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Autore: Remedios la Bella    20/08/2011    5 recensioni
Un ragazzo tedesco che tollera gli ebrei e trova misera la loro condizione. Max.
Una ragazza Ebrea dallo sguardo vuoto e dal passato e presente tormentati e angustiati. Deborah.
Due nomi, un'unica storia. 15674 è solo il numero sul braccio di lei, ma diverrà il simbolo di questa storia.
In un'epoca di odio, nasce l'amore.
E si spera che quest'amore rimanga intatto per lungo tempo, e sradichi i pregiudizi.
Enjoy!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di iniziare volevo dire a Lily Maid e mileyfan10: come avete fatto a indovinare quello che mi avete scritto nella recensione! Accidenti era così evidente? che perspicacia degna di Detective Conan!
Comunque ... scusa mia cara 0DuBhe0 di averti leggermente deluso, spero di non farlo mai più :3
Bene, godetevi il capitolo!


Capitolo 10

 
Scoccarono le due. Potei sentirne il rintocco dalla pendola in salotto. Mi svegliai di soprassalto spaventato da quel rumore improvviso e mi avvidi dell’ora.
“ sarà tornata ..” pensai. Lentamente infilai le ciabatte, aprì lentamente la porta della cameretta e sgattaiolai fuori. Non avevo affatto sonno nonostante avessi dormito solo poche ore, volevo solo sapere come stava, e sarei potuto tornare tranquillamente in camera dopo.
Scesi le scale, e mi affacciai lentamente alla porta della cucina.
Come pensavo. Era lì, accovacciata come la scorsa notte, ma stavolta aveva la faccia rivolta verso di me, occhi chiusi.
Mi avvicinai lentamente per non svegliarla e solo a una vicinanza considerevole potei vedere un luccichio sulle sue guance, una striscia argentea illuminata dalla luna. Aveva pianto, me lo dovevo aspettare.
Esitai un istante prima di svegliarla. Il suo respiro stavolta era lento e regolare, non aveva il viso contratto in smorfie di agitazione, ma una maschera di tranquillità onirica stampata in volto. La mano fasciata era stretta al petto insieme all’altra, le gambe erano distese, strette e rilassate.
“ sembra tranquilla …” pensai, e mi decisi a svegliarla. La scossi leggermente, e lei aprì gli occhi lentamente.
“ Max … “ sussurrò debolmente. Sorrise e poi si mise seduta:” Come mai sveglio a quest’ora?”
“ ero in ansia per te ..” dissi io rosso in volto:” Dimmi, ti ha fatto qualcosa?”
Il suo viso da prima sereno si tramutò in un’espressione rabbuiata:” Niente …” sibilò.
Sentivo che non stava dicendo la verità:” Stai mentendo.”
“ è la verità …” insistette lei.
“ Hai pianto …”
“ Ho fatto un brutto sogno …”
“Saresti sudata se fosse per quello … hai pianto anche da molto … dimmi .. che ti ha fatto?” le dissi con voce seria.
Abbassò lo sguardo riluttante e fu come se si stringesse come un riccio:” Ti giuro, non mi ha toccata …” la solita voce flebile di uno che sta per mettersi a piangere. Teneva le mani sul viso come per soffocare le lacrime. Gliele afferrai dolcemente e la costrinsi a guardarmi:” Deborah .. dimmi che ti ha fatto.”
 “ e va bene …” sibilò lei. Aveva gli occhi lucidi, così decisi di lasciarle i polsi.
Ebbe le mani libere. Si voltò dandomi le spalle e si alzò lentamente il camice,scoprendosi così la schiena. Fu con orrore che constatai che i lividi e i graffi le tappezzavano la pelle: Aveva segni rossi dappertutto, e il camice era sporco qua è là di grumi di sangue ormai coagulato.
“ Mi ha costretta a parlare … e poi mi ha frustrata.” Disse impassibile lei, tenendosi il camice alzato. La zona delle scapole era ridotta a un martirio di sangue e ferite, quasi piansi dall’orrore.
 Le sfiorai un livido con un dito e lei sussultò:” fai piano ..”
“ Ti fa molto male?”
“ un po’ … ma è sempre meglio della morte …” mi disse:” E non preoccuparti .. non ho fatto il tuo nome.” Mi disse con voce quasi apprensiva. Si rimise a posto il camice e si voltò di nuovo, tirando su col naso.
 Scossi la testa:” Anche se avessi detto a Xavier che sono stato io a curarti … non ti avrei di certo punito.” Le dissi dolcemente. Lei arrossì lievemente. Sorrisi.
“ Ti ha solo frustrata?” le chiesi un attimo dopo. Lei annuì, aggiungendo:” Stavolta non mi ha toccato in quell’altro senso …”
“ meglio così …” fui sollevato da quella rivelazione. Non avrei osato immaginare cosa avrei fatto se avessi scoperto che l’aveva violentata:” Quindi .. sei ancora vergine?”
“ Diciamo che lui aspetta solo un mio inciampo … più grosso di una semplice fasciatura.” Fece lei poco tranquilla:” Ma non tarderà …”
“ puoi contare sul mio aiuto, chiamami e sarò da te …” le dissi io, quasi senza accorgermene. Mi misi la mano alla bocca come se mi fossi pentito di aver detto quella cosa così esplicita. Lei si limitò a guardarmi strano e a sorridere:” Grazie mille. Lo farò sicuramente …” fece una pausa, poi continuò:” Senti .. perché lo fai?”
“ fare cosa?”
“ Aiutarmi .. insomma, sono una totale sconosciuta, venuta da chissà dove e tu mi dai un aiuto senza nemmeno sapere tutto di me .. come mai?”
Io rimasi un po’ spiazzato da quella domanda. Feci come una pausa di riflessione e riordinai i pensieri. La guardai e risposi:” Ho vissuto qualcosa che mi ha fatto cambiare idea .. e non so, forse perché io …”
Stavo per arrivare al punto in cui le avrei confessato i miei sentimenti. Ma ero davvero pronto per tutto questo? Insomma, la conoscevo da appena qualche giorno e già me ne ero innamorato … si , innamorato. Non me lo sarei mai aspettato.
Non continuai la mia risposta, ma cambiai argomento:” Il giorno più brutto della tua vita?”
Lei mi squadrò accigliata:” eh?”
“ Se vuoi dopo ti racconto il mio … ma prima dimmi tu.”
“ Oh …” fece:” Ok … avevo circa sei anni, e abitavo ancora nel ghetto in città. Un giorno, i soldati irruppero in casa nostra … e mio padre venne preso e portato via sotto i miei occhi impauriti …” deglutì, il ricordo le stava come facendo male:” Senza accorgermene, scesi in strada e mi misi a gridare …”
La guardai stupefatto:” Come la bambina del mio giorno …” pensai, allibito. Continuò:” Cercai di fermare qualcuno, ma tutti mi scansavano e io nel mentre …”
“ supplicavi aiuto.” La interruppi io, di colpo:” ti ricordi come eri vestita?”
“ Mi sembra avessi .. un vestitino azzurro … ma perché me lo chiedi?”
“ Ti ricordi di un bambino?”
“ Un bambino?” me lo chiese quasi incredula:” beh … si, se non ricordo male c’ era un bambino …”
“ E ti ricordi cosa fece? Morì qualcuno quel giorno?” le chiesi. Volevo spronarla a dirmi ogni cosa .. dovevo sapere se era lei quella bambina che mi aveva fatto tanta pena.
Lei si rabbuiò ancora di più:” Mio zio … e quel bambino si accasciò accanto a lui e gli chiese …”
Completai la frase:” Signore! Signore! Sta bene?”
Per un attimo incrociai lo sguardo della ragazza, che fino a quel momento li aveva tenuti bassi a fissare il pavimento. La luna illuminava fiocamente il tutto, e nel silenzio che seguì alla mia esclamazione potei percepire il ticchettio della pendola in salotto.
“ C’eri anche tu?” mi chiese quasi incredula.
“ Quel bambino ero io …” le risposi debolmente:” E quello fu il giorno più brutto della mia vita.”
Lei si mise le mani alla bocca, stupita.
Non sapevo se fosse stata una coincidenza il nostro incontro. Sapevo solo che era destino che ci rincontrassimo nuovamente.
In circostanze diverse, ma con il sentimento di dolore annidato nel cuore. Un Dolore che sarebbe andato condiviso da quell’istante. 

   
 
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