Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: bianfre    21/08/2011    4 recensioni
“Forse ti arrabbierai o ti stuferai a starmi ad ascoltare. Ma io comincerò lo stesso a raccontare… piano, e senza fretta”.
(GermaniaXNordItalia)
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Forse non era il momento adatto, ma di stare in casa non se ne parlava di certo.
Benchè le nuvole lasciassero presagire nient’altro che pioggia, non avrebbe sopportato un intero pomeriggio al fianco di quel maniaco di Francia e di quel beota di Spagna, perennemente presi a causargli una serie di crisi nervose.
 
Quindi aveva bellamente deciso d’imboccare la prima svolta a destra del vialetto, e di andarsene da qualche parte, lontano da presenze mal sopportate, evitando così coinvolgimenti in scenate vergognose.
 
 
Non lo fece apposta a capitare lì.
Preso com’era nei suoi mille pensieri, non se ne accorse nemmeno.
Però il fato fece che i suoi piedi si ritrovassero ora bagnati dalle candide onde del mar Adriatico.
 
“VEEEEH LUUUUD!!!” lo richiamò una voce alle sue spalle, facendolo trasalire. Dietro di lui comparve così l’allegro sorriso spensierato del suo alleato, con tanto d’occhi sbarrati per lo stupore. “Che ci fai qui?? Non mi hai detto che saresti venuto!” canticchiò allegro Italia, raggiungendolo di corsa.
Lo fissò ancora sbigottito il tedesco, non sapendo cosa dire, maledicendosi mentalmente per aver camminato fin lì per abitudine.
Il moretto si guardò un attimo in giro, notando poi i piedi del tedesco immersi di un gradino sotto il livello dell’acqua del canale.
“Veeeh Lud, ti stai bagnando le scarpe!” esclamò tironandolo per la manica.
Germania, che neanche se ne era accorto, imprecò salendo subito, fissando dispiaciuto le scarpe nuove completamente imbrattate di alghe e di acqua non proprio pulita.
ScheiBe---“ masticò mentre sbatteva il piede contro un muricciolo, continuando a borbottare ‘chi glielo avesse fatto fare di andare lì’.
Se stesso, forse…?
 

 
Feliciano sciabattava su e giù dalle scale, portando ogni volta un nuovo paio di pantofole da far provare a Germania, sperando che gli andassero bene.
Ma non capiva che non avevano lo stesso numero di piedi...?!
“Veeehhh Lud... anf anf… neanche queste vanno bene! Ah aspetta, nella mansarda dovrei—“
“Feliciano lascia strare per cortesia!” disse il biondo tirandolo per un braccio, prima che ripartisse. “Aspetterò che si asciughino, non c’è problema!” -sempre meglio che vederlo scorrazzare e stancarsi per tutto il giorno per motivi futili-.
Italia annuì piano, prendendo una sedia e sedendocisi in senso contrario, fissando ora il biondo arrotolarsi i pantaloni fino alle ginocchia.
“Veeh allora? Qual buon vento Lud?” chiese sorridendo sornione. Germania strizzò l’estremità dei jeans , asciugandosi poi le mani.
“Nulla di che. Antonio e Francis sono venuti a far visita a mio fratello, e non ero davvero in vena di sopportarli” ammise sedendosi su una delle tante seggiole.
Italia lo fissò dubbioso, alzandosi poi, prendendo dal mobiletto una bottiglia di vino.
“Vuoi?” chiese mentre me la porgeva davanti agli occhi, andando a prendere i bicchieri.
Fissai male prima lui, poi l’orologio.
“Feliciano sono le quattro del pomeriggio…” dissi evidentemente preoccupato per il suo... fegato?
“Veh, mica ho detto che dobbiamo bercela tutta!” rispose ridendo, porgendomi un bicchiere a coppa, riempiendolo fino a metà. Lo stesso fece col suo, portandoselo alle labbra.
“E’ buonissimo” soggiunse, facendolo rigirare tra le mani.
Lo fissai storcendo lieve il naso, ma pensando che poi, alla fine, non ci fosse nulla di male.
Saggiai la fredda consistenza con appena un cenno di lingua, annusandolo poi, muovendolo.
Il colore era di un rosso brillante, come lo stesso sapore, fantastico.
“E’ davvero buono” ammisi prendendone un altro sorso, vedendo il sorriso del moretto aprirsi -se è possibile- ancora di più.
Degustando l’ultimo goccio gli porsi il bicchiere vuoto, che rapido Feliciano ripose nel lavello, sciacquandolo subito.
“Beh, visto che sei qui…” prese a dire mentre asciugava le stoviglie con uno straccio “che ne dici se ti faccio fare un giro in gondola?”.
Lo guardai di stucco, vedendo il suo piccolo ciuffetto muoversi nervoso, mostrando un volto paonazzo d’imbarazzo.
Cosa…?
 
 

 
 
Quanto di questo aveva calcolato?
Lo aveva portato nella stiva.
L’intero luogo era impalato sopra delle grosse assi di legno, ben salde nel fondale marino ‘pieno di cozze’,soggiunse l’italico con sguardo affamato.
Alle pareti stavano appese tutta una serie di remi di varia lunghezza e dimensione, mentre nel mezzo c’era un enorme buco dove galleggiava tranquilla una gondola tipicamente veneziana: nera laccata con la classica estremità a pettine, guarnita di morbidi cuscinetti e ornamenti in oro nel mezzo.
Feliciano ci montò sopra con estrema facilità, facendo un balzo senza paura alcuna di perdere l’equilibrio.
Allungando il braccio aprì un normale cassetto nello scalino interno della barca, da cui ne estrasse un cappello di paglia legato da un singolo nastro rosso, una canotta a strisce bianche e nere, e un paio di pantaloni blu notte, come le scarpe.
Senza darmi tempo alcuno, iniziò a togliersi la maglietta che aveva indosso, esalando solo: ’un attimo, veh!”.
Imbarazzato mi voltai dall’altra parte, trovando ora estremamente interessanti quei piccoli depliant impolverati sopra lo scaffale.
Rigirandomi poi lo trovai preso a slegare la cima della barca, riponendola in un’apposita fenditura.
“Oh, il remo!” esclamò imbarazzato guardandosi attorno, puntando lo sguardo su di me, facendomi cenno col capo. “Potresti passarmi quella con le strisce blu??” chiese indicando una pala giusto dietro alle mie spalle, che presi con una certa fatica per la pesantezza, passandogliela poi.
“Grazie!”disse sporgendosi per brandirla, facendomi cenno di accomodarmi, porgendomi la mano.
Gliela strinsi abbastanza saldamente (avevo seriamente timore di cadere in acqua!) e con un balzo mi ritrovai comodamente seduto su quei morbidi divanetti di taffettà neri con drappo bordeaux, in armonia con il tappetino rosso ai miei piedi.
 
Italia puntò il remo in acqua, e con una leggera pressione la gondola iniziò a muoversi verso l’esterno.
Mi attaccai preoccupato ai lati della bagnarola, timoroso che da lì a poco si sarebbe sicuramente rovesciata.
Cosa che non avvenne.
Urlando un ‘gondola in stransito!’, ci ritrovammo con il muso onice diretto verso la casa di fronte. Preso dal panico non feci neanche in tempo a dire ‘a’ che Feliciano girò la barca con un colpo deciso di remo, gestendo la gondola come e dove gli pareva. Fissai allibito ora il canale libero davanti a me, voltandomi verso Italia. Il suo sguardo puntava dritto davanti a sé, dipinto da un sorrisetto furbo in volto, che mi dedicò strizzandomi l’occhio. Mi rivoltai leggermente imbarazzato, rilassandomi ora alla normale andatura del corso d’acqua.
 
Italia remava con calma e pacatezza, curvando nei vari vicoli senza alcuna brusca manovra e senza cedere il dolce decorso, spiegando ogni singolo luogo o casa che passavano, per quanto inutile fosse. Ludwig si stupì molto di questa sua dote come navigatore, ma non lo disse. Un po’ per orgoglio, un po’ perché se ne vergognava.
 
Le alte mura delle case mettevano in ombra la maggior parte del tragitto, creando una piacevole brezza fresca che fece di poco assopire il giovane tedesco.
“Veeh Lud~“ disse poi l’italiano sporgendo il busto verso l’amico, guardandolo ora dall’alto. Germania reclinò il capo all’indietro, ritrovandosi invischiato in quello sguardo denso come miele. “Che ne dici? Ti piace la mia città?”
A quella domanda il teutonico si sedette dritto con la schiena, lasciando ora vagare lo sguardo tra le strette insenature entro le case, i piccoli ponticelli strada facendo e le bancarelle ai lati piene di gente allegra e sognante. Le bianche lenzuola stese al cielo, riflesse lucenti nel mare calmo.
Se gli piaceva?
Ne era innamorato.
“Mmh” disse solo, facendo scorrere la punta delle dita nell’acqua, creando una scia mossa al suo passaggio, sorridendo impercettibile. Anche Feliciano sorrise, accucciandosi ora sotto il passaggio di un ponte, sfiorando appena i capelli biondi dell’altro con le mani.
Alzandosi, virò all’angolo di un piccolo giardino, passando in un vicolo molto stretto a cupo. Germania fissò preoccupato le pareti delle case sfiorare di un soffio i lati della gondola, girandosi dubbioso verso l’amico che non aveva mia perso il suo sorriso e la sua costanza.
Rincuorato, guardò ancora davanti a sé, chiedendo poi dove fossero diretti.
“Ora lo vedrai~“ rispose il moretto dando un colpo più forte di remo, facendoli emergere in pieno mare aperto.
 
Quello era…
 
Il cielo era azzurrissimo, privo di qualsiasi nuvola, tanto blu che in lontananza pareva un tutt’uno con il mare stesso. Altre gondole vogavano ora per quelle immense acque cristalline, salutando Feliciano di tanto in tanto, sorridendo allegri.
Non un’espressione annoiata, nessun affaticamento. Tutti quei turisti così entusiasti, i loro gondolieri così appassionati e voltandomi mettendo una mano a coprirmi gli occhi, Feliciano mi pareva ora la persona più felice al mondo.
Lasciando scorrere il remo, lo vidi accucciarsi, tirando fuori dal cassetto di prima un altro cappello di paglia, che mi porse sorridente. Lo presi e me lo misi in testa, sentendomi imbarazzato e… il mio cuore aveva preso a battere così forte.
Mi guardai ancora intorno, perdendomi nell’infinità di quel mare azzurro e alla vista della meravigliosa piazza che ora sostava alla nostra destra. Una cupola brillante si stagliava ponderosa, incorniciata da ampie statue di cavalli e maschere finemente riprodotte sopra ogni bancone.
“Piazza San Marco, in tutto il suo splendore”.
Mi sporsi appena per vedere meglio, mentre Feliciano, procedendo piano, non appostò la barca vicino ad uno dei tanti tronchi, legandoci saldo la cima, poggiando il remo al lato della barca. Non feci in tempo a voltarmi che mi passò al fianco, sedendosi ora davanti a me, stendendosi lungo tutto il sedile ed alzando gli occhi al cielo, respirando a pieni polmoni. Lo fissai profondo, facendo poi lo stesso. E nel cielo ora un aereo passava, lasciando una candida scia blanda a tracciarne il manto azzurro.
Rivolsi lo sguardo a terra e vidi Italia trafficare con un cestino per il pranzo, nascosto nel sotto barca senza che me fossi accorto.
Ne estrasse un panino imbottito, che mi porse sorridente: “Mortadella?” chiese tenendo in caso contrario un'altra pagnotta nella mano sinistra. Allungai la mano e lo presi, scartandolo.
“Mortadella grazie” dissi, e mi voltai di nuovo verso la piazza, masticando piano. Feliciano fece lo stesso.
 
Fu così che trascorremmo l’intero pomeriggio, cullati dal dolce andazzo dell’acqua mediterranea, a volte coronati da qualche gabbiano che volava pacifico lungo il cielo turchino, a volte accarezzati dall’allegro vociferare della persone per le strade.
Ed io e Italia restavamo stesi li, l’uno affianco all’altro, a bearci di quella splendida giornata a Venezia.
 
 

 
 
“Bruther si può sapere dove sei stato tutto il giorno!?” esclamò seccata la magnifica Prussia, esibendosi con il suo nuovissimo grembiule giallo pulcino, agitando qua e la il povero wurstel infilato nella forchetta.
Ludwig lo guardò con sufficienza ed entrò senza proferire parola, andando a sedersi distrutto sul divano.
“Hey West, che diamine, rispondimi!” insistette questo chiudendo la porta d’ingresso, procedendo a passo spedito verso il fratello, ora completamente steso sul sofà.
“Ma che ti importa…” rispose questo nascondendosi la faccia con il cuscino. “Piuttosto gli altri due coglioni se ne sono andati?”s’interessò.
A quelle parole Gilbert lo imitò facendo le boccacce, tornando in cucina.
“Si, stai tranquillo! Cavolo oggi ci siamo divertiti un mondo, perché te ne sei andato!?” blaterò da dietro la porta l’albino, imprecando contro Gilbird per aver zampettato sopra i suoi magnifici-quanto-il-sottoscritto crauti.
“Sono andato a divertirmi da un'altra parte” rispose solo il tedesco, pensando alla bellissima giornata trascorsa assieme a Feliciano. “E se tu ti sei divertito un mondo, io mi sono divertito un universo” disse sorridendo vittorioso, sentendo ancora l’emozione di quel luogo scombussolargli lo stomaco.
Prussia si affacciò ora da dietro l’uscio, gracchiando divertito.
“E’ per quello che hai indosso quelle assurde pantofole aliene?” disse indicando con il mestolo le adorabili pantofoline verdi con sopra disegnata una faccia di rana che Italia aveva prestato a Germania mentre le sue scarpe erano ad asciugare.
Ludwig alzò ora il guanciale, restando fermo a fissarsi i piedi dal fondo del divano, perdendo un battito.
Dopo di che si rimise il morbido cuscino in viso, scoppiando a ridere come un matto.
Pure le scarpe gli aveva fatto dimenticare, quell’italiano.
 
-Mi farà diventare pazzo- pensò felice il teutonico, raggiungendo il fratello in cucina.
 
 
 
… pazzo di quel luogo bellissimo che è l’Italia.
 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: bianfre