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Autore: ClaudyT91    20/08/2011    0 recensioni
« Non riuscivo più a pensare, la testa sembrava mi andasse in fiamme. In alternativa questo poteva essere tutto un sogno. »
Una storia in cui il tempo non ha confine. Passato, presente e futuro si incontrano.
Il nostro presente nella storia è il 2008, ma se tutto ad un tratto ci trovassimo catapultati nel 2014?
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando lui uscì e si chiuse dietro la porta mi sedetti sulla sedia, non riuscivo a credere ai miei occhi: la serata di ieri sera era andata meglio di quanto pensassi. Non ricordavo assolutamente niente dopo essermi seduta sul divano… ma cominciai a viaggiare con la fantasia e mi convinsi che fosse successo qualcosa. Forse lui mi aveva parlato la sera prima e magari piano piano il mio sogno si era avverato. Sicuramente questa era casa sua, ed io avevo dormito nel suo letto. Non riuscivo a mettere in bocca niente, bevvi un sorso di caffè e tornai in camera più felice che mai. Continuai a cercare il mio vestito mentre la testa mi girava ancora. Non riuscii a trovarlo, ma su una sedia vidi un paio di pantaloni e una felpa della mia taglia così pensai di mettere quelli. Avrei comunque spiegato perché avessi indossato questi a Chris più tardi… D’altronde era stato proprio lui che mi aveva detto che ci saremmo visti dopo. Guardai un attimo l’orologio e mi resi conto che era tardissimo, così mi preparai e uscii da casa. Mi ci volle qualche attimo per capire in che parte della città mi trovassi, non pensavo che Chris vivesse in quel quartiere. Presi l’autobus e arrivai davanti a scuola. Alice non era sotto al nostro solito albero, però non mi posi questo problema perché era tardi e in cortile non c’era già più nessuno. Entrai nella scuola e mi diressi verso la mia classe, quella mattina ci sarebbe stata lezione con il professor Penn, un uomo biondo e alto, un bonaccione, un professore davvero simpatico che sapeva come trattare i ragazzi della nostra età. Aprii la porta sperando che il professore non facesse una delle sue solite battute che riservava per i ritardatari, ma in classe non c’era lui. Non riconoscevo nessuno dei ragazzi in aula e alla cattedra sedeva una donna di mezza età con i capelli corti. Pensai di aver confuso il corridoio per colpa del mio mal di testa, così mi scusai e richiusi la porta. Controllai nuovamente il corridoio: eppure non mi ero sbagliata. Vidi un collaboratore scolastico che non avevo mai visto prima mentre stava spazzando a circa 10 metri da me, così mi avvicinai.
“Scusi, la classe del professor Penn dov’è?”
“Oggi è il giorno libero del professor Penn, cara!” Mi disse gentilmente la signora.
Non capivo perché la signora mi dicesse una cosa del genere. Quella mattina avevo lezione con il professore, come era possibile che il mercoledì fosse il suo giorno libero? Il mio cellulare squillò, vidi che era Alice così risposi impaziente.
“Ma dove diavolo sei Ally?” Mi chiese.
“A scuola… Dove sei tu?”
“A scuola? E che ci fai a scuola Ally? Tutta la birra di ieri sera ti ha dato alla testa! Chris mi aveva detto che eri un po’ strana stamattina! Comunque sbrigati! La lezione inizia fra 10 minuti!”
“Ma di cosa stai parlando? Dove devo venire?” Chiesi. La testa cominciava a farmi troppo male e non ci stavo capendo più niente. Cosa stava succedendo?
“Sei iscritta alla facoltà di architettura di Harvard, dove dovresti venire altrimenti? Fai veloce!”
Alice riattaccò. La facoltà di architettura di Harvard… Forse era in programma una visita al college e io me ne ero dimenticata? Non riuscivo a spiegarmi cosa stesse succedendo. E poi non sarei mai riuscita ad arrivare ad Harvard entro 10 minuti, mi trovavo dalla parte opposta.
Proprio come avevo pensato riuscii ad arrivare al campus dopo un’ora e mezza. Contro di me ci si era messo anche il traffico della città. Quando arrivai cercai con gli occhi una chioma bionda per vedere se riconoscevo Alice, ma all’improvviso mi si avvicinò un uomo con i capelli scuri e un sorrisino sulla faccia.
“Signorina Lytton, si è persa l’ultima lezione dell’anno… Può andare da Rachel per avere gli appunti della lezione di oggi. Buone vacanze e cerchi di rimettersi in pari!”
Mi disse, poi sempre con il sorriso sulle labbra, se ne andò con una valigetta in mano. Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere. Non capivo a cosa si riferisse, non conoscevo nessuno che si chiamasse Rachel e non conoscevo tantomeno lui. Continuai a guardarmi intorno spaesata, non c’era nessuna traccia di Alice. Decisi di andare verso casa mia, qualcuno sicuramente mi avrebbe spiegato qualcosa.
Quando arrivai davanti alla porta frugai nelle tasche per cercare le chiavi, ma non le avevo. Certo! Erano i vestiti che avevo trovato a casa di Chris… La porta si aprì e interruppe i miei pensieri: era mia madre, sembrava diversa da come l’avevo vista il giorno prima. Mi dava l’impressione come se non l’avessi vista per molto tempo. Mi guardò come se non riuscisse a credere ai suoi occhi, come se si domandasse cosa ci facessi lì in quel momento.
“Tesoro, cosa ci fai qui?” Infatti… le mie supposizioni erano esatte.
“Non mi sento molto bene. Mi gira la testa.” Dissi distrattamente. Forse era stato l’alcool della sera prima, ma non avevo intenzione di fare sapere a mia madre che avevo bevuto.
“Oh… prendi qualcosa, allora!” Mi fece cenno di entrare in casa.
“I medicinali stanno ancora in bagno… Fammi sapere se è tutto a posto, ok? Adesso devo scappare al ristorante!” Continuò, poi corse via.
Entrai in casa, mi sembrava fosse cambiato qualcosa… La disposizione di qualche mobile forse? Mi diressi in cucina, alla mia sinistra. Come al solito c’era un giornale sul tavolo, mio padre dopo averlo letto la mattina lo lasciava sempre là. Lo presi e lessi la data in cima: 17 dicembre 2014. Non riuscivo a credere ai miei occhi, uno sbaglio tipografico? Sfogliai il giornale velocemente, controllai alcune pagine, poi tornai nuovamente sulla pagina iniziale. I miei occhi si bloccarono sull’anno della data: 2014. Non era possibile. Poi improvvisamente mi accorsi di un piccolo trafiletto sulla destra della prima pagina, c’era la foto di William, il fratello di Leila, accompagnato da suo padre. Sembrava più grande in quella foto. Cominciai a leggere quel trafiletto.


La catena di alberghi Anderson è diventata oramai la terza catena più importante d’America dopo la Hilton e la Marriott. Nella foto accanto posano per noi il signor Anderson e suo figlio William, prossimo ad entrare a lavorare in attività con il padre dopo essersi laureato alla facoltà di Economia del prestigioso college di Harvard.



Il trafiletto portava all’articolo vero e proprio che si poteva leggere a pagina 7 ma non riuscii ad andare avanti. Caddi a sedere su una sedia. Ricordavo William, era venuto alla mia festa, suo padre era riuscito ad aprire un’attività alberghiera due anni prima, ma come era possibile tutto questo? Mi trovavo davvero nel 2014. Cosa mi era successo? Non riuscii a restare in casa, dovetti uscire. Non riuscivo più a pensare, la testa sembrava mi andasse in fiamme. In alternativa questo poteva essere tutto un sogno.
  
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