Farry si apprestava ad un compito ingrato: fare i bagagli.
Non erano i vestiti a rappresentare un problema. I libri rappresentavano un problema. Erano troppi, non ci sarebbero mai stati tutti nello zaino. Sospirò, e desiderò di avere una valigia.
Passi su per le scale, una persona che correva. Grida delle bambine. Farry assunse un’espressione seccata e si preparò a voltarsi verso la porta. “3..2..1..” pensò, mentre fissava la liscia superficie di legno. Un bussare insistente iniziò subito dopo.
“Cosa vuoi?”
“Come sarebbe che te ne vai?!”
Farry si tirò una manata sulla fronte. “Entra.”
La porta si spalancò e si richiudette, e lei guardò Gordon. Aveva un’espressione indefinita, tra la furia e la tristezza. “E’ vero?” chiese, diffidente.
“Si.”
“Dove andrai?”
“Mica me lo dicono. In ogni caso non avrò modo di chiamarti. Sai che il cellulare non è mio, lo devo lasciare qui.”
Gordon si avvicinò, ora il suo viso era privo d’espressione. Sollevò una mano e le carezzò una guancia. “Sei sempre stata come una sorella. Non posso perderti così.”
Farry aveva un nodo in gola, nonostante cercasse di darsi un contegno. Il suo migliore amico spalancò le braccia, e lei lo abbracciò stretto. “Mi mancherai così tanto, Gor.”
“Anche tu. Ma tanto troverò il modo di mettermi in contatto con te. E-mail. Sms. Lettere se necessario. Te lo prometto. Ti voglio bene.”
“Anche io te ne voglio.”
Gordon la lasciò andare e osservò i suoi maldestri tentativi di infilare tutto nello zaino. Rise, o si costrinse a farlo.
“Credi che un Eastpak possieda un universo parallelo al suo interno?”
“Non ci starà mai tutto, vero? Devo togliere qualcosa.”
“Qualche libro?”
“Pensavo di andare in giro nuda. No?”
“Credo che non sia possibile”
“Mannaggia.”
“Lasciali a me, Farry. Te li spedirò, tutti quelli che non ci staranno.”
“Verrà a costarti un patrimonio!”
“Pronto? Non ti ho fatto nessun regalo d’addio. E senza di quello scommetto che ti dimenticheresti di me in 3 giorni.”
Farry gli mollò un pugno nello stomaco. “Idiota.”