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Autore: CuoreDiTenebra    22/08/2011    5 recensioni
Dopo la fine delle guerre nella Terra di Mezzo, un evento inaspettato spiazzerà completamente Legolas costringendolo a tornare nel suo Regno... e a riportare alla mente ricordi meravigliosi.
Un omaggio al mio personaggio preferito del Signore degli Anelli. Ho fatto una specie di mix fra libro e film, dato che adoro tutti e due alla follia.. Ringrazio Enedhil e le sue splendide storie per avermi un po' incoraggiato a pubblicare qualcosa.
Siate buoni, è la mia prima storia qui su EFP.
"..Dopo mesi di morte e disperazione, passati nelle terre più buie di questo mondo sull'orlo della fine...la vita mi accoglie di nuovo nella mia casa, nella sua forma più meravigliosa e desiderata."
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Suilad!
Ritorno a scrivere dopo questa vacanzina, e tento di non pensarci troppo per non deprimermi… detesto agosto e l’estate in generale, fosse per me sarebbe tutta neve, ghiaccio, foche, Norvegia xD penso che si capirà anche dal capitolo seguente... che sperò piacerà a tutti e dia un po’ di sprint alla vicenda che si sta formando piano piano. Prometto di fare capitoli un po’ più lunghi :D un bacio e un ringraziamento speciale a tutte voi che mi seguite sempre, vi adoro!
 
 
 
 
 
Il clima era decisamente migliorato rispetto a ciò che il Principe ricordava prima di essere partito per Granburrone: la sua presenza era stata accolta di nuovo con gioia sincera e festeggiamenti estesi a tutto il regno, esaltata dal fatto che presto avrebbe avuto degli eredi.

Aveva già mandato dei messaggeri sia a Gondor, nella Contea e verso le Caverne Splendenti di cui Gimli era divenuto re, e le risposte dei compagni erano state entusiaste e immediate: li avrebbe ospitati per festeggiare l’evento,per più o meno una settimana. Si sorprese della contentezza di Thranduil, che qualche decennio prima non avrebbe tollerato minimamente la presenza di nani a palazzo.

“Tu e i tuoi compagni, di qualsiasi razza essi siano, siete stati gli artefici della Pace di cui ora godiamo: i portatori di serenità sono sempre i benvenuti. E poi, non sarebbe  molto educato nei loro confronti escluderli da tutto ciò.” Gli aveva detto una sera, mentre conversavano seduti fra le radici di un gigantesco tiglio.
 
“Esattamente, padre. Ma siete sicuro che…” Iniziò Legolas, ancora incredulo.
“Sicurissimo. La decisione spetta a te, che prenderai presto il mio posto.”
Il Principe lo guardò, frastornato da quella frase così improvvisa : “Significa che vi recherete ai Rifugi Oscuri?” Thranduil rispose allo sguardo con un sorriso sereno. “Si, figlio mio. Il mio tempo su questa terra è ormai giunto  al termine, ogni giorno la stanchezza che ho accumulato in questi lunghi anni grava su di me pesantemente. Ed è giusto che tu salga al trono come re, come padre di un popolo per cui hai lottato rischiando la vita.”

Notò lo sguardo basso di Legolas, fisso su una delle radici ai suoi piedi. Gli mise una mano sulla spalla, mitigando il vuoto che sentiva serpeggiargli dentro. “Con la guerra hai imparato dei valori che nel tuo regno sono legge, ma che nel mondo sono virtù che pochi sanno dimostrare. Non dimenticare mai di ascoltare, proteggere e difendere la tua gente: sono questi i compiti dove un governo acquisisce forza e dignità, altrimenti diviene una tirannide che corrode anche il cuore degli elfi. Ama tutti come amerai i tuoi figli, come io ho amato te insegnandoti a gestire questo regno. Non dimenticare.”

Il Principe lo guardò e mormorò, con un accenno di sorriso sulle labbra: “Lo ricorderò, padre.”
Thranduil sorrise a sua volta, e gettò uno sguardo alle stelle sopra di loro.
“Sai… tua madre sarebbe stata più che orgogliosa di te. Sapeva che avresti aiutato questo mondo a risorgere dalle ceneri in cui noi abbiamo dovuto brancolare.”
Non parlavano quasi mai di Calime, la bianca sposa del Re, morta nel dare alla luce il Principe prematuramente. La falsa notizia di Thranduil catturato dagli orchetti al confine Nord, circolata nei mesi più neri del popolo silvano per dare scompiglio nell’esercito e far disperdere le truppe nella sua ricerca, l’aveva stroncata e resa debole come un fiore appassito.
 
Ma quando Thranduil ritornò col cuore in gola a palazzo, era già troppo tardi: Calime, distrutta dal dolore, si era lasciata morire chiedendo allo sposo di amare il figlio più di ogni cosa, di non dimenticare.
E Thranduil aveva conservato la speranza chiamando quel neonato così fragile  Legolas, foglia verde. Piccolo, leggero, ma saldo e irremovibile anche nella tempesta.
Eternamente verde e pulsante di vita nonostante gli inverni più rigidi.
Forte e aggraziato anche nelle ore più tetre.
L’augurio più grande che si poteva fare a un figlio.
Non aveva dimenticato, e Legolas non avrebbe dimenticato nulla a sua volta.
 
Il Principe deglutì, senza dire una parola.
“Ah… non fare quella faccia: non intendo andarmene di qui fino a quando non avrò abbracciato per la prima volta i miei due splendidi nipoti. E non ti azzardare a dare a uno dei due il mio nome.”

Disse Thranduil, scompigliandogli i capelli come quando era un ragazzino. Legolas aggrottò le sopracciglia: “E perché no, padre?E’ un nome onorevole .”
“E’ un nome troppo vecchio legato a una vecchia era piena di problemi. E i miei nipoti avranno nomi nuovi, adatti ai sovrani di un mondo rinnovato. Hai già in mente qualcosa?”

Legolas non poté fare a meno di sorridere soddisfatto: parlare dei suoi figli lo riempiva di orgoglio, sebbene non fossero ancora nati.
Ma, a dirla tutta ,non aveva ancora pensato seriamente ai loro nomi.
 
Rispose senza pensarci troppo: “Uno di loro porterà il nome di Haldir. Sicuramente. ”
Sorrise, al pensiero della forza di quei minuscoli battiti del cuore.
Lo spirito dell’amico lo avrebbe accompagnato fin dall’inizio,  proteggendolo da ogni male.
Lo avrebbe guidato nei rarissimi momenti in cui lui e Tiarel non ci sarebbero stati.
Tutti si sarebbero ricordati di Haldir di Lorièn e avrebbero sorriso a quel pensiero, e non avrebbero dimenticato nemmeno loro tutto il bene per cui si era sacrificato, il bene di cui suo figlio sarebbe divenuto sovrano.

“Mi sembra davvero un meraviglioso dono per i nostri fratelli di Lorièn...e l’altro?”
“Ancora non abbiamo deciso… dovrei parlarne con Tiarel.” Sospirò Legolas, guardando la luna riflettersi sulla rugiada del sottobosco.
 Thranduil sorrise. “Ha cervello, quella ragazza. Tienila più stretta che puoi.”
“Lo farò, padre.”

******

 “Loss.” Disse Tiarel, senza esitazione.
 
“…Neve?” Legolas alzò un sopracciglio, chiedendosi il perché di quella risposta.
“Si, vorrei che si chiamasse così. Lo so, come nome è davvero poco comune…” 
“No, assolutamente. E’ bellissimo, evocativo. Ma…” Rispose Legolas, sdraiandosi sul letto e guardandola intrecciarsi i capelli davanti a lui.
“Perché Loss?”
 
Tiarel si voltò, scostando la treccia sulla spalla e sorridendo.
 “Perché nell’inverno in cui tu sei stato lontano da qui, ho passeggiato spesso fra gli alberi mentre nevicava. I fiocchi mi calmavano istantaneamente, perché pensavo al bianco della tua pelle, delle tue mani… fiocchi che sarebbero diventati acqua e avrebbero dissetato il suolo, rendendolo di nuovo fertile. Il mio cuore era terra arida, e il pensiero di te che mi portava la neve gli ridava
vita…chiaro, fresco, splendente come un fiocco di neve.”

Il Principe la guardò di nuovo, rapito.
E ripeté quel nome sulle labbra più e più volte, assaporandolo, rendendolo suo.
Loss, Loss, Loss.
Neve.
Fresco come la neve, bianco come la neve, leggero come la neve.
Chiaro,  splendido come la neve.
 
Splendido come il ricordo che aveva dato alla sua sposa la forza di andare avanti.
Capace di dare al mondo più luce che mai, come le nevi eterne che aveva visto mentre attraversava il Passo di Caradhras, abbaglianti in tutta la loro luminosità.
 
Lui era nato con l’augurio di essere qualcosa di resistente a tutto, come una foglia.
Suo figlio sarebbe nato con il destino di qualcosa di eterno e meraviglioso, come la neve.
Pochi nomi sarebbero stati così belli e ricchi di significato, anzi, nessuno.
 
 “E c’era la neve a terra, il giorno della Prova della Piuma.” Disse, mettendosi a sedere dietro Tiarel e posando le labbra sulla sua spalla.
“Già. Un nome che ci riassume a pieno…come è giusto che sia.” Sussurrò Tiarel, sfiorandogli il
profilo delicatamente.

Il Principe le carezzò un’ultima volta il ventre, percependo di nuovo i due battiti differenti.
 
“Haldir…” Sussurrò a quello più deciso, che sembrava volesse uscire da un momento all’altro.

“Loss…” A quello più leggero e ovattato, come la neve che avrebbe portato nel nome.
  
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