Per questo quella mattina si era svegliato presto ed era uscito. Voleva farsi perdonale. Sapeva che Anna amava le rose… quelle rosse in particolare. E Logan sapeva di un fioraio che creava delle composizioni di rose magnifiche. Era diretto là.
Aveva comprato le rose, felice di poter rimediare, anche così semplicemente, al suo errore. Voleva rivederla sorride perché il suo sorriso era magnifico.
Si stava avvicinando alla sua macchina con le rose, una dozzina di rose rosse e una nera e lucente proprio al centro, quando qualcuno gli arrivò alle spalle. Logan era sovrappensiero: pensava ad Anna… pensava al bambino che stava per arrivare. Non si accorse di nulla. Il colpo partì e lui nemmeno lo sentì.
Cadde pesantemente in terra mentre le rose di spargevano tutto intorno a lui, confondendosi col sangue, unici fiori che qualcuno avrebbe posato per lui. Il malvivente che l’aveva aggredito era un drogato in cerca di soldi. Dopo aver derubato il corpo del Sergente, lo nascose in fretta dietro un cumulo di immondizia e partì sgommando sulla sua macchina.
Il corpo del Sergente Logan Ward fu ritrovato un paio di giorni dopo da un gruppo di ragazzini. Non avendo documenti ed essendo solo il primo di una lunga lista di morti: né il medico legale né i detective incaricati del caso, cercarono molto a fondo. Nessun denuncia fu fatta per lui così venne classificato come un John Doe e fu sepolto in una fossa comune insieme a tanti altri.
 
Così Anna Williams restò ancora una volta sola. Ma lo sarebbe rimasta per poco.
Partorì alla fine dell’estate. Nacque una bambina, con i capelli neri e gli occhi verdissimi. Proprio come lui.
Anna, appena la piccola fu lavata, la strinse forte al petto, temendo quasi che anche lei potesse scappare via, lontano da lei. La amò fin dal primo istante e non avrebbe permesso a nessuno di portarla via. A nessuno!
Le diede il nome di Barbara… proprio come lui voleva… Barbara Williams.
Anche se, Barbara Ward suonava molto meglio.
Anna non poteva saperlo, ma Logan era lì con lei. Era nel suo cuore, insieme a Bryan. E lì sarebbe rimasto fino alla fine dei suoi giorni. Anna ne aveva passate tante ma, da quel momento in avanti, la vita iniziò a sorriderle. Ora che aveva lei. Ora che c’era Barbara.
 
 
Ok… sono uscita un po’ dal mio classico stile ma, tutto sommato, non mi sembra una storia uscita così male….. poi, come sempre, sta a voi giudicare.
Per una volta, fatemi sapere che ne dite.
Ovviamente questo riferimento non vale per LunAngel, FRC Coazze e per Harika1997 cui (visto la tua enorme passione per Anna Williams) la storia è dedicata.
Interamente dedicata a te Harika… e ad Anna, ovviamente.
(Non preoccupatevi ragazze sopra citate… le prossime me le studio bene e le dedico anche a voi! Ditemi solo il nome del personaggio e io mi do da fre!)
Beh… altro da dire non ce l’ho quindi… Spero solo che la storia sia stata di vostro gradimento.
Ci si sente presto,
Alla prossima FF…
Bye bye a tutti!
ManuFury.
P.S. Bryan Fury e Sergei Dragunov…. 4ever the best!!!!!!!!!!!

 

  
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